- Partita IVA e lavoro dipendente si possono svolgere contemporaneamente in Italia, ponendo attenzione ad alcune regole.
- Per chi lavora nel settore privato ci sono maggiori possibilità di avere anche una propria partita Iva, mentre per chi è impiegato nel settore pubblico ci sono diverse restrizioni.
- In base alla tipologia di regime fiscale della partita IVA, si prevede una doppia tassazione, oppure si andranno a sommare i redditi ai fini del calcolo IRPEF.
Avere una partita Iva e lavorare anche come dipendente in Italia è possibile, entro certi limiti. Non c’è infatti alcuna legge nel nostro paese che impedisce di essere regolarmente assunti con contratto in un’azienda e avere contemporaneamente anche un’attività in proprio.
Ci possono però essere accordi contrattuali specifici che limitano questa possibilità. Non solo: lavorare con una partita Iva e anche come dipendente comporta una maggiore attenzione verso l’aspetto fiscale e contributivo.
Vediamo quali sono le tasse da pagare, come funziona e quando si può fare.
Indice
- Partita Iva e lavoro dipendente: quando è possibile
- Dipendente pubblico e partita IVA
- Dipendente privato e partita Iva
- Tasse con partita Iva e lavoro dipendente
- Partita Iva a regime forfettario e lavoro dipendente
- Partita Iva a regime ordinario e lavoro dipendente
- Contributi INPS lavoratore dipendente con partita Iva
- Quanto costa la partita Iva per un lavoratore dipendente
- Aprire partita Iva come dipendente: vantaggi e svantaggi
- Attività autonome da affiancare al lavoro dipendente
Partita Iva e lavoro dipendente: quando è possibile
Combinare partita IVA e lavoro da dipendente è possibile. Tuttavia, sono diverse le regole e i limiti che vanno a gestire la convivenza di queste due attività lavorative:
- tipologia di contratto, se pubblico o privato;
- durata del contratto, se part-time o full time;
- eventuali limitazioni normative.
Nei contratti di lavoro privato, in linea di massima sussiste piena libertà di ampliare le proprie attività, ma sono presenti alcune eccezioni. Ben diversa è la situazione nel caso in cui ti trovi nel pubblico impiego: vi possono essere dei conflitti e delle incompatibilità.
Inoltre, se hai un contratto full time, integrare un altro lavoro può essere più difficile rispetto a una modalità part-time. Infine, dal punto di vista normativo, nel settore pubblico devi prendere come riferimento il Decreto Legge n. 165/2001: “Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni“, in cui sono indicati i limiti di compatibilità.
Dal punto di vista del settore privato invece, il punto di riferimento è il Codice Civile, con l’articolo 2105, che regola l’obbligo di fedeltà e di non concorrenza.
In linea generale bisogna sempre fare riferimento al contratto di lavoro stipulato con il datore, che può prevedere clausole come: non avviare un’attività imprenditoriale con partita Iva nello stesso settore, comunicare tempestivamente l’intenzione di iniziare un lavoro autonomo al titolare, rispettare il patto di non concorrenza.
Dipendente pubblico e partita IVA
Il rapporto tra partita IVA e dipendente statale è quello che determina i maggiori dubbi. In linea di principio, come dipendente pubblico sei tenuto a svolgere il tuo lavoro in modo esclusivo. Ciò vuol dire che non ti è permesso affiancare un’attività di lavoro autonomo aprendo la partita Iva.
Vi sono però alcune osservazioni da fare. Infatti, dovrai porre attenzione alla tipologia di contratto che hai sottoscritto e se svolgi un incarico come dipendente pubblico o privato. Ad esempio, se nel contratto di lavoro si fa riferimento alla norma 165/2011, l’ente per cui lavori è pubblico e quindi la tua attività sarà esclusiva.
Se invece non vi sono riferimenti contrattuali a questa norma, vuol dire che la società di cui sei dipendente è una realtà privata, anche se ha una compartecipazione pubblica o è partecipata dallo Stato italiano. In questo caso avrai più ampie libertà.
Va considerato che lavorando nel settore pubblico è possibile avere anche una partita Iva se si rientra in determinati settori, ovvero se si è insegnanti, una volta ottenuta l’autorizzazione del dirigente scolastico, infermieri, amministratori di condominio, revisori contabili, se si partecipa a commissioni tributarie oppure se si lavora per testate giornalistiche.
La possibilità di aprire la partita IVA come lavoratore dipendente statale è anche variabile in base al numero di ore svolte, distinguendo tra attività:
- full time: sono previsti diversi limiti;
- part time: in questo caso avrai la possibilità di integrare il tuo lavoro con quello autonomo.
Partita IVA e lavoro pubblico full time
Quasi sempre i contratti full time non prevedono l’opportunità di svolgere un’attività come lavoratore autonomo. In alcuni casi, però, può essere la stessa Pubblica Amministrazione a prevedere all’interno del contratto l’opportunità di farti svolgere un’attività collaterale con prestazione occasionale, oppure richiedendoti la partita IVA. Tuttavia, sono necessarie alcune condizioni:
- l’incarico non dovrà essere in conflitto con l’attività della pubblica amministrazione;
- lo svolgimento del lavoro accessorio dovrà avvenire fuori dalle ore di lavoro previste dal contratto;
- dovrai svolgere un’attività collaterale che abbia le caratteristiche di occasionalità e temporaneità;
- sono esclusi dalle limitazioni del doppio lavoro gli insegnati, solo se svolgono attività che riflettono quelle dell’insegnamento.
Inoltre per svolgere l’attività di lavoratore autonomo devi ottenere specifica autorizzazione. Se lavori full-time e vuoi comunque aprire una partita IVA, puoi farlo, richiedendo una riduzione delle tue ore lavorative e modificando il contratto in una versione part-time.
Partita IVA e lavoro pubblico part-time
Nella situazione in cui il tuo contratto di lavoro statale è part time, avrai ampie possibilità di aprire partita IVA. Con questo tipo di contratto si considerano quelle attività che prevedono un numero di ore inferiore al 50% rispetto a un accordo a tempo pieno.
Un esempio tipico è quello delle scuole che offrono contratti ai docenti con un numero di ore molto limitate. In questo caso dovrai porre attenzione solo al conflitto di interesse.
Ciò significa che potrai svolgere un’attività autonoma, ma non simile a quella che occupi all’interno della Pubblica Amministrazione. Inoltre, prima di procedere con l’apertura della partita IVA, dovrai comunque effettuare una richiesta al fine di ottenere l’autorizzazione.
Restrizioni per chi lavora nel pubblico
In linea generale si può dire che qualsiasi dipendente che lavora nel pubblico impiego vada incontro a maggiori restrizioni rispetto ai lavoratori nel settore privato. Tuttavia in linea di massima è possibile avviare attività di tipo professionale e intellettuale mentre si è impiegati nello statale, se questa non interferisce con l’orario di lavoro.
Un esempio è quello di un insegnante di economia che decide di avviare anche una propria attività da commercialista. Le cose cambiano se si sceglie di iniziare un’attività imprenditoriale di tipo commerciale con una partita Iva: pensiamo ad esempio a negozi, ristoranti e così via. Questo è di fatto vietato dai contratti.
Dipendente privato e partita Iva
L’apertura di partita IVA e il lavoro dipendente nel settore privato non prevedono conflitti sia se prevedi di lavorare come ditta individuale, sia come professionista. L’unica situazione in cui non puoi svolgere una tua attività in piena autonomia è quella per cui sono presenti specifiche clausole all’interno del contratto.
Se non sono previste forme di incompatibilità, avrai piena libertà di aprire la partita IVA. Inoltre, rispetto al contratto di lavoro nel settore pubblico, non sei obbligato a chiedere l’autorizzazione del tuo datore di lavoro. Può essere però una buona prassi, al fine di evitare contrasti e incomprensioni, comunicare la propria intenzione di affiancare l’attività privata a quella di dipendente.
Una considerazione a parte riguarda la tipologia di attività che andrai a svolgere. In questo contesto devi prendere come riferimento l’articolo 2105, che regola alcuni principi di non concorrenza, tra cui l’obbligo di fedeltà e di non divulgazione.
Cosa prevede il patto di non concorrenza
La legge non ti impedisce di svolgere un’attività similare a quella che stai effettuando nell’azienda in cui sei dipendente, salvo il rispetto di alcune regole.
Infatti, in base al Codice Civile, è necessario rispettare l’obbligo di fedeltà e di non concorrenza. Inoltre, è vietato utilizzare le notizie e le informazioni riguardanti la società al fine di danneggiarla (obbligo di non divulgazione e di riservatezza), mettendo a repentaglio la sua immagine.
Il patto di non concorrenza in Italia sancisce il divieto per il dipendente di svolgere attività che possano entrare in diretta concorrenza con il datore di lavoro, che sia svolto in autonomia o per soggetti terzi. Questa regola vale per tutta la durata del rapporto di lavoro subordinato, tuttavia delle clausole specifiche del contratto potrebbero stabilire anche un periodo successivo al suo scioglimento.
Se si verificano scorrettezze, il datore di lavoro può richiedere il tuo licenziamento per giusta causa, oltre a procedere per vie legali per un eventuale risarcimento per i danni arrecati.
Dipendente privato che apre una partita Iva: deve comunicarlo al datore?
Un aspetto da chiarire riguarda la comunicazione da fare al datore di lavoro nel caso in cui si decida di aprire la partita Iva mentre si sta lavorando come dipendente. Possono sorgere dei dubbi a proposito della sua obbligatorietà: di fatto per i lavoratori dipendenti non viene stabilito dalla legge questo obbligo di comunicazione.
Tuttavia è sempre consigliato essere il più possibile trasparenti verso l’azienda per cui si lavora e il proprio titolare, mettendolo al corrente dell’attività autonoma svolta, sia se con l’apertura di una partita Iva, sia se in forma occasionale. Questo è valido anche come forma di tutela da qualsiasi licenziamento o richiesta di risarcimento eventuale. Le cose cambiano invece se il lavoratore si trova nel pubblico impiego.
Dipendente pubblico che apre una partita Iva: deve comunicarlo al datore?
Prendiamo il caso invece di un lavoratore nel pubblico impiego che si trova ad aprire una partita Iva: deve comunicarlo al proprio titolare e in generale all’ente per cui è assunto? In generale come abbiamo visto, il settore pubblico ha regole più restrittive sullo svolgimento di lavoro dipendente e autonomo contemporaneamente.
A maggior ragione, dopo aver verificato dalle clausole del contratto che questo è possibile, è consigliato comunicare per tempo le proprie intenzioni, per salvaguardare il proprio posto di lavoro.
Tasse con partita Iva e lavoro dipendente
Nel momento in cui decidi di far coesistere l’attività di lavoro dipendente con quella di lavoratore autonomo, devi considerare che percepirai due redditi di natura diversa e come tali sono sottoposti a tassazione. Ciò comporta dei cambiamenti sia per quanto riguarda il calcolo delle tasse ai fini IRPEF, sia per le modalità di dichiarazione dei redditi a fine anno.
Il problema del calcolo non si pone per il reddito da lavoro dipendente, dato che è tassato alla fonte e in quanto tale otterrai in busta paga l’importo al netto, con un’aliquota fiscale determinata in base ai nuovi scaglioni IRPEF.
Un discorso diverso riguarda la tassazione dei guadagni da lavoratore autonomo. In questo caso devi considerare il regime fiscale a cui aderisci come partita IVA, se agevolato oppure ordinario o semplificato. Quindi si avrà:
- doppia tassazione: applicata ai regimi agevolati;
- i redditi si cumulano: per i regimi ordinari e semplificato.
Partita Iva a regime forfettario e lavoro dipendente
Come lavoratore dipendente puoi aprire una partita IVA forfettaria se rientri nei seguenti requisiti previsti:
- il tuo reddito da lavoratore dipendente deve essere inferiore ai 30.000€;
- il fatturato annuo della tua attività come lavoratore autonomo non deve superare gli 85.000€ annui;
- non devi avere partecipazioni in società di persone, capitali o studi professionali.
Il vantaggio del regime forfettario è quello di prevedere un calcolo delle aliquote fiscali effettuato su base forfettaria. Quindi, per definire il reddito imponibile non andrai a considerare la differenza dei costi e dei ricavi, ma si applicherà una flat tax pari al 5%, per i primi cinque anni e del 15% per quelli successivi. Ciò comporta una contabilità semplificata, con l’unico svantaggio di non accedere a detrazioni e deduzioni fiscali.
Nel momento in cui è presente un reddito da lavoratore dipendente, le due fonti di guadagno non verranno cumulate, ma rimarranno separate dal punto di vista fiscale. In pratica:
- i redditi percepiti come lavoratore dipendente sono tassati alla fonte in busta paga;
- i redditi previsti nel regime forfettario sono sottoposti a tassazione secondo l’aliquota forfettaria.
Tuttavia, dal punto di vista della dichiarazione dei redditi, devi compilare il Modello Persone Fisiche, in particolare il Quadro LM, con riferimento ai redditi di impresa o lavoratore autonomo e non più il 730.
Partita Iva a regime ordinario e lavoro dipendente
Se non puoi aderire al regime fiscale forfettario, in base alla tipologia di attività e al reddito di impresa percepito, rientrerai o nel regime semplificato o nel regime ordinario. In ambedue i casi si tratta di regimi imponibili IRPEF, quindi l’aliquota viene determinata in base al differenziale tra costi e ricavi. Un vantaggio è che puoi accedere alle detrazioni e alle deduzioni fiscali.
In questo caso, i proventi derivanti dal lavoro dipendente rimangono sempre tassati alla fonte, in base allo scaglione IRPEF di riferimento. Il problema è sui redditi legati alla partita IVA. In questo caso il guadagno da lavoro autonomo sconta l’aliquota marginale.
Ciò significa che, ai fini delle tasse, l’imponibile IRPEF come lavoratore dipendente si andrà a sommare all’imponibile IRPEF come lavoratore autonomo. Ciò determina un nuovo scaglione IRPEF su cui si andrà a calcolare la tassazione di differenza. Per chiarire, può essere utile un esempio.
Ipotizziamo un reddito da lavoratore dipendente pari a 35.000€ e un guadagno come partita IVA pari a 10.000€, al netto dei costi. Quindi ai fini delle tasse sulla busta paga verranno prelevati gli importi sui 35.000€.
Invece, per determinare la tassazione da lavoratore autonomo devi sommare i 35.000€ ai 10.000€: la tassazione si applica secondo gli scaglioni IRPEF su un importo pari a 45.000€ (35.000€+10.000€). In questo caso il pagamento dell’aliquota di differenza deve avvenire tramite F24.
Dal punto di vista della dichiarazione dei redditi, non dovrai compilare il modello 730, ma si richiederà quello Persone Fisiche.
Contributi INPS lavoratore dipendente con partita Iva
I contributi INPS devono essere versati da tutti i lavoratori, in base alla tipologia di attività svolta. Il denaro verrà accumulato all’interno delle Casse Previdenziali di riferimento. I dipendenti pubblici e privati hanno la loro, mentre per le ditte individuali è prevista la Gestione Commercianti e Artigiani INPS.
Se svolgi un’attività professionale iscritta all’Albo, avrai una cassa previdenziale apposita. Infine, se appartieni a una di quelle categorie di lavoratori che non prevedono l’iscrizione ad un Albo, il denaro versato verrà accumulato nella Gestione Separata.
Al fine di evitare un doppio versamento contributivo, per calcolare i contributi IVS, se svolgi una doppia attività, da dipendente e da lavoro autonomo, devi considerare:
- la tipologia di contratto;
- la regola del lavoro principale.
Nel primo caso l’INPS ha specificato che un contratto a tempo indeterminato e full time prevede l’esonero da altre tipologie di forme contributive. Invece, se hai un contratto part-time, salvo casi particolari, si utilizzerà il principio del lavoro principale. Ciò significa che i versamenti contributivi si applicheranno solo alla:
- fonte di reddito superiore dal punto di vista economico;
- all’attività a cui dedichi più tempo.
Per essere considerata attività prevalente, il lavoro dovrà differenziarsi sia per un fattore economico, sia di tempo. Inoltre, è necessaria un’ulteriore distinzione tra:
- settore del commercio e artigianato;
- attività di libero professionista.
Partita Iva e lavoro dipendente: contributi doppi?
I contributi si devono calcolare due volte? Dipende dalla gestione INPS e dall’attività prevalente, ovvero se si fa riferimento alla Gestione Commercianti e Artigiani INPS o alla Gestione Separata, per cui bisogna rispettare la regola del lavoro principale. Se decidi di svolgere un’attività professionale sarai obbligato a fare riferimento a:
- Gestione Separata INPS;
- Cassa previdenziale per le attività che prevedono un Albo.
La Gestione Separata raggruppa tutte quelle attività professionali che non hanno una cassa previdenziale dedicata. Se invece, vuoi svolgere l’attività di avvocato, medico, ingegnere, psicologo o qualunque lavoro che prevede uno specifico Albo di iscrizione, sarai obbligato a versare i relativi contributi nella casse di riferimento.
Infine, per quanto riguarda i contratti di lavoro a tempo determinato, per applicare il principio del lavoro prevalente si dovrà verificare, volta per volta, la durata del contratto e la tipologia di reddito.
Bisogna ricordare che se l’attività dipendente è prevalente e si apre una ditta individuale, non bisogna iscriversi alla Gestione Commercianti, per cui si accede ad un’esenzione sul minimale.
Quanto costa la partita Iva per un lavoratore dipendente
La spesa di apertura della partita IVA per i dipendenti è piuttosto limitata. Dovrai ovviamente considerare se aprila in maniera autonoma, facendo la richiesta direttamente all’Agenzia delle Entrate, oppure affidarti a un professionista del settore come uno studio di commercialisti.
Questa è una soluzione che prevede una spesa, dato che dovrai pagare l’onorario del consulente, ma è consigliabile per non commettere errori. Infatti, l’intervento del professionista è utile per valutare il tuo contratto di lavoro e verificare se puoi affiancare la tua attività da dipendente con quella autonoma.
Inoltre, semplificherà tutto il processo di apertura della partita IVA, della scelta della tipologia di forma societaria più adatta alle tue esigenze e della valutazione del regime fiscale e contributivo.
Aprire partita Iva come dipendente: vantaggi e svantaggi
Avere una propria partita Iva offre il vantaggio di poter iniziare lavori commissionati da soggetti diversi e in alcuni casi può comportare un’entrata economica aggiuntiva non indifferente (pensiamo a chi lavora come dipendente part time e affianca un lavoro autonomo).
Oggi è vantaggioso soprattutto scegliere il regime forfettario, che garantisce un certo risparmio nel pagamento delle tasse, avendo un’aliquota piuttosto bassa. Di contro, sono stabiliti specifici limiti di reddito complessivo che non puoi superare e soglie di ricavi dal lavoro di tipo dipendente entro cui rimanere, come abbiamo visto prima.
Anche se lavori come dipendente puoi aprire la posizione Iva con il modello AA9/12 dell’Agenzia delle Entrate in autonomia, oppure affidandoti ad un commercialista. In questo senso non ci sono differenze in base al tipo di lavoro dipendente che svolgi.
Un vantaggio sta nel versamento dei contributi previdenziali: con una ditta individuale e un lavoro dipendente ad esempio puoi versarli tutti tramite il datore di lavoro. Le cose cambiano se lavori in ambito professionale.
Uno degli svantaggi di aprire una partita Iva e lavorare come dipendente sta nella difficoltà effettiva che puoi riscontrare nel gestire la mole di lavoro, oltre al fatto che devi fare molta attenzione a non entrare in concorrenza con il datore.
Attività autonome da affiancare al lavoro dipendente
Ci sono alcune attività che sono ideali da affiancare ad un lavoro di tipo dipendente, per guadagnare qualcosa in più e arrotondare lo stipendio. Pensiamo ad esempio all’apertura di un negozio online, ovvero un e-commerce (non è possibile però se si lavora nel pubblico).
Oppure si può decidere di avviare un’attività intellettuale o professionale, come quella del giornalista o del commercialista, oppure lavorare nella consulenza informatica.
Ci sono diverse attività autonome che non richiedono un dispendio di tempo troppo alto, per cui è opportuno valutare in base alla situazione un ambito che permette di alternare le due tipologie di lavoro.
Partita IVA e lavoro dipendete – Domande frequenti
In linea di massima è possibile sia per i dipendenti pubblici, purché part-time, sia per quelli privati, salvo che il contratto non lo vieti.
Aprire una partita IVA da dipendente non prevede un costo se effettuato direttamente sul portale dell’Agenzia delle Entrate, tuttavia è consigliato rivolgersi ad un Dottore Commercialista o ad uno Studio per tutta la procedura.
I lavoratori statali possono aprire una Partita IVA se è previsto dal contratto e se lavorano in modalità part-time. Il lavoro full-time nel pubblico non prevede la possibilità di aprire una Partita IVA.
Buongiorno, ho p. Iva dal 2005 come artigiano e nel 2018 sono stato assunto come dipendente full time in una ditta privata, e ho chiesto esonero contributi della mia p. Iva e trasformazione da artigiano a forfettario e la domanda è stata accettata dato che con lavoro dipendente sto sotto i 30k e i contributi vengono pagati dal mio datore di lavoro al 100%. Nel luglio 2020 mi è stato proposto part time verticale 24 ore, ho accettato e il lavoro da dipendente mi paga il 60% dei contributi…il mio commercialista dice che devo fatturare meno del reddito da dipendente e nessuno mi dirà nulla ma non è certo. Quello che chiedo è che fino adesso non ricevendo nessuna comunicazione da inps o camera di commercio il part time da 24 ore compensa i contributi e posso continuare la mia attività da p. Iva anche superando il reddito da dipendente? Un’altro commercialista mi ha detto che basta avere il 50% di part time da dipendente e con la p. Iva posso fatturare fino al limite di 85k..
Buongiorno,
in linea di principio per essere artigiano l’attività deve essere svolta in modo continuativo e prevalente, sia da un punto di vista del reddito che del tempo dedicato all’attività. E’ una situazione da approfondire con la camera di commercio competente per territorio.
Team partitaiva.it
Buonasera,
grazie per l’articolo, molto interessante. Mi sembra di capire, mi corregga se sbaglio, che un docente full time (a tempo indeterminato) se apre una partita IVA come libero professionista che non ha una cassa previdenziale specifica, non è tenuto ad aprire la gestione separata e, quindi, a pagare l’INPS due volte. C’è un riferimento normativo specifico su questa cosa?
Grazie ancora, porgo i miei più cordiali saluti.
Buongiorno,
il rapporto di lavoro dipendente full time esonera dall’iscrizione alla gestione IVS artigiani e commercianti, non dalla gestione separata inps.
Grazie per averci scritto
Buongiorno,
trovo molto chiari e interessanti gli articoli sul vostro sito, quindi ringrazio per i contenuti. Una cosa non mi è chiara leggendo questo articolo. Es. ho un lavoro da dipendente soggetto all’aliquota IRPEF massima. DEcido di affiancare a questo lavoro l’attività autonoma aprendo una partita iva in regime ordinario semplificato; nel 2023 avrò un utile di esercizio di 10 mila euro: su questo utile dovrei pagare il 23% di IRPEF o il 43%? In poche parole: ai fini IRPEF il reddito da autonomo si va a sommare a quello da dipendente o sono 2 entità separate?
grazie