- Un recente provvedimento firmato dal Vice Ministro Maurizio Leo e pubblicato in Gazzetta Ufficiale aveva sancito il ritorno di uno strumento fiscale che era stato accantonato da diversi anni, il redditometro.
- Questo metodo permette al fisco di stabilire qual è il reddito delle persone fisiche, analizzando una serie di dati ricavati da diverse fonti.
- Sul nuovo Redditometro Giorgia Meloni aveva deciso per lo stop a maggio, subito dopo alla pubblicazione del decreto, rispondendo alle perplessità di diverse parti politiche. Recentemente è stata presa in considerazione l’applicazione di un nuovo accertamento sintetico, ma solo per scostamenti che superano 70.000 euro.
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto 7 maggio 20241 il Ministero dell’Economia e delle Finanze aveva proposto di riattivare lo strumento del redditometro, un sistema che in passato veniva utilizzato dal fisco per la lotta all’evasione fiscale.
Anche se ci sono delle novità rispetto a quanto utilizzato in passato, il ritorno di questo metodo ha destato non pochi dubbi presso la maggioranza del governo, al punto che Giorgia Meloni è intervenuta con uno stop decisivo.
Questo strumento sarebbe infatti in grado di individuare casi di evasione fiscale risalendo al reddito complessivo delle singole persone fisiche, ma l’intenzione del governo non è quella di introdurre norme invasive per i cittadini.
Con il recente decreto legislativo 108/20242, vengono date indicazioni sull’accertamento sintetico, con eliminazione di fatto del redditometro e con applicazione di questo tipo di controllo solamente con il superamento di 70.000 euro di scostamento. Vediamo i dettagli.
Indice
Cos’è il redditometro
Il redditometro è uno strumento che il fisco (ovvero l’Agenzia delle Entrate) utilizzava in passato per verificare la corrispondenza tra quanto dichiarato dai cittadini e le spese effettuate: in questo modo era possibile individuare delle discrepanze nel caso in cui le spese sostenute indicassero un reddito maggiore rispetto a quello comunicato al fisco.
Questo tipo di mezzo era stato accantonato dal 2018, soprattutto per questioni legate alla privacy, per cui l’Agenzia delle Entrate aveva optato per altre soluzioni. La reintroduzione o meno del redditometro è stata ampiamente dibattuta, con l’intenzione di individuare casi di rischio evasione fiscale, prevedendo il doppio contraddittorio per i contribuenti, differenziandosi dalla precedente versione.
Come indicato nel decreto di maggio, sarebbero stati presi in considerazione gli elementi di capacità contributiva, ovvero dati da cui può essere dedotto il reddito effettivo del cittadino. Tuttavia lo stop di Giorgia Meloni è stato decisivo: dopo un confronto con Maurizio Leo si è deciso di sospendere questo metodo.
Stop al redditometro: l’intervento
L’intervento di Giorgia Meloni ha stabilito in via definitiva che il redditometro non tornerà: dopo un confronto con il Vice Ministro Leo infatti si è preferito continuare come in precedenza, ovvero accantonando questo strumento.
L’ipotesi di una reintroduzione ha scaturito infatti diverse polemiche, a partire dalla maggioranza stessa del governo fino ai cittadini, anche grazie alla diffusione mediatica seguente alla pubblicazione del decreto. Il redditometro non tornerà, ritenuto uno strumento troppo invasivo per i cittadini.
Tuttavia riportiamo qui di seguito le ipotesi che si erano fatte sulla sua reintroduzione, considerando che le caratteristiche dello strumento sarebbero state differenti rispetto al passato.
Nuovo redditometro: ipotesi di funzionamento
Tabella A, allegato al Decreto 7 maggio 2024
Scarica la tabella con le voci di spesa analizzate dal redditometro
Proviamo a vedere come sarebbe stato il redditometro se avesse avuto l’ok dal governo. L’obiettivo sarebbe stato quello di individuare gli scostamenti tra quanto dichiarato dal cittadino e quanto effettivamente speso: il rischio poteva essere individuato con una differenza almeno del 20%. I punti di partenza quindi sono da un lato le dichiarazioni dei redditi presentate e dall’altro lato i dati che riguardano le spese dei cittadini.
Sarebbero potuti rientrare nelle verifiche i costi sostenuti durante l’anno dalle persone fisiche per il mutuo o l’affitto, per l’acquisto di mobilio o elettrodomestici, spese per la sanità, per investimenti, trasporti, telefonia, istruzione, cultura, ma anche per beni alimentari e servizi vari.
Il nuovo redditometro avrebbe fatto una panoramica della spesa complessiva del cittadino con il fine di individuare differenze di capacità contributiva rispetto a quanto dichiarato, in base alla Tabella A del decreto che contiene ben 65 voci di costo.
Si sarebbero considerati quindi i costi sostenuti dal contribuente e la propensione al risparmio, in base alle informazioni dell’Anagrafe Tributaria e ai dati a cui il fisco può accedere in modo legale. Alcune spese, non rintracciabili, potevano essere desunte in base ai prezzi al consumo indicati dall’Istat ogni anno, secondo standard minimi.
Spese per l’attività di impresa e redditometro
Un fattore da considerare, come viene specificato in Gazzetta Ufficiale, riguarda le spese sostenute dai cittadini per le attività di impresa da loro condotte. In questi casi i costi sostenuti esclusivamente per l’attività non sarebbero rientrati tra quelli da considerare all’interno del redditometro.
Partite Iva e aziende quindi non avrebbero visto applicato il redditometro alle spese sostenute a livello imprenditoriale, tuttavia il fisco può sempre applicare altri tipi di controlli su queste realtà.
Accertamento sintetico: ultime novità
Anche se il redditometro non tornerà, l’Agenzia delle Entrate potrà comunque portare avanti accertamenti sintetici su situazioni di rischio e il recente decreto di agosto va a specificarne il funzionamento. Di fatto il fisco potrà comunque determinare il reddito complessivo del cittadino in base ai dati a sua disposizione, senza però attingere a statistiche Istat sulle presunte spese sostenute.
Il governo ha stabilito che si potrà condurre un accertamento sintetico solamente se vi è una sostanziale differenza tra quanto dichiarato e quanto speso, almeno di dieci volte rispetto all’assegno sociale annuo. Questo parametro quindi sarà il punto di partenza dell’analisi (nel 2024 è di 6.947,33 euro).
Di fatto quindi il redditometro sparisce e l’accertamento sintetico si potrà fare solamente se lo scostamento tra i redditi dichiarati e le spese supera 70.000 euro. Una cifra piuttosto elevata che farà scattare questo tipo di analisi fiscale solamente per grandi evasioni.
- Decreto 7 maggio 2024, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Gazzetta Ufficiale ↩︎
- Decreto Legislativo 5 agosto 2024, n.108, Gazzetta Ufficiale ↩︎
Valeria Oggero
Giornalista