Regime Forfettario per Professionisti: cosa sapere su tasse, contributi, vantaggi e svantaggi

Il regime fiscale forfettario può essere particolarmente adatto ai liberi professionisti: vediamo come funziona e tutti i vantaggi.

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  • Il regime forfettario può essere particolarmente conveniente per i liberi professionisti, soprattutto in termini di risparmio sulle tasse e semplicità della gestione contabile.
  • I professionisti autonomi possono scegliere tra il regime forfettario e quello ordinario, per determinare la modalità di pagamento delle imposte e relativi obblighi.
  • Il regime agevolato può essere preso in considerazione dai professionisti unicamente se questi rispettano diversi requisiti previsti dalla legge per accedervi.

Un lavoratore autonomo provvisto di partita IVA deve scegliere, al momento dell’apertura, qual è il regime fiscale da adottare e in base a quest’ultimo vengono determinate le tasse da pagare ogni anno e la particolare gestione contabile. Oltre al regime ordinario, in Italia è possibile aderire al regime fiscale forfettario, che garantisce molti vantaggi ed è ideale soprattutto per i lavoratori autonomi.

I liberi professionisti sono coloro che portano avanti un’attività in autonomia senza il supporto (o quasi nullo) di collaboratori o dipendenti. Un professionista che sceglie il regime forfettario, quindi ne rispetta tutti i requisiti, ottiene come vantaggi principali una minore tassazione e una gestione semplificata della contabilità. Ma vediamo tutto quello che c’è da sapere se un contribuente decide di aprire una partita IVA forfettaria.

Libero professionista: come scegliere il regime fiscale

Il libero professionista ha una propria partita IVA e al momento dell’apertura deve scegliere il codice Ateco (o i codici Ateco) più adatto da associare alla propria attività, ma anche aderire ad una cassa previdenziale per versare i contributi per la pensione e scegliere il regime fiscale più adatto. Attualmente in Italia è possibile scegliere tra:

  • regime fiscale ordinario: prevede una tassazione IRPEF con aliquote dal 23% al 43% in base ai ricavi annui, si applica l’IVA ed è possibile scaricare dalle tasse diversi tipi di spesa;
  • regime fiscale forfettario: prevede una tassazione agevolata al 5% per i primi cinque anni di attività, che sale al 15% successivamente. Non si applica l’IVA e non è possibile scaricare alcuna spesa, se non la quota dei contributi.

Questi due regimi fiscali hanno delle caratteristiche comuni, tra cui l’obbligatorietà della fatturazione elettronica, ma funzionano in modo nettamente differente per ciò che riguarda il calcolo delle tasse. I liberi professionisti possono scegliere a quale aderire, considerando la maggiore convenienza di un sistema piuttosto che dell’altro.

Regime forfettario per liberi professionisti: i requisiti

Non tutti possono optare per il regime forfettario. I liberi professionisti infatti devono prima valutare se riescono a rispettare tutti i requisiti stabiliti per accedervi:

  • si prevede un limite di ricavi annui massimo di 85.000 euro;
  • le spese sostenute per lavoratori dipendenti o collaboratori non devono superare 20.000 euro;
  • la residenza deve essere in Italia (con alcune eccezioni per i residenti UE);
  • non bisogna rientrare in regimi speciali IVA;
  • sono esclusi coloro che cedono fabbricati o mezzi di trasporto nuovi in via esclusiva o prevalente;
  • non possono accedervi coloro che possiedono partecipazioni in società di persone, associazioni professionali o imprese familiari. Su questo punto i professionisti devono fare molta attenzione;
  • non aver percepito l’anno precedente ricavi da lavoro dipendente o assimilati per più di 30.000 euro;
  • non essere in possesso di partecipazioni di controllo su attività riconducibili a quelle svolte dal professionista;
  • non devono esercitare attività prevalente, come libero professionista, verso soggetti con cui vi erano rapporti di lavoro nei due anni precedenti.

Spesso un lavoratore decide di aprire partita IVA e avviare un’attività professionale dopo un periodo di gavetta e di pratica come dipendente: bisogna quindi fare attenzione in questi casi a rispettare tutti i requisiti visti sopra che riguardano il lavoro e il datore di lavoro precedenti, per assicurarsi di poter accedere al regime forfettario.

Se anche uno solo di questi requisiti non viene rispettato durante lo svolgimento dell’attività, può decadere il regime agevolato, per cui l’autonomo si vede obbligato a passare al regime ordinario.

I vantaggi del regime forfettario per un libero professionista

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Data la semplicità di gestione e le agevolazioni presenti con il regime fiscale forfettario, è facile immaginare perché è così vantaggioso per un libero professionista. A differenza delle partite IVA ordinarie, in questo caso la contabilità è semplificata di molto, perché è sufficiente emettere le fatture numerate, provvedendo anche al pagamento dell’imposta di bollo di due euro superati i 77,47 euro sulla singola fattura.

Queste vanno quindi emesse tramite un apposito software per la fatturazione elettronica e vanno conservate nel tempo. Non è necessario invece produrre documentazione contabile ulteriore o conservare traccia dei costi sostenuti per l’attività.

Il risparmio sulle tasse con questo regime fiscale è evidente: si applica infatti un’imposta sostitutiva molto più vantaggiosa dell’IRPEF e non sono applicate addizionali comunali o regionali, né IVA o ritenuta di acconto. Per un libero professionista che ha appena avviato l’attività, l’aliquota è al 5% per i primi 5 anni e sale al 15% successivamente, senza una scadenza.

Possiamo immaginare subito qual è il risparmio: basta pensare che l’aliquota più bassa attualmente applicata in termini di IRPEF è del 23%. L’imposta sostitutiva quindi lascia fuori tutta una serie di tasse che imprese di grande dimensione e professionisti in ordinario devono necessariamente pagare.

Inoltre, le imposte vengono calcolate per i liberi professionisti in relazione alla base imponibile, ovvero su una percentuale del reddito complessivo stabilita dal codice Ateco. Ad esempio, per un professionista avvocato questo stabilisce un coefficiente di redditività del 78%, percentuale di reddito su cui si applica l’imposta sostitutiva.

Gli svantaggi del regime forfettario per un libero professionista

Il regime agevolato presenta anche alcuni svantaggi da considerare prima di aprire partita IVA con questa opzione: il principale è che non è possibile scaricare alcuna spesa, ovvero risparmiare sulle tasse in base ai costi sostenuti durante l’anno per sé, per la famiglia o per l’attività.

Non esistono deduzioni o detrazioni per il regime forfettario, ad esclusione di quelle che si applicano normalmente sulle quote destinate ai contributi previdenziali. Questo fattore va considerato quando si sceglie di lavorare come libero professionista: se si prevedono grosse spese può essere più conveniente scegliere il regime ordinario, che al contrario permette di risparmiare su diversi costi.

Un altro svantaggio riguarda la soglia di reddito annuo massima: attualmente è stabilita su 85.000 euro di reddito: se si prevede di guadagnare di più, il redime forfettario non è applicabile. In alcuni casi il lavoratore può trovarsi nella situazione di superare questa soglia, pur avendo aderito al regime agevolato, per cui dovrà poi passare al regime ordinario per obbligo di legge.

Per un libero professionista conviene il regime forfettario?

Non c’è una risposta univoca a questa domanda, perché molto dipende dal caso specifico e dal settore in cui si sceglie di collocare l’attività. Il regime agevolato conviene soprattutto a coloro che non hanno grosse spese iniziali o di sviluppo del proprio progetto, per chi non ha quindi la necessità di scaricare costi per l’attività o personali.

Conviene inoltre nel caso in cui si prevedono ricavi inferiori a 85.000 euro, se si lavora in autonomia senza lavoratori dipendenti o collaboratori e se si rispettano i requisiti visti prima. In linea di massima si può dire che tra tutti i contribuenti che lavorano con una partita IVA, i professionisti autonomi sono coloro per cui il regime forfettario è più indicato, perché generalmente rientrano nella casistica qui indicata.

Bisogna considerare che non è possibile rimanere in questo regime se si decide di allargare la propria attività aprendo uno studio o una società vera e propria: questi tipi di imprese necessitano del regime ordinario.

Per scegliere bisogna anche valutare il settore in cui ci si muove: per fare qualche esempio, il regime agevolato può essere particolarmente utile a chi lavora con il digitale senza avere grosse spese da sostenere, per chi svolge la professione di consulente, per chi ha piccole attività commerciali che non necessitano di grosse spese.

Regime forfettario e professionisti: come si pagano i contributi

Vediamo brevemente come funziona il pagamento dei contributi previdenziali per i liberi professionisti con regime fiscale forfettario. Va evidenziato che la scelta della cassa a cui aderire dipende dalla tipologia di lavoro svolto. Molti autonomi infatti hanno l’obbligo di iscriversi ad un Ordine professionale e di conseguenza ad una gestione previdenziale.

Per fare degli esempi, i giornalisti si iscrivono all’INPGI, gli avvocati alla Cassa Forense, i commercialisti alla CNPADC e così via. In base alla cassa specifica, cambiano le regole sul versamento dei contributi previdenziali, per cui ci sono alcuni casi in cui si pagano delle quote fisse ogni anno e altri in cui si versano contributi variabili.

Chi rimane fuori da queste casse può iscriversi all’INPS, rispettivamente a:

Va anche considerato che gli Artigiani e i Commercianti che aderiscono al regime forfettario possono accedere ad un interessante sgravio contributivo del 35% sulle quote versate ogni anno per la pensione.

Regime forfettario e professionisti: come si pagano le tasse

Tra i costi da sostenere per mantenere l’attività libero professionale, rientrano anche quelli indirizzati al commercialista, che assiste l’autonomo nel pagamento di tasse e contributi. Per il pagamento delle imposte ogni anno sono stabilite delle precise scadenze da rispettare, solitamente tra giugno e novembre.

Per ciò che riguarda le modalità di pagamento delle imposte, tutti i contribuenti con partita IVA devono utilizzare il modello F24, compilando tutti i campi con le indicazioni precise sull’importo, la data e i codici di riferimento. Inoltre bisogna provvedere correttamente alla dichiarazione dei redditi all’Agenzia delle Entrate, mentre è assente del tutto la dichiarazione IVA.

Quanto guadagna un libero professionista in regime forfettario

Un professionista con partita IVA che aderisce al regime forfettario deve rimanere ogni anno sotto la soglia massima di ricavi previsti dalla legge. I guadagni in ogni caso dipendono dall’attività svolta, dal numero di committenti con cui si lavora, dalla zona in cui ci si trova e da molte altre variabili, per cui non sono sempre gli stessi nel tempo.

Prima di avviare un’attività di questo tipo è consigliato approfondire uno studio sul mercato del settore di riferimento e sulle possibilità concrete di guadagno. Va ricordato che chi aderisce a questo regime agevolato non paga nulla di tasse se l’incasso è pari a zero. Le cose possono invece essere diverse per i contributi, soprattutto dove sussistono quote fisse annuali.

Per capire effettivamente quanto si guadagna con questo regime fiscale, bisogna togliere dai ricavi lordi le quote destinate ai contributi, le tasse, valutare il coefficiente di redditività e tutte le spese eventualmente sostenute (ad esempio per il servizio PEC o di fatturazione elettronica, per il commercialista o per forniture di vario tipo).

Regime forfettario per professionisti – Domande frequenti

Chi sono i professionisti in regime forfettario?

Sono lavoratori autonomi che accedono ad un particolare regime fiscale agevolato, con ricavi annui inferiori a 85.000 euro e una imposta sostitutiva al 15%.

Cosa può scaricare un professionista forfettario?

Un autonomo con regime forfettario non può scaricare alcun costo, se non la quota di contributi previdenziali da versare alla propria cassa.

Quanto devo fatturare per guadagnare 1.500 euro in regime forfettario?

Per ottenere 1.500 euro con il regime fiscale forfettario devo guadagnare circa 1.900 euro lordi. Il calcolo tuttavia varia in relazione alla base imponibile e al coefficiente di redditività della partita IVA,

Quanto costa un commercialista per un regime forfettario?

Il costo varia da diversi fattori, tuttavia può attestarsi per un libero professionista in forfettario intorno a 500-1.000 euro all’anno.

Quanto paga di tasse un forfettario su una fattura?

Dal totale lordo bisogna individuare la base imponibile, calcolata in relazione al codice Ateco. Da qui si devono togliere le imposte (al 5% per i primi 5 anni e al 15% per i successivi) e i contributi previdenziali, variabili in base alla cassa di appartenenza. Si devono anche pagare le imposte di bollo sulle fatture.

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    Valeria Oggero

    Giornalista

    Giornalista pubblicista, laureata in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Torino, da sempre sono appassionata di scrittura. Dopo alcune esperienze all'estero, ho deciso di approfondire tematiche inerenti la fiscalità nazionale relativa alle persone fisiche ed alle Partite Iva. La curiosità mi ha portato a collaborare con agenzie web e testate e a conoscere realtà anche diversissime tra loro, lavorando come copywriter e editor freelancer.

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