Mini contratti di sviluppo per il Mezzogiorno: quali sono i contributi per le imprese e i requisiti richiesti

Un focus sui mini contratti di sviluppo per il Mezzogiorno, misura contenuta nel Decreto Coesione per la riduzione delle disparità regionali.

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  • Il Decreto Coesione lancia i mini contratti di sviluppo, volti a stimolare gli investimenti per le imprese del Mezzogiorno, su progetti che necessitano di fondi tra i 5 e i 20 milioni di euro.
  • I mini contratti di sviluppo intendono contribuire alla riduzione delle disparità economiche regionali e a rafforzare le capacità produttive, promuovendo lo sviluppo di tecnologie avanzate nei settori come le biotecnologie, il digitale e il green.
  • Gli obiettivi sono quelli di aumentare la competitività delle aziende, sostenere la transizione ecologica e la modernizzazione del Sud Italia.

Con l’approvazione del Decreto Coesione il 30 aprile 2024, il governo ha introdotto, oltre alle altre misure, i mini contratti di sviluppo, una nuova iniziativa volta a stimolare gli investimenti nelle imprese di diversa grandezza nel Mezzogiorno d’Italia.

I mini contratti di sviluppo serviranno a finanziare progetti che richiedono investimenti tra i 5 e i 20 milioni di euro e, insieme alle misure della ZES, sono concepiti per promuovere la riduzione delle disparità economiche regionali, rafforzando le capacità produttive locali. Vediamo nel dettaglio le direttive e i possibili beneficiari.

Cosa sono i mini contratti di sviluppo del Decreto Coesione

I mini contratti di sviluppo costituiscono quindi un nuovo strumento finanziario introdotto dal governo e sono appunto mirati a sostenere gli investimenti nelle imprese di dimensioni medie nel Mezzogiorno d’Italia.

Si focalizzano su progetti di investimento che richiedono capitali tra i 5 e i 20 milioni di euro e sono parte di un approccio più ampio volto a ridurre le disparità economiche regionali attraverso il rafforzamento delle capacità produttive locali.

Attraverso questi contratti, il governo offre sostegno finanziario per promuovere lo sviluppo di tecnologie avanzate e innovative nei settori ritenuti critici secondo il nuovo regolamento europeo, per rafforzare la competitività e la resilienza nei settori strategici, riducendo la dipendenza dalle catene di approvvigionamento straniere. Essi includono:

  • le biotecnologie;
  • le tecnologie digitali e “deep tech” (un termine che fa riferimento a tecnologie ad alto impatto fondate su scoperte scientifiche o innovazioni ingegneristiche);
  • le tecnologie per la sostenibilità ambientale.

Il fine è quello di incentivare le aziende, sia piccole che grandi, a investire in progetti che non solo hanno il potenziale di aumentare la loro competitività sul mercato, ma che contribuiscono anche alla modernizzazione e alla transizione ecologica del Mezzogiorno.

Gli investimenti vanno quindi portati avanti per almeno 5 anni, che scendono a 3 per le piccole e medie imprese. Lo stesso obiettivo è sostenuto dai diversi bonus per l’autoimprenditorialità introdotti sempre dal Decreto Coesione.

L’iniziativa fa parte di un più ampio pacchetto di incentivi, che include già investimenti superiori ai 20 milioni di euro sostenuti anche dalle misure del PNRR. Questi stanno contribuendo efficacemente al supporto delle catene produttive e alla realizzazione di progetti orientati alla transizione ecologica e digitale delle aziende.

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Chi sono i beneficiari dei mini contratti di sviluppo

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I mini contratti di sviluppo sono progettati per supportare un ampio spettro di imprese tra gli attori di piccole, medie e grandi dimensioni, purché i loro investimenti rientrino nella fascia finanziaria tra i 5 e i 20 milioni di euro.

La misura è specificatamente indirizzata alle aziende che operano nelle zone del Mezzogiorno d’Italia, con l’obiettivo di stimolare lo sviluppo economico nelle seguenti regioni: Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

I progetti ammissibili devono concentrarsi su tecnologie innovative e settori chiave come il digitale, i processi sostenibili e le biotecnologie, in linea con le priorità stabilite dal nuovo regolamento UE STEP.

Le aziende interessante devono essere regolarmente iscritte al Registro delle Imprese, devono avere una sede in Italia e presentare almeno due anni di bilanci di esercizio. La contabilità deve essere necessariamente ordinaria e non devono essere presenti situazioni di difficoltà finanziaria o sanzioni interdittive. Le imprese devono quindi provare la loro regolarità fiscale e contributiva.

Per conoscere le modalità di presentazione della domanda sarà tuttavia necessario attendere un ulteriore passaggio, anche se la richiesta andrà inviata con molta probabilità ad Invitalia entro date ancora da stabilire, a cui seguiranno specifiche graduatorie.

Quali sono i contributi dei mini contratti di sviluppo

I contributi erogati alle imprese beneficiarie sono i seguenti:

  • imprese di grandi dimensioni: contributo del 35% sulle spese;
  • imprese di piccole dimensioni: contributo del 55% sulle spese;
  • imprese di medie dimensioni: contributo del 45% sulle spese.

Va ricordato che i costi per le consulenze per realizzare il piano di investimento sono coperti al 50%, se ammissibili secondo il regolamento. Sono inclusi nelle spese ammissibili interventi di sistemazione del suolo aziendale (con limite del 10% del totale dell’investimento), opere murarie (con limite del 40% dell’investimento), l’installazione di nuovi impianti per produrre energia rinnovabile, programmi informatici e brevetti (con limite del 50% dell’investimento).

Sono ammesse solamente spese sostenute con modalità tracciabili, per costi su nuovi beni utilizzati dall’azienda, anche immateriali. Sono esclusi da quest’ambito di applicazione i beni in locazione finanziaria, macchinari usati, mezzi di trasporto, prodotti di valore inferiore a 1.000 euro e scorte di magazzino.

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Le misure per lo sviluppo del Mezzogiorno

Il Decreto Coesione, come suggerisce già il nome, comprende tuttavia più di una misura volta a stimolare lo sviluppo del Mezzogiorno e si focalizza in particolare anche sul rafforzamento delle Zone Economiche Speciali (ZES), attraverso ingenti investimenti in capitale umano e semplificazioni normative.

Una delle iniziative centrali è il Fondo Ricerca Sud, dotato di 1,2 miliardi di euro, destinato a incentivare il rientro dei talenti italiani e a supportare la creazione di progetti che possano contribuire al rilancio economico delle regioni meridionali. Il fondo si nutre di risorse provenienti dai più recenti piani di finanziamento europei, oltre che dai residui dei precedenti piani nazionali.

Per quanto riguarda la semplificazione amministrativa e i benefici fiscali, queste misure, già applicate alle ZES, sono state estese anche alle Zone Logistiche Semplificate (ZLS) per facilitare ulteriormente gli investimenti e le operazioni aziendali.

Infine, il governo ha introdotto il bonus ZES, uno sgravio contributivo del 100% per i nuovi assunti nelle ZES del Mezzogiorno, disponibile per un periodo massimo di 24 mesi e fino a un massimo di 650 euro per lavoratore.

Viene limitato alle aziende con non oltre 15 dipendenti, un incentivo specificatamente pensato per stimolare l’occupazione nelle piccole e medie imprese, che rappresentano una componente vitale dell’economia del Mezzogiorno.

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Francesca Di Feo

Redattrice Partitaiva.it

Classe 1994, immediatamente dopo gli studi ho scelto di intraprendere una carriera nel Project Management in ambito di progetti Erasmus+ per EPS. Questo mi ha portato ad approfondire in particolare le tematiche inerenti alla fiscalità delle PMI, anche se la mia area di expertise risulta oggi molto più ampia in questo ambito. Oggi sono copywriter freelance appassionata di scrittura e di innovazione per le piccole e medie imprese.

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