- L’Unione europea, attraverso il Patto di Stabilità, vuole contenere il debito pubblico.
- Ogni singolo paese dovrà gestire la spesa in modo da evitare eventuali aumenti del deficit.
- In Italia potrebbero essere a rischio la riforma delle pensioni e dell’Irpef.
La Commissione europea ha presentato all’Italia una proposta di riforma del Patto di Stabilità. Nel caso in cui l’Italia dovesse scegliere di adeguarsi, quali sarebbero le prospettive per il nostro paese? Cosa devono aspettarsi le aziende ed i professionisti dalle novità richieste dall’Europa?
Attraverso la riforma del Patto di Stabilità, in estrema sintesi, l’Unione europea chiede all’Italia di rendere le regole più efficaci, ma soprattutto più credibili. Dovranno essere risanate le finanze pubbliche e dovrà essere garantito un adeguato sostegno agli investimenti.
Sicuramente tra le proposte più importanti vi è quella che prevede una riduzione del debito per i paesi che lo hanno più alto. Adesso la palla è passata al Consiglio dei Ministri ed al Governo.
Indice
Cos’è il Patto di Stabilità
Perché è necessario procedere con la riforma del Patto di Stabilità? A fornire una spiegazione è Valdis Dombrowski, vicepresidente della Commissione, il quale ha spiegato che le regole europee di bilancio risalgono agli anni novanta.
In questo momento l’Europa e i paesi membri si ritrovano davanti a sfide e priorità economiche che risultano essere completamente diverse rispetto a quelle del passato. Le regole devono necessariamente andare a riflettere questi importanti cambiamenti.
Dombrowski ha recentemente concluso aggiungendo che le proposte servono a garantire una riduzione del debito pubblico, soprattutto in quei paesi dove risulta essere particolarmente alto, ed aiuterà a soddisfare le riforme, attualmente necessarie per rispondere alle varie esigenze di investimento.
La Commissione europea, in estrema sintesi, attraverso la riforma del Patto di Stabilità, aveva proposto un nuovo regolamento a cui dovrà essere associata una revisione di due diversi testi legislativi.
Questo tipo di approccio, però, non sembra aver funzionato, almeno per la maggior parte dei paesi dell’Ue. Bruxelles ha quindi deciso di cambiare drasticamente approccio.
Ora come ora ogni singolo paese è chiamato a predisporre un vero e proprio piano per risanare il debito pubblico, che si è generato direttamente dalla spesa pubblica netta: deve essere, quindi, epurato dagli interessi e da qualsiasi altra variabile al di fuori del controllo del Governo.
Il nuovo debito pubblico risanato, almeno nelle intenzioni dell’esecutivo comunitario, dovrà diventare il parametro di riferimento.
I paesi con un alto debito pubblico, dovranno predisporre dei piani nazionali della durata di quattro anni, estendibili a sette, che dovranno portare ad un calo del debito per almeno una decina di anni. In questo periodo non dovranno essere necessarie delle altre misure di risanamento.
Nel caso in cui un qualsiasi paese non dovesse rispettare la traiettoria prevista per la riduzione della spesa pubblica netta, scatterà una procedura per debito eccessivo. Ovviamente potranno essere prese in considerazione delle circostanze attenuanti: se il debito pubblico, però, risulta essere elevato, i margini di manovra saranno ridotti.
Cosa comporta il Patto di Stabilità
Una volta che il periodo coperto dal piano sarà terminato, la ratio debito/Pil dovrà risultare inferiore rispetto a quella che era stata registrata all’inizio del periodo preso in considerazione.
A questo punto il paese è tenuto ad effettuare un aggiustamento minimo di bilancio dello 0,5% del Pil ogni anno, fino a quando il deficit non si andrà a stabilizzare oltre il 3% del Pil.
Questa proposta di riforma del Patto di Stabilità che cosa comporterà per il nostro paese? Alcune simulazioni predisposte dall’Unione europea prevedono che per l’Italia l’aggiustamento di bilancio potrebbe essere, almeno in linea di massima, intorno allo 0,85% annuo del Pil, in un piano che duri solo e soltanto quattro anni.
Nel caso in cui, invece, dovesse durare sette anni, potrebbe essere pari allo 0,45%: stiamo parlando di grosso modo di 15 e di 8 miliardi di euro ogni anno.
Berlino incalza Roma
Gli impegni che abbiamo appena visto, sono stati inseriti nella riforma del Patto di Stabilità su richiesta diretta della Germania, che ha sollecitato un impegno cifrato ed inderogabile dello 0,5% del PIL.
Christian Lindner, ministro delle Finanze tedesco, ha sottolineato come le proposte della Commissione europea non stiano soddisfacendo completamente le richieste della Germania. Berlino non avrebbe intenzione di accettare delle proposte che potrebbero andare ad indebolire il Patto di Stabilità.
La pianificazione avanzata da Bruxelles, comunque vada, costituisce una base sulla quale appoggiare degli ulteriori negoziati, nei quali la Germania ha intenzione di avere un ruolo costruttivo.
Riforma del Patto di Stabilità: l’appoggio di Parigi
A fronte di una posizione più rigida della Germania, diversa è la posizione del governo olandese, che si è dimostrato soddisfatto, anche se è stato particolarmente cauto.
Parigi, invece, ritiene che il pacchetto di riforme del Patto di Stabilità stia andando nella giusta direzione. Nel caso in cui ci siano delle violazioni degli impegni, l’Unione europea potrà irrogare eventualmente delle multe o delle sanzioni.
A sottolineare quale possa essere l’impatto politico del nuovo Patto di Stabilità è Paolo Gentiloni, commissario agli affari economici, il quale ha ricordato che sarà compito dei singoli governi presentare i loro piani di risanamento.
Gentiloni ha messo in evidenza come le discussioni sull’andamento della spesa dello Stato avranno un notevole impatto sull’opinione pubblica.
Cosa succederà all’Italia con il Patto di Stabilità
Entrando un po’ più nello specifico, che cosa accadrà all’Italia una volta entrato in vigore il nuovo Patto di Stabilità (potrebbe accadere già nel 2024)?
Secondo alcune simulazioni effettuate direttamente dall’Unione europea, al nostro paese potrebbe essere richiesta una correzione di bilancio per quattro anni, che potrebbe essere pari a 15 miliardi di euro. La correzione si ridurrebbe a 7-8, se il piano avesse una durata di sette anni.
Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia, ha messo in evidenza che gli investimenti legati al PNRR non sarebbero esentati dalle nuove regole.
A finire sotto la lente di ingrandimento ci sarebbero anche la riforma delle pensioni e dell’Irpef, che il governo guidato da Giorgia Meloni aveva promesso: una volta introdotte le nuove regole, secondo gli esperti, ogni tentativo di riforma sarebbe strozzato dalla mancanza di fondi. Sempre che non si vogliano andare a tagliare definitivamente.
Patto di Stabilità – Domande frequenti
La proposta dell’Unione europea ha lo scopo di ridurre il debito dei paesi aderenti all’Unione europea.
Il nostro paese dovrà fare attenzione alle spese, in modo da non far lievitare il deficit pubblico. Ecco quali saranno le possibili conseguenze.
Secondo alcuni esperti con il Patto di Stabilità potrebbero essere a rischio la riforma delle pensioni e dell’Irpef, che potrebbero essere tagliate.
Pierpaolo Molinengo
Giornalista