La pensione integrativa è un tassello sempre più importante nel percorso di ogni lavoratore (autonomi inclusi). In Italia la crisi delle nascite, il debito pubblico e l’aumento dell’aspettativa di vita rischiano di ridurre l’importo futuro degli assegni INPS che giovani e lavoratori percepiranno a fine carriera.
Così, avere pensione complementare è una forma di risparmio a lungo termine pensata per integrare la pensione pubblica erogata dallo Stato. Versando una quota di denaro periodicamente in un fondo pensione, essa viene investita e rivalutata nel tempo. Al momento del pensionamento, il risparmio accumulato potrà essere percepito.
Avere un fondo pensione è vantaggioso anche e soprattutto dal punto di vista fiscale. La tassazione sulla pensione integrativa, infatti, è più vantaggiosa rispetto a normale investimento finanziario, ma può variare a seconda delle casistiche (es. in caso riscatto anticipato).
La pensione integrativa non è deducibile in regime forfettario, ma aderire a un fondo pensione può comunque portare dei vantaggi ai forfettari.
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Quanto è tassata la pensione integrativa
Al momento del riscatto, sul capitale accumulato verrà applicata una ritenuta a titolo d’imposta pari al 15% (ridotta di 0,30 punti percentuali per ogni anno eccedente il quindicesimo anno di adesione, fino ad una ritenuta minima del 9%).
Quindi, per ottenere una tassazione più vantaggiosa, conviene sottoscrivere un fondo pensione il prima possibile. Non è infatti prevista alcuna età minima per stipulare il fondo pensione. Anche a un minorenne può essere intestato un fondo pensione, incrementato ad esempio dai genitori (in questo caso saranno questi ultimi a poter godere dei vantaggi della deducibilità fiscale).
Per quanto invece concerne la tassazione degli interessi maturati nel fondo pensione, l’aliquota applicata sarà del 20%, inferiore a quella del 26% prevista per gli altri investimenti.
Quanto si può chiedere di anticipo al fondo pensione
Diverso il caso in cui si richieda il riscatto anticipato del proprio fondo pensione. Le somme versate sul fondo pensione sono vincolate fino al raggiungimento dell’età pensionabile, tuttavia esistono delle finestre di uscita anticipate.
È possibile, infatti, richiedere una liquidazione anticipata del proprio fondo pensione integrativo nei seguenti casi è modalità:
- In caso di spese sanitarie dovute a gravissime situazioni relative a sé, al coniuge e ai figli, per terapie e interventi straordinari riconosciuti dalle competenti strutture, per una percentuale massima del 75%;
- in caso di ristrutturazione o acquisto prima casa, per sé o per i figli, decorsi 8 anni di iscrizione al fondo pensione e per una percentuale massima del 75%;
- per ulteriori esigenze, decorsi 8 anni di iscrizione al fondo pensione e per una percentuale massima del 30%.
Ma qui la tassazione sulla pensione integrativa è cambia.
Tassazione sul riscatto anticipato del fondo pensione
Nei casi 2) e 3), l’aliquota applicata sulla tassazione sarà più svantaggiosa: non del 15%, bensì del 23%. Il legislatore cerca di disincentivare, infatti, il lavoratore ad attingere dal proprio fondo pensione, e allo stesso tempo lo Stato recupera il beneficio fiscale concesso al contribuente.
Nel caso di cui al punto 1), invece, l’aliquota applicata sarà sempre quella del 15%, riducibile al 9% in base agli anni di aderenza al fondo, così come nel caso in cui il riscatto sia dovuto ad una delle cause previste dall’art. 14, commi 2 e 3, del D.lgs. 252/2005 (disoccupazione non inferiore a 12 mesi, mobilità, cassa integrazione, invalidità permanente che comporti la riduzione della capacità lavorativa a meno di un terzo o morte dell’aderente durante la fase di accumulo).
Altra ipotesi ancora è costituita dalla RITA (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata): anche in questo caso si applicherà l’aliquota più agevolata che va da un massimo del 15% ad un minimo del 9%.
Giulia Pagano
Consulente finanziario presso Allianz Bank F.A.