Tassazione guadagni sul web: quali devono essere dichiarati

Quando i guadagni sul web vengono tassati? Scopri quali sono le attività che prevedono l’obbligo di partita IVA e quali sono gli adempimenti fiscali.

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Tassazione guadagni online
  • La tassazione sui guadagni sul web si applica nel momento in cui un’attività viene svolta in maniera abituale e continuativa, anche se si produce un reddito inferiore ai 5.000€.
  • Ai fini fiscali è obbligatorio aprire partita IVA con relativo codice ATECO, in alcuni casi registrarsi in Camera di Commercio e attivare la posizione INPS.
  • Iniziare un’attività continuativa sul web e non aprire una partita Iva comporta delle sanzioni.

L’evoluzione digitale ha portato allo sviluppo di un numero impressionante di attività sul web, che permettono di generare un reddito aggiuntivo al proprio stipendio o di avviare una vera e propria carriera. Se da un lato ciò ha creato nuove opportunità di lavoro, anche interessanti, dall’altro vi sono ancora diversi dubbi ed errori dal punto di vista della tassazione dei guadagni sul web.

Infatti, spesso si pensa che, se un’attività genera un reddito minimo, inferiore ai 5.000€, rientri automaticamente tra quelle definite occasionali e non necessiti dell’apertura della partita IVA. Molti siti ed e-commerce vengono aperti partendo con questo errore, anche se rientrano tra quelle attività commerciali in cui, invece, è obbligatorio avere un codice IVA.

La conseguenza è quella di trovarsi ad affrontare sanzioni per i mancati adempimenti fiscali che andranno a condizionare la crescita futura del business. In questa guida siamo andati ad analizzare quando un’attività sul web si considera abituale e continuativa e i relativi adempimenti fiscali. In questo modo avrai tutte le informazioni utili per valutare la convenienza di iniziare un nuovo lavoro in autonomia online.

Attività sul web e partita IVA: quando è necessaria

Uno degli errori più comuni, quando si parla di tassazione sui guadagni sul web, è quello di considerare che, se la propria attività online genera un fatturato pari o inferiore ai 5.000€ annui, limite economico del lavoro occasionale, non richiede IVA.

In Italia è prevista la possibilità di svolgere un lavoro occasionale senza partita IVA e tra i parametri che definiscono un’attività come occasionale o continuativa non devi prendere come riferimento solo la sfera economica, ma anche il principio di abitualità della prestazione.

Tasse e attività sul web

Quindi se svolgi un lavoro che si ripete nel tempo, in modo continuato, regolare e questo genera reddito, anche se il guadagno è minimo, dovrai comunque aprire una partita IVA. Nel caso dell’attività sul web, il concetto di abitualità della prestazione non è un’eccezione, ma quasi sempre la regola.

Infatti, non solo l’apertura di un e-commerce o lo svolgimento di un’attività professionale richiede la partita IVA, prendi il caso del web developer o di un copywriter, ma anche tutte le attività pubblicitarie sul sito, le campagne di advertising oppure l’utilizzo del sistema di affiliate marketing sul blog.

Quelli indicati sono solo alcuni esempi di operazioni abituali, svolte in maniera organizzata. In questo caso anche se generi un reddito minimo, non si prevede l’occasionalità, dato che creare campagne pubblicitarie, oppure prevedere un sistema di affiliazione per il blog richiede comunque una serie di iniziative continuate e strutturate.

Tuttavia, la confusione nasce dal fatto che la creazione di un blog senza pubblicità può essere svolta anche senza partita IVA. Inoltre, vi sono diversi tipi di lavori online che possono avere anche caratteristiche di occasionalità. In tutti questi casi, la partita IVA diventa obbligatoria solo nel momento in cui l’attività acquisisce caratteristiche professionali e continuative.

Quali sono gli adempimenti fiscali legati a lavori online

L’abitualità, la professionalità e la creazione di una struttura organizzata sono gli elementi che caratterizzano un’attività continuativa che genera reddito tassabile.

In ogni caso, data la continua evoluzione del mondo digitale e delle professioni online, prima di valutare di iniziare un lavoro sul web a tempo pieno o part-time, ti consigliamo sempre di rivolgerti a uno studio di commercialisti, in modo da valutare con attenzione quali sono gli adempimenti per la singola professione o attività commerciale. Di seguito analizziamo nel dettaglio i passi per procedere:

  • apertura della partita IVA;
  • scelta del codice ATECO;
  • registrazione in Camera di Commercio;
  • scelta del regime fiscale;
  • iscrizione all’INPS.

1. Aprire una partita Iva

Ai fini di regolarizzare la posizione fiscale per le attività svolte sul web devi aprire una partita IVA. È qualcosa che devi fare prima dell’inizio di un lavoro online e non successivamente, onde evitare sanzioni. Oggi questa procedura è stata nettamente semplificata e puoi svolgerla:

  • in maniera autonoma online utilizzando il sito dell’Agenzia delle Entrate, attraverso i canali previsti;
  • rivolgendosi a un consulente abilitato.

Quest’ultima opzione è quella che consigliamo, soprattutto al fine di evitare errori. Inoltre, rivolgerti a un consulente può essere utile per valutare una serie di parametri come il codice ATECO corretto e il regime fiscale da adottare.

2. Scelta del codice ATECO

Il codice ATECO va ad identificare, dal punto di vista fiscale, il lavoro che andrai a svolgere sul web. In base ad esso si andrà a condizionare anche la forma giuridica dell’attività, tra professionale oppure commerciale.

Ad esempio, come consulente di marketing puoi valutare il codice Ateco 70.22.09, oppure puoi dedicarti alle campagne pubblicitarie o a quelle di marketing, utilizzando il codice 73.11.01. Se lavori come social media manager puoi usare il codice 73.11.02. In questi ultimi due casi rientrerai non nelle attività professionali, ma in quelle commerciali e quindi dovrai aprire una ditta individuale.

Un esempio simile è quello del fashion blogger, che può rientrare tra le attività professionali nca, con codice Ateco 74.90.99.

3. Registrazione in Camera di Commercio

La registrazione in Camera di Commercio, presso il Registro delle Imprese della provincia in cui apri la partita IVA è obbligatoria ai fini fiscali, se crei una ditta individuale oppure una società di persone o di capitali.

Anche in questo caso la procedura è stata semplificata e può essere effettuata online. Tuttavia, devi considerare i costi e il versamento dei diritti annuali che possono salire a qualche centinaia di euro.

4. Regime fiscale

regime fiscale guadagni web

Tra le decisioni che andranno a determinare la tassazione per le attività svolte sul web vi è la scelta del regime fiscale. In base ad esso si applica un’aliquota sul reddito generato dal lavoro online. Questa opzione è direttamente collegata al fatturato annuo e alla forma giuridica.

Oggi, per facilitare l’apertura di nuove attività e ridurre il carico fiscale, è presente il regime forfettario, utilizzabile per le nuove partite IVA professionali e le ditte individuali, con un fatturato annuo inferiore agli 85.000€.

Grazie ad esso non devi versare le tasse in base agli scaglioni IRPEF, come accade nel regime ordinario, ma paghi in base ad un’imposta sostitutiva forfettaria del 5%, per i primi 5 anni e del 15% per quelli successivi. Inoltre, accedi alla franchigia IVA, oltre alla semplificazione alcuni aspetti fiscali come quello dell’emissione delle fatture.

5. Iscrizione all’INPS

La forma giuridica, il codice ATECO e la tipologia di regime fiscale influenzano anche l’ultimo adempimento dal punto di vista dei versamenti dovuti per legge: l’apertura della posizione INPS. Per le attività professionali sul web, dato che non viene previsto un Albo, dovrai registrati alla Gestione Separata INPS.

Se hai aderito al regime forfettario, avrai il vantaggio di versare i contributi IVS solo nel caso in cui hai prodotto reddito e con una percentuale che si aggira intorno al 26% del reddito imponibile.

Invece, se la tua attività rientra tra quelle commerciali, in questo caso dovrai iscriverti alla Gestione Commercianti e Artigiani, con un contributo minimo annuale di 3.600€ circa, da versare qualunque sia il tuo fatturato.

Tuttavia, se svolgi l’attività come ditta individuale e hai aderito al regime agevolato forfettario, avrai la possibilità di ridurre l’importo dei versamenti previdenziali del 35%.

Guadagni sul web non dichiarati: le sanzioni

La mancata apertura di una posizione IVA con lo svolgimento di un’attività sul web implica l’applicazione di sanzioni amministrative da parte dell’Agenzia delle Entrate, ma non solo. Ecco quali sono le cause principali per cui si può essere multati:

  • mancata apertura della partita IVA;
  • ritardo nell’apertura della partita IVA;
  • omessa iscrizione presso il Registro delle Imprese della Camera di Commercio;
  • mancati adempimenti IVA (dove previsti) con i relativi versamenti mensili o trimestrali;
  • mancata iscrizione alla Gestione Sperata INPS o alla Gestione Artigiani e Commercianti.

Quindi, prima di iniziare a svolgere qualunque lavoro online, è essenziale aver rispettato gli adempimenti fiscali. Infatti anche l’apertura della partita IVA in ritardo, successivamente all’inizio del tuo business, prevede comunque delle sanzioni amministrative.

Rivolgerti a un consulente può essere molto utile, in modo da verificare le modalità con cui puoi avviare una nuova professione o un’attività commerciale e soprattutto avere un supporto per procedere in modo regolare e nel rispetto delle norme di legge.

Tassazione guadagni sul web – Domande frequenti

Quando dichiarare le attività sul web?

Le attività sul web devono essere dichiarate se vengono svolte in maniera abituale e continuata.

Per svolgere l’attività sul web è necessaria la partita IVA?

Dipende dall’attività svolta e dalla modalità con cui viene eseguita. Infatti, alcuni lavori come quelli legati alla pubblicità o alla vendita online non rientrano tra quelli occasionali, ma richiedono specifici adempimenti fiscali.

Quanti soldi si possono guadagnare senza partita IVA?

Il limite è di 5.000€, ma questo valore è solamente indicativo, dato che ai fini della tassazione si va a considerare se l’attività è svolta in maniera abituale e continuata, anche se produce un reddito basso. Scopri qui come distinguerle.

Come dichiarare i soldi online?

Percependo dei redditi dalle attività online, questi vanno dichiarati al fisco. Se l’attività è svolta in modo continuativo inoltre è necessario aprire una partita Iva.

Per lavorare come social media manager freelance serve la partita Iva?

Sì, se l’attività è condotta in modo professionale e continuativo. Bisogna aprire una partita Iva e compiere tutta una serie di passi per rispettare le norme di legge, come descritto in questa guida.

Per fare l’influencer serva la partita Iva?

Anche gli influencer che svolgono la professione in modo continuativo, percependo dei redditi, sono obbligati per legge ad aprire una partita Iva.

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Gennaro Ottaviano

Esperto di economia aziendale e gestionale

Laurea in Economia Aziendale presso il Politecnico di Lugano, appassionato di borse, mercati e investimenti finanziari. Ho competenze di diritto e gestione societaria, con esperienze amministrative. Scrivo di diritto, economia, finanza, marketing e gestione delle imprese.

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