- La scelta di aprire una partita IVA è un passo importante che sancisce l’inizio di una nuova attività, professionale, autonoma o imprenditoriale, per cui è necessario conoscere tutti i vantaggi e gli svantaggi di questa decisione.
- Con il regime fiscale forfettario si pagano imposte agevolate, non si paga l’IVA ma c’è un limite di ricavi annuo di 85.000 euro. Con il regime fiscale ordinario invece si applicano le aliquote IRPEF, ma si possono scaricare le spese dell’attività e non vi sono limiti annuali di fatturato.
- Avviare un’attività autonoma offre libertà maggiore rispetto a quella prevista lavorando come dipendente, ma comporta anche rischi più elevati.
La decisione di avviare un’attività autonoma va presa facendo un’attenta valutazione di quali sono i pro e i contro di questa operazione, che si tratti di costituire un’impresa da zero o di lavorare come libero professionista. In Italia ci sono regole e norme specifiche intorno al lavoro autonomo ed è fondamentale aprire una partita IVA per operare in modo continuativo, provvedendo al corretto pagamento delle tasse.
Scegliere di cominciare un’attività di questo tipo può portare a numerosi vantaggi, come quello di avere una maggiore libertà organizzativa e procedurale rispetto al lavoro dipendente, ma comporta anche non pochi rischi di natura finanziaria e norme da rispettare secondo il sistema italiano. Inoltre, in base al regime fiscale e contributivo scelti, possono cambiare le condizioni in cui si lavora in termini di spese.
Aprire una partita IVA può essere una buona idea oggi? Per saperlo bisogna analizzare caso per caso, andando a vedere quali sono i vantaggi e gli svantaggi del lavoro autonomo nel nostro paese.
Indice
Pro e contro della partita IVA
VANTAGGI
- Autonomia decisionale
- Autonomia organizzativa
- Orario flessibile
- Prospettive di guadagno interessanti
- Possibilità di avviare progetti innovativi
- Accesso a regimi fiscali vantaggiosi
- Accesso a contributi e incentivi statali
- Possibilità di avviare un’impresa famigliare
- Possibilità di diversificare i clienti
SVANTAGGI
- Rischio di impresa e alta responsabilità
- Mancata copertura economica per ferie o malattia
- Cassa integrazione assente (ISCRO a parte)
- Mancanza di uno stipendio fisso
- Guadagni variabili
- Piena gestione amministrativa
- Burocrazia e complessità delle norme
- Ricerca in autonomia dei clienti
Vantaggi della partita IVA
Avere una partita IVA è indicato per chi intende avviare una professione autonoma o aprire un’attività di impresa. Le casistiche possono essere le più disparate e bisogna valutare come funziona il settore specifico in cui si decide di operare.
In linea generale uno dei vantaggi maggiori di questa scelta è quello di avere autonomia decisionale e organizzativa e questo include anche la scelta dell’orario in cui lavorare, a differenza di come accade nel lavoro dipendente.
Recentemente si è sviluppato sempre di più lo smart working, che può essere piuttosto vantaggioso specialmente per alcune professioni autonome, per cui questa possibilità va considerata se si intende aprire una partita IVA.
La gestione libera del tempo, dei processi e di organizzazione è quindi il principale vantaggio di chi lavora in autonomia, che può operare per diversi clienti anziché per un’unica azienda. In questo modo è anche possibile ottenere guadagni piuttosto interessanti, spesso maggiori rispetto a quanto si percepisce lavorando per un’unica attività.
I ricavi di una partita IVA possono essere di sicuro interesse, anche se questo varia in base alla tipologia di attività svolta, al settore, al luogo in cui ci si trova e a molti altri fattori che vanno considerati prima di avviare l’attività.
Essere imprenditore poi permette di spaziare nei servizi o prodotti da proporre sul mercato, ideare nuovi progetti o mettere in campo idee innovative, ad esempio avviando una startup, oppure lavorare in un progetto a conduzione familiare.
Tramite partita IVA si aderisce a regole fiscali e contabili diverse rispetto al lavoro dipendente e spesso, soprattutto tramite regimi agevolati, è possibile risparmiare sulle tasse rispetto a quanto versato periodicamente lavorando come subordinato.
Vantaggi della partita IVA forfettaria
Negli ultimi anni ha avuto forte diffusione la partita IVA forfettaria, per cui il lavoratore autonomo può accedere a determinati vantaggi fiscali se rispetta alcune condizioni specifiche. Con il regime fiscale forfettario si paga un’imposta fissa del 5% per i primi 5 anni di attività e al 15% nel periodo successivo.
Anche se non è possibile scaricare le spese, grazie al coefficiente di redditività le partite IVA applicano le imposte solamente ad una certa percentuale del guadagno annuo, ovvero su una base imponibile specifica. Anche la contabilità con questo regime fiscale è piuttosto vantaggiosa, perché semplificata.
I contribuenti in regime forfettario non sono tenuti alle scritture contabili, ma solamente alla conservazione delle fatture numerate emesse durante l’anno. Un altro vantaggio da non sottovalutare è la non applicabilità dell’IVA, per cui le tasse vengono assolte con un’unica imposta sostitutiva.
Inoltre chi aderisce alla Cassa INPS Artigiani e Commercianti come ditta individuale può richiedere una riduzione dei contributi al 35% all’inizio di ogni anno.
Vantaggi della partita IVA ordinaria
Andiamo a vedere invece quali sono i vantaggi dell’adesione ad un regime fiscale e contabile ordinario. In questi casi si applica l’aliquota IRPEF variabile in base agli scaglioni dal 23% al 43% sulla base imponibile. Il principale vantaggio di questa opzione è quello di poter scaricare le spese sostenute per l’attività autonoma, non presente nel regime forfettario.
Il lavoratore autonomo può quindi accedere ad importanti detrazioni e deduzioni fiscali riportando in dichiarazione dei redditi tutti i costi sostenuti. Questa partita IVA inoltre è particolarmente vantaggiosa per alcuni tipi di attività, ovvero per chi percepisce un ricavo annuo superiore a 85.000 euro.
Svantaggi della partita IVA
Vediamo ora quali sono gli svantaggi principali dell’apertura di una partita IVA. Trattandosi di una opzione che prevede l’autonomia totale nell’organizzazione, uno degli svantaggi più grossi è l’assunzione di un rischio che al contrario lavorando come dipendente è molto limitato.
Non c’è infatti certezza per ciò che riguarda i guadagni, l’andamento dell’economia, la riuscita di un progetto o il raggiungimento di determinati obiettivi. Non vi è quindi un ricavo mensile certo, anche se questo può variare notevolmente dal tipo di lavoro autonomo svolto o dall’impresa che si conduce.
I guadagni sono quindi flessibili in base a diversi fattori, tra cui l’andamento economico in una determinata zona geografica e in uno specifico periodo, la capacità dell’imprenditore di trovare sempre nuovi clienti o collaborare attivamente con realtà presenti sul territorio, l’approvvigionamento dai fornitori giusti, la riuscita di un progetto e così via.
Ci vuole quindi una maggiore organizzazione e uno spirito imprenditoriale volto a condurre un’attività affrontandone tutti i rischi che ne conseguono. Avere anche la giusta idea al momento più appropriato, con un po’ di fortuna, è essenziale per la riuscita dell’attività. In generale la responsabilità è più alta per chi apre una partita IVA rispetto a chi lavora per un’unica azienda.
Sono inoltre previste minori tutele rispetto al lavoro subordinato: pensiamo ad esempio all’assenza di remunerazione in caso di ferie o malattia o della cassa integrazione. Su questo punto tuttavia recentemente sono state introdotte diverse misure che sostengono maggiormente gli autonomi, ad esempio l’ISCRO per chi si trova in difficoltà economica.
La gestione dell’aspetto amministrativo può essere considerata come uno svantaggio: l’imprenditore deve ricordare le scadenze da rispettare, mantenere la contabilità di tutti i movimenti dell’attività, rispettare diverse regole fiscali e burocratiche in autonomia. Su questo è possibile rivolgersi ai Dottori Commercialisti, ma comporta comunque un costo.
Infine, la questione del pagamento delle tasse e dei contributi in autonomia può spaventare molti dall’iniziare un’attività autonoma: le percentuali di tassazione sono piuttosto elevate in Italia, molto di più rispetto ad altri paesi del mondo o in Europa.
Esistono tuttavia regimi agevolati o strumenti per risparmiare sulle imposte, ad esempio scaricando le spese sostenute a favore dell’azienda.
Svantaggi della partita iva forfettaria
I principali svantaggi di una partita IVA che aderisce al regime forfettario sono collegati ai requisiti di accesso a questa opzione. In primis i lavoratori autonomi non possono superare la soglia di 85.000 euro annui, da cui scatta il passaggio obbligato all’ordinario.
In secondo piano, ma non meno importante, l’impossibilità di scaricare le spese: aderendo ad una tassazione già vantaggiosa, questi autonomi non possono dedurre i costi sostenuti per l’attività, che sono invece stabiliti a forfait dal coefficiente di redditività del codice Ateco specifico.
Un altro svantaggio è quello legato alla possibilità di avere dipendenti e collaboratori: ogni anno una partita IVA forfettaria non deve superare 20.000 euro di compensi erogati ad altri soggetti, altrimenti scatta il passaggio all’ordinario.
Svantaggi della partita IVA ordinaria
Il principale svantaggio da considerare per la partita IVA ordinaria riguarda l’elevata tassazione rispetto ai forfettari. Le aliquote IRPEF infatti variano dal 23% al 43% della base imponibile lorda, per cui un autonomo con questo regime fiscale deve mettere in conto una quota di tasse consistente ogni anno.
La gestione della contabilità è più complessa, per cui i lavoratori autonomi, imprenditori o società devono compilare determinati libri contabili ogni anno seguendo gli obblighi di legge e le scadenze indicate dall’Agenzia delle Entrate. Pensiamo al libro giornale, al libro inventari, al registro dei beni ammortizzabili, ai registri IVA e alle scritture relative ai magazzini.
In generale la gestione della partita IVA prevede più burocrazia rispetto a quella del regime forfettario, con l’aggiunta di imposte come IRAP o IRES in caso di attività produttive e società. Con questo regime fiscale si applica anche l’IVA sulla vendita di prodotti e servizi.
Quando conviene la partita IVA
Avere una partita IVA in alcuni casi è una scelta obbligata: pensiamo ad esempio a tutte quelle professioni che possono essere svolte solamente (o in prevalenza) in autonomia, come quella del commercialista, dell’avvocato, del geometra e così via.
In questi casi solitamente l’iter per avviare l’attività autonoma è piuttosto specifico e contraddistinto da obblighi da seguire, come l’iscrizione ad un Ordine Professionale e ad una cassa previdenziale. In altre situazioni è possibile svolgere una professione sia come dipendente che come autonomo, aprendo una partita IVA con il codice Ateco corrispondente all’area di interesse.
Aprire un’impresa solitamente comporta adempimenti burocratici più complessi, come la scelta della forma giuridica in cui operare, il rispetto di determinati parametri (pensiamo al settore della ristorazione, che in Italia è regolamentato da leggi piuttosto specifiche), l’acquisizione di titoli professionali idonei e così via.
Ma quando conviene aprire una partita IVA? Questa scelta così importante si prende solitamente quando si ha un’idea imprenditoriale o un progetto specifico da portare avanti: sviluppare una nuova professione, aprire un negozio, aprire un ristorante, avviare una startup e così via. Bisogna quindi partire da un business plan specifico, per limitare il più possibile i rischi e far funzionare l’attività.
Se si sceglie di operare nel regime fiscale forfettario, il più vantaggioso per risparmiare sulle tasse, è consigliato avviare l’attività ad inizio anno, per beneficiare al massimo dell’agevolazione prevista per i primi 5 anni. Va anche ricordato che aprire una partita IVA non è un’operazione definitiva: in qualunque momento, se l’attività non sta dando i suoi frutti, è possibile chiuderla.
Quando la partita IVA conviene di più rispetto al lavoro subordinato
In alcuni casi si può dire che la partita IVA convenga di più rispetto al lavoro subordinato, soprattutto a livello fiscale. Prendendo l’esempio del regime fiscale forfettario, con questa opzione è possibile accedere ad una aliquota al 15%, ridotta ancora al 5% per i primi 5 anni di attività, se sussistono alcune condizioni.
Questa tassazione è molto ridotta rispetto a quella che si applica sui guadagni dei lavoratori dipendenti, che varia dal 23% al 43% in base ai ricavi annui. Guardando all’interno della propria busta paga infatti è possibile vedere la quantità di tasse pagate con il proprio lavoro dipendente, nettamente superiori rispetto a quelle di una partita IVA forfettaria.
La partita IVA inoltre conviene di più rispetto al lavoro dipendente nel momento in cui le prospettive di guadagno sono superiori lavorando con più committenti rispetto ad avere un’unica azienda di riferimento. Per questo motivo è consigliato analizzare a fondo il settore in cui ci si muove, per avere un’idea dei possibili ricavi.
Quando non conviene aprire una partita IVA
La partita IVA è indicata soprattutto a chi sa gestire in autonomia diversi aspetti del lavoro, incluse l’organizzazione e la pianificazione delle attività. Viene generalmente sconsigliata a chi fa più fatica ad organizzare progetti, scadenze, adempimenti e soprattutto la ricerca di clienti.
Su questo punto è possibile sempre farsi affiancare da un esperto, come un professionista commerciale, tuttavia comporta un costo. Anche la gestione del budget è un aspetto da non sottovalutare, per cui si sconsiglia la partita IVA se non si è abituati a farlo o se ci si trova in difficoltà.
Generalmente, ma ci possono essere delle eccezioni, non conviene aprire una partita IVA in un momento particolarmente critico per l’economia del proprio paese o del settore specifico a cui ci si vuole rivolgere: in questi casi avviare e mantenere l’attività potrebbe essere più difficoltoso.
Se si preferisce avere un guadagno pressoché uguale ogni mese, non è consigliato avviare un’attività autonoma, ma è preferibile quella subordinata.
Infine è possibile svolgere un lavoro in autonomia per un ambito e in un periodo limitato: in questo caso si può optare per la prestazione occasionale. Questa possibilità è sfruttata anche da chi intende muovere i primi passi in autonomia per poi aprire una partita IVA in un secondo momento.
Vantaggi e svantaggi di una partita IVA – Domande frequenti
Avere una partita IVA comporta la gestione autonoma del proprio lavoro, sia a proposito di aspetti organizzativi che di pianificazione e gestione della contabilità. A questo si aggiungono spese fisse e variabili a cui fare attenzione, tra cui le tasse, i contributi, il commercialista e i costi dei fornitori.
Con il regime forfettario si accede ad una tassazione vantaggiosa, al 15% che scende al 5% per i primi 5 anni di attività. Inoltre non si paga l’IVA e la contabilità è piuttosto semplice.
Con il regime fiscale ordinario una partita IVA può superare la soglia di 85.000 euro di ricavi annui e scaricare diverse spese per proseguire con l’attività.
Per aprire una partita IVA si può procedere in autonomia all’Agenzia delle Entrate oppure richiedere la consulenza di un centro CAF oppure di un commercialista.
Aprire una partita IVA è obbligatorio ogni qual volta l’attività autonoma diventa costante con una rendita nel tempo. Sopra i 5.000 euro di ricavi bisogna anche aprire una posizione previdenziale. Per molte professioni è indispensabile avere una partita IVA per poter operare.
Valeria Oggero
Giornalista