- La BCE ha disposto un aumento generale dei tassi di interesse sui prestiti.
- L’aumento dei tassi di interesse sui prestiti peserà sulle imprese per circa 15 miliardi di euro.
- Il 15 dicembre arriverà un ulteriore aumento dei tassi, a contrasto dell’inflazione globale.
La BCE ha deciso di intervenire, per tenere sotto controllo l’inflazione, in aumento a livello globale, innalzando i tassi di interesse, coinvolgendo anche i prestiti che le banche erogano alle imprese. Si tratta di un aumento che secondo le previsioni andrà a pesare soprattutto su quelle imprese che si rivolgono alle banche, per circa 15 miliardi di euro nel 2023.
Tuttavia non si tratta dell’unico aumento, perché a breve ne arriverà un secondo, sempre disposto dalla BCE, per il 15 dicembre 2022. In un periodo in cui l’inflazione continua ad essere presente, le famiglie e le imprese italiane sono messe di fronte a nuove spese, non previste, nel caso di prestiti.
Secondo i dati dell’Ufficio studi della CGIA, con un aumento dei tassi di interesse del 2%, verranno penalizzate soprattutto le imprese del nord Italia, per 15 miliardi di euro. Vediamo nel dettaglio quali sono i rischi collaterali di questo aumento.
Indice
Tassi di interesse in aumento: la decisione della BCE
La BCE è intervenuta con un aumento dei tassi di interesse che coinvolge tutta l’Europa, non solamente l’Italia. La Banca Centrale Europea è intervenuta in questo senso di fronte all’inflazione che non tende ad arrestarsi, in tutto il continente.
L’aumento dei tassi di interesse ha delle conseguenze sia sulle imprese italiane, che richiedono prestiti e finanziamenti, sia su cittadini e famiglie, in particolare nel pagamento delle rate dei mutui, con tasso variabile.
La Banca d’Italia ha infatti segnalato un aumento dei tassi sui prestiti per le famiglie, per l’acquisto di abitazioni tramite mutuo, dal 2,65% al 3,23%.
Per ciò che riguarda invece i prestiti di credito al consumo, si parla di un aumento dall’8,83% all’8,94%. La preoccupazione intorno a questi aumenti non coinvolge solamente le famiglie e i privati, ma anche aziende, e le piccole e medie imprese italiane.
A questo proposito, la CGIA evidenzia come l’aumento dei tassi di interesse penalizzerà le imprese italiane per almeno 15 miliardi di euro, con un aumento previsto dei tassi del 2% tra il 2022 e il 2023.
A pagare il prezzo di questi aumenti, per cui è previsto un ulteriore incremento il 15 dicembre, saranno soprattutto le imprese che si interfacciano con le banche.
Quali sono le imprese coinvolte nell’aumento dei tassi di interesse
Le principali imprese coinvolte nell’aumento sono proprio quelle che si rivolgono alle banche, con una prevalenza in questo senso delle aziende situate nel nord Italia e in particolari città.
Le regioni più colpite sono quindi quelle in cui sono maggiormente situate le attività di produzione, che si appoggiano agli istituti bancari, come la Lombardia, il Veneto, il Piemonte, ma anche Lazio e Emilia-Romagna.
Per ciascuna regione, si prevedono i seguenti aumenti a carico delle imprese:
- Lombardia: +4,33 miliardi di euro;
- Veneto: +1,52 miliardi di euro;
- Piemonte: +1 miliardo di euro;
- Lazio: +1,57 miliardi di euro;
- Emilia Romagna: +1,57 miliardi di euro.
Queste sono le regioni che più delle altre saranno penalizzate dagli aumenti dei tassi di interesse, principalmente perché è in queste zone c’è una concentrazione maggiore di imprese, che sono solite rivolgersi agli istituti bancari maggiormente rispetto alle regioni del sud del paese.
Milano sarà la città più colpita dall’incremento dei tassi di interesse, dato che qui si trova il maggior numero di imprese e aziende, anche di grandi dimensioni che si rivolgono alle banche.
Nel 2023 si prospetta un incremento del costo del denaro che secondo le previsioni andrà a influire negativamente sulla crescita economica, con ricadute negative non solo sul guadagno delle aziende, ma anche sull’occupazione.
Inflazione e aumento dei tassi di interesse
L’aumento dei tassi di interesse è solo una delle variabili che in questo periodo storico preoccupano le imprese. L’inflazione infatti non tende a scendere, arrivando al +11,8% a novembre 2022.
A questo dato, si accompagnano gli aumenti del prezzo delle bollette, sia per le utenze dei cittadini che per gli approvvigionamenti delle imprese.
Per ciò che riguarda la benzina invece, diminuiscono i tagli sulle accise, provocando un incremento generale del costo per i carburanti. Tuttavia, oltre ai dati sugli aumenti, va anche segnalata una progressiva ripresa dell’economia, anche se non omogenea.
I dati Istat di novembre 2022 rilevano che il Prodotto Interno Lordo italiano è variato con un +3,9%, rilevando anche un aumento della domanda a livello nazionale, con aumento dei consumi e degli investimenti.
Per il 2023 si attende che questi dati continuino in positivo, anche se non si prospetta un superamento rispetto ai dati attuali.
Tassi di interesse in aumento – Domande frequenti
I tassi di interesse nel 2023 saliranno ancora, a seguito di una decisione presa dalla BCE. Ecco di cosa si tratta e come influiranno sulle imprese.
La Banca Centrale Europea aumenta i tassi di interesse su prestiti e mutui per tenere sotto controllo l’inflazione, che ancora non si assesta.
Le imprese italiane spenderanno di più per ottenere prestiti di denaro dagli istituti bancari, per cui si prospetta un aumento almeno di 15 miliardi di euro. Ecco in quali regioni si concentreranno questi aumenti.
A ragione Gianluca……
Mentre i notabili non badano a spese, non riducono il loro tenore di vita, scaricano tutto sul popolo che non riesce più ad arrivare alla fine del mese, se arriva veramente privandosi anche di qualche medicinale e visite mediche.
Ci porteranno alla fame …avrebbe un fiume di parolacce …ma non comment…x educazione e niente più ….