- Il TFR è il Trattamento di Fine Rapporto, una somma in denaro che viene accantonata dal datore di lavoro durante l’anno ed erogata poi al lavoratore a fine contratto.
- Questo importo può essere corrisposto dal datore di lavoro al lavoratore in un’unica erogazione insieme all’ultima busta paga oppure con un ritardo massimo di 30-45 giorni. Il lavoratore può anche scegliere di riceverlo a rate.
- Il dipendente può decidere di destinare il TFR ad un fondo pensione oppure di lasciarlo in azienda.
Ogni lavoratore dipendente che termina il proprio rapporto di lavoro, indipendentemente dalla causa, ha diritto a ricevere il TFR, se non ha optato per l’accantonamento in modo diverso. Il Trattamento di Fine Rapporto infatti è una somma che spetta ai lavoratori che normalmente viene messa da parte dal datore di lavoro, per poi venire corrisposta insieme all’ultima busta paga o subito dopo.
La liquidazione viene effettuata in base ad un semplice calcolo per il TFR: si somma per ogni anno lavorato dal dipendente una cifra pari alla retribuzione spettante annua divisa per il numero 13,5, come specificato dall’articolo 2120 del Codice Civile1. Va ricordato poi che anche il TFR è sottoposto a tassazione IRPEF.
Ma entro quando arriva il TFR? Quando viene pagato dal datore di lavoro? Anche se non vi è una legge specifica su questo, la quota deve essere corrisposta alla cessazione del rapporto di lavoro, per qualunque causa, o immediatamente dopo. Se non viene liquidato come previsto, il datore di lavoro può incorrere in conseguenze a suo svantaggio.
Indice
TFR e ultima busta vanno dati insieme?
Molti si chiedono se il TFR deve essere contenuto all’interno dell’ultima busta paga. Generalmente i datori di lavoro procedono proprio in questo modo, erogando le somme spettanti, secondo il calcolo visto prima, insieme all’ultimo stipendio percepito dal lavoratore.
Può però accadere che questo non avvenga, ma che comunque il TFR venga liquidato nel periodo immediatamente successivo alla cessazione del rapporto di lavoro, ovvero entro 30-45 giorni. Va considerato che non essendoci una legge specifica sul momento del versamento, i diversi CCNL spesso stabiliscono regole precise per regolamentare questo pagamento, tenendo conto che in generale va effettuato al termine del lavoro.
In quante rate può arrivare?
Non tutti sanno che il TFR può essere liquidato non solamente in una soluzione con l’ultima busta paga, ma anche a rate. Questa opzione però è una libera scelta del lavoratore, che lo comunica al proprio datore di lavoro. Il pagamento può quindi essere dilazionato se c’è un accordo specifico tra le parti.
La legge italiana infatti non stabilisce un termine entro cui erogare la somma dovuta, per cui, anche se spesso è una procedura poco nota, è consentita la rateizzazione. Generalmente il periodo di versamento non supera i 5 anni, ma non c’è un numero di rate stabilito dalla legge, che dipende invece dall’accordo.
Quando arriva il TFR dopo un licenziamento
La liquidazione del TFR deve avvenire sempre alla cessazione del rapporto di lavoro, salvo opzioni diverse scelte dal lavoratore, indipendentemente dalle modalità con cui questo è terminato. Il datore di lavoro quindi deve erogarlo anche dopo un licenziamento con l’ultima busta paga o nel periodo immediatamente successivo.
Quando arriva il TFR per i dipendenti pubblici
Quando viene pagato il TFR per i lavoratori impiegati nel settore pubblico? Questi dipendenti hanno uguale diritto al Trattamento di Fine Rapporto, anche se in questi casi il termine piò corretto da usare è TFS, ovvero Trattamento di Fine Servizio. Questo riguarda solamente coloro che sono stati assunti a tempo indeterminato prima del 31 dicembre 2000, mentre per chi ha iniziato dopo si fa riferimento sempre al TFR.
Il TFS per la buonuscita è all’80% dell’ultimo stipendio del lavoratore, con l’aggiunta dell’indennità di fine servizio calcolata su un quindicesimo dell’80% della retribuzione annua. Quando viene liquidato il TFS? Secondo le normative questo andrebbe garantito immediatamente alla cessazione del servizio, ma nella pratica i tempi si dilungano di molto rispetto al settore privato, arrivando anche a 12 mesi dopo la conclusione del lavoro.
Il TFS viene liquidato in un’unica soluzione oppure in due rate annuali per cifre tra 50.001 e 100.000 euro lordi e tre rate annuali per somme che superano100.001 euro lordi.
Quando arriva il TFR in caso di dimissioni volontarie
Parliamo ora della circostanza per cui il lavoratore presenti delle dimissioni volontarie. Quando viene erogato il TFR se il lavoratore è nel pubblico impiego o nel privato?
Nel settore privato la regola è sempre la stessa, ovvero il TFR viene pagato con l’ultima busta paga oppure subito dopo, anche in caso di dimissioni volontarie del lavoratore.
Nel settore pubblico invece le cose si complicano, perché le tempistiche sono molto più lunghe: per le dimissioni volontarie o licenziamento infatti questa cifra può arrivare anche dopo 24 mesi. Ancora diverso è il funzionamento del TFR dell’amministratore unico aziendale.
Ho diritto al TFR in apprendistato?
Un contratto di apprendistato prevede l’assunzione a tempo indeterminato al termine del periodo in cui il lavoratore viene formato all’interno dell’azienda. Se questa non avviene o se per altri motivi l’accordo di lavoro ha un termine, anche il lavoratore in apprendistato ha diritto al TFR.
Il TFR viene erogato quindi sia se è il datore di lavoro a terminare il contratto sia se è il lavoratore. Non viene erogato quando tale accordo si trasforma in un indeterminato, poiché non è avvenuta una vera cessazione.
Quanto tempo ha il datore di lavoro per pagare il TFR?
Secondo la legge, il TFR va erogato al termine del rapporto di lavoro, ovvero come abbiamo visto nel momento immediatamente successivo. I tempi si possono dilungare, ma se questo accade oltre certe soglie il titolare può incorrere in conseguenze non piacevoli.
Per conoscere quanto tempo ha il datore di lavoro per versare il TFR, bisogna vedere cosa dice il CCNL specifico con cui il lavoratore è assunto. Il dipendente, in caso di mancato versamento entro i termini, può agire in diversi modi, rivolgendosi ad un sindacato, all’Ispettorato del Lavoro oppure ad un avvocato, in quanto l’erogazione è un obbligo di legge per l’azienda.
Va comunque considerato che in alcuni casi i tempi si possono allungare: per il settore pubblico, come abbiamo visto prima, in caso di fallimento dell’azienda (ma anche qui, il lavoratore non perde il diritto a riceverlo, ma può avvalersi del supporto dell’INPS) o in caso di decesso del lavoratore, per cui a percepire la somma sono gli eredi.
- Articolo 2120 del Codice Civile, Gazzetta Ufficiale, gazzettaufficiale.it ↩︎
Valeria Oggero
Giornalista