- La Partita Iva è un codice numerico identificativo composto da 11 cifre che definisce in modo univoco il titolare di un’attività economica.
- L’apertura della Partita Iva è obbligatoria nel momento in cui il lavoratore autonomo svolge un’attività economica in modo abituale e continuativo.
- Aprire la Partita Iva permette al titolare di svolgere numerose operazioni, tra cui emettere fattura e versare i contributi relativi all’attività.
Il tema della Partita Iva è centrale per chi lavora in autonomia o tramite una impresa, ma a cosa serve, questo codice, nella realtà? La Partita Iva non è solamente una serie di numeri che identificano il titolare dell’attività, ma è anche il requisito necessario per svolgere una serie di operazioni.
In Italia sono attive circa cinque milioni di Partite Iva tra lavoratori autonomi, liberi professionisti, esercenti, artigiani e piccoli commercianti. Ma perché bisogna aprire la Partita Iva per svolgere un’attività?
Se ti trovi nel dubbio tra l’aprire la Partita Iva o meno per svolgere la tua attività, questa guida potrà esserti utile per capire a cosa serve la Partita Iva, quali sono le operazioni che ti consente di effettuare, i vantaggi e gli svantaggi, oltre alle informazioni più importanti relative a questo tema.
Indice
Partita Iva: cos’è e a cosa serve
La Partita Iva è un codice numerico, una serie di 11 cifre, che identifica il titolare dell’attività in modo non equivoco, proprio come il codice fiscale personale. In alcuni casi la Partita Iva corrisponde proprio al codice fiscale personale, come nel caso del libero professionista o di un’attività rappresentata da una persona fisica.
La Partita Iva è uno strumento che imprese, liberi professionisti e ditte individuali hanno a disposizione per svolgere importanti operazioni legate alla gestione dell’attività. Infatti, la Partita Iva serve a:
- emettere le fatture;
- identificare in modo univoco il titolare dell’attività;
- versare l’Iva, se previsto dal regime contabile adottato;
- versare i contributi;
- versare altri tipi di tasse.
Infatti, lavorando in autonomia, non è previsto un datore di lavoro che, in quanto sostituto d’imposta, versa le tasse e i contributi per il lavoratore. In questo caso, quindi, le incombenze e i versamenti sono a capo del titolare dell’attività che deve occuparsi di versare l’Iva mensilmente, se prevista o, in alcuni casi, trimestralmente, emettere le fatture e versare le tasse e i contributi.
A cosa serve il numero di Partita Iva
Il numero di Partita Iva è composto da 11 cifre, ma non casuali. Infatti, queste cifre sono raggruppate secondo criteri specifici, che sono:
- le prime sette cifre indicano il numero di matricola del soggetto, ed è assegnato dall’ufficio provinciale a cui fa riferimento il soggetto titolare. Questo è un numero progressivo;
- le due cifre seguenti (dall’ottava alla decima) indicano il codice dell’ufficio provinciale del fisco che rilascia il numero di matricola e corrisponde, in genere, al codice ISTAT della provincia;
- l’ultima cifra (l’undicesima) è il codice di controllo che serve a verificare la correttezza delle cifre precedenti.
Il codice di controllo della Partita IVA, essenziale per verificare la correttezza delle cifre precedenti, si basa sulla formula di Luhn, conosciuta anche come Modulo 10. Questo algoritmo, ideato nel 1954 da Hans Peter Luhn dell’IBM e ora di pubblico dominio, è utilizzato in vari numeri identificativi, tra cui le carte di credito e appunto la Partita IVA in Italia. La sua funzione è quella di rilevare errori involontari di digitazione, contribuendo così a garantire l’integrità del numero di identificazione fiscale.
Il numero di Partita Iva viene attribuito dall’Agenzia delle Entrate a cui si fa richiesta seguendo le modalità che vedremo di seguito.
Verificare il numero di Partita Iva è molto semplice nonché molto utile. Infatti, la verifica della Partita Iva permette di essere sicuri della reale esistenza di un’attività economica. Ciò è possibile proprio grazie ai numeri della Partita Iva.
Certificato di attribuzione di Partita Iva
Il certificato di attribuzione della Partita Iva è un documento che attesta l’attribuzione di un codice IVA o la sua cessazione.
Tale documento viene rilasciato dall’Agenzia delle Entrate dopo che il titolare compila e inoltra il modello AA9/12 per via telematica, presso un centro CAF o uno studio di commercialisti abilitato.
Il certificato di attribuzione della Partita Iva permette di dimostrare l’avvenuta apertura di un’attività d’impresa o come libero professionista. Solamente una volta ottenuto questo documento si può iniziare ad operare per conto dell’attività.
Quando aprire una Partita Iva
Considerati gli obblighi e i costi derivanti dalla Partita Iva, non sempre risulta una scelta conveniente. Ciò vale soprattutto per i lavoratori autonomi che hanno iniziato da poco e hanno entrate irrisorie e insufficienti per mantenere i costi.
Tuttavia, per stabilire quando conviene aprire la Partita Iva bisogna fare attenzione ai limiti previsti dalla normativa entro cui l’apertura diventa obbligatoria. Non stiamo parlando del limite dei 5.000 euro annui di reddito. Infatti, questo limite vale per l’obbligo di pagare i contributi previdenziali.
Infatti, perché sia obbligatorio aprire la Partita Iva, si devono presentare le seguenti caratteristiche:
- l’attività è svolta in maniera abituale;
- l’attività è di tipo non esclusivo.
Di conseguenza, se l’attività svolta è abituale e continuativa sussiste l’obbligo di apertura della Partita Iva. Invece, se si svolge un’attività in modo sporadico, occasionale e non continuativo è possibile farlo senza aprire la Partita Iva. In tal caso, invece di emettere la fattura, il lavoratore o il professionista emette la cosiddetta ricevuta di prestazione occasionale con ritenuta d’acconto.
Come si apre Partita Iva
Per aprire la Partita Iva è necessario:
- individuare il codice Ateco relativo all’attività svolta;
- scegliere il regime contabile a cui aderire e verificare che si rispettano i requisiti;
- capire a quale cassa previdenziale bisogna iscriversi.
Una volta effettuate queste operazioni si può procedere con l’apertura della Partita Iva. Questa procedura può essere svolta sia dal titolare dell’attività e sia da un suo rappresentante. L’operazione di apertura della Partita Iva è gratuita.
Per aprire la Partita Iva è anche necessario avere una casella di Posta Elettronica Certificata, o PEC, per iscriversi in camera di commercio. Infatti, la PEC è obbligatoria per le società e per le Partite Iva. Quindi sono tenuti ad aprirla le ditte individuali, le imprese, i liberi professionisti, gli artigiani e le Pubbliche Amministrazioni.
La richiesta di apertura della Partita Iva si effettua con il modello AA9/12 per le persone fisiche e modello AA7/10 per soggetti diversi. La dichiarazione di inizio attività deve essere inoltrata all’Agenzia 30 giorni prima dell’avvio dell’attività. Le modalità con cui si può aprire la Partita Iva sono:
- telematica sul sito dell’Agenzia delle Entrate;
- presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate;
- tramite raccomandata A/R da inviare all’Agenzia delle Entrate.
Inoltre, alcuni soggetti come gli imprenditori commerciali, le società commerciali e cooperative, gli imprenditori agricoli e i piccoli imprenditori devono anche iscriversi al Registro delle Imprese della Camera di Commercio.
Partita Iva e regime contabile
Il regime contabile rappresenta l’insieme di obblighi e di documenti da conservare per la contabilità di un’attività. In Italia oggi è possibile aderire a tre tipologie di regime contabile:
- forfettario o agevolato;
- semplificato;
- ordinario.
Il regime contabile, o fiscale, permette anche di stabilire la base imponibile su cui vengono calcolate le tasse come l’Irpef o l’Ires, in base al codice Ateco specifico, oltre all’ammontare delle tasse da pagare annualmente. Vediamo nel dettaglio le caratteristiche principali dei tre regimi contabili.
Regime forfettario
Nel regime contabile agevolato, o forfetario, la base imponibile è stabilita in base al codice Ateco dell’attività svolta. Infatti, ad ogni codice Ateco corrisponde un coefficiente di redditività. Da questo si calcola la base imponibile su cui si applica l’imposta sostitutiva del 15% (o 5% per i primi 5 anni di attività).
Le altre caratteristiche del regime forfettario sono:
- nessuna applicazione dell’Iva in fattura;
- nessun obbligo di liquidare e versare l’Iva;
- fatturazione elettronica obbligatoria se si superano i 25.000 euro di fatturato;
- semplificazione della contabilità;
- costi inferiori rispetto agli altri regimi contabili.
Per poter accedere a questo regime il requisito principale è quello di percepire ricavi o compensi inferiori a 65.000 euro annui, e sostenere costi per il personale inferiori a 20.000 euro. Possono aderire al regime forfetario le persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni in forma individuale.
Regime semplificato e ordinario
Invece, nel regime semplificato il calcolo dell’Irpef è a scaglioni e varia in base alla fascia di reddito realizzato durante l’anno. Il calcolo si basa sul principio di cassa e non di competenza, al contrario del regime ordinario.
L’Irpef per i regimi semplificato e ordinario va da un minimo del 23% fino ad un massimo del 43%. Tuttavia, uno dei vantaggi dei regimi ordinario e semplificato è la possibilità di scaricare i costi relativi all’attività.
Per questi due regimi fiscali è previsto l’obbligo di conservare i seguenti registri e documenti:
- registri Iva con le fatture di acquisto e vendita;
- registro incassi e pagamenti;
- registro dei beni ammortizzabili;
- Libro Unico del Lavoro se ci sono dipendenti o collaboratori.
Possono aderire al regime semplificato le imprese individuali e i liberi professionisti che non rispettano i requisiti previsti per il regime forfettario, ma anche le società di persone. Tuttavia, devono rispettare il requisito relativo ai ricavi generati. Infatti, i ricavi non devono superare i:
- 400.000 euro per attività che effettuano prestazione di servizi;
- 700.000 euro per le altre tipologie di attività.
Partita Iva a cosa serve – Domande frequenti
La Partita Iva è un codice identificativo che consente di emettere fattura, versare l’Iva, le tasse e i contributi, oltre a permettere di essere identificato in modo univoco.
La Partita Iva diventa obbligatoria nel momento in cui si svolge un’attività abituale e continuativa. Conviene aprirla nel momento in cui i guadagni sono tali da consentire una gestione sostenibile dell’attività, e quindi sono superiori ai costi.
Con la Partita Iva si può svolgere un lavoro autonomo non subordinato, come libero professionista, o avviare un’attività. Ecco come funziona, nell’articolo.
Ilenia Albanese
Esperta di finanza personale e lavoro digitale