Pensione integrativa per partite iva: come funziona, detrazioni, conviene?

La pensione integrativa per i professionisti e i lavoratori autonomi può essere un valido strumento per ridurre il gap previdenziale nelle partite IVA. Scopri quello che c’è da sapere e quando conviene.

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Pensione integrativa per partite IVA
  • La pensione integrativa per partite IVA rientra tra le forme di risparmio attraverso cui è possibile integrare l’importo della pensione obbligatoria.
  • Prevede un versamento di denaro costante su un apposito fondo, al fine di incrementare l’importo iniziale secondo il principio della capitalizzazione.
  • La pensione integrativa è deducibile ai fini IRPEF, sia per le partite IVA in regime ordinario, semplificato e per quelle forfettarie (con qualche eccezione per queste ultime).

Le pensioni integrative sono oggi il secondo sistema previdenziale dopo quello obbligatorio. A confermarlo è il report del Covip (Commissione Vigilanza sui Fondi Pensione) del 7 giugno 2023: sono 9,2 milioni i contribuenti iscritti a una pensione integrativa, di cui il 28%, pari a 2,6 milioni,  appartiene al settore dei lavoratori autonomi e dei liberi professionisti.

Un dato che, anche se lentamente, continua a crescere in Italia. Infatti, tra tassazione e crisi economiche, negli ultimi anni sono sempre di più i lavoratori autonomi con partita IVA che hanno deciso di sottoscrivere uno strumento finanziario legato al sistema previdenziale complementare.

Come per i dipendenti pubblici, la pensione integrativa, permette di poter godere, una volta conclusa l’attività lavorativa, di una fonte di sostentamento sotto forma di capitale e/o di rendita certamente in grado di migliorare la qualità della vita.

Uno strumento con diversi vantaggi sia dal lato economico, sia per quanto riguarda la deducibilità fiscale. In questa guida troverai quello che devi sapere su come funziona una pensione integrativa per liberi professionisti, le agevolazioni fiscali  previste e quando conviene.

Cos’è la pensione integrativa

La pensione integrativa per partite IVA rientra tra quegli strumenti di risparmio che andranno a incrementare la futura pensione.

Infatti, nel caso dei lavoratori autonomi, in base all’attività professionale svolta, devi iscriverti alla Gestione Separata INPS, alla Gestione Artigiani o Commercianti, oppure a uno degli Albi professionali per le attività regolamentate (avvocati, ingegneri, medici, architetti, commercialisti ecc.).

Ogni anno è previsto un importo variabile ai fini previdenziali, i contributi IVS, che andranno a sommarsi nel tempo, creando la futura pensione.

Pensione integrativa tipologie

In questo contesto si colloca il sistema previdenziale complementare. Istituito con il Dlgs 5 dicembre 2005, n. 252, prevede il versamento volontario e costante di somme presso società specializzate (banche, SGR, e compagnie assicurative), autorizzate a raccogliere i soldi in strumenti finanziari finalizzati a garantire una migliore qualità di vita al lavoratore. Ecco quali sono quelli stabiliti nell’art 3, 12 e 13:

  • fondi aperti: accessibili a chiunque voglia integrare la sua forma pensionistica con versamenti aggiuntivi;
  • fondi chiusi: sono categorie di strumenti di previdenza accessibili solo se si rientra in specifiche categorie di lavoratori professionisti o autonomi;
  • piani pensionistici individuali (PIP): sono contratti di assicurazione vita con finalità pensionistiche;
  • fondi pensioni preesistenti: sono fondi collettivi esistenti prima del decreto del 2005 e che prevedono un sistema di gestione dello strumento finanziario senza intermediari.

Come funziona la pensione integrativa per lavoratori autonomi

Il funzionamento di un fondo pensione complementare per lavoratori autonomi e liberi professionisti è simile a quello previsto per la previdenza integrativa dei dipendenti e delle altre tipologie di lavoratori.

Le due caratteristiche principali sono:

  1. il versamento volontario costante;
  2. una capitalizzazione del denaro.

Quindi, in base alla tipologia di piano previdenziale sottoscritto con una banca, una SRG, una piattaforma di risparmio gestito o un’assicurazione, andrai ad effettuare:

  • un versamento iniziale: come base per l’apertura del sistema previdenziale integrativo;
  • un versamento costante: quasi sempre su base mensile.

La somma è stabilita in rapporto al tuo reddito e all’obiettivo pensionistico che vuoi raggiungere.

Rispetto al sistema pensionistico obbligatorio, quello integrativo si fonda sul meccanismo della capitalizzazione.

Quindi, il denaro versato viene investito su un fondo, con il fine di farlo crescere nel tempo.

Infatti, sul capitale versato otterrai un rendimento relativo all’andamento del fondo, che verrà a sua volta reinvestito in modo da incrementare il tuo guadagno. Ovviamente il rendimento non è fisso, ma andrà a variare in base alla composizione del fondo stesso (obbligazionario, azionario, misto ecc.).

Tuttavia, rispetto ad altre tipologie di investimento, come quelli su un ETF, oppure nel trading online, con i fondi pensione avrai la garanzia sul capitale versato.  

In effetti il patrimonio dei fondi pensione è legalmente separato dalle società gestori. Le somme dei fondi sono depositate presso una banca depositaria e sono gestiti in modo prudente e diversificato. Pertanto i fondi non sono soggetti a rischio di coinvolgimento nella liquidazione di una banca o di un gestore finanziario. Vi sono specifiche norme nazionali che prevedono misure di vigilanza e controllo a tutela dei patrimoni dei fondi pensione.

La pensione integrativa ti verrà erogata nel momento in cui raggiungi i requisiti pensionistici per quella di vecchiaia o quella anticipata. In base alla tipologia di contratto sottoscritto, puoi ottenere l’importo accumulato a cui si aggiungono i rendimenti, sia in un’unica soluzione, con il versamento completo di tutto il capitale, sia con una rendita vitalizia.

In questo caso, l’importo sarà suddiviso in rate mensili che andranno ad integrare il valore della pensione obbligatoria. Infine, puoi valutare anche un sistema misto, ottenendo parte del capitale immediatamente e il restante suddiviso con un piano mensile.

TFR e pensione complementare partite IVA

Rispetto al lavoratore dipendente che ha la possibilità di utilizzare il TFR investendolo in un fondo complementare, e quindi ottenendo un suo incremento nel tempo, nel caso delle partite IVA, non è previsto un trattamento di fine rapporto.

Pensione integrativa per partite IVA: deducibilità del fondo

Come libero professionista o lavoratore autonomo con partita IVA, uno dei vantaggi di integrare la tua pensione con un sistema complementare è quello della deducibilità degli importi versati.

L’art 10 del TUIR, al comma 1, stabilisce che ai fini del calcolo dell’imposta sul reddito sulle persone fisiche (IRPEF), si devono considerare anche gli:

importi complessivi versati come contributi previdenziali ed assistenziali versati secondo le disposizioni di legge”.

Quindi, sono considerate deducibili le somme annuali versate ai fini di pensione integrativa fino al valore massimo annuale di 5.147,57€.

Deducibilità fondo complementare previdenziale

Devi inserirle all’interno della dichiarazione dei redditi a fine anno e andranno a ridurre il carico fiscale tassativo. Ciò vale anche se hai aperto più di un fondo previdenziale integrativo.

Inoltre, possono essere deducibili anche pensioni complementare sottoscritte negli Stati UE e in quelli che sono aderenti al SEE (Spazio Economico Europeo).

Fondo pensione integrativo e tassazione

Altro aspetto da considerare sono i vantaggi tassativi. Infatti, i rendimenti ottenuti dall’investimento del fondo non prevedono una tassazione del 26%, ma si applicherà un’aliquota del 20%, che scende ulteriormente nel caso in cui il fondo preveda titoli di stato (BTP). In questo caso sarà pari al 12,5%.

Inoltre, in quanto investimento, si applica anche una tassazione nel momento in cui la pensione integrativa sarà acquisita.

Dal 2007 la percentuale è simile, sia nel caso in cui scegli di ottenere l’intero importo del capitale, oppure il pagamento a rate. Si applicherà un’impostata sostitutiva del 15%, che verrà ridotta in base agli anni dei versamenti previdenziali complementari:

  • 0,30% per ogni anno di previdenza complementare dai 15 anni in poi, fino a un massimo di 6 punti;
  • dai 35 anni di versamenti, l’aliquota scende al 9%.

Aliquota per R.I.T.A e per anticipazioni

La RITA è un sistema di pensionamento anticipato, che permette ai lavoratori di ricevere una parte della loro pensione in modo anticipato, prima della pensione di vecchiaia.

Questa possibilità è circoscritta ai lavoratori che hanno cessato l’attività lavorativa e che soddisfano specifici requisiti, come ad esempio un minimo di anni di contribuzione e la partecipazione a forme di previdenza complementare. 

Nel caso di anticipazione con R.I.T.A (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata) si applicano le stesse regole, con un’aliquota del 15% sull’importo richiesto, che andrà a decrescere in base all’anzianità dei versamenti.

Un caso diverso è se l’anticipazione avviene per perdita di eventuali requisiti previsti per l’adesione al fondo, come può essere eventuale invalidità che comporti incapacità di lavorare. In questo caso si applicherà una tassazione del 23%.

Pensione integrativa e partita IVA forfettaria

La deducibilità fiscale per le partite IVA professionali prevede la presenza di costi e di investimenti che possono essere detratti in ambito di dichiarazione dei redditi. Può essere applicata anche alle partita IVA con regime forfettario?

Il principio di questo regime agevolato è quello di applicare un’aliquota forfettaria del 5% per i primi 5 anni e successivamente del 15%.

Il reddito imponibile viene calcolato, non dalla differenza tra costi e guadagni, ma applicando un coefficiente di redditività sugli importi fatturati, variabile in base all’attività d’impresa. Quindi, i costi non sono deducibili.

Tuttavia, un discorso diverso è per le forme pensionistiche obbligatorie: in base all’articolo 1 della Legge 190/2014 si prevede la deducibilità dei costi relativi ai versamenti previdenziali integrativi. In questo caso, come partita IVA forfettaria dovrai inserire il costo all’interno del quadro LM, al rigo 35.

Ma non tutto il male vien per nuocere. Se non hai potuto dedurre il costo per la previdenza complementare è possibile avere un ulteriore beneficio dal parziale esonero dalla tassazione. Infatti i contributi non dedotti e le eccedenze sono esonerate dalla imposta sostitutiva del 15% (fino al 9% in caso di versamenti oltre i cinque anni).

Pensione integrative partite IVA: quando conviene?

Le pensioni integrative per le partite IVA possono essere considerate degli strumenti molto utili al fine di ridurre il gap previdenziale.

In particolare, se per i dipendenti pubblici il tasso di sostituzione, ovvero il rapporto tra reddito medio e pensione, oggi si attesta al 60/70%, per i liberi professionisti e i lavoratori autonomi questo valore si aggira al 50/60%.

Quindi con una forma previdenziale complementare, potrai incrementare la tua pensione e ottenere un importo utile per migliorare la qualità di vita nel momento in cui termini di lavorare.

Ciò vale sia se apri un fondo integrativo all’inizio della tua attività professionale, sia se decidi di creare una pensione integrativa a 50 anni.

Inoltre, fino a pochi anni fa i costi erano il primo elemento di ostacolo per i professionisti e i lavoratori autonomi nello scegliere il sistema previdenziale complementare.

Oggi invece vi sono diverse soluzioni accessibili a un vasto target di utenti. Un esempio è stata l’apertura del fondo Fon.Te (Fondo Pensione Complementare per dipendenti del commercio, turismo e servizi) anche ai lavoratori autonomi e ai professionisti iscritti alla Gestione Separata INPS.

Ciò permette di accedere a un sistema previdenziale di natura collettiva con un costo limitato.

Inoltre, i fondi previdenziali ti offrono una garanzia sul capitale, oltre a rendimenti che possono essere interessanti in base alla tipologia di investimento.

Rispetto ai contributi obbligatori e ai termini previsti dal contratto, puoi comunque recuperare il denaro in caso di emergenza, estinguendo il fondo, oppure ottenendo un anticipo, il R.I.T.A.

A questo si aggiungono le diverse opportunità di gestire l’importo ottenuto al momento della pensione, con versamenti mensili, oppure recuperando l’intero capitale versato più gli eventuali rendimenti.

In ogni caso, per i pagamenti con vitalizio e quelli misti, il capitale rimasto rientrerà nell’asse ereditario. Infine, devi aggiungere l’aspetto tassativo, che ti permette di ottenere una deducibilità dei costi anche con una partita IVA forfettaria.

Pensione integrativa partite IVA: domande frequenti

Come funziona la pensione integrativa per le partite IVA?

La pensione integrativa per i lavoratori autonomi e i liberi professionisti segue le medesime regole previste per i dipendenti pubblici e privati. Scopri quello che c’è da sapere nella nostra guida.

La pensione integrativa è deducibile per le partite IVA forfettarie?

Si, per chi ha il regime forfettario è prevista la deducibilità della pensione integrativa se ha altri redditi soggetti a IRPEF.

Conviene la pensione integrativa a 50 anni?

Sottoscrivere una pensione integrativa come lavoratore autonomo o libero professionista conviene anche a 50 anni. Leggi i vantaggi nel nostro articolo.

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Gennaro Ottaviano

Esperto di economia aziendale e gestionale

Laurea in Economia Aziendale presso il Politecnico di Lugano, appassionato di borse, mercati e investimenti finanziari. Ho competenze di diritto e gestione societaria, con esperienze amministrative. Scrivo di diritto, economia, finanza, marketing e gestione delle imprese.

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