Gli insegnanti italiani sono i più sottopagati dell’area OCSE

Insegnanti sempre più anziani, stipendi che non vanno di pari passo con l'aumento del costo della vita, altissimi livelli di precariato: il settore dell'istruzione, in Italia, è in crisi.

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  • Gli insegnanti italiani sono i più sottopagati dell’area OCSE e hanno visto una perdita del 6% del potere d’acquisto tra il 2015 e il 2023.
  • Questo contribuisce a rendere sempre meno attraente la professione, aggravata da un corpo docente invecchiato e da una spesa pubblica inferiore alla media OCSE.
  • L’accesso all’insegnamento è inoltre diventato più difficile: dal 2024, gli interpelli hanno sostituito le MAD per le supplenze, richiedendo una risposta immediata e una maggiore competizione.

L’Italia guadagna un nuovo primato e come spesso accade, non è positivo. Secondo i dati condivisi lo scorso 10 settembre dall’OECD, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, nell’ambito del rapporto Education at a Glance 20241, gli insegnanti italiani sono i più sottopagati dell’area OCSE, organizzazione internazionale che raggruppa 38 paesi membri, principalmente economie sviluppate.

Un dato che non stupisce, dati gli altissimi livelli di precariato che caratterizzano il settore nel nostro paese, ma che sicuramente dovrebbe far suonare qualche campanello d’allarme. Analizziamone i fattori.  

Il settore dell’istruzione in crisi

dati stipendi insegnanti

La situazione precaria degli insegnanti nel nostro paese non è certo una novità, ma i numeri pubblicati dall’OECD evidenziano in modo ancora più netto le criticità che affliggono il sistema educativo italiano, analizzandone le radici e l’impatto.

Ma prima, partiamo dai dati. Tra il 2015 e il 2023, gli stipendi degli insegnanti della scuola secondaria inferiore sono aumentati di un misero 8%. Tuttavia, considerando l’inflazione, l’aumento risulta in realtà una perdita di valore, con una diminuzione del 6% in termini reali.  

Il che significa che, se in quasi tutti i paesi dell’area OCSE i salari sono andati di pari passo con l’inflazione e l’aumento del costo della vita, in Italia la stagnazione ha invece contribuito a una significativa diminuzione del potere d’acquisto per la forza lavoro del settore dell’istruzione.

Di conseguenza, la professione mostra un’attrattiva sempre minore per i giovani, che preferiscono orientarsi in settori più stabili e ben retribuiti. La conseguenza? Un corpo docente più anziano. Più del 53% degli insegnanti nel nostro paese ha superato i 50 anni, contro una media OCSE del 37%.

Insegnanti sempre più anziani e con una prospettiva di pensionamento sempre più lontana, fattore che contribuisce in altissima misura al precariato sperimentato dai più giovani. Il settore offre quindi da una parte poca stabilità a fronte di salari inadeguati e insufficienti. Chi vorrebbe mai lanciarsi in questo ambito con una simile prospettiva?

Il rapporto “Teachers’ and school heads’ salaries and allowances in Europe 2021/2022” della Commissione Europea spiega infatti che meno del 20% degli insegnanti italiani ritiene che la propria professione sia adeguatamente apprezzata dalla società.

Eppure, in un futuro non troppo lontano, il sistema educativo dovrà affrontare un obbligatorio ricambio generazionale, ed è qui che entra in gioco una variabile critica: l’Italia non vuole investire sulla scuola.

La spesa pubblica non riesce infatti a stare al passo con le esigenze del sistema educativo, soprattutto se si considera che il nostro paese spende il 4% del suo PIL per l’istruzione, meno della media OCSE del 4,9%. 

Sempre più complicato entrare nel settore dell’istruzione

insegnanti rapporto education at glance ocse

Se da una parte l’attrattiva verso la professione cala, gli ostacoli all’accesso aumentano. A partire dall’anno scolastico 2024/2025, l’introduzione degli interpelli ha sostituito le MAD (Messa A Disposizione), come principale canale di reclutamento per le supplenze nelle scuole.

Il nuovo sistema prevede che, una volta esaurite le graduatorie, le scuole pubblicano avvisi specifici per cercare docenti abilitati o in possesso dei titoli richiesti. Gli aspiranti devono rispondere entro tempi molto stretti (solitamente 24 ore) e prendere servizio subito dopo l’accettazione.

Un cambiamento che ha reso l’accesso alle supplenze ancora più complesso. Se prima i docenti potevano inviare la loro candidatura spontanea tramite la MAD, ora devono monitorare costantemente i siti delle scuole o degli uffici scolastici territoriali per intercettare gli interpelli. Cosa che sicuramente non rende attraente una professione già caratterizzata da altissimi livelli di precariato e da salari, come abbiamo visto, per nulla competitivi.

  1. Education at a Glance 2024 – Country notes: Italia, oecd.org ↩︎
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Francesca Di Feo

Redattrice Partitaiva.it

Classe 1994, immediatamente dopo gli studi ho scelto di intraprendere una carriera nel Project Management in ambito di progetti Erasmus+ per EPS. Questo mi ha portato ad approfondire in particolare le tematiche inerenti alla fiscalità delle PMI, anche se la mia area di expertise risulta oggi molto più ampia in questo ambito. Oggi sono copywriter freelance appassionata di scrittura e di innovazione per le piccole e medie imprese.

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