- Proseguono le novità a tema controlli e sanzioni da parte del fisco, per cui in caso di dichiarazione dei redditi omessa o scorretta, da settembre 2024 non si applicheranno più le maxi sanzioni al 240%.
- Viene revisionato quindi il sistema sanzionatorio del fisco italiano, con un alleggerimento per i contribuenti in diversi casi, grazie all’apposito decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
- La percentuale massima di sanzioni da pagare all’Agenzia delle Entrate arriverà al 120%, con indicazioni dettagliate sulle diverse casistiche. Tuttavia non ci sarà alcuna retroattività.
Continuano gli interventi del governo sul sistema fiscale italiano: è stato recentemente approvato un decreto apposito1 che interviene sulle sanzioni attualmente applicate dal fisco nel caso di mancanze o errori dei contribuenti. Queste nuove indicazioni sono arrivate in linea con la Legge di Bilancio 2024 e la riforma fiscale del governo.
La riforma delle sanzioni tributarie interviene limitando la multa massima in caso di errori o omissioni: scomparirà la maxi sanzione del 240%, con limite impostato invece al 120%. Questa variazione da un lato diminuisce le somme che i contribuenti devono versare in caso di illeciti, dall’altro lato porterà meno risorse alle casse dello Stato.
L’obiettivo del governo, con questo e altri interventi sul sistema del fisco italiano, è quello di snellire le procedure e di garantire maggiore trasparenza tra cittadini e fisco. Secondo le ultime indiscrezioni, le novità arriveranno da settembre 2024 e non ci sarà alcuna retroattività: le nuove norme non saranno quindi applicate sui debiti precedenti.
Indice
Addio maxi sanzione al 240% sulle violazioni tributarie
Il primo punto rilevante dell’intervento riguarda lo stop alle maxi sanzioni del 240%, che fino ad ora hanno colpito coloro che attuavano violazioni che riguardano le tasse. La soglia massima per chi non presenta la dichiarazione dei redditi scende quindi a 120%, rispetto all’ammontare complessivo dovuto dal cittadino al fisco.
Con il nuovo decreto si applica oltre a questo una riduzione generale delle sanzioni ad un terzo, favorendo così il versamento delle somme in modo spontaneo. Uno dei problemi maggiori in questo senso in Italia è proprio quello della riscossione: molte somme, anche contenute nelle cartelle esattoriali, sono difficilmente recuperabili proprio a causa della sproporzionalità delle multe.
Un intervento di questo tipo va ad avvicinare le sanzioni presenti nel nostro paese con quelle dei sistemi fiscali degli altri paesi europei, favorendo il recupero di quanto dovuto. Le sanzioni quindi potranno essere applicate in questo modo:
- omessa dichiarazione dei redditi o dell’Irap: la sanzione scende dal 240% al 120%;
- dichiarazione dei redditi infedele: la sanzione passa dal range 90%-180% al 70%;
- omessa dichiarazione di successione: sanzione tra 150 e 500 euro;
- infedele dichiarazione di successione: sanzione nel range tra 250 e 1.000 euro;
- omessa registrazione di atti: sanzione tra il 45% e il 120%;
- omessa presentazione di atti durante un’ispezione: sanzione tra 250 e 2.000 euro.
L’intervento riguarda anche l’omessa dichiarazione IVA, che comporterà da settembre una sanzione fissa al 120% (contro al limite massimo del 240% previsto precedentemente). Per dichiarazioni IVA presentate in ritardo rispetto alla scadenza, la sanzione può scendere al 25%, oppure rimanere sui 75% superati di 90 giorni di ritardo. Si attesterà intorno al 70% la sanzione per dichiarazioni infedeli.
Maggiorazioni delle sanzioni
La riforma del sistema sanzionatorio comunque prevede che sanzioni più alte verranno applicate a situazioni particolarmente gravi. Si intende infatti facilitare i cittadini considerati più onesti e virtuosi nel pagamento delle multe collegate ad eventuali illeciti, mentre per i casi recidivi le conseguenze saranno maggiori.
Sulle violazioni intorno alle dichiarazioni di successione ad esempio la multa potrà essere maggiorata dell’80% se il contribuente, oltre all’illecito, non ha provveduto correttamente al versamento dell’imposta di bollo.
Indetraibilità dell’IVA non dovuta
Un altro intervento della riforma delle sanzioni riguarda l’indetraibilità dell’IVA non dovuta: chi calcola in modo erroneo una detrazione fiscale sulla base dell’imposta assolta, dovuta o addebitata come rivalsa, viene sanzionato del 70% della detrazione stessa.
Nel caso invece in cui viene applicata un’aliquota maggiore rispetto a quella prevista, la sanzione varia da 250 a 10.000 euro. Infine, l’omessa dichiarazione IVA prevede dopo 90 giorni una sanzione del 120% e del 75% sulle tasse dovute.
Riforma sanzioni: cosa cambia per le partite IVA
Oltre alle modifiche alle sanzioni che riguardano in generale tutti i contribuenti o i lavoratori dipendenti, vengono introdotte delle novità anche per chi opera con una partita IVA. Per questi contribuenti è già attivo il concordato preventivo biennale, strumento che favorisce la trasparenza verso il fisco con versamenti periodici in accordo in base ai ricavi prospettati.
si prevedono interventi anche per ammorbidire la riscossione per tutti i casi di crisi di impresa o per situazioni di mancanza di liquidità da versare.
L’obiettivo di base è diminuire le conseguenze negative della riscossione per quelle partite IVA che si trovano in difficoltà nel pagare, che hanno avviato un piano di rateizzazione di quanto dovuto o che si trovano in uno stato di insolvenza. Su questa linea, il fisco potrà aggredire i beni della persona coinvolta solo in particolari casi, dove è accertato un certo livello di gravità.
Viene quindi introdotto una specie di scudo per chi ha compiuto un illecito, ma in modo involontario, ovvero a causa di un’incertezza interpretativa di una norma. In questi casi, se effettivamente ci sono procedure non chiare, l’Agenzia delle Entrate è tenuta, prima dei controlli, a dare una spiegazione del funzionamento.
Le conseguenze della riforma delle sanzioni
La prima immediata conseguenza della riforma delle sanzioni sarà il peso minore di queste ultime sui contribuenti: l’intenzione è quella di incentivare i cittadini al versamento regolare di quanto dovuto con relative multe commisurate al caso.
Il sistema sanzionatorio sarà quindi più equilibrato e proporzionale e questi vantaggi sono destinati anche alle imprese e in generale alle partite IVA che si trovano in una situazione di debito con il fisco. In questo modo il governo intende facilitare il recupero di somme oggi difficili da riscuotere.
Una conseguenza diretta dell’intervento sarà il minor gettito fiscale per lo Stato a livello di importo delle nuove multe, tuttavia si ipotizza una compensazione derivata dalla maggiore propensione a sanare la situazione da parte dei contribuenti.
Indirettamente si tende a limitare ancora l’evasione fiscale, rendendo più facile pagare quanto dovuto, che nonostante i record di recupero dello scorso anno, è ancora alta in Italia. Ricordiamo che nel nostro paese la differenza tra gettito fiscale teorico e quello effettivo è stata nel 2023 di circa 96,3 miliardi di euro2, una cifra ancora decisamente alta.
Le modifiche al ravvedimento operoso con la riforma delle sanzioni
Il recente decreto ha anche apportato modifiche per ciò che riguarda il principale strumento proposto dal fisco per sanare le irregolarità, ovvero il ravvedimento operoso. Dal 1 settembre 2024 questo metodo per pagare sanzioni e interessi ridotti si unirà al cumulo giuridico.
Quest’ultimo permette di conteggiare una sanzione unica e con importo contenuto in sostituzione di diverse multe applicate su singole violazioni. Inoltre vengono modificati i parametri di applicazione del ravvedimento operoso, in particolare per chi decide di sanare la situazione ad un anno dalla scadenza.
In questo caso le sanzioni arrivano ad un settimo del minimo, tuttavia ci sono delle modifiche all’applicazione. Attualmente si stabilisce questa riduzione procedendo entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa all’anno successivo. Con la modifica, si intende oltre questa scadenza. Le stesse regole seguono le riduzioni successive, ovvero se si procede oltre il termine per la dichiarazione successiva.
La riforma delle sanzioni non è retroattiva
Un punto importante è stato recentemente chiarito: la riforma delle sanzioni vista qui non sarà retroattiva, ovvero non si potrà applicare per tutto ciò che è avvenuto prima di settembre 2024. Solamente da questa data in avanti saranno valide le nuove indicazioni, per cui i contribuenti che hanno un debito pregresso continueranno a essere soggetti alle regole precedenti.
Ricordiamo che per i debiti cumulati in precedenza il governo è intervenuto con la rottamazione quater, il cui pagamento delle rate è ancora in corso per coloro che vi hanno aderito. Inoltre dal prossimo anno si prevede l’introduzione del meccanismo di discarico automatico delle cartelle esattoriali dopo 5 anni, per cui di fatto i debiti non recuperati torneranno di competenza degli enti specifici e non più dell’Agenzia delle Entrate.
- Decreto Legislativo 14 giugno 2024, n.87, Gazzetta Ufficiale ↩︎
- Lotta all’evasione fiscale e attività di riscossione, Camera dei Deputati, temi.camera.it ↩︎
Valeria Oggero
Giornalista