Partita Iva italiana all’estero: come lavorare fuori dall’Italia

Per lavorare con la Partita Iva italiana all’estero è necessario richiedere all’Agenzia delle Entrate l’iscrizione al Vies. Continua a leggere la guida per sapere come effettuare la richiesta, quali sono gli obblighi della Partita Iva comunitaria e in quali casi l’attività viene cancellata dal Vies.

Revisione a cura di Giovanni EmmiDottore CommercialistaSu PartitaIva.it ci impegniamo al massimo per garantire informazioni accurate. Gli articoli vengono costantemente revisionati da professionisti del settore.

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  • Con la Partita Iva italiana è possibile anche intraprendere operazioni commerciali con soggetti commerciali all’interno dell’Unione Europea.
  • Per aprire la Partita Iva comunitaria, o intercomunitaria, è necessario effettuare l’iscrizione al Vies, acronimo di Vat Information Exchange System, ossia il Sistema elettronico di scambio di dati sull’IVA.
  • Per richiedere l’attivazione del Vat Identification Number è necessario procedere durante l’apertura della Partita Iva attraverso i riquadri dedicati, presenti nei modelli AA7 e AA9, o inviando una raccomandata all’Agenzia delle Entrate.

La Partita Iva italiana consente di esercitare un’attività all’interno del territorio italiano, ma per lavorare all’estero è sufficiente la Partita Iva aperta in Italia?

Quando l’attività si allarga all’estero e si intraprendono operazioni commerciali con soggetti che si trovano all’interno dell’Unione Europea, è necessario aprire la Partita Iva comunitaria o intracomunitaria.

Nell’Unione Europea vige il principio di libertà di stabilimento e la libera prestazione dei servizi. Con questo principio, quindi è garantita la mobilità di imprese e professionisti. Ma come abilitare la Partita Iva italiana per l’estero? In questo articolo vedremo come lavorare fuori dall’Italia e come funziona la Partita Iva comunitaria.

Partita Iva italiana all’estero: come funziona

L’apertura della Partita Iva è uno dei requisiti necessari per essere in regola con il fisco italiano per dichiarare le attività effettuate da una società, un libero professionista o una ditta individuale. Si tratta di un codice formato da 11 caratteri numerici assegnati ad un soggetto che esercita l’attività rilevante ai fini Iva.

Ma quando l’attività opera al di fuori dei territori nazionali è necessario aprire la Partita Iva intracomunitaria. In questo modo infatti è possibile effettuare transazioni di prodotti e servizi con gli altri Paesi membri dell’Unione Europea.

Bisogna tenere presente che con la Partita Iva italiana è possibile esercitare un’attività solamente entro i confini territoriali d’Italia, per cui il passaggio per cambiarne le caratteristiche è fondamentale quando si lavora con l’estero.

Partita Iva comunitaria: cos’è

La Partita Iva comunitaria è un codice assegnato in modo univoco ad un’attività che esercita all’interno dell’Unione Europea e permette anche di identificare il Paese di appartenenza.

Oltre all’apertura della Partita Iva comunitaria è anche necessario effettuare l’iscrizione al Vies. Il Vies, Vat Information Exchange System, è il sistema elettronico di scambio di dati sull’IVA, e serve ad autorizzare le attività a compiere operazioni all’interno dell’Unione Europea. Questa banca dati permette di convalidare il numero di Partita Iva degli operatori economici presenti all’interno dell’Unione Europea.

Secondo il principio di libertà di stabilimento, i soggetti residenti nell’Unione Europea possono avviare la propria attività imprenditoriale nel Paese membro che si ritiene più opportuno.

La Partita Iva intracomunitaria non offre particolari vantaggi e non presenta svantaggi dal punto di vista fiscale, ma consente di aggiungere alle fatture emesse l’Iva, ma anche di scaricare questa tassa su beni e servizi necessari per l’attività.

Partita Iva Vies

Come funziona la Partita Iva italiana all’estero

Con la richiesta della Partita Iva comunitaria il soggetto è autorizzato a operare in Italia, ma la sede legale dell’attività dovrà comunque essere posta nel paese in cui si apre Partita Iva. Infatti, le attività che operano in Italia con Partita Iva estera sono tenute a pagare le imposte sia in Italia che all’estero.

L’apertura di Partita Iva comunitaria comporta diversi obblighi. Le attività sono tenute a:

  • effettuare le dichiarazioni Iva trimestrali;
  • effettuare la dichiarazione periodica INTRASTAT;
  • tenere il registro delle vendite comunitarie.

Tali obblighi, tuttavia, possono variare in base al Paese del committente e del prestatore d’opera. Di conseguenza, il committente italiano passivo Iva è debitore d’imposta verso il prestatore fuori dai confini nazionali. Invece, quando il committente è all’estero ricorre l’obbligo di fattura con indicazione “inversione contabile”. In questo modo il pagamento dell’Iva passa da chi emette la fattura a chi la riceve.

Come richiedere la Partita Iva comunitaria

La Partita Iva comunitaria può essere aperta sia dai soggetti che sono già in possesso della Partita Iva italiana e sia da chi apre la Partita Iva per la prima volta.

I soggetti che sono già in possesso di una Partita IVA italiana dovranno richiedere semplicemente l’iscrizione al Vies. La registrazione avviene telematicamente sul sito dell’Agenzia delle Entrate, di persona presso gli uffici dell’agenzia, oppure tramite un intermediario.

Invece, per chi apre per la prima volta una Partita IVA nazionale e vuole l’autorizzazione ad effettuare operazioni transfrontaliere, all’interno del modello AA7 (per i soggetti diversi dalle persone fisiche) o del modello AA9 (per le imprese individuali e i lavoratori autonomi) deve compilare il campo:

  • “Operazioni Intracomunitarie” del quadro I dei modelli.

Una volta effettuata la richiesta di iscrizione al Vies, l’Agenzia delle Entrate aggiunge automaticamente il numero di Partita Iva nel Vies. L’apertura della Partita Iva comunitaria è gratuita. L’Agenzia delle Entrate effettua monitoraggi formali dell’inclusione dell’attività al Vies verificando che siano stati presentati regolarmente gli elenchi riepilogativi per le operazioni intracomunitarie effettuate.

Controlli e cancellazione dal Vies

Se per quattro trimestri consecutivi non sono stati presentati gli elenchi riepilogativi, al soggetto iscritto al Vies viene recapitata una comunicazione. Ricevuta detta comunicazione, dopo 60 giorni il soggetto viene escluso dall’archivio delle Partite IVA autorizzate a operare con stati membri UE.

La cancellazione dal Vies può avvenire anche quando non si intrattengono rapporti con soggetti esteri. Quindi, l’attività viene cancellata dai registri del Vies se:

  • non presenta gli elenchi riepilogativi per quattro trimestri consecutivi;
  • non si effettua alcuno scambio con altri soggetti nell’area UE per 12 mesi.

Il soggetto economico iscritto al Vies può in qualsiasi momento richiederne la cancellazione con le stesse modalità previste per l’iscrizione.

Quando richiedere l’apertura della Partita Iva comunitaria

La Partita Iva comunitaria può essere richiesta da qualunque soggetto che esercita un’attività imprenditoriale, di arte o professionale nel territorio italiano.

L’iscrizione al Vies può essere fatta:

  • all’apertura della Partita Iva;
  • quando la Partita Iva è stata già aperta, ma si intraprendono le prime operazioni con soggetti commerciali all’estero.

Partita Iva italiana all’estero – Domande frequenti

Come si abilita la Partita Iva italiana all’estero?

Per poter utilizzare la Partita Iva italiana all’estero è necessario fare richiesta all’Agenzia delle Entrate, che comunica il Vat Number. È poi necessario effettuare l’iscrizione al Vies.

Cos’è il Vies per la Partita Iva comunitaria?

Il Vies, Vat Information Exchange System, è il sistema elettronico di scambio di dati sull’IVA, ed è una banca dati in cui sono raccolti tutti i Vat dei soggetti abilitati ad effettuare scambi di beni e servizi all’interno dell’Unione Europea.

Come si richiede la Partita Iva comunitaria?

La richiesta della Partita Iva comunitaria si può fare sia al momento dell’apertura della Partita Iva, sia dai soggetti già titolari di Partita Iva. Come spiegato nella guida, basta inviare una comunicazione all’Agenzia delle Entrate.

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Ilenia Albanese

Esperta di finanza personale e lavoro digitale

Copywriter specializzata nel settore della finanza personale, con esperienza pluriennale nella creazione di contenuti per aiutare i consumatori e i risparmiatori a gestire le proprie finanze.
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Giovanni Emmi
Dottore Commercialista
Revisione al 8 Luglio 2022
Commercialista dal 🧗🏾‍♀️secondo millennio, innovatore professionale nel terzo millennio🏃🏾‍♂️. Il futuro della professione del commercialista nel mio ultimo libro "dalla società alla rete tra professionisti".

35 commenti su “Partita Iva italiana all’estero: come lavorare fuori dall’Italia”

  1. Salve,
    sono residente in Italia e vorrei trasferirmi in Olanda per lavorare con un contratto di consulenza (durata due anni).
    Oltre ad aprire P.Iva e iscrivermi al VIES, devo comunque iscrivermi all’AIRE e spostare la residenza in Olanda?
    Dove pagherei le tasse? Aggiungo che potrei superare gli 85k e non entrare nel regime forfettario.
    Probabilmente mi converrebbe rimanere entro gli 85k? Cosa consigliate?
    Grazie

    Rispondi
    • Buongiorno,
      le imposte si pagano nel paese in cui ha la residenza per + 183 giorni l’anno. Per quanto riguarda il regime forfettario, trattandosi di imposta sostitutiva, non è necessario trasferire la residenza in Olanda per usufruire di aliquota agevolata. In ogni caso è un contesto da approfondire con un commercialista.

      Team partitaiva.it

      Rispondi
  2. Buongiorno, sono una pedagoga e attrice di teatro italiana, vivo a Berlino ma vorrei ristabilirmi in Italia nel 2025 e avere residenza e partita iva italiana. Continuerò a lavorare in Germania per spettacoli e progetti di pedagogia, tornando a Berlino per periodi di due o tre mesi in primavera e in autunno.
    Prevedo che per il prossimo anno i miei guadagni deriveranno principalmente dal lavoro in Germania.
    Cosa succede a livello fiscale?
    C’è un tetto massimo di guadagno se fatturo all’estero?
    La mia dichiarazione dei redditi posso effettuarla solo in Italia? Oppure dovrò effettuarla in entrambi i paesi?
    Oppure dovrò pagare la detrazione (20 o 30%) in Germania? In questo caso in Italia dovrei comunque dichiarare il mio fatturato tedesco?

    Grazie per l’aiuto!

    Rispondi
    • Buongiorno,
      in linea di principio i redditi andrebbero dichiarati nel paese di residenza fiscale, quindi dal 2026 dovrebbe dichiarare i redditi in Italia. Tuttavia si tratta di una situazione complessa, a maggior ragione se ha partita iva. Consigliamo di consultare un commercialista specializzato nella compilazione del quadro RW e nella gestione di rapporti con l’estero.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  3. Buongiorno,

    ho una proposta di lavoro da un azienda localizzata in UE (Grecia) per un ruolo da direttore commerciale.

    Lavoro che svolgerei da remoto in gran parte recandomi presso la casa madre una volta al mese massimo una volta ogni due mesi. Per il resto si tratta di lavoro da remoto, viaggi in UE ed EXTRA UE, consulenze di Marketing e Sales. (con spese in parte a carico mio in parte a carico dell’azienda)

    Immagino che potrei mantentenere in questo caso la residenza fiscale in Italia e poter lavorare aprendo una partita iva (in regime ordinario) con relativa iscrizione al VIES.

    In questo caso potrei emettere fatture di consulenza mensili verso l’azienda estera?
    Come devo trattare l’IVA?
    Quali potrebbero essere dei suggerimenti e accortezze in generale?

    Grazie.

    Rispondi
    • Buongiorno,
      in linea di principio è possibile, la situazione è complessa e meriterebbe un approfondimento.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  4. Buongiorno, è possibile spostare residenza anagrafica in Spagna mantenendo domicilio fiscale in Italia? (e quindi P.IVA italiana, ho iscrizione ENPAP come pscicologa iscrizione Albo italiano etc, sempre dichiarato tasse in Italia etc). Vorrei trasferirmi a vivere per un anno in Spagna dal momento che il mio lavoro è ora online, ma temo che dopo 183 giorni risulto automaticamente residente fiscale in Spagna. Non so cosa sia meglio fare. Grazie.

    Rispondi
    • Buongiorno,
      non dovrebbero esserci particolari problemi, a maggior ragione se il reddito prodotto è in regime forfettario. Si consiglia di approfondire la convenzione contro le doppie imposizione Italia-Spagna e consultarsi con un professionista.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  5. Saluti. Ho studiato a Roma ma sono croata con residenza in Croazia. Ho acquistato un franchising educativo e vorrei aprire la partita IVA in Italia come non residente con possibilità di fare il workshop in altri stati fuori dall’Italia. Certamente se è possibile. Per favore potete aiutarmi con i consigli?
    Grazie con tutto il cuore.

    Rispondi
  6. Salve,
    se sono abilitato a una professione regolata nei Paesi Bassi ma non in Italia, posso aprire partita iva nei paesi bassi per lavorare in quel paese periodicamente ( ma meno di 6 mesi) e svolgere la professione mantenendo la residenza in Italia? Anche pagando le tasse in Italia naturalmente ma volevo capire se posso farlo o devo trasferirmi in pianta stabile nei Paesi Bassi.

    Rispondi
    • Buongiorno,
      da quanto scritto non sembra essere obbligatorio trasferirsi all’estero. Il caso dovrebbe, tuttavia, essere inquadrato bene con un commercialista.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  7. Buongiorno,

    si può essere dipendenti part time residenti in Italia e aprire partita iva estera da non residente per andare a svolgere periodicamente una professione per la quale si è abilitati in quel paese ma non in Italia?

    Grazie mille

    Rispondi
    • Buongiorno,
      non sembrano esserci ostacoli di principio, il part time potrebbe anche essere verticale e consentire tutto ciò. E’ una questione che andrebbe approfondita con una fiscalista esperto di fisco internazionale e un esperto di diritto previdenziale.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  8. Buongiorno. Sono residente in Italia con partita iva forfettaria e vies. Lavoro con un mezzo per la vendita itinerante di gelato non obbligato ad avere laboratorio. Tutto viene preparato sul mezzo e vorrei lavorare per due mesi in germania, in un camping privato. Ci sono degli adempimenti obbligatori?

    Rispondi
    • Buongiorno,
      gli adempimenti sono legati più che altro agli obblighi fiscali e previdenziali in Germania. Vista la permanenza inferiore a 90 giorni non dovrebbero esserci problemi.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  9. Buongiorno, sono una partita iva in regime forfettario, vorrei trascorrere un anno in Australia con un visto working holidays. Durante la permanenza, mi è possibile continuare a lavorare da remoto per aziende italiane fatturando quindi solo ad aziende italiane, pur trovandomi in territorio straniero?

    Grazie

    Rispondi
    • Buonasera,
      la permanenza all’estero non rappresenta in linea di massima un problema. Un limite potrebbe essere il reddito da lavoro dipendente (eventuale) per la fuoriuscita dal regime forfettario. E’ una situazione molto particolare che andrebbe approfondita con lo specifico ausilio di un commercialista.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  10. Buongiorno,
    Lavoro in Irlanda, vorrei tornare in Italia, aprire p.iva e continuare a lavorare per il mio datore di lavoro irlandese; quindi andrei ad emettere fatture per azienda Irlandese. Quali dettagli devo considerare per aprire p iva? vantaggi e svantaggi? dettagli da considerare?
    Grazie
    Guglielmo

    Rispondi
    • Buonasera,
      dovrebbe considerare che non può accedere al regime forfettario, per prima cosa, questo sarebbe uno svantaggio perché la tassazione sarebbe non favorevole.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  11. Buongiorno,
    sono un consulente del lavoro. Ho due clienti con partita iva italiana e vies attivo (una ditta individuale edile e una s.a.s. edile) che vorrebbero trasferirsi in Belgio (la ditta individuale) e Germania (la s.a.s.), mantenere la partita iva italiana e fatturare a clienti belgi e tedeschi. Ci sono degli adempimenti da fare per poter operare in questi due stati?

    Rispondi
    • Buongiorno,
      il trasferimento in altro Stato per un periodo superiore ai 90 giorni, in linea di massima, comporta l’apertura di una unità locale presso lo Stato, da verificare quali sono le richieste delle agenzie fiscali di Germana e Belgio.
      La comunicazione dell’attività deve essere estesa, oltre che alle camere di commercio e alle autorità fiscali, anche a quelle previdenziali, sia per le attività eventuali di artigiani che, in caso di assunzione dipendenti in loco o trasferimento di dipendenti dall’Italia, che hanno un regime specifico di assoggettamento a contribuzione in caso di svolgimento di attività all’estero.
      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  12. Buongiorno,
    ho un partita iva italiana forfetaria con vies attivo.
    Dovrei andare a lavorare fisicamente in Spagna, la residenza resta quella italiana, per alcuni mesi e fatturare a clienti spagnoli.
    Posso emettere classica fattura con dicitura forfetaria oppure devo fare in qualche altro modo?
    Oltre ad emettere fattura ho altri adempimenti da fare?
    Grazie mille

    Rispondi
    • Buonasera,
      in questi casi sarebbe necessario un approfondimento, dipende molto dall’attività svolta, dall’inquadramento previdenziale e dal periodo di permanenza.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
    • Buongiorno,
      dipende molto dal tipo di lavoro e dalla normativa americana applicabile, tenendo conto che si tratta di uno stato in cui la fiscalità è federale.

      Servirebbe un approfondimento con un consulente esperto.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  13. Buongiorno,
    sono un italiano residente in Belgio e lavoro come libero professionista per una società Francese. In Belgio ho una mia Partita IVA ed emetto regolarmente le fatture per la società francese.
    Considerato che vorrei ritornare in Italia entro quest’anno, cosa mi consigliate di fare ?

    Rispondi
  14. Buonasera, vorrei aprire partita iva comunitaria in modo da poter lavorare anche all’estero, utilizzando la Naspi, si può fare, oppure la Naspi è compatibile solo con la partita iva Italiana? Grazie per un cortese riscontro

    Rispondi
    • Buongiorno,
      Riportiamo quanto indicato dall’inps:
      Mentre percepisci dall’INPS la NASpI puoi andare alla ricerca di lavoro in un altro Stato dell’UE, senza perdere il diritto all’indennità, solo se rispetti le condizioni di seguito descritte:
      – prima della partenza devi essere iscritto almeno per un giorno al centro per l’impiego;
      – devi comunicare l’indisponibilità al Centro per l’impiego e cancellarti;
      – devi richiedere personalmente, previo appuntamento alla sede INPS territorialmente competente, il rilascio del documento portatile U2, che attesta il mantenimento del diritto alle prestazioni, e del documento portatile U1, che – attesta invece i periodi di assicurazione;
      – devi iscriverti entro sette giorni come persona in cerca di occupazione presso gli uffici del lavoro dello Stato membro in cui ti rechi e devi presentare all’istituzione di tale Stato il documento portatile U2;
      – devi sottoporti ai controlli e rispettare le condizioni previste dalla legislazione in materia vigente nello Stato di arrivo;
      – la NASpI viene sospesa finché l’ufficio del lavoro dello Stato membro in cui ti sei recato non comunica all’INPS l’avvenuta iscrizione e la relativa data. Ricevuta tale comunicazione, l’INPS riprenderà a pagarti la prestazione dovuta per un massimo di tre mesi dalla data di partenza dall’Italia. Durante questo periodo non sarai soggetto alle regole di condizionalità in materia di NASpI;
      – dal primo giorno del quarto mese, dovrai iscriverti nuovamente al Centro per l’Impiego italiano per continuare a percepire la prestazione e sarai nuovamente soggetto alle regole di condizionalità previste per tutti i percettori di NASpI.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi

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