- La globalizzazione virtuale ha fatto crescere la domanda di traduttori esperti, anche per lingue di nicchia;
- Puoi lavorare come traduttore da dipendente di agenzie di comunicazione, aziende o agenzie di traduzione oppure come freelance con partita IVA;
- Puoi svolgere quest’attività anche se sei un giovane neolaureato in lingue. Ti basterà rilasciare una ricevuta per prestazione occasionale.
In un mondo sempre più globalizzato, la figura del traduttore è diventata indispensabile in svariati ambiti del lavoro. Imprese, professionisti, istituzioni o enti no profit sono sempre alla ricerca di traduttori moderni, figure capaci di rendere messaggi e contenuti fruibili a persone di lingue diverse.
Tradurre è un compito che non può essere assolto facilmente da chiunque. Serve uno specialista che abbia una buona conoscenza del suo settore e delle culture diverse con cui entra in contatto.
Come si diventa traduttori? Al giorno d’oggi, farsi assumere da dipendente presso qualche agenzia di comunicazione o multinazionale non è l’unica soluzione. Se decidi di aprire una partita IVA come traduttore, puoi diventare un professionista freelance e lavorare con più aziende, anche da remoto.
Leggi questa guida e scopri tutto quello che c’è da sapere per diventare un traduttore oggi.
Indice
Cosa serve per diventare traduttore?
Dire che il mestiere del traduttore richiede la conoscenza perfetta (o quasi) di una seconda lingua è scontato e riduttivo. Oltre alla grammatica, bisogna essere esperti conoscitori della cultura, delle tradizioni e della materia tecnica di cui si tratta.
In sostanza il suo lavoro non è solo di tradurre, ma di interpretare e trasferire un concetto che abbia lo stesso significato che aveva nella lingua originale. Avrai raggiunto lo scopo se il lettore sarà in grado di comprendere il significato che il testo ha nella lingua di partenza.
Specializzarsi in un settore specifico è un altro requisito per avere successo come traduttore. Il tuttologo non serve a nessuno, oggi le imprese cercano esperti verticalizzati e conoscitori di linguaggi tecnici in ambito:
- legale;
- medico;
- economico;
- ingegneristico;
- tecnologico.
Avere delle certificazioni che dimostrino le tue competenze sarà un altro punto a tuo favore. Le esperienze all’estero per un periodo medio-lungo, infine, sono un biglietto da visita sempre vincente.
Iniziare a Lavorare come traduttore
Esistono due modalità per trasformare in un lavoro l’attività di traduzione:
- Farsi assumere da una casa editrice, un’azienda o un’agenzia;
- Scegliere la strada della libera professione.
Il traduttore freelance ha la possibilità di lavorare con più aziende contemporaneamente, organizzandosi il lavoro e offrendo servizi come un libero professionista.
Ha il vantaggio di non dipendere da nessuno, fissare le proprie tariffe, gestire il proprio tempo oppure studiarsi servizi ad hoc per aumentare le entrate della sua attività.
Di contro, un traduttore freelance non ha uno stipendio fisso, deve provvedere al pagamento delle imposte e dei contributi e non può godere dei benefici che spettano a un normale dipendente.
Qualunque sia la tua decisione, studio e pratica sono due pilastri portanti del mestiere di traduttore:
- Teoria: occorre formarsi costantemente, masticare la lingua, stare al passo coi tempi;
- Pratica: non basta essere un madrelingua per tradurre. Serve una certa esperienza per confezionare dei lavori di qualità, chiari e scorrevoli anche nella lingua di arrivo.
Quanto guadagna un traduttore?
Lo stipendio medio di un traduttore varia a seconda del suo livello di esperienza, la lingua in cui è specializzato e il settore in cui si trova a lavorare.
Incrociando i dati a disposizione sul web, un traduttore in Italia guadagna in media 1.500 euro netti al mese. La forbice salariale varia dai 600 euro per un neolaureato in stage ai 2.500 euro per gli esperti traduttori di grosse multinazionali.
Ovviamente, il discorso è differente per un traduttore freelance. Qui i guadagni mensili variano da 0 a decine di migliaia di euro a seconda delle commesse e del tariffario scelto dal libero professionista.
Aprire la Partita IVA come tradurre freelance
Le opportunità che si aprono se decidi di diventare un libero professionista della traduzione, sono diverse.
Puoi lavorare con agenzie di comunicazione, aziende che intrattengono rapporti con l’estero, case editrici, oppure vendere i tuoi servizi su piattaforme per freelance come Fiverr, UpWork, Freelancer o Translated.
Se hai deciso di entrare nel mondo della traduzione professionale seriamente (farne un mestiere) ti occorrerà aprire partita IVA.
L’apertura della Partita IVA può e lo step iniziale sarà quello di individuare il codice ATECO per un traduttore:
74.30.00 – Traduzione e interpretariato
Questo codice puoi segnalarlo al tuo commercialista che provvederà all’apertura della Partita IVA.
Iniziando da adesso la tua attività potrai optare per l’adozione del regime fiscale forfettario (con coefficiente del 78%, sul reddito ed aliquota sull’imponibile del 15%), che è il più adeguato per le nuove attività.
Cosa comporta il regime forfettario?
In parole semplici il regime forfettario è stato introdotto una decina di anni fa circa – anche se con nomi diversi – al fine di favorire le piccole attività senza gravarle di pesanti costi fiscali. Questo genere di contribuzione fiscale prevede che le nuove iniziative imprenditoriali vengano tassate a un’aliquota del 15%: una sorta di flat tax proprio per questa categoria.
L’adesione comporta il mantenimento di un livello di ricavi non superiore a 65.000 euro a tempo illimitato e nel caso specifico di un traduttore il reddito imponibile sarà pari al 78% del ricavo totale.
Così ad esempio se il tuo fatturato è di 20.000 euro l’anno, il reddito imponibile sarà 15.600 € (20.000 * 78%) ed a questo si applicherà l’aliquota del 15%.
Se poi decidi che la tua attività dovrà cominciare come una vera e propria attività d’impresa e se rientri nei requisiti, sarai una start up e nei primi cinque anni di attività la tua aliquota sarà agevolata al 5%.
Sempre in tema di attività d’impresa il requisito dei 65.000 euro annui dovrà essere mantenuto anche per gli anni seguenti, mentre avrai il vincolo di non dover corrispondere un importo superiore ai 20.000 euro annui verso dipendenti o collaboratori. Non esiste alcun vincolo invece, per quanto riguarda gli investimenti in beni necessari all’attività (beni strumentali).
Lo stesso discorso appena fatto vale se dovessi decidere di iniziare la tua attività da remoto come traduttore on line; per i traduttori che svolgono il proprio lavoro da casa, la procedura per l’apertura della partita IVA è identica.
Se poi stai già svolgendo un’altra attività professionale ed intendi aderire al regime forfettario è importante che tu ponga attenzione al cumulo dei ricavi conseguiti nel corso dell’anno, infatti il limite dei 65.000 euro l’anno è inteso come sommatoria dei ricavi e non come ricavo della singola attività.
E se vengono superati questi limiti?
L’anno successivo al superamento sarai obbligato a seguire le regole relative al regime ordinario, mentre nell’anno dopo, se i ricavi torneranno in quei limiti, potrai rientrare nel forfettario.
Lavorare come traduttore senza partita IVA
C’è un ulteriore opzione che puoi utilizzare se vuoi lavorare come traduttore, se hai già un lavoro che ti occupa gran parte del tempo.
Si tratta di optare per il lavoro occasionale. Di cosa si tratta esattamente?
Il contratto di prestazione occasionale è stato introdotto proprio con lo scopo di fare emergere dal lavoro nero tutte quelle forme di collaborazione a tempo che non avevano nessun inquadramento giuridico.
Come dice il termine stesso, se inizi a fare una collaborazione con un’azienda, un ente o un’agenzia di traduzioni, questo impegno non dovrà essere continuativo, ma per l’appunto occasionale.
Vediamo insieme quali sono i vincoli che dovrà rispettare questo tipo di collaborazione per essere svolta in modo regolare da entrambe le parti.
- Un primo requisito sarà quello dell’assenza di subordinazione: significa che il tuo committente (colui che ti affiderà l’incarico di traduzione) non dovrà darti dei vincoli di orario o di carattere organizzativo. Puoi svolgere il tuo lavoro negli orari che ritieni più opportuni e dove decidi tu;
- La prestazione deve essere occasionale: cioè non deve esserci una regolarità del rapporto e nei pagamenti. Il tuo contributo al lavoro del committente dovrà svolgersi in modo del tutto irregolare temporalmente.
C’è un ulteriore limite che è dato dall’importo dei compensi percepiti, si tratta del vincolo di percepire al massimo 5.000 euro lordi annui, anche se da committenti diversi.
Il raggiungimento del limite non comporterà la decadenza della tipologia di legame, ma comporterà solo l’obbligo previdenziale di iscrizione presso la gestione separata INPS.
C’è però un aspetto che dovrai tenere presente, quando fai questo tipo di scelta. Ci sono alcune tipologie di soggetti a cui lo svolgimento della prestazione occasionale è preclusa:
- Ai dipendenti pubblici
- Agli iscritti ad albi professionali (ad esempio architetti, ingegneri, avvocati, commercalisti etc.)
- Ai soggetti che fanno parte di organi amministrativi, commissioni ed enti sportivi riconosciuti.
Al fine di comprovare l’avvenuto pagamento come libero professionista senza partita IVA, avrai l’unico obbligo di rilasciare una ricevuta di pagamento con ritenuta d’acconto. Si tratta di una sorta di acconto delle imposte che dovrai versare quando farai la dichiarazione dei redditi.
Viene versata dal tuo committente, che in sede di pagamento l’ha trattenuta dall’importo della stessa ricevuta. In questo passaggio devi fare però attenzione, perché si tratta di una procedura riservata solo a quei soggetti che sono riconosciuti dalla legge come sostituti d’imposta (in genere società e liberi professionisti).
In tutti gli altri casi la ritenuta d’acconto non va indicata nel documento di pagamento.
Se sei invece un libero professionista che non rientra in una di queste categorie puoi tranquillamente svolgere la tua attività di traduttore, rispettando però un limite: l’attività non deve essere simile alla tua attività principale.
Inoltre, se sei un professionista con Partita IVA e lavori proprio come traduttore, o fai un attività assimilabile, non potrai svolgere una prestazione occasionale di questo tipo.
Quale lingua studiare da traduttore?
Il traduttore è un po’ come il medico: si specializza in un ramo specifico, e lì ci resta per sempre (o quasi). Scegliere con cura quali lingue trattare determinerà le sorti della tua attività professionale.
Lingue meno studiate
Per alcuni puntare a una nicchia è la strada vincente. Fra le lingue meno studiate al mondo figurano:
- albanese;
- svedese;
- danese;
- ungherese;
- turco;
- islandese;
- coreano.
Essere i numeri uno nella traduzione di queste lingue potrebbe premiare.
Lingue più richieste nel mondo del lavoro
Altri invece preferiscono rimanere sulle lingue più diffuse e richieste sul mercato del lavoro. La più diffusa e ricercata è l’inglese, ma sta diventando uno standard per il quale vale poco la pena specializzarsi.
Diverso è il discorso per chi sceglie settori altamente tecnici, dove la domanda resta molto alta.
Cinese, arabo e russo sono altre lingue interessanti per i traduttori del futuro, perché dall’oriente potrebbe arrivare una ventata di richieste su ogni ambito lavorativo.
Attenzione anche a non sottovalutare le lingue europee. Saper tradurre in tedesco è molto apprezzato dalle aziende che lavorano nel settore finanziario, mentre lo spagnolo e le sue sfaccettature si prestano per le attività con l’America Latina.
Diventare traduttori: consigli utili
Oggigiorno svolgere l’attività di traduttore non è un percorso proibitivo e neppure qualcosa che può rubare tempo al tuo lavoro. Con l’avvento del web e con le semplificazioni normative esistenti, raggiungere il tuo traguardo non è poi così difficile.
Così ad esempio, se ti sei appena laureato in lingue e vorresti cimentarti con traduzioni di testi da lingue diverse, ecco che puoi iniziare con delle prestazioni occasionali per acquisire la dovuta esperienza, magari specializzandoti in settori specifici; poi una volta ampliato il tuo giro ed essendoti fatto conoscere in quell’ambiente, potresti decidere di aprire la tua partita IVA e iniziare a crescere professionalmente da lì.
Come hai visto gli adempimenti e le regole da seguire per svolgere quest’attività non sono molte e le procedure necessarie per essere perfettamente in regola non sono neppure complicate.
L’apertura della partita IVA, per qualunque genere di professionista non comporta alcun costo, bisogna solo seguire alcuni passi ben precisi, quali la determinazione del codice ATECO ed il regime IVA. Per fare questi adempimenti potrà esserti d’aiuto il tuo commercialista di fiducia.
L’adozione del regime forfettario è una scelta quasi indispensabile per chi inizia un’attività in proprio da zero, ma soprattutto per i professionisti che non hanno dei costi fissi elevati da sostenere. Il motivo è da ricercarsi nell’aliquota più favorevole e nei minori costi di gestione
Alessandro Creazzo
Consulente aziendale e marketing d'impresa