Uno dei punti più interessanti della riforma fiscale 2023 è l’introduzione progressiva della flat tax come strumento generale di tassazione dei redditi appartenenti alle diverse categorie.
La riforma necessita di un tempo di applicazione e richiederà un doppio passaggio, per quanto riguarda l’IRPEF, di riduzione delle aliquote di tassazione dei redditi.
Un primo passaggio immediato sarà quello della riduzione da quattro a tre delle aliquote progressive di tassazione che potrà portare dei benefici immediati nella tassazione, principalmente nei redditi da lavoro, sia autonomo che dipendente.
Indice
Riforma fiscale 2023: nuova tassazione per categorie di reddito
Di seguito vediamo come si prevede che saranno articolati i sistemi di tassazione per le varie categorie reddituali e come, già oggi, sia previsto per alcune di esse, un sistema di tassazione con una imposta sostitutiva.
Redditi fondiari
Appartengono a questa categoria:
- i redditi agrari;
- i redditi dominicali;
- i redditi da fabbricati, tra cui quelli da locazione.
Già i redditi agrari, dominicali e dall’uso di fabbricati, hanno una base imponibile determinata in modo forfettario, anche se la tassazione è sostanzialmente ordinaria.
I redditi da locazione abitativa hanno una tassazione con imposta sostitutiva (flat tax) che è la cedolare secca. L’obiettivo della riforma è quello di estenderlo anche per gli immobili a uso diverso dall’abitativo.
Redditi da capitale e di natura finanziaria
I redditi da capitale delle persone fisiche scontano una imposta del 26% fissa sui proventi. La tassazione, anche in questo caso, è una tassa proporzionale che non si conforma al principio generale di progressività dell’imposta.
Redditi di impresa
I redditi di impresa, se provengono da società di capitali, sono tassati con una aliquota fissa al 24% (proporzionale). La riforma prevede un sistema di tassazione simile anche per i redditi da impresa individuale.
In questo modo il contribuente avrebbe una tassazione piatta sui redditi da impresa e una progressiva per gli altri redditi.
Per i contribuenti forfettari, già esiste una tassazione con la flat tax basata su un imponibile determinato su coefficienti.
Redditi diversi
I redditi diversi sono di diversa natura ma, nello loro diverse configurazioni, sono interessati molto spesso da una tassazione piatta, sostitutiva, flat o come dir si voglia, comunque non progressiva.
Redditi da lavoro
I redditi da lavoro appartengono a due categorie:
- lavoro autonomo;
- lavoro dipendente.
Entrambi hanno caratteristiche parzialmente simili. Se è vero che i professionisti, titolari di reddito da lavoro autonomo, nel caso aderiscano al regime forfettario, hanno dei redditi soggetti alla flat tax, è pur vero che i lavoratori dipendenti, invece, a parte situazioni particolari come i premi di produttività, scontano la progressività dell’imposta.
Ed è proprio su quest’ultima categoria reddituale che la riforma scommette per il futuro. La riduzione del numero delle aliquote è il primo passaggio per definire una tassazione più congeniale ai lavoratori e più semplice.
Come funzionano le tre aliquote IRPEF e cosa cambia per il contribuente?
Cerchiamo di capire con un rapido esempio per diversi redditi imponibili, quali potrebbero essere le imposte e le differenza tra:
- il 2021;
- il 2022 riformato dal Governo Draghi;
- il 2023, secondo le ipotesi del Governo Meloni, tutte da verificare.
Simulazione Riforma Fiscale 2023
Reddito imponibile | Imposta 2021 | Imposta 2022 | Imposta 2023 | Differenza 2022 su 2021 | Differenza 2023 su 2022 | Differenza 2023 su 2021 |
€ 10.000 | € 2.300,00 | € 2.300,00 | € 2.300,00 | € 0,00 | € 0,00 | € 0,00 |
€ 30.000 | € 7.720,00 | € 7.400,00 | € 7.500,00 | -€ 320,00 | € 100,00 | -€ 220,00 |
€ 50.000 | € 15.320,00 | € 14.400,00 | € 12.900,00 | -€ 920,00 | -€ 1.500,00 | -€ 2.420,00 |
€ 70.000 | € 23.370,00 | € 23.000,00 | € 21.500,00 | -€ 370,00 | -€ 1.500,00 | -€ 1.870,00 |
€ 90.000 | € 31.870,00 | € 31.600,00 | € 30.100,00 | -€ 270,00 | -€ 1.500,00 | -€ 1.770,00 |
€ 180.000 | € 70.570,00 | € 70.300,00 | € 68.800,00 | -€ 270,00 | -€ 1.500,00 | -€ 1.770,00 |
Il calcolo non tiene conto delle detrazioni e parte da un’ipotesi per il 2023 che potrebbe anche differire rispetto alle attuali premesse.
Tuttavia fornisce un quadro abbastanza chiaro di una misura che ha il solo intento di semplificare, piuttosto che di generare un vero e proprio flusso positivo di denaro nelle tasche dei contribuenti.
Niente a che vedere con le drastiche misure reganiane degli anni ’80, con aliquota a due velocità, che creò un vero e proprio rilancio dell’economia.
Fiscal drag
Un’altra valutazione è quella connessa all’effetto dell’inflazione sull’economia e, pertanto, anche sulla imposizione diretta. L’incremento dei prezzi al consumo avviatasi nel 2022, in seguito agli effetti della pandemia e della guerra Russo-Ucraina, ha creato una impennata che ha ridotto il potere di acquisto degli italiani.
L’aumento dei prezzi al consumo e la crescita collegata delle remunerazioni e dei servizi ha avuto un impatto sulla tassazione negativo, il c.d. fiscal drag.
Da un lato gli aumenti restituiscono parte del potere di acquisto agli italiani, d’altro canto la crescita dei redditi nominali, incrementa il drenaggio fiscale. Pertanto la comparazione tra i redditi netti dei contribuenti, tra il 2021 e il 2023 dovrebbe essere valutata e rivista, alla luce di queste considerazioni.
Al netto di una valutazione che evidenzia la probabile insufficienza di questa manovra, dal punto di vista degli effetti reali sui cittadini, d’altro canto la scelta di proseguire sul versante delle semplificazioni, con lo strumento della flat tax, è positiva e potrebbe potenzialmente rivelarsi vincente in chiave futura.
Giovanni Emmi
Dottore Commercialista