- Una società non profit ha come obiettivo la soddisfazione di bisogni sociali senza scopo di lucro: per questo, può rientrare tra gli Enti del Terzo Settore.
- Le organizzazioni no profit conseguono comunque un profitto, ma non lo distribuiscono ai soci: l’utile viene reinvestito nelle attività dell’associazione.
- Il Codice del Terzo Settore ha definito i confini delle società non profit indicando il regime fiscale e l’eventuale esenzione IVA in base alle attività svolte dalle singole organizzazioni.
Società no profit, enti senza scopo di lucro, associazioni di volontariato: ci sono tantissimi termini per identificare quelle realtà che si occupano della promozione di attività culturali, economiche e sociali che abbiano un’utilità sociale di interesse generale senza scopo di lucro.
Queste attività, che possono rientrare negli Enti del Terzo Settore, si caratterizzano per il loro impegno nella soddisfazione di bisogni sociali e nell’ottenimento di un vantaggio per i propri soci, familiari o terzi. L’assenza di fini di lucro è una caratteristica fondamentale per riconoscere una società non profit, che però consegue un utile da reinvestire nelle proprie attività.
Scopriamo la definizione di società non profit, le sue caratteristiche, gli scopi e la normativa fiscale definita con l’ultimo decreto lgs 117/2017 (Codice del Terzo Settore) che ha disciplinato questo ambito.
Indice
- Cos’è una società no profit: la definizione
- Le caratteristiche di una società non profit
- Tipologie di associazioni no profit
- Società non profit: serve la partita Iva?
- Le no profit sono obbligate ad avere un conto corrente?
- Regime fiscale e tassazione delle società no profit
- Società no profit: le agevolazioni 2024
Cos’è una società no profit: la definizione
Una società non profit persegue obiettivi di utilità sociale senza scopi di lucro e si occupa della promozione di diversi aspetti delle vita sociale che altrimenti resterebbero scoperti: dal sociale al sanitario, dall’ambientale alla promozione della cultura e ancora, il settore educativo, artistico, architettonico, ecc.
Queste realtà si possono definire enti non commerciali e sono solitamente di natura privata, costituiti da 3 o più persone (chiamate soci) che si organizzano per il raggiungimento di uno scopo comune. Per portare avanti le proprie attività, questi enti poggiano su una base volontaria.
Gli enti non profit si finanziano attraverso diversi canali, tra cui donazioni da privati, sovvenzioni governative, sponsorizzazioni aziendali e altre forme di supporto. Per essere riconosciute come società non profit o società senza scopi di lucro, però, queste realtà devono reinvestire gli utili nelle attività dell’organizzazione ed essere orientate verso obiettivi di utilità sociale.
Le società non profit devono essere trasparenti nelle loro operazioni finanziarie e rendere conto dei risultati conseguiti con le proprie attività ai donatori, finanziatori e amministratori.
Società “no profit” o “non profit”?
Spesso si utilizzano i termini “società no profit” e “società non profit” in modo indistinto, come se fossero sinonimi: in realtà, esiste una differenza importante tra le due diciture.
Dire “no profit” sottende l’assoluta negazione che l’associazione possa produrre un profitto; mentre dire “non profit”, termine che deriva dall’inglese “not for profit”, presuppone che il profitto ci sia, ma non sia l’obiettivo principale dell’ente.
Sarebbe quindi più corretto parlare di società “non profit”, in quanto il profitto è necessario anche per le associazioni a scopo sociale, ma non viene distribuito tra i soci, bensì reinvestito nelle attività per la crescita e il miglioramento dell’organizzazione.
Le caratteristiche di una società non profit
Una società non profit, come abbiamo accennato, è formata da membri o soci che perseguono un obiettivo comune e da un consiglio di amministrazione o da un gruppo di fondatori.
Le caratteristiche di queste organizzazioni si declinano in base alle attività sociali che decidono di svolgere e in base alla loro forma giuridica. In linea generale, si tratta di società che:
- perseguono uno scopo ideale, sociale, culturale, artistico, ecc;
- non hanno scopo di lucro;
- non prevedono la distribuzione dell’utile tra associati;
- garantiscono parità di diritti e doveri tra soci;
- prevedono libertà di adesione di nuovi associati;
- hanno l’obbligo di rendicontazione annuale;
- in caso di scioglimento o cessazione, hanno l’obbligo di devolvere il patrimonio a un altro ente con finalità analoghe.
Pur trattandosi di enti non commerciali, non è vietato svolgere attività commerciale: quest’ultima, se presente, deve risultare come secondaria rispetto a quella istituzionale, ma strumentale al reperimento dei fondi necessari per perseguire lo scopo dell’organizzazione.
Molte società no profit possono ricevere donazioni tramite 5X1000, ovvero attraverso una percentuale di guadagni versata ogni anno dai lavoratori tramite dichiarazione dei redditi.
Tipologie di associazioni no profit
Al di là delle caratteristiche di una società non profit, dobbiamo distinguere anche due tipologie di associazione:
- associazioni riconosciute, costituite da un notaio per ottenere la personalità giuridica e con un capitale minimo di 15.000 euro. In queste realtà i creditori non possono rivalersi sul patrimonio personale dei soci, ma solo su quello dell’ente;
- associazioni non riconosciute, ovvero quelle che non hanno richiesto la personalità giuridica e non sono state costituite con un capitale minimo. In questo caso non è necessaria la presenza del notaio e i creditori possono rifarsi sul patrimonio personale degli amministratori qualora quello societario non sia sufficiente a coprire gli eventuali debiti.
A seconda dell’ambito in cui opera una società non profit, si possono distinguere ulteriori tipologie di organizzazione:
- associazione culturale;
- associazione di volontariato (ODV);
- associazione di promozione sociale (APS);
- associazione non lucrativa di utilità sociale (ONLUS);
- associazione sportiva dilettantistica (ASD);
- Ente del Terzo Settore (ETS).
Società non profit: serve la partita Iva?
Una società non profit che svolge attività commerciale in modo abituale è tenuta ad aprire partita Iva e a regolarizzare la propria posizione fiscale; al contrario, se l’attività commerciale è occasionale (per esempio è previsto un unico evento annuale con vendita di gadget), non è necessario aprire la partita Iva.
Tra gli adempimenti fiscali obbligatori nel momento in cui si costituisce un’organizzazione non profit, a prescindere dall’attività svolta, c’è la registrazione dell’atto costitutivo e dello statuto presso l’Agenzia delle Entrate, al costo di circa 200 euro.
Inoltre, è previsto l’invio del modello EAS, sempre all’Agenzia delle Entrate, entro 60 giorni dalla costituzione dell’ente: con questo documento si confermano i parametri di non commercialità e si chiariscono aspetti fiscali sull’ente.
Le organizzazioni che svolgono attività commerciale, oltre alla partita Iva, dovranno tenere le scritture contabili e denunciare al Fisco le entrate tramite il “Modello unico – Enti non commerciali”.
Le no profit sono obbligate ad avere un conto corrente?
Nel caso di una no profit, è necessario avere un conto corrente collegato? Cosa dice la legge a questo proposito? Questi dubbi sono frequenti soprattutto nel momento in cui si decide di aprire una società no profit, ma anche se si iniziano a svolgere attività di tipo commerciale marginali.
Nella pratica in Italia non esiste una norma che obbliga le no profit a disporre di un proprio conto corrente, tuttavia questo può essere necessario nel caso in cui si gestisca del denaro, per qualsiasi operazione. Inoltre avere un conto di questo tipo è utile per tenere traccia di tutti i movimenti, cosa indispensabile in caso di controlli.
Anche se quindi non è espressamente stabilito per legge l’obbligo di un conto, è largamente consigliato per le società no profit avere un conto corrente per associazioni o similari. Si rende infatti necessario frequentemente avere un luogo in cui depositare tutte le donazioni e i proventi dalle attività della no profit, anche se questa non ha fine di lucro diretto.
Gestire le entrate e le uscite di varia natura è importante sia per le attività commerciali che per le no profit, per avere una traccia dei movimenti e tenere sotto controllo le finanze. Le non profit possono infatti ricevere quote di iscrizione, donazioni, proventi di diverso tipo, ma anche avere la necessità di organizzare il denaro per sostenere le spese necessarie all’attività.
In questo senso sul mercato esistono diverse offerte relative a conti correnti dedicati specificatamente alle no profit, con prezzi e condizioni agevolate, per cui informarsi è consigliato qualunque sia la finalità della società no profit.
Regime fiscale e tassazione delle società no profit
Per le società non profit che svolgono attività commerciale e sono dotate di partita Iva, esiste un particolare regime fiscale di favore, previsto dalla legge 398/1991, valido per gli enti che hanno conseguito proventi per un importo non superiore a 400.000 euro per periodo d’imposta.
Questo regime si applica anche alle associazioni e società sportive dilettantistiche che svolgono attività commerciale e prevede una serie di agevolazioni di natura contabile e fiscale: tra queste, l’esonero dagli obblighi di tenuta delle scritture contabili, l’esonero dalla certificazione dei corrispettivi e dalla registrazione, liquidazione e dichiarazione delle operazioni.
In generale tutte le attività dell’associazione definite come non commerciali non vengono tassate (si opera solamente tramite Codice Fiscale), mentre in caso di partita Iva e attività di tipo commerciale sussiste l’applicazione delle imposte. Per essere esonerati dalle tasse bisogna comprovare che le attività sono svolte a favore degli associati e non verso terzi, oltre al fatto che devono essere svolte nell’ambito istituzionale dell’ente.
Nel caso in cui l’attività commerciale svolta sia marginale, ovvero non abbia applicazione prevalente, le tasse si applicano, ma secondo un regime di favore secondo la legge del 16 dicembre 1991, n. 389, con coefficiente di redditività al 3%. Si applica inoltre una detrazione pari al 50% dell’IVA a debito.
Infine, se l’attività commerciale è prevalente, si considera attività di impresa, per cui non si applica il regime agevolato e si prevedono le normali imposte.
Società no profit: le agevolazioni 2024
Per tutto il 2024 restano in vigore le normative vigenti per quanto riguarda le imposte dirette, sia per le società no profit che sono iscritte al Runts sia per quelle che non hanno ancora effettuato l’iscrizione (che però rischiano di perdere la qualifica di “ente non commerciale”).
Dal 1° gennaio 2024, invece, è entrato in vigore il regime forfetario per le Odv (Organizzazione di Volontariato) e le Aps (Associazioni di promozione sociale) che hanno conseguito ricavi annui non superiori a 65.000 euro. Secondo la normativa vigente, quindi, le associazioni che aderiscono a questo regime possono emettere fattura senza l’applicazione dell’Iva (senza poterla tuttavia detrarre per gli acquisti).
L’introduzione di questa nuova possibilità, comunque, non vieta alle Odv e alle Aps di continuare a operare nel regime fiscale in cui si trovano.
Società non profit – Domande frequenti
Organizzazioni no profit, enti senza scopo di lucro, associazioni di volontariato, enti del terzo settore: sono tutte denominazioni che vengono comunemente utilizzate per identificare le realtà organizzative nate allo scopo di soddisfare dei bisogni sociali senza ottenerne un guadagno.
Le principali fonti di finanziamento delle associazioni e degli enti no profit, in generale, sono le donazioni, effettuate da privati o aziende.
Gli esempi più diffusi di organizzazioni no profit in Italia sono le organizzazioni di volontariato, le associazioni, gli enti di assistenza e di ricerca e gli enti pubblici territoriali (quindi Stato, Regioni, Province e Comuni), così come le università, le fondazioni o gli enti che offrono assistenza ospedaliera.
Laura Pellegrini
Giornalista e content editor