- L’omessa dichiarazione dei redditi è punibile mediante una sanzione amministrativa in percentuale sulla base della differenza tra l’importo dovuto e quello dichiarato dal contribuente.
- La sanzione prevista in caso di omessa dichiarazione dei redditi nel 2024 può andare dal 90% al 180% del totale delle imposte dovute dal contribuente.
- Questo cambierà dal prossimo anno, con percentuale al 70% per tutti i casi secondo quanto previsto, con un minimo di 150 euro.
Ogni anno i contribuenti che hanno percepito reddito, a partire da certe soglie, sono tenuti ad effettuare la dichiarazione dei redditi entro le scadenze prestabilite. Ma cosa succede in caso di omessa dichiarazione dei redditi?
L’omissione delle dichiarazioni a scopo evasivo è considerato reato punibile con reclusione. Inoltre, è anche prevista una sanzione amministrativa molto salata, calcolata sulla differenza tra le imposte dovute e quanto dichiarato dal contribuente, variabile dal 90% al 180% degli importi dovuti per le tasse.
Dal 2025 ci sarà un drastico taglio alle sanzioni, che passano al 70% con cifra fissa di 150 euro. Il contribuente che omette di effettuare la dichiarazione dei redditi può, però, rimediare all’omissione, pagando una sanzione inferiore mediante ravvedimento operoso.
Indice
- Omessa dichiarazione dei redditi: cosa significa
- Dichiarazione dei redditi: quando si considera omessa
- Omessa dichiarazione dei redditi: le sanzioni
- Omessa dichiarazione dei redditi: sanzioni ridotte dal 2025
- Come sanare l’omessa dichiarazione dei redditi
- Omessa dichiarazione dei redditi e ravvedimento operoso
- Omessa dichiarazione dei redditi: conseguenze penali
- Omessa dichiarazione dei redditi: termini di accertamento
Omessa dichiarazione dei redditi: cosa significa
Ogni anno i contribuenti sono tenuti a eseguire la dichiarazione dei redditi mediante gli appositi modelli:
Questi due modelli devono essere presentati entro le scadenze, che per il 2024 sono:
- per il Modello 730 il 30 settembre 2024;
- per il Modello Redditi PF il 31 ottobre 2024 in via telematica (coincide con la scadenza della dichiarazione per Società di Capitali e del modello IRAP) e il 30 giugno in forma cartacea.
Se il contribuente non presenta il modello entro le scadenze, rischia le pene previste in caso di omessa dichiarazione dei redditi. Ma prima di tutto occorre capire quando si incorre effettivamente nella fattispecie.
Infatti, è considerata omessa la dichiarazione dei redditi che non è stata presentata dopo 90 giorni dalla scadenza, come stabilito dall’art. 2 comma 7 DPR n. 322/98.
Di conseguenza, si considerano omesse le dichiarazioni presentate oltre il:
- 28/02 dell’anno successivo a quello di scadenza per il Modello Redditi Persone Fisiche, Società di capitali e modello IRAP;
- 01/01 dell’anno successivo a quello di scadenza per il Modello 730.
Inoltre, quando la presentazione della dichiarazione reddituale ha più scadenze, si deve considerare l’ultima scadenza prevista dalla legge per il calcolo dei giorni.
Dichiarazione dei redditi: quando si considera omessa
Oltre alla fattispecie appena vista, anche altre condizioni determinano l’omissione della dichiarazione. Infatti, è considerata omessa la dichiarazione che rientra nelle seguenti casistiche:
- la dichiarazione dei redditi è stata presentata oltre i 90 giorni successivi alla scadenza, ma costituisce titolo per la riscossione dell’imposta in base agli imponibili in essa indicati;
- la dichiarazione è redatta su stampati non conformi ai modelli ministeriali, quindi è considerata nulla e non costituisce titolo per la riscossione delle imposte relative agli imponibili indicati;
- la dichiarazione non è sottoscritta ed è considerata nulla e non costituisce titolo per la riscossione delle imposte relative agli imponibili in essa indicati.
In quest’ultimo caso (mancata sottoscrizione), la nullità può essere sanata entro 30 giorni dal giorno in cui il contribuente riceve l’avviso da parte dell’ufficio territorialmente competente.
Omessa dichiarazione dei redditi: le sanzioni
Secondo quanto stabilito dal D.Lgs. 471/97, in caso di omessa dichiarazione dei redditi il contribuente rischia una sanzione amministrativa. Si tratta di una sanzione onerosa e l’omissione di tale dichiarazione è considerata relativamente grave poiché senza questo documento l’Agenzia delle Entrate non può esercitare le normali funzioni di controllo e accertamento tributario.
In base alle regole attuali, la sanzione prevista dalla legge va da un minimo del 90% ad un massimo del 180% dell’ammontare delle imposte dovute.
Invece, se il contribuente non deve pagare ulteriori imposte, la sanzione va da € 250,00 a € 1.000,00, e può arrivare fino al doppio per soggetti obbligati alla tenuta delle scritture contabili.
La circolare ministeriale n. 23 del 25/01/1999 stabilisce che la base sulla quale commisurare la sanzione dipende da:
“dall’ammontare delle imposte relative agli imponibili accertati, al netto delle ritenute alla fonte operate sui redditi accertati e delle detrazioni spettanti”.
Ma vediamo altre fattispecie di omissioni e le conseguenti sanzioni previste dalla legge: l’omissione avvenuta presso paradisi fiscali e l’omissione che riguarda contratti di locazione.
1. Paradisi fiscali
Ci sono casi in cui la sanzione per l’omissione della dichiarazione è maggiore, come nel caso dei omissione di dichiarazione di redditi prodotti all’estero, per cui è previsto un aumento di 1/3 della sanzione minima applicabile.
Invece, nel caso di investimenti e attività di natura finanziaria negli Stati o territori a fiscalità privilegiata (paradisi fiscali), che quindi violano la normativa in tema di monitoraggio fiscale, le sanzioni sono raddoppiate.
2. Canone di locazione
In caso di cedolare secca, l’art. 1, comma 7, del D.L.gs. n. 471/97 stabilisce che, in presenza di canone di locazione non dichiarato o dichiarato in misura inferiore, le sanzioni sono raddoppiate.
Invece, nella fattispecie della dichiarazione infedele, la sanzione va dal 180% al 360%. Infine, in caso di dichiarazione omessa, la sanzione prevista va dal 240% al 480%.
Omessa dichiarazione dei redditi: sanzioni ridotte dal 2025
Con l’arrivo del 2025 vengono introdotte novità sulle sanzioni in caso di omessa dichiarazione dei redditi. Si parla di una multa fissa del 70% per almeno 150 euro, ma questa può scendere se il contribuente presenta una dichiarazione integrativa.
Sarà del 50% per i contribuenti che integreranno le informazioni in modo spontaneo, ovvero prima che il fisco proceda con azioni di qualunque tipo. La decisione ha previsto in linea generale un abbassamento delle percentuali per favorire l’adempimento in caso di illeciti.
Come sanare l’omessa dichiarazione dei redditi
Il contribuente che non ha inviato la dichiarazione dei redditi entro i termini stabiliti per legge può ancora presentare una dichiarazione tardiva, entro 90 giorni dalla naturale scadenza. In questo caso bisogna comunque saldare la sanzione correlata, perché, ricordiamo, omettere tale obbligo comporta anche il mancato pagamento delle imposte e quindi evasione fiscale.
Si procede pagando 25 euro, che corrisponde ad un decimo della sanzione minima che per il 2024 è di 250 euro. Se invece la dichiarazione risulta omessa ancora dopo 90 giorni, non è più possibile sanare la propria situazione tramite ravvedimento operoso.
Omessa dichiarazione dei redditi e ravvedimento operoso
L’articolo 13 comma 1 lettera c) del D. Lgs. 472/1997 stabilisce che il contribuente può ricorrere al ravvedimento operoso per la dichiarazione omessa solamente entro 90 giorni dal termine per la dichiarazione.
Secondo l’Agenzia delle Entrate, il contribuente che corregge la sua posizione tramite il ravvedimento operoso sana il mancato versamento delle imposte dovute.
Infine, occorre chiarire che se la dichiarazione è omessa e le imposte non sono versate, la sanzione va dal 90% al 180% del tributo dovuto. Invece, se la dichiarazione è omessa ma le imposte sono state versate, la sanzione va da 250 a 1.000 euro.
Quest’ultima si riduce ulteriormente, tra i 150 e i 500 euro, anche in caso di dichiarazione Irap, se la dichiarazione ed il pagamento delle imposte vengono effettuati entro il termine per la presentazione della dichiarazione successiva.
Omessa dichiarazione dei redditi: conseguenze penali
Come abbiamo anticipato nell’introduzione, l’omessa dichiarazione dei redditi può anche comportare conseguenze di rilievo penale.
Infatti, l’art. 5 del D.Lgs n. 74/2000 stabilisce che:
“è punito con la reclusione da un anno e sei mesi a quattro anni chiunque al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, non presenta, essendovi obbligato, una delle dichiarazioni relative a dette imposte, quando l’imposta evasa è superiore, con riferimento a taluna delle singole imposte ad euro cinquantamila”.
La reclusione, quindi, parte da un minimo di un anno e sei mesi ma può arrivare ad un massimo di quattro anni. Questa pena è prevista per i contribuenti che:
- evadono le imposte sui redditi o Iva e non presentano le dichiarazioni dei redditi per le imposte evase superiori a 50.000 euro;
- non presentano la dichiarazione di sostituto d’imposta con il Modello 770, per evasioni superiori a 50.000 euro.
Il reato è prescrivibile in 8 anni a partire dallo scadere dei 90 giorni ulteriori concessi al contribuente per inviare la dichiarazione oltre il termine prestabilito.
Vi sono, poi, alcuni casi in cui il reato si estingue decorsi 10 anni in caso di interruzione della prescrizione:
- in caso di sentenza di condanna, misure cautelari personali o interrogatorio reso innanzi al giudice;
- in caso di verbale di constatazione delle o di avviso di accertamento inviato dall’Amministrazione Finanziaria.
- in caso di atto di accertamento.
Tuttavia in caso di invio della dichiarazione con pagamento integrale delle imposte entro il termine di presentazione di quella per l’anno successivo (o prima dell’inizio di un controllo fiscale/penale), vi è una causa di non punibilità del reato.
Omessa dichiarazione dei redditi: termini di accertamento
A partire dal 1° gennaio 2016 sono state apportate delle modifiche ai termini di decadenza degli accertamenti tributari, previsti dall’art. 43 del D.P.R. n. 600 del 29 settembre 1973.
Oggi, infatti, gli avvisi di accertamento devono essere notificati, a pena di decadenza, entro le seguenti scadenze:
- 31 dicembre del 5° anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione;
- 31 dicembre del 7° anno successivo a quello in cui la dichiarazione avrebbe dovuto essere presentata, in caso di dichiarazione omessa.
Vi sono, poi, due tipi di accertamento:
- accertamento induttivo: l’Agenzia delle Entrate calcola in autonomia il reddito omesso;
- accertamento con adesione: se dopo l’accertamento dell’Agenzia emette l’avviso di accertamento e il contribuente non procede ad impugnare l’atto di accertamento davanti alla Commissione tributaria provinciale si arriva ad un accordo tra contribuente e ufficio.
Quest’ultimo consente al contribuente di usufruire di una riduzione delle sanzioni amministrative, che ammonteranno a 1/3 del minimo previsto dalla legge. In più, in questo caso è prevista la possibilità di versare quanto dovuto ratealmente, fino a 8 rate trimestrali di pari importo o di 16 rate trimestrali per somme superiori a 50mila euro.
Omessa dichiarazione dei redditi – Domande frequenti
In caso di omessa dichiarazione dei redditi, il contribuente rischia una sanzione amministrativa che va dal 90% al 180% del totale delle imposte dovute, che scenderà al 70% dal 2025. Nei casi più gravi si rischia anche la reclusione.
In caso di omessa dichiarazione dei redditi per cui si sono già pagate le imposte dovute, la sanzione parte da 250 euro e arriva a €1000. Se non sono state pagate le imposte, la sanzione va dal 90% al 180% di quanto dovuto.
Il contribuente può pagare una sanzione ridotta mediante ravvedimento operoso entro i 90 giorni dalla scadenza.
Ilenia Albanese
Esperta di finanza personale e lavoro digitale