- Chi lavora con prestazione occasionale può scegliere il momento per aprire la Partita Iva, mentre per alcune figure professionali è obbligatorio aprirla prima di iniziare ad esercitare l’attività.
- È possibile esercitare un’attività senza la Partita Iva solamente nel caso dei lavoratori autonomi che non rispettano il requisito dell’abitualità.
- Il limite dei 5.000 euro annui per i lavoratori autonomi non rappresenta la soglia assoluta, superata la quale è necessario aprire la Partita Iva. Il requisito di continuità viene prima.
Per l’esercizio di alcune attività professionali o per l’avvio di una nuova attività è obbligatorio avere la Partita Iva, ma questo non vale sempre per i lavoratori autonomi. Quindi, quando conviene aprire la Partita Iva?
Quando si sceglie di iniziare un’attività, è necessario conoscere tutti gli adempimenti da svolgere per essere il regola con il Fisco. Spesso, tra questi adempimenti c’è quello di aprire la Partita Iva, che comporta costi e ulteriori procedure burocratiche dalla sua apertura fino alla chiusura.
Ciò spesso spaventa, soprattutto se si teme che i costi si riveleranno maggiori dei ricavi. Ma allora quando conviene davvero aprire la Partita Iva? Come vedremo in questo articolo, non sempre è possibile stabilire arbitrariamente il momento in cui aprire la Partita Iva, ma ci sono casi in cui il lavoratore autonomo ha la libertà di continuare ad esercitare senza particolari obblighi burocratici.
Indice
Partita Iva: cos’è e come funziona
La Partita Iva è un codice numerico di 11 cifre che il Fisco associa in modo univoco ai lavoratori autonomi, ai liberi professionisti, alle ditte individuali e alle società per identificarli. Per chi apre la Partita Iva, questa serve soprattutto per dichiarare i guadagni all’Agenzia delle Entrate e pagare le tasse.
Questo codice, quindi, può essere richiesto sia dalle persone fisiche che dalle persone giuridiche, come le società. In alcuni casi, come per le società e i liberi professionisti, l’apertura della Partita Iva è un requisito essenziale.
In determinati casi è possibile invece svolgere un lavoro in autonomia senza aprirla. Accanto all’apertura di una posizione IVA, è anche importante stabilire quali sono i contributi da versare ogni anno di attività, per accantonare la pensione, valutare l’esigenza di particolari coperture assicurative, e scegliere il regime fiscale. Ma vediamo quando è obbligatorio e quando conviene aprire la Partita Iva.
Partita Iva: è obbligatorio aprirla?
Per svolgere alcune attività professionali è previsto l’obbligo di apertura della Partita Iva. Questo vale per le società e per tutte quelle attività che vengono svolte in maniera:
- abituale;
- non esclusiva.
Ne consegue che, nel momento in cui si esercita un’attività in modo abituale e continuativo, il lavoratore autonomo ha l’obbligo di aprire la Partita Iva. I fattori da prendere in considerazione per capire quando è necessario aprirla sono quindi:
- continuità e abitualità dell’esercizio dell’attività;
- professionalità, e l’esercizio in forma organizzata dell’attività.
Per continuità dello svolgimento dell’attività si intende che questa viene esercitata per più di 30 giorni in un anno. Chiariamo, inoltre, che l’Agenzia delle Entrate considera abituale anche la predisposizione dei mezzi necessari a svolgere l’attività.
Reddito oltre i 5.000: cosa succede?
Molto spesso sul web si legge che una volta che il lavoratore autonomo che ha superato la soglia annua di 5.000 euro di reddito sarà obbligato ad aprire la Partita Iva. Tuttavia, questa è una grande inesattezza. L’obbligo di apertura della Partita Iva, infatti, non scatta in base ai ricavi generati, ma solamente nel momento in cui non si rispetta più il carattere dell’occasionalità.
Di conseguenza, anche se superati i ricavi dei famosi 5.000 euro annui, si potrà continuare a lavorare con la prestazione occasionale. L’obbligo di aprire la Partita Iva per un lavoratore autonomo, invece, scatta nel momento in cui l’attività viene svolta in maniera abituale e continuativa.
Il limite dei 5.000 euro è il parametro di riferimento che stabilisce il momento in cui il lavoratore è tenuto a pagare i contributi previdenziali. Di conseguenza, una volta superati i 5.000 di guadagni, il lavoratore autonomo dovrà aprire una posizione previdenziale presso la Gestione separata Inps.
Quindi, per l’apertura della Partita Iva non bisogna fare riferimento prettamente al volume dei compensi percepiti durante l’anno, o al numero di giorni in cui si svolge l’attività lavorativa.
Quando conviene aprire la Partita Iva
I lavoratori che non vogliono sottoporsi ad alcun vincolo di subordinazione, spesso optano per il lavoro autonomo che offre una grande flessibilità sui tempi e le modalità di lavoro. Tuttavia, nello svolgimento del lavoro autonomo in forma abituale, come abbiamo già visto, è previsto l’obbligo di apertura della Partita Iva.
Quando, invece, si svolge l’attività senza rispettare i requisiti previsti per l’apertura della Partita Iva, e quindi in modo occasionale, la scelta di aprire la Partita Iva ricade unicamente sullo stesso lavoratore.
Ma quando non si ha l’obbligo di aprire la Partita Iva è importante capire se e quando conviene farlo. Per capire ciò è necessario conoscere quali sono i costi e gli adempimenti burocratici previsti con la Partita Iva. Scegliere di aprire la Partita Iva può portare a grandi vantaggi, come l’incremento dei guadagni o per avere la possibilità di lavorare in totale libertà.
Ma, considerando i costi e gli obblighi fiscali derivanti dall’apertura della Partita Iva possiamo dire che per i lavoratori autonomi conviene aprire la Partita Iva, se non obbligati a farlo, nel momento in cui i guadagni sono superiori ai costi previsti, che vedremo di seguito.
Lavoro autonomo e prestazione occasionale
Quando non si ha l’obbligo di apertura della Partita Iva, per svolgere l’attività di lavoratore autonomo si utilizza la prestazione occasionale. I requisiti della prestazione occasionale sono:
- l’attività deve essere svolta in modo occasionale e non continuativo;
- non vi devono essere legami di subordinazione tra committente e lavoratore autonomo.
Al termine del lavoro, quindi, il lavoratore autonomo rilascia la ricevuta di prestazione occasionale che deve riportare:
- dati anagrafici del lavoratore autonomo e del committente;
- data e numero progressivo della ricevuta;
- compenso lordo concordato;
- ritenuta d’acconto del 20%;
- compenso netto;
- marca da bollo da 2€ se la ricevuta è maggiore di 77,47€.
Come abbiamo anticipato, una volta che, attraverso la prestazione occasionale, si superano 5.000 euro di guadagno, il lavoratore sarà tenuto ad aprire la posizione previdenziale. La prestazione occasionale è un ottimo punto di partenza per quei lavoratori che vogliono provare ad avvicinarsi al lavoro autonomo, per poi scegliere se e quando conviene aprire la Partita Iva.
Come aprire la Partita Iva
L’apertura della Partita Iva è un’operazione piuttosto semplice, soprattutto se si decide di affidarsi ad un commercialista. È anche possibile aprire la Partita Iva online in autonomia e gratuitamente sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
Per aprire la Partita Iva bisogna utilizzare il modello AA9/7, per ditte individuali e lavoratori autonomi, entro 30 giorni dall’inizio dell’attività. Oltre al sito, è possibile recapitare il modello di presenza presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate o tramite raccomandata a/r.
La procedura di apertura della Partita Iva necessita del documento d’identità del richiedente o di una fotocopia nel caso della raccomandata a/r e dell’apertura tramite sito web.
Per i liberi professionisti questa operazione richiede poche ore, mentre le ditte individuali sono anche tenute all’iscrizione al Registro delle Imprese. Quindi, per l’apertura della Partita Iva sono necessari da 1 a 7 giorni, in base alla provincia. L’iscrizione al Registro delle Imprese si effettua con la procedura ComUnica. Inoltre, per aprire la posizione IVA, bisogna prima di tutto:
- scegliere il regime contabile;
- individuare il codice ATECO corretto che descrive l’attività che si andrà a svolgere.
In base al regime contabile, varieranno anche i costi e i contributi previsti durante l’anno.
Quanto costa la Partita Iva
Prima di decidere quando conviene aprire la Partita Iva è importante conoscere i costi da sostenere. Prima di tutto ricordiamo che l’apertura della Partita Iva è gratuita, ad esclusione dell’iscrizione al Registro delle Imprese e delle spese per il commercialista. Tra i costi previsti per i lavoratori autonomi ci sono:
- costo per il commercialista;
- costo di iscrizione al Registro delle Imprese (una tantum);
- diritti camerali e di segreteria;
- contributi previdenziali;
- imposte (in base al regime contabile e al fatturato).
I regimi contabili e le imposte sui redditi
I regimi contabili a cui si può aderire sono tre, e presentano limiti, requisiti e costi differenti. Nel dettaglio parliamo dei regimi:
- Forfettario: imposta sostitutiva al 15% (5% per i primi 5 anni);
- Semplificato: imposta Irpef dal 23% al 43% (regime per cassa);
- Ordinario: imposta Irpef dal 23% al 43% (regime per competenza).
Il regime contabile più conveniente, soprattutto per i lavoratori autonomi che hanno avviato l’attività da poco, è sicuramente il regime forfettario, su cui vengono calcolate le imposte da pagare in base al coefficiente di redditività che dipende dal codice Ateco.
D’altro canto, con i regimi contabili semplificato e ordinario, al contrario del forfettario, è possibile dedurre le spese relative all’attività. Per poter aderire al regime forfettario, tuttavia, è necessario rispettare i seguenti requisiti:
- i compensi non devono superare i 65.000 euro annui;
- i costi per il personale devono essere inferiori ai 20.000 euro.
Gli ulteriori vantaggi del regime forfettario sono:
- nessun calcolo dell’Iva in fattura;
- obbligo di fatturazione elettronica solo se si superano i 25.000 euro di fatturato nell’anno precedente;
- nessun obbligo di tenuta delle scritture contabili (Registri Iva, Registro Incassi e pagamenti, ecc.).
Quando conviene aprire Partita Iva – Domande frequenti
L’obbligo di apertura della Partita Iva, come abbiamo visto nella guida, non dipende dal guadagno generato in un anno. Quando non si ha l’obbligo, è preferibile aprire la Partita Iva quando i guadagni sono superiori ai costi previsti.
Il limite dei 5.000 euro di guadagno non determina l’obbligo di apertura della Partita Iva, ma l’obbligo a pagare i contributi previdenziali e, di conseguenza, ad aprire una posizione previdenziale presso la Gestione Separata Inps.
La Partita Iva è obbligatoria nel momento in cui si svolge un’attività in modo abituale, continuativo, non esclusivo e in forma organizzata, indipendentemente dal reddito generato.
Ilenia Albanese
Esperta di finanza personale e lavoro digitale