- La partita IVA inattiva si verifica quando non effettui operazioni e non generi reddito da diversi anni.
- In questo caso possono essere previsti costi per il mantenimento, e obblighi dal punto di vista fiscale e contributivo.
- Mantenere una partita IVA dormiente può tuttavia prevedere delle conseguenze, dalle sanzioni amministrative ad azioni penali e di recupero crediti.
Aprire una partita IVA è un momento importante per la vita professionale di un individuo. Tuttavia, può capitare di non continuare la propria idea imprenditoriale, ad esempio se si è sottoscritto un contratto di lavoro, oppure se non si fattura.
In queste circostanze si parlerà di partita IVA inattiva. Se da un lato non sei tenuto al pagamento delle tasse, dall’altro devi considerare una serie di costi e di obblighi, dal punto di vista delle dichiarazioni dei redditi e per i versamenti contributivi.
Indice
- Cosa significa Partita IVA inattiva
- Partita IVA inattiva e Agenzia delle Entrate
- Partita IVA inattiva: costi
- Partita IVA dormiente e dichiarazione dei redditi 2023
- Ditta individuale inattiva: conseguenze
- Partita IVA dormiente e NASpI
- Come cessare una partita IVA inattiva
- Come evitare che una partita IVA diventi inattiva?
Cosa significa Partita IVA inattiva
Si definisce partita IVA inattiva o derimente quell’attività professionale o d’impresa che non opera da almeno 3 anni, ma rimane presente all’interno dell’anagrafe tributaria. Questa condizione può presentarsi in qualsiasi momento, dall’avviamento dell’attività.
In alcuni casi può accadere che hai aperto una partita IVA come professionista e sei alla ricerca di nuovi clienti, e non trovi subito clienti con cui lavorare, o collaborazioni da avviare.
In altri casi una partita IVA diventa dormiente se non svolgi più l’attività per cui è stata aperta, oppure hai deciso di non dedicarti a quella specifica professione e come tale non emetti fatture.
Spesso si confonde l’inattività con la chiusura della partita IVA, utilizzando questi due termini come sinonimi. Tuttavia, sono due concetti molto diversi tra di loro.
Infatti, la partita IVA inattiva si riferisce ad un’attività professionale o commerciale che non viene utilizzata, ma che comunque continua ad esistere grazie alla sua iscrizione nell’anagrafe tributaria e in alcuni casi in Camera di Commercio. Ciò comporta il perdurare di obblighi fiscali e contributivi.
Invece, l’atto di chiusura determina la cancellazione di una società e del codice IVA dall’anagrafe tributaria, mentre per le società e le ditte individuali dalla Camera di Commercio. Ciò comporta anche la cessazione di tutti quegli adempimenti fiscali, gestionali e previdenziali.
Partita IVA inattiva e Agenzia delle Entrate
Il DL 98/2012 ha stabilito quali sono le regole che devono essere tenute dall’Agenzia delle Entrate in caso di una partita IVA dormiente.
In linea di massima se sono trascorsi almeno 3 anni, senza che sia avvenuta alcuna fatturazione, dichiarazione dei redditi e versamenti contributivi, l’Ente dovrà inviare una prima comunicazione al titolare per evidenziare l’inattività della partita IVA.
Inoltre, puoi ricevere anche un un avviso di accertamento, se sono presenti delle tasse o degli importi contributivi non versati.
A questo punto se non rispondi all’Ente entro 60 giorni, in base all’art 23 del DL 98/2022 la partita IVA inattiva potrà essere revocata d’ufficio e cancellata dai registri.
Infine, è prevista una sanzione per mancata dichiarazione di cessazione dell’attività che può essere tra i 516€ e i 2.065€, ridotta a 172€ nel caso in cui effettui il versamento, come con il ravvedimento operoso, entro e non oltre i 30 giorni dalla comunicazione dell’Agenzia delle Entrate.
Partita IVA inattiva: costi
La partita IVA dormiente ha una serie di costi che puoi raggruppare in tre categorie:
- adempimenti INPS;
- gestione;
- tasse e dichiarazione IVA.
Iniziamo dall’aspetto contributivo, che varia se sei un professionista senza cassa, oppure un’attività d’impresa. Se ad esempio hai aperto una partita IVA come freelance non hai dei costi fissi, dato che l’adesione alla Gestione Separata INPS non prevede contributi IVS obbligatori.
Viceversa, nel caso di un’attività professionale con iscrizione all’Albo, devi considerare i versamenti contributivi minimi che possono variare da 1.000€ fino a un massimo di 4.200€ nel caso della Gestione Separata Artigiani e Commercianti.
Inoltre, se hai aperto una ditta individuale oppure una società, devi considerare anche le spese relative all’iscrizione alla Camera di Commercio annuale che variano dai 105€ ai 300€ in base alla Regione in cui ha sede la tua attività d’impresa.
Partita IVA dormiente e dichiarazione dei redditi 2023
Uno degli aspetti che genera più confusione è come comportarsi con la dichiarazione dei redditi di fine anno se la tua partita IVA è inattiva e come tale con fatturato pari a zero.
Prendiamo come esempio il caso di un negozio di abbigliamento, chiuso con partita Iva dormiente, con regime ordinario o semplificato.
In questo caso oltre alle spese dei contributi INPS e dei versamenti obbligatori alla camera di Commercio, sei tenuto anche a compilare la dichiarazione dei redditi? La risposta è affermativa.
Il motivo è che anche se non fatturi, sono previsti comunque dei costi e delle detrazioni fiscali, e sei quindi tenuto alla compilazione dei relativi libri contabili, oltre al Modello Redditi PF.
Ditta dormiente e regime forfettario
Vediamo cosa succede se svolgi l’attività di professionista con il regime forfettario. Una dei vantaggi di questo sistema agevolato è quello di non prevedere un costo nel caso in cui non emetti fattura.
Inoltre, rispetto agli altri regimi fiscali, con quello agevolato non sei tenuto alla compilazione dei libri contabili o di un bilancio annuale. Inoltre, nel regime forfettario non si prevedono costi che puoi detrarre o dedurre.
Infatti, sei esentato dall’aggiungere in fattura l’imposta sul valore aggiunto, oltre al fatto che il calcolo del reddito imponibile non avviene in base alla differenza tra fatturato e spese, ma con un coefficiente di redditività che varia in base al codice ATECO e su cui si applica un’imposta sostitutiva pari al 5% per i primi 5 anni.
In ogni caso, anche con regime forfettario, come possessore di partita IVA sei comunque obbligato ad effettuare la dichiarazione dei redditi.
Ditta individuale inattiva: conseguenze
Possedere una partita IVA può essere sempre utile nel caso in cui si decide di intraprendere un lavoro in modo autonomo, e devi considerare che se cambi tipo di attività puoi sempre variare il codice ATECO. Tuttavia la mancata chiusura di una partita IVA inattiva, potrebbe portare a consegue fiscali e ad alcune sanzioni.
Queste ultime si applicano nel momento in cui non hai effettuato la dichiarazione dei redditi di fine anno, anche se con valore pari a zero. Inoltre, sono previste delle sanzioni in caso di mancato versamento dell’imposta annuale di iscrizione alla Camera di Commercio e per i contributi minimi richiesti dalle casse dei singoli Albi professionali.
A questo devi aggiungere che la presenza di una posizione debitoria porta l’Agenzia delle Entrate ad effettuare:
- un accertamento fiscale;
- inviare avviso bonario;
- in caso di mancato adempimento con pagamento o rateizzazione, sarà inviata una cartella esattoriale per l’importo previsto.
Tra le conseguenze dirette, devi valutare anche le eventuali azioni di recupero crediti da parte dell’Agenzia delle Entrate, come pignoramenti dei conti correnti e l’iscrizione al CRIF, il Sistema di Informazione Creditizie.
Infine, sono previste anche delle sanzioni penali per la violazione di obblighi fiscali e per il mancato versamento degli importi contributivi.
Partita IVA dormiente e NASpI
Un altro quesito che genera spesso incertezze è la possibilità di richiedere la NASpI con una partita IVA inattiva. La risposta è affermativa. La Nuova Assicurazione Sociale Per l’Impiego, o conosciuta anche come indennità di disoccupazione, è una forma di supporto per chi interrompe in maniera volontaria o per licenziamento un rapporto di lavoro.
Il suo scopo è quello di dare supporto economico al lavoratore al fine di ricercare una nuova attività lavorativa. Si può ricevere questa indennità anche se si possiede una Partita Iva, che non genera reddito o ne produce entro le soglie previste.
Per questo motivo è anche perfettamente compatibile con l’apertura di una nuova partita IVA, per cui un lavoratore subordinato che perde il lavoro può ricevere la Naspi mentre sta sviluppando la propria idea imprenditoriale.
Come cessare una partita IVA inattiva
Lo stato di inattività della partita IVA può cessare in diversi modi:
- cancellazione effettuata dall’Agenzia delle Entrate;
- chiusura da parte del titolare;
- ripresa attività della partita IVA.
La cancellazione della partita IVA oggi è una procedura abbastanza semplice e che puoi fare direttamente online utilizzando il portale dell’Agenzia delle Entrate, un sistema molto simile a quello dell’apertura.
Anche in questo caso potrebbe essere utile farsi affiancare da un consulente o da uno studio di commercialisti, dato che dovrai valutare quali sono i passi dal punto di vista fiscale che prevedono la chiusura dell’attività d’impresa.
Invece, se decidi di iniziare a fatturare, devi considerare che per riattivare una partita IVA è necessario comunicare all’Agenzia delle Entrate la tua volontà, compilando un apposito modello. Inoltre, se non hai effettuato negli anni precedenti la dichiarazione dei redditi anche se a zero, sei tenuto a regolarizzare le tue posizioni, e al versamento delle somme previste per lo svolgimento dell’attività economica.
A questo devi aggiungere che se sono presenti eventuali sanzioni da parte dell’Agenzia delle Entrate, queste vanno pagate. Infine, come titolare della partita IVA, sei tenuto a far fronte ai relativi obblighi fiscali previsti in base alla tipologia di regime a cui aderisci.
Come evitare che una partita IVA diventi inattiva?
Concludiamo la nostra guida con alcuni consigli su come evitare che una partita IVA diventi dormiente. Ecco cosa fare:
- fatturare regolarmente anche un importo minimo e conservare i documenti contabili in caso di controllo;
- effettuare ogni anno la dichiarazione dei redditi anche se hai totalizzato un fatturato pari a zero;
- adempiere ai tuoi obblighi fiscali, incluso il versamento delle quote per l’iscrizione in Camera di Commercio;
- effettuare i versamenti contributi previsti dalle Casse degli Albi professionali e dalla Gestione Sperata INPS, o Artigiani e Commercianti;
- aggiornare regolarmente i tuoi dati anagrafici sul sito dell’Agenzia delle Entrate e sull’INPS;
- rispondere entro 60 giorni all’interrogazione da parte dell’Agenzia delle Entrate sull’inattività della patita IVA.
Partita IVA inattiva – Domande frequenti
Una partita IVA viene definita inattiva quando non è operativa da diversi anni (3), ma risulta ancora presente all’interno dell’anagrafe tributaria.
La partita IVA inattiva, in quanto non chiusa, può essere utilizzata per emettere fatture e acquisti, ma prima devi procedere a riattivarla come indicato nella nostra guida.
Non essendoci ricavi, non andrai incontro al versamento delle tasse sulle fatture emesse, ma sono presenti dei costi per la partita Iva inattiva, oltre a degli obblighi contributivi e dal punto di vista della dichiarazione dei redditi.
Gennaro Ottaviano
Esperto di economia aziendale e gestionale