- Il governo Meloni ha annunciato una riforma del fisco che cambierà in modo strutturale diverse norme e tasse presenti al momento, che dovrebbe arrivare entro la fine di marzo 2023.
- Al centro della riforma del fisco ci saranno, secondo le prime ipotesi, soprattutto l’Irpef e l’Iva.
- Il piano di riforma definitivo coinvolgerà anche imprese e liberi professionisti.
Il nuovo governo ha annunciato già da diversi mesi la volontà di modificare l’attuale sistema fiscale italiano, apportando alcune modifiche a partire dalle tasse principali intorno al lavoro, ovvero l’Iva e l’Irpef. Sale l’attesa per il piano definitivo di riforma, mentre si possono già delineare alcune direzioni principali che prenderà.
I temi al centro della riforma fiscale sono molteplici: dalla possibilità di introdurre una aliquota Iva allo zero percento per alcuni beni, fino alla nuova riduzione delle aliquote Irpef, che sono già state portate da cinque a quattro nel 2022.
Si ipotizza anche una nuova estensione della flat tax al 15%, l’arrivo del quoziente familiare e una revisione delle detrazioni fiscali attualmente presenti. La riforma del fisco conterrà diverse misure, per cui al momento si possono già delineare e prime ipotesi.
Indice
La riforma del fisco in quattro fasi
Secondo le prime indiscrezioni sulla riforma, sarà applicata seguendo quattro fasi, che toccheranno i diversi argomenti che sono al momento centrali per il governo. La riforma arriverà con molta probabilità a metà del mese di marzo 2023, e sarà articolata in questo modo:
- prima fase: verranno prese in considerazione le norme UE, per uniformare i principi della riforma alle regole internazionali;
- seconda fase: si applicherà una sostanziale semplificazione del sistema fiscale italiano, a partire dal calendario per le scadenze degli obblighi, fino alle dichiarazioni e ai versamenti. Verrà semplificato ulteriormente anche tutto ciò che riguarda la riscossione dei debiti, ovvero l’autotutela e le sanzioni;
- terza fase: semplificazione dei Testi Unici, con l’obiettivo di produrre un Codice Tributario specifico;
- quarta fase: verranno riviste le principali tasse, tra cui Irpef, Iva, Irap, Ires, accise.
La riforma del fisco andrà quindi a toccare diversi aspetti delle normative fiscali italiane, andando ad adeguare le procedure a quelle utilizzate in UE e semplificando i processi. La semplificazione ha soprattutto l’obiettivo di unificare diverse regole e norme introdotte negli anni, che rendono complesso il sistema fiscale italiano, a causa di una stratificazione degli interventi fiscali cumulata nel tempo.
Inoltre la riforma ha anche l’obiettivo di alleggerire il peso fiscale in Italia, per cui alcune imposte, che risultano ripetitive, verranno eliminate o riorganizzate. Il governo attuale mette al centro della riforma soprattutto le piccole e medie imprese, che negli ultimi anni sono aumentate in tutto il territorio.
Riforma del fisco: come cambierà l’Irpef
Al centro della riforma con molta probabilità ci sarà soprattutto l’Irpef, l’Imposta sui Redditi delle Persone Fisiche. Questa è la principale tassa che si paga in Italia intorno al reddito, ovvero sono tenuti a versarla i lavoratori dipendenti, gli autonomi con regime fiscale ordinario, le imprese individuali e i pensionati.
Si tratta di un’ampia platea di soggetti interessati al pagamento di questa tassa, per cui la riforma coinvolgerà da vicino molti lavoratori. Ricordiamo che l’Irpef già con il precedente governo aveva subito alcune modifiche, tra cui una diminuzione delle aliquote da cinque a quattro.
Attualmente quindi le percentuali da cui viene calcolata la tassa da pagare, sul guadagno annuale del lavoratore, sono le seguenti:
- redditi fino a 15.000 euro: aliquota Irpef al 23%;
- redditi da 15.000 a 28.000 euro: aliquota Irpef al 25%;
- redditi da 28.000 a 50.000 euro: aliquota Irpef al 35%;
- redditi superiori a 50.000 euro: aliquota Irpef al 43%.
Questo sistema è di tipo progressivo, ovvero all’aumentare dei redditi, il lavoratore deve pagare una somma maggiore per le tasse. Tuttavia, il nuovo governo vuole proseguire con una riduzione degli scaglioni, con l’obiettivo ultimo di applicare una tassa piatta a tutti i lavoratori. Al momento si ipotizza che con la riforma del fisco questo sistema cambierà con una riduzione ulteriore a tre aliquote, ovvero:
- redditi fino a 15.000 euro: aliquota al 23%;
- redditi da 15.000 a 50.000 euro: aliquota al 27%;
- redditi superiori a 50.000 euro: aliquota al 43%.
Di fatto questa revisione andrebbe ad accorpare due scaglioni, ovvero quelli centrali, in un’unica aliquota, garantendo un certo risparmio a chi precedentemente si trovava con redditi tra 28.000 e 50.000 euro.
Queste percentuali sono attualmente le più accreditate per la riforma del fisco, e il governo intende proseguire nella direzione di ridurre le aliquote Irpef a tre, secondo le ultime conferme.
Nuove aliquote Iva con la riforma del fisco
Con la riforma cambierebbero anche le aliquote Iva, ovvero l’Imposta sul Valore Aggiunto. In modo indiretto questa tassa viene al momento applicata su beni e servizi di diverso tipo, con aliquota al 22% nella maggior parte dei casi, ma con percentuali inferiori, al 10% o al 5% per alcuni particolari prodotti.
Con la nuova riforma questa tassa potrebbe cambiare per numerosi prodotti, garantendo un risparmio ai consumatori nell’acquisto. Si ipotizza l’introduzione di una aliquota Iva pari a zero per alcuni prodotti, in linea con quanto già applicato in passato sui vaccini contro il Covid-19.
Si tratta di una esenzione vera e propria dell’imposta, per cui al momento ancora non si conoscono i beni per cui verrà applicata. Nel frattempo, questa tassa potrà cambiare anche per alcuni beni alimentari, per cui si sta ipotizzando un riordino dell’imposta in modo tale da armonizzare le attuali aliquote, che anche tra prodotti simili risultano essere molto diverse.
La situazione attuale è disomogenea, come spiega il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo:
“Nel settore alimentare, ad esempio, abbiamo il 4% per il pane, il 10% per la carne e il pesce e un 22% per una bottiglia d’acqua minerale, andare a razionalizzare è assolutamente necessario.”
La revisione dell’Iva quindi coinvolgerà da vicino diversi prodotti acquistati quotidianamente dai consumatori, tuttavia riguarderà anche le imprese, soggette a questa tassa, e che acquistano beni o servizi dai diversi fornitori.
Benefici per le imprese con la riforma fiscale
Al centro della riforma del fisco ci saranno anche alcune tasse che interessano principalmente le imprese e le società. Intorno all’Ires infatti il governo aveva già annunciato la volontà di intervenire riducendo questa tassa, per garantire una nuova spinta economica alle imprese italiane.
Si parla di una diminuzione dell’Ires per le aziende che investono in beni strumentali, per lo sviluppo e per la crescita. Si ipotizza quindi un taglio a questa tassa, che attualmente è al 24% per le società.
Anche l’Irap verrà presa in considerazione nella riforma del fisco, per cui si parla al momento della sua completa abolizione. Anche in questo caso l’obiettivo è quello di alleggerire le imprese dalla pressione fiscale, garantendone l’espansione.
Per le imprese arriveranno anche alcune importanti novità a livello di controlli e versamenti. Il governo infatti aveva annunciato la propria volontà di intervenire con il meccanismo del concordato preventivo.
Con questo strumento gli enti preposti ai controlli fiscali potrebbero stimare il reddito annuo delle imprese (solo quelle di piccole e medie dimensioni), proponendo loro una imposta uguale per due anni consecutivi.
In caso di guadagni aggiuntivi, il fisco non chiederebbe ulteriori somme, e non andrebbe ad applicare ulteriori controlli. La scelta di aderire o meno a questo strumento sarebbe comunque delle imprese.
Per le grandi imprese invece il governo aveva ipotizzato una maggiore applicazione della “cooperative compliance”, ovvero il confronto preventivo tra imprese e fisco sul pagamento delle tasse. Si attende tuttavia che questi meccanismi per le imprese vengano definitivamente confermati dalla nuova riforma.
Il governo quindi prende in considerazione nuovi meccanismi di tassazione per le imprese, che possano costituire una riduzione e razionalizzazione della pressione fiscale.
Agevolazioni fiscali e quoziente familiare
Con la riforma del fisco arriveranno anche importanti interventi sulle agevolazioni fiscali e sul quoziente familiare. Anche su questi punti l’obiettivo è quello di riorganizzare l’intero sistema, andando a semplificare il pagamento delle imposte. Il governo intende ridurre le tasse a carico di imprese e lavoratori, ma per farlo emerge la necessità di rivedere i sostegni fiscali attualmente presenti.
Su questi interventi non ci sono ancora ipotesi specifiche, tuttavia l’obiettivo del governo è quello di garantire una semplificazione delle detrazioni e delle deduzioni presenti attualmente, e di andare a calcolare le tasse da versare in base al nucleo familiare.
Il quoziente familiare quindi terrà conto dei redditi di tutti i componenti della famiglia per l’applicazione delle imposte. Tuttavia sulla sua applicazione pratica ancora si attendono i piani della riforma.
Sulle agevolazioni fiscali va ricordato che il governo è intervenuto recentemente con uno stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura legati ai bonus edilizi, per cui è intenzionato a risparmiare su questi bonus, garantendo l’accesso solo alle normali detrazioni.
Le attività commerciali attendono di conoscere i dettagli della riforma, chiedendo l’applicazione di una sorta di “cedolare secca” sugli immobili utilizzati per le attività, ovvero un sistema Irpef agevolato. Si ipotizza l’arrivo anche di una misura che permetta particolari deduzioni per i costi dei lavoratori nel caso di baby sitter, badanti e assistenti domestici.
La lotta all’evasione fiscale
Una tematica al centro della riforma è quella dell’evasione fiscale, ovvero il mancato pagamento delle tasse da parte dei contribuenti. Il governo intende limitare questa eventualità introducendo elementi per la trasparenza tra fisco e cittadini, e agevolando il pagamento dei debiti.
Una delle direzioni prese dal governo in questo senso è la tregua fiscale, che garantisce un risparmio sulle sanzioni per tutti coloro che volontariamente si propongono di saldare i propri debiti, accedendo a misure di definizione agevolata.
Tra le misure di pace fiscale già previste dalla Legge di Bilancio 2023 ricordiamo lo stralcio delle cartelle esattoriali sotto i 1.000 euro, la possibilità di chiedere una rateizzazione agevolata e altre misure agevolative per il pagamento dei debiti. Si ipotizza che anche con la riforma del fisco si proseguirà in questa direzione.
L’obiettivo è quello di prevenire l’insorgere di situazioni di evasione fiscale, rendendo più diretto e trasparente il rapporto tra fisco e contribuenti (anche imprese) e semplificando il sistema fiscale italiano in generale.
I fondi per la riforma fiscale
Per applicare la riforma fiscale come programmato, il governo ha la necessità di recuperare le risorse per attuare ogni provvedimento. Già dall’inizio del 2023 infatti si parla di un progetto ambizioso per cui sono necessari fondi appositi, e si è ipotizzata la necessità di impiegare ingenti risorse.
Al centro dell’attenzione del governo quindi vi è la necessità di risparmiare su altre misure, ad esempio sui diversi bonus introdotti precedentemente. E gli obiettivi verranno perseguiti gradualmente per fasi.
Al centro dei tagli quindi ci sarebbero proprio i bonus per l’edilizia, per cui già prima dell’arrivo della riforma fiscale il governo ha deciso di stabilire uno stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura, a causa dell’impiego di ingenti risorse e del blocco dei crediti.
Bonus e agevolazioni hanno comportato per lo stato minori incassi per la cifra di 128,6 miliardi di euro nel 2022, e si tratta molto spesso di piccole agevolazioni frammentate in diverse misure.
Il governo quindi intende revisionare questo sistema di sostegni per ottenere un risparmio volto ad applicare gli interventi voluti dalla riforma del fisco. Si attende per conoscere i provvedimenti più nel dettaglio, e la riforma dovrebbe arrivare entro la fine di marzo 2023.
Riforma del fisco in arrivo – Domande frequenti
La riforma del fisco voluta dal governo Meloni arriverà con molta probabilità nel mese di marzo 2023. Ecco tutte le misure ipotizzate.
Si ipotizza una nuova diminuzione delle aliquote, passando da un sistema a quattro scaglioni ad uno a tre aliquote.
Con la riforma del 2023 potrebbe essere introdotta una aliquota Iva azzerata per alcuni beni, e verrà armonizzata la tassa per altri prodotti.
Sarei del parere che ci dovrebbe essere una esenzione irpef fino a 23.000 euro lordi annui (reddito da morti di fame) oltre tale cifra il 23 per cento fino a 28.000 euro, poi da 28.000 a 50.000 il 28 per cento ed oltre il 43 per cento. Una irpef più giusta.
concordo, peccato che si prova a chiedere l’esenzione si viene additati come evasori…
In un paese dove l evasione è un cancro della società, dove ci sono persone con patrimoni immobiliari da 5.000.000 di euro, con auto da 150.000 euro…e dichiarazioni dei redditi da 20.000 euro (e non parlo certo dei dipendenti tassati alla fonte, che non hanno certo questa discrepanza tra patrimonio immobiliare e reddito) pensare di lasciare le detrazioni per le ristrutturazioni solo x i redditi bassi vuol dire per l ennesima volta agevolare gli evasori.
Semplicemente vergognoso pensare di applicare la stessa aliquota al 27% a chi guadagna 16000 come a chi ne incassa 50000. Mi auguro che venga fatta la necessaria correzione.
Per noi pensionati ci viene aumentato e anche di parecchio per me che sono unico a portare i soldi a casa e deve mantenere moglie e figlio disoccupato cambia molto ma i sindacati che Fanno come il solito Niente solo Parole
A mio avviso, la riforma dell’IRPEF deve essere equa rispetto aĺ reddito, sia per lavoro dipendente e pensionati.
Migliore ipotesi è applicare; sia per lavoro dipendente e pensionati la stessa formula che è stata applicata per lavoro autonomo (partite Iva).
La riforma del governo Meloni prevederà 3 aliquote Irpef, e la fascia medio bassa 15.000-28.000 euro è stata unificata con chi ha un reddito fino a 50.000 senza alcuna progressività con aliquota al 27%, cioè dal 25% al 27%. X diminuire le tasse a chi guadagna di più si aumentano a chi ha un reddito più basso e ha lavorato tutta una vita. Questo tradotto in soldi comporterà x un basso reddito una diminuzione anche di 100 e passa euro sul cedolino.
È semplicemente vergognoso!!! Come al solito la destra toglie ai poveri x dare ai ricchi. Robin Hood al contrario.
ESATTO! Pensavo di aver letto male 🙁 e poi si professano dalla parte dei cittadini con una sfacciataggine inaudita. che rabbia