- Guadagnare 1.000 euro al mese rappresenta un buon inizio per chi lancia una nuova attività, ma è fondamentale comprendere quanto bisogna incassare per ottenere tale importo netto.
- Esistono due principali regimi fiscali in Italia: il regime forfettario e il regime ordinario, ognuno con specifiche regole per il calcolo di tasse e contributi.
- Il regime forfettario offre vantaggi in termini di minori tasse e contributi, mentre il regime ordinario presenta una tassazione progressiva e la possibilità di detrarre le spese, rendendo però il calcolo del reddito netto più complesso.
Aprire una Partita IVA non significa per forza avere grosse aspirazioni di guadagno: alcuni si accontentano di poter fare ciò che più gli piace senza dover seguire orari precisi e godere della flessibilità del lavoro autonomo.
Bisogna però prima di tutto partire da un presupposto fondamentale: non tutte le Partite IVA sono uguali. In Italia esistono principalmente due regimi fiscali:
- il regime forfettario;
- il regime ordinario.
Entrambi i regimi hanno le proprie regole e, di conseguenza, un calcolo diverso per tasse e contributi. Vediamo insieme come effettuare il calcolo per ciascuno.
Guadagnare 1000 euro in regime forfettario
Per chi desidera guadagnare un netto di 1000 euro al mese, il regime forfettario risulta quello più indicato dove applicabile, poiché si tratta di un regime semplificato che permette all’imprenditore, all’autonomo o al libero professionista di pagare meno tasse.
Ma esattamente come si traduce questa scelta in ambito di incassi lordi e guadagno netto se l’obiettivo è quello di trovarsi 1000€ puliti in tasca a fine mese? Andiamo a valutare le diverse componenti del conteggio.
1. Calcolo delle tasse
Trattandosi di un regime semplificato, in forfettario è semplice conoscere l’importo delle tasse dovute. Questo perché il regolamento prevede sostanzialmente due tipologie di imposta sostitutiva:
- del 15% per chi ha già un’attività;
- del 5% per i nuovi imprenditori nei primi cinque anni.
2. Contributi previdenziali
È fondamentale tenere in considerazione i versamenti previdenziali: nell’anno 2024, per coloro che sono affiliati alla Gestione Separata INPS, il tasso dei contributi si attesta al 26,07% sul reddito imponibile stando alla circolare n° 24 del 29 gennaio1. Pertanto, è necessario togliere tali contributi dagli importi percepiti per determinare l’importo netto.
Per gli individui che adottano il regime fiscale forfettario, è importante non trascurare questa voce di spesa: nonostante l’assenza di un contributo fisso annuale minimo, rappresenta comunque una cifra da mettere da parte. Chi è iscritto alla cassa Artigiani e Commercianti in forfettario può attingere ad uno sconto sui contributi del 35%.
Chi invece è iscritto ad una cassa specifica collegata ad un Ordine professionale, può avere aliquote e regole anche nettamente diverse rispetto a quelle viste qui.
3. Coefficiente di redditività
Un ultimo aspetto cruciale da valutare nel contesto del regime forfettario riguarda il coefficiente di redditività, ovvero una percentuale fissa che differisce a seconda dell’attività svolta e gioca un ruolo chiave nel calcolare il reddito imponibile, ovvero quello su cui basare il calcolo per tasse e contributi.
Ad esempio, per un professionista che si occupa di ideazione di campagne pubblicitarie e che, stando alla normativa, opera con un coefficiente del 78%, il reddito imponibile corrisponde al 78% del totale incassato. Di conseguenza, l’imposta sostitutiva verrà calcolata su questa somma inferiore, risultando un vantaggio ulteriore per il contribuente.
4. Esempio di calcolo
Per rendere più immediato il concetto, proviamo a fare un esempio di calcolo per un professionista che si occupa di ideazione di campagne pubblicitarie che ha appena avviato la propria attività e che quindi dovrà pagare il 5% ed il 26,7% di contributi su un imponibile del 78%:
- prima di tutto sarà necessario calcolare l’imponibile di 1000€, che è 780€;
- su 780€ abbiamo calcolato una percentuale del 26,07% per i contributi, che arrotondando per eccesso risulta in 203,35€;
- sempre su quei 780€ abbiamo poi calcolato la percentuale del 5% di tasse, che è 39€.
- il totale tra tasse e contributi è quindi di 242,35€, che dovremo quindi sommare al nostro netto di 1000€, ottenendo così l’incasso che ci servirà per guadagnare 1000€, ovvero 1242,35€.
C’è una piccola differenza invece se ci troviamo in regime forfettario e abbiamo già superato i cinque anni dall’inizio della nostra attività. In quel caso, dovremo pagare il 15% di tasse, ovvero 117€. Quindi il nostro incasso lordo dovrà salire a 1320,35€.
Guadagnare 1000€ in regime ordinario
Il regime ordinario rappresenta la scelta prediletta da numerosi professionisti e imprenditori una volta che il fatturato della loro attività eccede determinate soglie o quando diventa essenziale la possibilità di dedurre le spese.
Quindi se l’obiettivo è quello di avere 1000€ di netto, non si tratta del regime più consigliato. Calcoliamo comunque il funzionamento di questo regime per chi mira a tale obiettivo.
1. Calcolo delle tasse
Lavorando sotto il regime ordinario, si è soggetti a un’imposizione fiscale progressiva basata sugli scaglioni IRPEF, con aliquote che variano dal 23% al 43%.
Di conseguenza, determinare l’importo lordo necessario per ottenere un netto di 1.000 euro al mese si rivela un processo più complesso e solitamente implica una cifra superiore rispetto a quella richiesta dal regime forfettario. Di seguito, presentiamo la tabella degli scaglioni IRPEF aggiornata per l’anno 2024.
Scaglioni | Aliquote |
Fino a 28.000€ | 23% |
Da 28.001€ fino a 50.000€ | 35% |
Oltre i 50.000€ | 43% |
2. Contributi previdenziali
E qui si arriva alla parte più complessa del calcolo da netto a lordo, poiché i contributi previdenziali in regime ordinario variano notevolmente a seconda della cassa previdenziale a cui si appartiene. Vediamo in che modo:
- anche in questo caso, la Gestione Separata INPS prevede una percentuale del 26,07% sull’imponibile nel 2024;
- esistono anche casse previdenziali private, ciascuna con la propria tassazione specifica. Ad esempio, l’INPGI per i giornalisti prevede una percentuale è intorno al 12% di tasse sull’imponibile.
Per gli iscritti alle gestioni INPS dedicate agli Artigiani e ai Commercianti, il sistema di contribuzione si articola in ulteriori due fasi:
- per l’anno in corso, i contributi fissi ammontano a 4.515,43€ per i commercianti e a 4.427,04€ per gli artigiani, indipendentemente dall’ammontare totale degli incassi;
- oltre a ciò, si applicano contributi variabili su una quota di reddito che supera i 18.415€ annui: per i commercianti, tale aliquota è del 24,48%, mentre per gli artigiani è del 24%.
3. Detrazione delle spese
Un beneficio del regime ordinario risiede nella facoltà di dedurre le spese inerenti all’attività, un elemento che può mitigare in parte l’onere di una tassazione più elevata.
Le entrate annue si vedranno diminuite dalle spese effettuate, riducendo così la base imponibile su cui si calcola l’IRPEF. Infatti, chi opera con una Partita Iva in regime ordinario ha la possibilità di detrarre dal proprio imponibile fiscale varie spese legate all’esercizio dell’attività.
Ci sono molteplici fattori da valutare e, per determinare il calcolo preciso relativo alla tua attività, il commercialista rappresenta il professionista più indicato a cui affidarsi.
Quanto devo fatturare per guadagnare 1000 euro – Domande frequenti
Il regime forfettario è un sistema fiscale semplificato destinato a imprenditori, autonomi e liberi professionisti, che consente di pagare meno tasse grazie a un’imposta sostitutiva ridotta (15% o 5% per i nuovi imprenditori nei primi cinque anni) e alla non applicabilità dell’IVA. Offre il vantaggio di una gestione fiscale più semplice e di un carico tributario generalmente inferiore, ideale per chi inizia una nuova attività.
Per calcolare l’incasso necessario, occorre considerare l’imposta sostitutiva, i contributi previdenziali (26,07% sull’imponibile per chi è affiliato alla Gestione Separata INPS nel 2024) e il coefficiente di redditività specifico per l’attività. Dopo aver calcolato l’imponibile (esempio: 78% del totale incassato per un certo tipo di professionista), si applicano le percentuali di tasse e contributi per ottenere l’importo lordo necessario, che include il netto desiderato più le somme dovute per tasse e contributi.
Le principali differenze risiedono nella tassazione e nella gestione delle spese. Il regime forfettario prevede un’imposta sostitutiva fissa molto più bassa e una semplificazione delle pratiche amministrative, senza la possibilità di detrarre le spese. Il regime ordinario, invece, si basa su una tassazione progressiva secondo gli scaglioni IRPEF e permette la detrazione delle spese sostenute per l’attività. Quest’ultimo è generalmente consigliato a chi supera determinati limiti di fatturato o ha significative spese da detrarre.
- Circolare n.24 del 29 gennaio 2024, INPS, inps.it ↩︎
E’ una informazione generale concentrata solo sulle tasse. Manca eventuale percentuale, cosa e in quale proporzione sono previste la malattia, la previdenza, l’infortunio e gli assegni familiari per i figli, spese mediche ed eventuale reddito mensile in forma pensionistica dopo un certo periodo.
Sarebbe interessante capire e poter valutare la versione più valida, non conta solo pagare poche tasse ma
serve una scelta adatta alla posizione di ognuno secondo le sue necessità.
Esempio: mia figlia divorziata, 44 anni, 2 figli (una 20 anni l’altra 15 anni), entrambe studentesse, quale potrebbe essere la migliora scelta per lei facendo massaggi, compagnia ad anziani e vari servizi tenendo conto che attualmente ha 7 anni di contributi lavorativi, e pensa di continuare fino a 67/68 anni.
Grazie e cordiali saluti.