- Opzione Donna, benché sia stata prorogata per il 2023, è poco apprezzata.
- Ad oggi risultano essere troppo poche le lavoratrici che possono accedere a questa misura.
- Per il 2023 non dovrebbe cambiare nulla. Sono attese delle novità con la riforma del 2024.
Ad introdurre delle pesanti novità per quanto riguarda Opzione Donna, la formula previdenziale prevista esclusivamente per le lavoratrici, è stata la Legge di Bilancio 2023.
La misura è stata prorogata per tutto quest’anno, ma la necessità di allargare in qualche modo le maglie di questa opzione ha fatto sì che le forze politiche di minoranza presentassero una serie di mozioni e una proposta di legge.
Anche Marina Calderone, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha avuto occasione di sottolineare la necessità di ampliare la platea dei potenziali beneficiari di Opzione Donna, anche se, prima di muoversi in questo senso, è necessario trovare le opportune coperture finanziarie.
Il 9 maggio 2023, il Governo ha preso la parola ufficialmente e nel corso del question time si è impegnato ad adottare le iniziative necessarie per ampliare Opzione Donna. Fino ad adesso, però, benché si siano state fatte alcune promesse, il Governo non ha preso alcuna iniziativa.
Indice
Opzione Donna e i licenziamenti
In linea teorica, in quale direzione si sarebbero dovute muovere le modifiche di Opzione Donna? A finire nell’occhio del ciclone sono alcune novità introdotte proprio dalla Legge di Bilancio 2023, con la quale sono state sostanzialmente ridotte a poche centinaia le lavoratrici che hanno la possibilità di andare in pensione anticipata grazie a questa misura.
Ricordiamo che le lavoratrici hanno la possibilità di uscire dal lavoro dopo aver maturato 35 anni di contributi con un’età anagrafica compresa tra i 58 ed i 60 anni. Purtroppo, chi decide di aderire a questa misura, potrebbe vedere il proprio assegno previdenziale tagliato anche del 30%.
Ma sicuramente il nodo più preoccupante riguarda i vincoli selettivi in merito all’accesso alla misura per le lavoratrici licenziate, e per quei dipendenti impiegati in aziende per le quali sono stati aperti dei tavoli di crisi direttamente presso il Ministero del Lavoro.
Purtroppo al momento non possono accedere ad Opzione Donna molte lavoratrici che risultano essere impiegate in molte aziende, che stanno attraversando delle pesanti crisi o che risultano essere insolventi.
Pensioni, per la riforma si dovrà attendere
Quali speranze si possono aprire, ora come ora, per le lavoratrici? Al momento l’unica speranza che sembra poter rimanere aperta è quella della riforma delle pensioni, la quale, però, non dovrebbe arrivare prima del prossimo anno.
È importante ribadire, comunque, che per quanto riguarda i tempi e le modalità della riforma del sistema previdenziale, fino a questo momento, non c’è ancora nulla di concreto.
Per quest’anno, infatti, non ci sono le risorse finanziarie sufficienti per mettere mano all’impianto previdenziale. Si andranno a riproporre le solite formule per andare in pensione anticipatamente, anche se rivedute e corrette. Il problema che gli eventuali ritocchi alle misure che conosciamo già potrebbero essere unicamente in senso restrittivo.
Questo vale anche per quanto riguarda Opzione Donna: la misura, ora come ora, non rende contenti nessuno. Ma è improbabile che possano essere previsti dei rinnovi della misura mantenendo la stessa veste. L’intenzione del Governo sembra quella di voler puntare a delle tutele settoriali, che siano in grado, ad esempio, di tutelare i lavoratori impiegati in mansioni usuranti.
Opzione donna, come funziona
Opzione Donna è una misura che permette di andare in pensione anticipatamente, che è entrata in vigore nel 2004, grazie alla Legge di Bilancio 2005. La misura permetteva, a quanti avessero maturato i requisiti nel 2021, di uscire dal mondo del al raggiungimento dei seguenti requisiti:
- uscita a 58 anni per le dipendenti, 59 per le lavoratrici autonome;
- contributi versati per 35 anni;
- la finestra di attesa per la decorrenza del trattamento: 12 mesi per le dipendenti, 18 mesi per le autonome.
La Legge di Bilancio 2023, come abbiamo anticipato in precedenza, ha prorogato la misura per tutto il 2023, permettendo l’accesso alla pensione anticipata solo alle lavoratrici in condizione di svantaggio. Nello specifico, dal 1° gennaio 2023 possono accedere alle misure le lavoratrici in possesso di uno dei seguenti requisiti:
- licenziate o dipendenti in aziende con tavolo di crisi aperto presso il Ministero;
- con disabilità pari o oltre il 74%;
- che assistono, da almeno 6 mesi, persone disabili conviventi, con handicap in situazione di gravità ex legge 104 1992.
L’età per poter accedere alla misura sale a 60 anni sia per le lavoratrici dipendenti che per le autonome. È prevista la possibilità di andare in pensione con un anticipo di un anno per ogni figlio, entro un massimo di due, nei seguenti casi:
- 58 anni per le lavoratrici con due o più figli;
- 59 anni per le lavoratrici con un figlio.
Le condizioni di svantaggio devono essere verificate nel momento in cui viene presentata la domanda, non alla data del 31 dicembre 2022.
Opzione Donna – Domande frequenti
Per tutto il 2023 è possibile accedere alla misura, anche se i requisiti sono più stringenti che in passato. Scopri qui quali sono.
Da più parti sono arrivate delle promesse in questo senso, anche dallo stesso Ministero al Lavoro. Ma per il momento non è stato ancora fatto nulla.
L’ipotesi più probabile, al momento, è che Opzione Donna venga rivista con la riforma previdenziale in programma nel 2024. Ma questa è unicamente un’ipotesi.
Pierpaolo Molinengo
Giornalista