- In Italia non è possibile sospendere la Partita Iva, indipendentemente dalla motivazione, ma sarà necessario chiuderla e riaprirla successivamente.
- Vi sono modalità per modificare la tipologia di attività svolta e il regime fiscale scelto.
- Anche se non si esercita più l’attività per cui si è aperta la Partita Iva, è comunque obbligatorio pagare le imposte dovute e i contributi previdenziali.
Per poter svolgere un’attività economica sia come libero professionista che come lavoratore autonomo, oltre che come società, è necessario aprire la Partita Iva. Ma in caso di inattività o di problematiche di vario genere è consentito sospendere la Partita Iva?
La risposta semplice è no, la legge italiana non prevede la possibilità di congelare la Partita Iva per riattivarla in un secondo momento.
Tuttavia, ciò non significa che in caso di inattività un imprenditore o un professionista è costretto a mantenere aperta la Partita Iva.
L’ordinamento, infatti, offre una serie di soluzioni per poter far fronte ai periodi in cui non c’è bisogno di avere una Partita Iva attiva. Ecco tutto ciò che c’è da sapere sull’argomento.
Indice
Sospendere la Partita Iva: la procedura
Come abbiamo anticipato, non è possibile sospendere la Partita Iva. O meglio, la legge italiana non prevede l’istituto della sospensione della Partita Iva in senso stretto. Non è quindi prevista la possibilità di sospendere la Partita Iva né per il regime ordinario, né per il regime forfettario, e neanche in caso di assunzione.
Tuttavia, esistono diverse soluzioni che l’imprenditore o il professionista può scegliere per far fronte alla questione. Le varie alternative da vagliare cambiano in base alle esigenze e ai progetti futuri del soggetto titolare di Partita Iva.
Vi sono diverse possibilità di azione a seconda che il titolare voglia:
- chiudere definitivamente la Partita Iva;
- chiudere e successivamente riaprire la Partita Iva;
- cambiare regime fiscale;
- cambiare tipologia di attività economica svolta;
- affittare la ditta ad un’altra impresa.
Quindi, per sospendere l’attività è necessario chiudere la Partita IVA aperta e, eventualmente, riaprirla in futuro. Infatti, mantenere la Partita Iva aperta significa continuare a sostenere dei costi, a partire da quelli del commercialista, per i contributi INPS e le imposte.
Pur non chiudendo o sospendendo la Partita Iva è possibile però sospendere per un periodo lo svolgimento della propria attività.
Sospensione dei contributi INPS
Come abbiamo visto, non è possibile sospendere la Partita Iva, mentre per quanto riguarda i contributi INPS bisogna tenere conto del fatto che in assenza di reddito e di fatturato in regime forfettario, non bisogna pagare contributi per quanto riguarda la Gestione Separata INPS.
Invece, per gli iscritti alla Gestione Commercianti e Artigiani è previsto un contributo fisso anche se non si produce reddito. Di conseguenza, le possibilità sono due:
- continuare a versare i contributi;
- chiudere la Partita Iva e cancellare l’attività dalla Camera di Commercio.
Come chiudere la Partita Iva
Una delle soluzioni tra cui scegliere, quando si decide sospendere un’attività, è quella chiudere definitivamente la Partita Iva.
Questa è una delle soluzioni possibili in caso di un cambiamento della professione da svolgere, o quando si vuole terminare un’attività, o ancora quando si vuole sospendere la Partita Iva per l’assunzione a tempo indeterminato o un periodo molto lungo in un’azienda.
Per chiudere la Partita Iva è necessario compilare il modello AA9/12 per fare richiesta della chiusura all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dal momento in cui termina l’attività.
Il modello può essere inviato per via telematica sul sito dell’Agenzia delle Entrate o presentata in uno degli uffici preposti.
Oltre ad inviare il modello all’Agenzia delle Entrate, bisogna anche comunicare la chiusura dell’attività al Registro delle Imprese, all’INPS o ad un’altra cassa previdenziale. Con la chiusura della Partita Iva si ottiene la cancellazione di un’attività e del codice Iva dall’anagrafe tributaria.
Sospendere la Partita Iva: chiudere e riaprire un’attività
Un’altra possibilità è quella di chiudere una Partita Iva e riaprirla in futuro. Questa è la soluzione più vicina alla “sospensione”.
Tuttavia, bisogna precisare che quando si decidere di chiudere la Partita Iva da riaprire in futuro, questa cambierà numero. Non sarà la stessa Partita Iva, ma avrà un altro numero e può avere anche un altro codice Ateco.
Per fare questo bisogna svolgere delle azioni atte a chiudere la Partita Iva, seguendo la procedura descritta di sopra. Successivamente può procedere con l’avvio di una nuova attività seguendo la classica procedura di apertura della Partita Iva.
Tuttavia, in questo caso bisogna tenere presente che se si chiude la Partita Iva per fallimento, per poter riaprire la nuova attività è necessario attendere la procedura amministrativa della prima attività sia conclusa.
Inoltre recentemente sono state introdotte regole molto più strette sulla possibilità di chiudere e poi riaprire una Partita Iva, per cui la Legge di Bilancio 2023 ha dato lo stop alle Partite Iva apri e chiudi, per contenere situazioni di evasione fiscale. Non è posto un divieto assoluto nel procedere in questo modo, tuttavia la burocrazia intorno a questo meccanismo è più complessa.
Come cambiare il regime fiscale
Ci sono casi in cui non è necessario chiudere la Partita Iva, come quando si ha bisogno di cambiare il regime fiscale. Ogni regime fiscale prevede regole e obblighi diversi relativi ai documenti contabili e al pagamento delle imposte, e per il calcolo delle stesse.
In questo caso, infatti, non è prevista la chiusura della Partita Iva, ma semplicemente si può aderire al nuovo regime fiscale e procedere con lo svolgimento dell’attività.
Questa soluzione si applica ai titolari di Partita Iva che hanno aderito al regime forfettario e superano la soglia degli 85.000 euro di fatturato annuale. In questo caso è necessario passare al regime fiscale ordinario o semplificato.
Per effettuare questo passaggio è consigliabile affidarsi ad un commercialista per compilare tutti documenti e la parte burocratica senza commettere errori.
Una volta effettuato il cambio di regime, a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo il titolare di Partita Iva deve modificare le fatture indicando l’Iva, non prevista nel forfettario.
Affitto della ditta individuale e sospensione Partita Iva
Una delle alternative con cui è possibile sospendere la Partita Iva è l’affitto della ditta individuale ad un’azienda. In questo modo, infatti, è possibile venire pagati da un’altra azienda che vuole utilizzare l’impresa già esistente.
L’azienda deve firmare un contratto di affitto d’azienda per regolarizzare la procedura, in cui vengono delineati i dettagli dell’accordo.
In questo caso la Partita Iva viene sospesa, o congelata, in modo tale che se un imprenditore affitta l’azienda può conservare la Partita Iva per il futuro. In questo caso bisogna pagare però un’imposta di registro e altre imposte.
Sospendere la Partita Iva – Domande frequenti
La Legge italiana non consente di sospendere la Partita Iva, ma è consentito il congelamento della Partita Iva solamente nel caso di affitto della ditta individuale ad un’altra azienda. In questo caso il titolare conserva la Partita Iva.
Mantenere inattiva la Partita Iva comporta dei costi relativi ai contributi previdenziali, al commercialista e alle imposte sul reddito, se viene prodotto. Leggi come chiudere la Partita Iva.
Per chiudere definitivamente la Partita Iva bisogna compilare il modello AA9/12 e inviarlo all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dal momento della chiusura dell’attività. Bisogna anche comunicare la chiusura dell’attività all’INPS e al Registro delle Imprese.
Ilenia Albanese
Esperta di finanza personale e lavoro digitale