- Una nuova direttiva europea rende obbligatorio per tutte le imprese comunicare il salario in un momento iniziale rispetto all’assunzione del lavoratore.
- La nuova direttiva contiene anche ulteriori provvedimenti di trasparenza salariale e per garantire la parità nel trattamento per lavoratori uomini e donne.
- La nuova direttiva prevede delle sanzioni, anche in denaro, per chi non rispetta le nuove regole.
Il parlamento europeo ha disposto una nuova direttiva UE sulla trasparenza di salario, che introduce alcune importanti regole sulla gestione del rapporto di lavoro tra datori e dipendenti. I singoli stati hanno tempo di adeguarsi alle nuove direttive entro tre anni, in linea con le regole adottate a livello europeo.
Le aziende dovranno quindi applicare tutta una serie di accorgimenti come obbligo di legge, tra cui la trasparenza nella comunicazione del salario del lavoratore già al momento della pubblicazione di un annuncio di ricerca del personale.
Questa è la principale direttiva presa in considerazione dall’UE, tuttavia non è l’unica: viene vietato il segreto salariale e vengono adottate misure per disincentivare le differenze di stipendio tra uomini e donne.
Trasparenza salariale: l’obiettivo della direttiva
La direttiva vuole garantire in linea generale la più completa trasparenza sui salari erogati a favore dei dipendenti. Attualmente la realtà è molto diversa, e raramente le aziende pubblicano, tramite strumenti online o offline, la retribuzione oraria o complessiva del lavoratore insieme all’annuncio lavorativo.
Intorno a questo tema, l’Europa ha deciso di intervenire con una direttiva che coinvolge tutti gli stati membri, che dovrà essere adottata in modo ufficiale, anche in Italia, entro tre anni.
La direttiva è stata approvata in un primo passaggio il 30 marzo 2023, e ha l’obiettivo di rendere trasparenti queste informazioni, agevolando anche il confronto dei salari tra dipendenti e evidenziando così le eventuali differenze di genere.
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La direttiva è in attesa dell’approvazione definitiva, e della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. Entro 20 giorni le nuove norme entreranno in vigore ufficialmente, mentre il tempo per l’adozione da parte di ogni stato è più lungo, come abbiamo visto, di tre anni.
Uno degli obiettivi importanti della direttiva è quello di diminuire le differenze di salario, e per farlo vengono stabilite anche precise regole che riguardano la comunicazione degli annunci di lavoro. Le direzioni dell’intervento sono principalmente le seguenti:
- divieto di segreto salariale;
- direttive contro il divario retributivo;
- trasparenza e limitazione delle discriminazioni;
- onere della prova.
1. Divieto di segreto salariale
La direttiva per la trasparenza di salario impone che non vi sia alcun segreto sulla retribuzione erogata dall’impresa al lavoratore. Questo divieto impone la massima trasparenza, già a partire dal momento in cui si pubblica, anche tramite strumenti online, un annuncio di lavoro.
In questo senso i lavoratori dovranno poter accedere per tempo a tutte le informazioni relative all’offerta di lavoro, tra cui la paga oraria o complessiva. La direttiva parla di livelli retributivi individuali e medi, in base al settore di riferimento.
Il divieto di segreto salariale risulta piuttosto importante, perché garantisce che non ci siano clausole all’interno del contratto che vietino ai lavoratori di comunicare informazioni sulla retribuzione o chiedere informazioni di qualunque tipo sui salari.
Cosa cambia per i datori di lavoro? Dovranno comunicare le retribuzioni in un momento che precede l’assunzione, e mettere i lavoratori a conoscenza di quali sono i criteri per determinare tali salari e eventuali incrementi dovuti all’avanzamento di carriera.
2. Direttive contro il divario retributivo
Contro il divario retributivo intervengono anche specifiche direttive, con l’obiettivo di limitare il gender gap e la differenza salariale tra i lavoratori. Contro il divario retributivo l’Europa stabilisce, oltre alla trasparenza completa sui salari, anche dei sistemi di valutazione professionale che siano del tutto neutri.
A questo proposito, si parla di classificazioni professionali neutre per ciò che riguarda il genere, per cui anche le denominazioni dei posti di lavoro dovranno essere espresse in modo neutro.
Queste nuove regole influiranno direttamente sugli annunci di lavoro, che dovranno essere redatti in modo non discriminatorio. Le imprese dovranno garantire parità di salario tra lavoratrici donne e lavoratori uomini.
I dati attuali sulla parità di genere dimostrano che in Europa il divario retributivo è di circa 12,7%: l’obiettivo dell’UE è quello di ridurre tale differenza.
3. Trasparenza e limitazione delle discriminazioni
Sempre con l’obiettivo di garantire massima trasparenza e limitazione delle discriminazioni, le aziende dovranno intervenire nel caso di divario retributivo di genere. Se tale fattore supera il 5%, soprattutto per aziende grandi con più di 100 dipendenti assunti, i datori di lavoro dovranno segnalarlo.
A seguito della segnalazione, le aziende secondo le direttive europee dovranno intraprendere specifiche misure correttive, anche in comunicazione con le rappresentanze dei lavorativi. Anche in questo caso l’obiettivo della direttiva è quello di ridurre il gender pay gap.
4. Onere della prova
Un intervento particolare della direttiva va a stabilire che l’onere della prova passa dal lavoratore all’azienda. Cosa vuol dire questo, nella pratica?
Attualmente se un lavoratore si trova in una situazione di discriminazione salariale, e porta la questione davanti ad un tribunale, deve dimostrare una prova di tale discriminazione.
Con le nuove direttive invece l’onere di presentare la prova si ribalta ed è affidato all’azienda, che deve dimostrare di non aver compiuto alcuna discriminazione salariale secondo la legge. Di fatto viene quindi ribaltata la situazione attuale.
Cosa cambierà per le imprese con la nuova direttiva
Gli stati hanno tempo tre anni per applicare la nuova direttiva, che è stata approvata con larga maggioranza. La direttiva vuole sensibilizzare le imprese sul trattamento salariale e la parità di trattamento dei lavoratori, e in Italia si va ad aggiungere alla trasparenza dei contratti di lavoro. Tuttavia i singoli stati dovranno poi adottare leggi specifiche.
Secondo le linee generali della direttiva, i datori di lavoro e le imprese dovranno chiarire diversi aspetti già nel momento della comunicazione di un’offerta di lavoro o durante un colloquio. Si tratta principalmente degli aspetti retributivi, tuttavia un’attenzione particolare dovrà essere posta anche ad evitare qualsiasi discriminazione.
I datori di lavoro saranno quindi tenuti a dare informazioni chiare sugli stipendi e sui passaggi di carriera, e ridurre il divario eventualmente esistente, talvolta in modo non consapevole, tra lavoratori e lavoratrici. La direttiva impone anche che i lavoratori potranno avere accesso ad un risarcimento de l’azienda non rispetta tali regole. A questo proposito vengono anche previste azioni sanzionatorie.
Le imprese al momento hanno ancora tempo per conoscere come saranno applicate nello specifico le direttive nel proprio paese, alla luce degli obiettivi della trasparenza salariale UE.
Sanzioni in caso di irregolarità
Nel caso in cui le imprese non rispetteranno le regole stabilite dalle direttive, vengono previste anche delle sanzioni specifiche, per cui l’Europa chiede che siano proporzionate ed efficaci. Si parla di sanzioni in denaro e di un risarcimento al lavoratore che ha subito un danno.
Per il momento è quindi ancora presto per conoscere quali saranno le sanzioni specifiche applicate, per cui si attende l’approvazione delle direttive europee in via definitiva e l’attuazione da parte dei singoli paesi. L’accordo tuttavia su queste nuove regole è pressoché unanime.
Trasparenza di salario – Domande frequenti
Secondo le ultime direttive UE, i datori di lavoro saranno tenuti a comunicare in modo trasparente le retribuzioni in anticipo rispetto all’assunzione, già dal momento della comunicazione dell’annuncio di lavoro.
Non sarà possibile inserire nei contratti di lavoro clausole che vietino ai lavoratori di comunicare i propri salari o accedere a tutte le informazioni sulle retribuzioni.
L’UE interviene con le direttive sulla trasparenza di salario anche per ridurre le differenze di genere: ecco quali sono gli obiettivi dell’intervento.
Valeria Oggero
Giornalista