- In base all’età e alla quota di contributi versati durante la propria vita lavorativa, è possibile accedere a diverse misure di pensionamento.
- Per l’accesso alla pensione anticipata, è necessario entro il 31 dicembre 2022 aver maturato 38 anni di contributi versati e avere 64 anni di età.
- Per chiedere la pensione in modo gratuito è possibile utilizzare gli strumenti digitali.
Se entro il 31 dicembre 2022 hai maturato 64 anni di età e 38 anni di contribuzione puoi andare in pensione. E’ questa la sentenza dell’INPS per tutti gli aspiranti pensionati che hanno versato i contributi all’assicurazione generale obbligatoria, sia per i lavoratori dipendenti che per il lavoratori autonomi come artigiani, commercianti e coltivatori diretti.
Per richiedere la pensione è possibile presentare la domanda online o attraverso un ente di patronato che dovrebbe assistere gratuitamente tutti i cittadini.
Tuttavia, recandosi presso un ente di patronato, non è difficile sentirsi chiedere la sottoscrizione di una adesione sindacale, o la compilazione di un modulo di trattenuta automatica dalla pensione di una quota, per il sindacato di lavoratori o di datori di lavoro.
La presentazione online, invece, non costa nulla e richiede solamente la firma digitale, o lo SPID del cittadino, che potrà usufruire dei servizi del portale INPS.
Quando andrò in pensione?
Uno dei principali problemi di chi si appresta ad andare in pensione è il calcolo previsionale delle somme che potranno essere percepite mensilmente, e del momento in cui è possibile andare in pensione.
Sapere in anticipo quale sarà la pensione mensile, e da quando sarà erogata, consente all’aspirante pensionato di programmare la sua vita futura.
Se è un lavoratore dipendente, saperlo consentirà di programmare la cessazione del rapporto di lavoro, e se è un lavoratore autonomo, determinerà la chiusura della partita Iva e della sua attività in Camera di Commercio.
Se il “quando andrò in pensione” è facilmente determinabile navigando sul sito INPS, il tema del “quanto prenderò” è facilmente risolvibile con un calcolo anticipato della pensione, che può essere fatto anche tempo prima di andare in pensione, utilizzando un tool di calcolo.
Come si calcola la pensione?
Questa è la domanda che tutti fanno prima di andare in pensione, ma anche chi già la percepisce, spesso si pone questo quesito, per quella sottile sensazione di ingiustizia sociale che pervade i pensionati italiani che, dal 1996, data della riforma delle pensioni con il passaggio dal metodo retributivo al metodo contributivo, hanno sempre la percezione di essere stati defraudati da qualcosa.
Con il sistema retributivo, prima del 1995, il calcolo della pensione era molto semplice, in quanto si trattava di stabilire gli anni di contribuzione e di iscrizione alle varie gestioni previdenziali, fare una media della retribuzione degli ultimi anni (da 5 a 15 a seconda dei casi) e applicare una percentuale per ogni anno di contributi, fino a un massimo.
Di solito si applicava il 2%, fino a un massimo di quaranta anni di contributi. In modo tale che, normalmente, chi andasse in pensione percepiva l’80% della media delle ultime retribuzioni.
Con la riforma contributiva, dal 1996, il calcolo della pensione è diventato molto più complesso per diversi motivi:
- il calcolo viene fatto con il sistema contributivo, il più delle volte misto a quello retributivo, il che comporta un aggravio dei calcoli;
- la variazione progressiva delle soglie per il pensionamento anticipato incide anche sul montante contributivo e sulla determinazione della pensione mensile;
- se ci sono cause di invalidità, reversibilità, maternità, disoccupazione o cassa integrazione la determinazione del montante contributivo è più complessa;
- in caso di eventuali cause che determinano una variazione di ruolo, mansione o livello di inquadramento, oppure nel caso di accertamenti tributari, il profilo di calcolo potrebbe essere diverso;
- cambiamenti di gestione, ad esempio da lavoratore autonomo a dipendente o viceversa;
- contributi versati all’estero e ricongiunzioni.
Queste sono solo alcune delle situazioni che potrebbero diventare una “variabile non controllabile”, che fa saltare lo schema di calcolo della pensione futura.
Pensione troppo bassa: soluzioni
Cosa dovrebbe fare, quindi, un pensionato che pensa di avere una pensione troppo bassa? Il pensionato dovrebbe valutare se la sua situazione ha qualche variabile incontrollata e procedere a un ricalcolo.
In questo modo potrà verificare se vi sono degli errori nel calcolo e procedere a presentare una domanda di integrazione all’INPS per aumentare la pensione mensile.
In questi casi è possibile anche richiedere gli arretrati fino a cinque anni precedenti la richiesta, ed avere un rimborso delle somme non erogate, che saranno soggette a tassazione separata e, quindi non faranno cumulo con gli altri redditi del soggetto.
Per procedere al ricalcolo della pensione è sufficiente rivolgersi a uno studio di commercialisti e consulenti del lavoro che potranno assistere il cittadino anche con il rilascio di una semplice delega che consente, al professionista, di analizzare la posizione del cliente senza necessità di ricevere documenti.
Dopo aver effettuato il ricalcolo, la domanda di integrazione potrà essere presentata direttamente dal cittadino e, in caso di rifiuto da parte dell’INPS, sarà possibile impugnare il rigetto al tribunale, sezione lavoro.
Quando andrò in pensione – Domande frequenti
L’INPS tiene conto dell’età del lavoratore e della quota di contributi versati all’ente previdenziale, in base agli anni di lavoro.
Entrano in gioco diverse variabili: con sistema contributivo, retributivo o misto, ma agiscono anche altri fattori, come spiegato in questo articolo.
Bisogna verificare se ci sono variabili incontrollate che agiscono sulla pensione, e procedere con il ricalcolo, chiedendo eventuali integrazioni all’INPS.
Giovanni Emmi
Dottore Commercialista