- Per arrivare al netto dagli incassi lordi di un’azienda, bisognerà innanzitutto tenere in considerazione il regime fiscale in cui essa opera per arrivare al reddito imponibile.
- La differenza di calcolo del reddito imponibile tra regime ordinario e forfettario è che il primo prevede la deducibilità delle spese, il secondo un coefficiente di redditività.
- Una volta ottenuto il reddito imponibile, bisogna ad esso sottrarre tasse e contributi, in base al regime fiscale specifico.
Come si calcola il reddito netto di un’attività in partita IVA? È necessario, innanzitutto, fare una premessa. Esistono due principali regimi fiscali nel nostro paese:
- regime ordinario, che prevede una rendicontazione più stringente e diversi scaglioni di aliquota, ma permette di dedurre le spese;
- regime forfettario, che prevede un’aliquota di tassazione del 5% nei primi cinque anni e del 15% negli anni successivi, ma al posto della deduzione delle spese basa l’imponibile sul coefficiente di redditività (che spiegheremo in seguito).
Va da sé che entrambi, essendo basati su principi e modalità di calcolo differenti, necessitano ciascuno di un metodo distinto per ricavare il reddito netto dal lordo. Vediamo prima come procedere nel regime ordinario.
Indice
Cosa si intende con reddito netto
Prima di arrivare al calcolo del reddito netto, dobbiamo capire cos’è. Se il reddito lordo è il totale degli incassi riconducibili a una determinata partita IVA, il reddito netto rappresenta invece il guadagno effettivo di un professionista o di un’impresa. Quindi, quello che rimane dopo aver sottratto dal fatturato totale:
- tasse;
- contributi;
- tutti i costi e le spese sostenute per svolgere l’attività, che in regime ordinario sono deducibili previa rendicontazione, mentre in regime forfettario sono compresi nel coefficiente di redditività fisso stabilito per codice ATECO.
Come si calcola il reddito netto in regime ordinario
Il regime ordinario offre al contribuente la possibilità di dedurre tutte le spese effettivamente sostenute per le attività aziendali, a patto che queste siano meticolosamente rendicontate e riconducibili esclusivamente alla partita IVA di riferimento.
Solitamente, le spese deducibili includono, ma non sono limitate a:
- costi per l’acquisto di beni strumentali;
- costi del personale;
- spese per materiali e forniture utilizzate nell’attività;
- canoni di locazione e spese di gestione per uffici o negozi;
- contratti telefono e internet;
- parcelle di commercialisti, avvocati e altre figure professionali esterne impiegate dall’azienda;
- spese per la formazione professionale;
- quote associative a ordini professionali o associazioni di categoria.
Il primo passaggio da fare sarà dunque armarsi di pazienza e raccogliere fatture e ricevute ad esse relative e sommarle per ottenere la prima cifra da sottrarre al lordo, arrivando così al reddito imponibile, per chiarirci, quello da cui potremo sottrarre tasse e contributi per raggiungere, finalmente, il reddito netto.
Passiamo alle tasse. A partire dal primo gennaio 2024, gli scaglioni IRPEF, ovvero l’importo della tassazione per fasce di reddito, sono stati ridotti da quattro a tre, secondo la seguente progressione:
- 23% per i redditi fino a 28.000 euro;
- 35% per i redditi superiori a 28.000 euro, ma inferiori a 50.000;
- 43% per tutti i redditi superiori ai 50.000 euro.
Oltre all’IRPEF, occorre considerare anche l’IVA al 22%, da aggiungere ai prezzi di vendita e successivamente versare allo Stato in separata sede rispetto alle tasse. Il versamento può avvenire:
- mensilmente, senza interessi aggiuntivi;
- trimestralmente, con un interesse dell’1% per ciascun trimestre, in base al regime IVA scelto.
In ultima battuta, bisognerà tenere conto anche dei contributi previdenziali. Qui ci sono molte più variabili, tante quante le casse previdenziali esistenti in Italia. La più comune è la Gestione Separata INPS.
Il calcolo del reddito netto per il regime ordinario si articola dunque così:
- reddito lordo – spese deducibili = reddito imponibile;
- reddito lordo – [(reddito imponibile x % scaglione IRPEF) + (reddito imponibile x % di contributi)] = reddito netto.
Come si calcola il reddito netto in regime forfettario
Il regime forfettario, canonicamente più semplice rispetto a quello ordinario, non permette però di dedurre analiticamente le spese sostenute, ma applica invece un coefficiente di redditività a seconda del codice ATECO dell’impresa.
Si tratta di una percentuale fissa applicata ai ricavi per calcolare il reddito imponibile di un’attività, in sostituzione della deduzione delle spese effettive. Ad esempio, per un social media manager, il coefficiente è del 78%: il restante 22% va a copertura forfettaria per le spese aziendali.
Quindi, il primo step per calcolare il reddito netto dagli incassi in regime forfettario è applicare questa percentuale fissa, così da ottenere il reddito effettivo a cui sottrarre tasse e contributi.
Dal reddito imponibile ricavato, dovremo poi sottrarre l’imposta sostitutiva del 15% se la nostra partita IVA è aperta da più di 5 anni, altrimenti, il 5%. A differenza del regime ordinario, in questo caso non è prevista l’IVA sui prezzi di vendita, quindi possiamo dimenticarcene.
Ma non possiamo invece dimenticarci dei contributi previdenziali, che seguono lo stesso meccanismo anche nel regime ordinario: a seconda della cassa previdenziale, dal reddito imponibile dovrà essere sottratta l’aliquota pertinente.
Il calcolo del reddito netto per il regime forfettario si articola dunque così:
- reddito lordo x coefficiente di redditività = reddito imponibile;
- reddito imponibile − [(reddito imponibile × % imposta forfettaria) + (reddito imponibile × % contributi)] = reddito netto.
Ricordiamo che in caso di redditi da lavoro dipendente, per calcolare lo stipendio netto dallo stipendio lordo è necessario conoscere la RAL annua del lavoratore, oltre ai dettagli sul CCNL contratto applicato. Se vuoi sapere qual è il tuo stipendio netto annuo, puoi utilizzare il nostro calcolatore partendo dalla Retribuzione Annua Lorda.
Francesca Di Feo
Redattrice Partitaiva.it