Occupazione femminile in Italia: i dati e le ultime proposte di legge

Qual è la situazione attuale dell’occupazione femminile in Italia? Leggi la guida per conoscere gli ultimi dati sul gender gap occupazionale nel nostro Paese e nel resto dell’Unione Europea.

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Occupazione femminile in Italia
  • Nel mese di agosto 2021 in Italia il tasso di occupazione femminile era del 48,9%, mentre quello degli uomini nello stesso periodo era del 67,4%.
  • In Italia, le imprese femminili, fino al 31 dicembre 2020, equivalgono solamente al 22% del totale delle imprese attive sul territorio italiano.
  • Con la Legge di Bilancio 2021 è stato introdotto l’incentivo rivolto alle aziende che assumono donne disoccupate con un esonero contributivo del 100% nel limite massimo di 6 mila euro annui.

La situazione dell’occupazione femminile in Italia presenta da anni numeri allarmanti, ancora peggiori rispetto ai numeri che si riscontrano nel resto dell’Unione Europea. Ancora nel 2022 il nostro Paese sembra scoraggiare l’ingresso nelle donne nel mondo del lavoro, tanto che solo una donna su tre in Italia ha un lavoro regolarmente retribuito.

Numerose sono le statistiche che analizzano la drammatica situazione occupazionale, come il Bilancio di genere 2021 realizzato dal Dipartimento della ragioneria generale dello Stato. Secondo i dati raccolti, l’occupazione femminile nel 2021 è pari al 49%. Non si vedeva una percentuale così bassa dal 2013.

A peggiorare la situazione è stata la pandemia da Covid-19, in cui ancora una volta le donne sono state le più colpite dalla crisi economica. Tantissime sono state, infatti, le donne che hanno perso il posto in caso di contratti precari o a termine.

Ma il divario di genere è una tematica che ha radici più profonde, un fenomeno culturale e sociale e dai retaggi storici che ancora oggi in molte circostanze portano a considerare la donna solamente nelle vesti di madre e casalinga.

Il divario di genere in Italia: le statistiche

Secondo il Global Gender Gap Report 2022, vale a dire il rapporto globale sul divario di genere del 2022, pubblicato dal World Economic Forum, l’Italia si ferma al posto 63 su 146 paesi, prendendo in considerazione il divario di genere sulla base di quattro fattori:

  • economia;
  • istruzione;
  • salute;
  • politica.

Tuttavia, considerando solamente gli aspetti economici e di opportunità, l’Italia si piazza solamente al posto 110. Un dato ancora più basso rispetto al 2012, quando l’Italia era al al posto 101.

Tuttavia, secondo quanto afferma il rapporto presentato a gennaio 2022 da AlmaLaurea, con il sostegno del Ministero dell’Università e della Ricerca, i livelli di efficacia della laurea nel lavoro svolto dalle donne risultano maggiori di quelle degli uomini. Riportiamo qui i dati dell’indagine Gender Gap AlmaLaurea 2021.

Occupazione femminile in Italia: i dati

Come abbiamo già visto, ad oggi il tasso occupazionale delle donne in Italia si ferma al 49%, ma per comprendere la situazione attuale bisogna avere una visione più ampia, dando uno sguardo alla situazione in Europa.

Infatti, tra i Paesi membri dell’Unione Europea si riscontrano tre principali criticità, analizzate dall’Istat:

  • più sono i figli e più alto è il divario nei tassi d’occupazione;
  • un terzo delle donne lavoratrici ha contratti part-time;
  • la percentuale delle donne disoccupate è più alta di quella degli uomini.

Ma analizziamo nel dettaglio tutte e tre le situazioni con il supporto dei dati forniti dall’Istituto nazionale di statistica.

Numero di figli e tassi d’occupazione

Nell’Unione Europea il tasso di occupazione degli uomini è più alto di quello delle donne. Ma tale divario aumenta con l’aumentare del numero di figli. Infatti, nell’Unione Europea nel 2019 il tasso occupazionale delle donne senza figli risulta come in tabella.

Numero di figliTasso occupazione donneTasso occupazione uominiDivario tasso di occupazione
067%75%8 punti percentuali
172%87%15 punti percentuali
273%91%18 punti percentuali
3 o più58%85%27 punti percentuali

Un terzo delle donne lavoratrici ha contratti part-time

Per quanto riguarda la conciliazione fra impegni di lavoro e famiglia, il lavoro part-time è quello più presente tra le donne.

Infatti, è stato registrato che nel 2019 tra i Paesi dell’UE, il 30 % delle donne lavoratrici lavora part-time, percentuale molto più alta rispetto a quella degli uomini che si ferma all’ 8%.

Nel resto degli Stati membri si riscontrano le quote più alte di donne in part-time come nel caso dei Paesi Bassi, con il 75%, Austria e Germania che scendono al 47 % seguite dal Belgio al 46 %.

La percentuale più bassa di lavoratori part-time si riscontra in Bulgaria con il 2 % sia per le donne che per gli uomini.

La percentuale delle donne disoccupate è più alta di quella degli uomini

Nel 2019, nell’Unione Europea il tasso di disoccupazione era del 7 % per le donne e del 6,4 % per gli uomini. Sono quindici gli Stati membri in cui il tasso di disoccupazione è più alto per le donne, mentre in undici è più alto per gli uomini. Solamente in Olanda i due tassi sono uguali per uomini e donne.

In Italia, dal 2018 al 2021, nonostante le oscillazioni il tasso di occupazione maschile si mantiene sempre superiore a quello femminile.

Sia il tasso femminile che quello maschile negli ultimi anni hanno avuto una contrazione: quello femminile è passato dal 49,6% del 2018 al 49,4% del 2021, ma nell’ultimo anno il tasso di occupazione femminile è inferiore a quello maschile di 17,7 punti percentuali. Invece, nel 2018 era più basso di 18 punti percentuali.

Altro dato importante da considerare è la media europea di occupazione femminile, che si attesta attorno al 63,4%, quindi l’Italia ha un tasso di occupazione femminile più basso di 14 punti percentuali rispetto alla media europea.

L’occupazione femminile dopo la pandemia

In Italia nel 2020, anno della pandemia da Covid-19, per la prima volta dal 2013 l’occupazione femminile nel 2020 è calata al 49%. Inoltre, il gap generazionale del tasso di occupazione ha raggiunto i 18,2 punti percentuali, 8,1 punti percentuali in più rispetto alla media europea che si ferma al 10,1%.

Si può facilmente evincere dal Bilancio di genere 2021, curato dal Dipartimento della ragioneria generale dello Stato, che la crisi della pandemia ha ulteriormente incrementato le differenze di genere, svantaggiando ancora una volta le donne.

Occupazione femminile in Italia: le carriere rosa

Altra situazione allarmante riguarda le carriere delle donne, facendo una particolare attenzione alla percentuale di manager donna rispetto ai colleghi uomini. È tristemente noto, infatti, che gli uomini tendono ad occupare posizioni più elevate delle donne.

A conferma di ciò, i dati dell’Istat riportano che solamente il 33% dei manager nell’Ue nel 2019 erano donne. Tale percentuale non supera il 50 % in nessuno degli Stati membri. Le quote più alte si registrano in:

  • Lettonia con il 46% di donne in ruoli manageriali;
  • Polonia con il 43% di donne in ruoli manageriali;
  • Svezia e Slovenia con il 40% di donne in ruoli manageriali;
  • Bulgaria, Lituania e Ungheria con il 39% di donne in ruoli manageriali.

L’Italia in questa classifica si piazza tra le ultime posizioni con il 28% di donne che ricoprono ruoli manageriali.

L’imprenditoria femminile

Per ciò che riguarda invece la nuova nascita di Partite Iva aperte da donne, o imprese condotte da una maggioranza di componenti femminili, si riscontra un leggero aumento. Nel primo periodo del 2021 le imprese condotte da donne erano almeno 330.000, più di un quinto del tessuto imprenditoriale italiano. Sono dati che fanno ben sperare per una evoluzione dell’imprenditoria femminile anche futura.

Va tenuto in considerazione che al momento, anche in Italia, ci sono diversi incentivi per favorire la nascita di imprese femminili, che comunque sul territorio sono la minoranza. Con questi incentivi l’obiettivo è quello di favorire la nascita di nuove imprese gestite in maggioranza da donne.

Una di queste iniziative, il Fondo Impresa femminile, ha esaurito a giugno 2022 le risorse da stanziare, segno che moltissime aziende condotte da donne hanno scelto di chiedere il sostegno dello stato, in particolare quello garantito dal MISE, per portare avanti un progetto imprenditoriale al femminile.

Fondo impresa femminile

Occupazione femminile in Italia: il reddito

È stato dimostrato dalle statistiche che le donne guadagnano mediamente il 15 % in meno degli uomini. Il divario retributivo di genere è una criticità presente in tutti gli Stati membri con differenze più importanti presenti in Estonia con il 22,7% e in Germania con il 20,9 %. in Repubblica Ceca.

Invece, le minori differenze di reddito si riscontrano in Romania, con il 3%, e in Lussemburgo, con il 4,6 %. L’Italia nel 2017 registrava una differenza di reddito tra uomo e donna del 5%.

Tuttavia, è bene tenere presente che il divario retributivo è legato a numerosi fattori come quelli culturali, legali, sociali ed economici. Nonostante il divario di reddito tra uomini e donne nel 2017 non risulti particolarmente elevato, è interessante sapere che le principali differenze di paga oraria riguardano i ruoli manageriali.

Infatti, nel 2014 le donne hanno guadagnato in media meno degli uomini nell’Unione Europea nella maggior parte delle professioni elencate. Le minori differenze salariali sono quelle riscontrate nei lavori impiegatizi, mentre il divario maggiore riguarda proprio i manager.

Riportiamo qui un grafico recente di Il Sole 24 Ore, che riguarda da vicino un settore dove le differenze di genere sono piuttosto marcate, ovvero quello sanitario.

Settore sanità donne gender gap

Le ultime proposte di legge per l’occupazione femminile

Per ridurre il gender gap occupazionale e conseguentemente valorizzare il capitale umano femminile, vi sono alcune proposte di legge e iniziative che introducono misure che favoriscono l’occupazione femminile.

Tra questi vi è anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il PNRR ha introdotto la certificazione della parità di genere, articolo 46-bis del Codice delle pari opportunità.  

Oltre a questa misura vi sono anche altri incentivi, misure premiali, e l’esonero contributivo per chi assume lavoratrici donne. Vediamo le singole misure nel dettaglio.

La certificazione della parità di genere

La certificazione della parità di genere ha l’obiettivo di:

  • assicurare una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro;
  • ridurre il gender pay gap.

Il Dpcm n.152/2022 stabilisce che lo standard riguarda sei aree principali attraverso cui viene valutata la parità di genere nell’organizzazione, con indicatori prestazionali (o Kpi). Le sei aree in analisi sono:

  • cultura e strategia;
  • governance;
  • processi HR;
  • opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda;
  • equità remunerativa di genere;
  • tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.

Per ottenere la certificazione, l’azienda deve raggiungere un punteggio minimo del 60 per cento.

Esonero contributivo del 100%

Per il 2022 sono previste agevolazioni per l’assunzione di donne lavoratrici introdotte con la Legge di Bilancio 2021.

L’agevolazione consiste in un esonero contributivo del 100%, fino a 6 mila euro annui. L’esonero è riconosciuto ai datori di lavoro che assumono nel biennio 2021 – 2022 donne disoccupate da 6, 12 o 24 mesi. Di conseguenza, le imprese che ne beneficiano hanno diritto ad uno sgravio del 100% sui contributi dovuti dal datore di lavoro.

A gestire il bonus assunzioni donne è l’INPS. L’Istituto di previdenza ha chiarito con la Circolare n.32 del 22-02-2021 il funzionamento dell’agevolazione e i rapporti di lavoro incentivati.

Ha, quindi, precisato che l’esonero contributivo è concesso solamente per l’assunzione di donne svantaggiate, vale a dire quelle donne che rientrano nelle seguenti categorie:

  • donne con almeno 50 anni di età e disoccupate da più di 12 mesi;
  • donne residenti in regioni ammissibili ai finanziamenti ma di un impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi;
  • lavoratrici che svolgono professioni o attività lavorative in settori economici con grande disparità occupazionale di genere e prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi;
  • donne di qualsiasi età, ovunque residenti, prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi.

Occupazione femminile in Italia – Domande frequenti

Quante sono le donne disoccupate in Italia?

Nell’agosto 2021 in Italia il tasso di occupazione femminile era pari al 48,9%. Invece, il tasso degli uomini nello stesso periodo era del 67,4%.

Quante donne lavorano part-time in Italia?

In Italia, come abbiamo visto all’interno dell’articolo, le donne che lavorano part-time rappresentano il 30% delle donne lavoratrici. Per gli uomini, invece, solamente l’8% lavora part-time.

Quali sono gli effetti della disparità di genere nel mondo del lavoro?

Le donne hanno maggiori difficoltà a trovare un’occupazione, percepiscono salari più bassi e difficilmente ricoprono ruoli manageriali. Continua a leggere l’articolo per scoprire le criticità in Italia e in Europa del gender gap occupazionale.

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Ilenia Albanese

Esperta di finanza personale e lavoro digitale

Copywriter specializzata nel settore della finanza personale, con esperienza pluriennale nella creazione di contenuti per aiutare i consumatori e i risparmiatori a gestire le proprie finanze.

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