Smart working in paradisi fiscali: i paesi europei con più vantaggi

Una panoramica dei paesi più convenienti dal punto di vista della tassazione (nonché decisamente bei posti, a livello geografico) dove trasferirsi per lavorare in smart working.

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smart working paradisi terrestri
  • Lo smart working in paradisi terrestri o fiscali ha visto il proprio boom negli anni di emergenza pandemica.
  • Nonostante la fine delle criticità, molti continuano a lavorare da remoto: il trend resta stabile o addirittura in crescita in alcuni paesi europei, seppure con modalità diverse.
  • Lo smart working può ancora rappresentare un’opportunità, nel rispetto delle leggi e dei vincoli fiscali che regolano questo rapporto di lavoro tra azienda e lavoratore.

Lavorare in smart working ha rappresentato negli scorsi anni una valida soluzione in risposta a una reale esigenza, quella di permettere alle attività di andare avanti, nonostante i blocchi e i divieti imposti dalla pandemia. Oggi ancora molti freelance, ma anche dipendenti, lavorano per lo più da remoto, oppure con alternanza ibrida tra lavoro in presenza e in smart.

Molti scelgono anche di spostarsi all’estero per vivere il lavoro come nomadi digitali oppure per appoggiarsi a economie fiorenti o avere vantaggi fiscali specifici.

Alcuni paesi infatti sono particolarmente adatti per chi vuole accedere a vantaggi di tipo economico o risparmiare sulle tasse. Tra questi spiccano i paesi dell’Est Europa, ma anche Svizzera, Malta, Portogallo e Irlanda.

Smart working: cos’è e come funziona

Il cliché diffuso soprattutto sul web è quello di un professionista che lavora al computer da una spiaggia dalla sabbia finissima e bianca, accarezzato dalla brezza marina. Oppure dietro grandi vetrate che affacciano su meravigliose montagne innevate, riscaldato dal fuoco scoppiettante del camino.

Probabilmente qualcuno molto fortunato è riuscito a fare anche questo. In realtà, lavorare in smart working è, riprendendo la definizione della legge n. 81/20171:

Una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro.

Si tratta dunque di una modalità di lavoro più flessibile, rispetto a quella tradizionale, che sicuramente aiuta il lavoratore nel conciliare i tempi di vita e lavoro, ma sempre in ottica di favorire la sua produttività.

Dal momento che è lo stesso accordo di smart working a non imporre vincoli di orario o di spazio, ecco che i professionisti possono organizzarsi e pensare anche ad un eventuale trasferimento in altri paesi.

Molti lavoratori dipendenti o freelance hanno deciso di spostarsi dalla grande città per tornare nei luoghi di origine al sud Italia (southworking) o addirittura spostandosi all’estero, in Paesi con migliori condizioni climatiche e fiscali. Ma oggi è ancora così? C’è davvero questa opportunità?

Qual è il futuro per lo smart working: i trend 2025

A tal proposito però è importante sottolineare che il momento d’oro dello smart working si è concluso, rispetto agli anni post pandemia. In Italia ufficialmente non esiste più dal 1° aprile 2024, anche se tutt’ora non sono pochi i lavoratori che si avvantaggiano di questa modalità lavorativa, magari dovendosi recare in ufficio solo un giorno a settimana.

Come si evince dall’analisi dell’osservatorio Digital Innovation2 per quanto il numero di lavoratori in smart working sia rimasto stabile nel 2024, e si stima perfino un aumento nel 2025 pari al 5%, in realtà non si tratta più di smart working al 100%, prevedendo invece solo alcuni giorni al mese o alla settimana, con presenza richiesta sul posto negli altri giorni.

Un trend in crescita riguarda l’international smart working, che le imprese più grandi e strutturate prevedono per un numero ristretto di dipendenti. Al momento adotta questo modello lavorativo il 29% delle realtà aziendali di grandi dimensioni, a fronte del 4% nelle PMI.

I vantaggi principali di questa opzione riguardano la possibilità di trattenere il dipendente di talento anche se ha bisogno di trasferirsi all’estero, oppure di poter attingere a un numero di risorse più ampio (magari profili altamente specializzati) senza limiti dal punto di vista geografico.

Dove fare smart working in Europa

Lavorare da casa in Europa rappresenta un’opportunità concreta per chi vuole cambiare vita. D’altro canto le offerte sono sempre più allettanti, visto che gli stessi paesi esteri, soprattutto dell’est, fanno a gara per attrarre sempre nuovi lavoratori, e i loro redditi, in quelle che sono economie ancora in via di sviluppo.

Rispetto all’Italia, molti paesi riescono a garantire un tenore di vita più elevato, a parità di guadagno, proprio per via della detassazione, in alcuni casi pressoché totale.

La circolare numero 25/E del 2023 dell’Agenzia delle Entrate3, stabilisce l’importanza di individuare la residenza fiscale di un lavoratore ovvero quale sia la sua permanenza in un paese, in maniera tale da stabilire per quale sistema fiscale nazionale debba versare le tasse.

Nella fattispecie, per i lavoratori italiani il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali stabilisce che se un lavoratore trascorre più di 183 giorni in un paese deve rispettarne le leggi fiscali e pagarne le relative tasse, in base a quanto previsto dalle autorità locali. Infatti è a quel sistema di tassazione che deve fare riferimento, con la residenza fiscale.

Dunque è possibile lavorare da remoto per lunghi periodi di tempo. Per tutelare i lavoratori e le aziende molti paesi hanno introdotto il digital nomad visa: si tratta di un visto offerto alle persone che decidono di lavorare da remoto. Questo visto è temporaneo, ma copre periodi di tempo lunghi (uno o più anni). 

Valutando la possibilità di trasferirsi all’estero per lavorare in smart working e pagare meno tasse, è bene però approfondire la tematica della doppia imposizione e valutare con attenzione le condizioni, per risultare fiscalmente residente all’estero.

A seguire, una panoramica dei paesi più convenienti dal punto di vista della tassazione (nonché decisamente luoghi apprezzabili a livello geografico) dove trasferirsi per lavorare da remoto, almeno per sei mesi circa all’anno.

1.Malta

Malta è da sempre meta attrattiva per gli italiani e non solo per quanto concerne le vacanze. Lo stile di vita e la qualità del sistema sanitario contribuiscono a rendere allettante vivere su quest’isola, che presenta una bassa tassazione per imprese e lavoratori.

Il sistema infatti si basa su un meccanismo di rimborso fiscale4 che va ad abbassare notevolmente le aliquote sul reddito, che possono scendere anche al di sotto del 5%.

Le esportazioni non sono soggette a IVA, rendendo così le aziende competitive e promuovendo il commercio internazionale. Malta non prevede il pagamento di bolli di varia natura e i conti correnti semplici non si pagano. Non ci sono imposte su successioni, donazioni o patrimoni.

Malta ha saputo costruire un’ottima reputazione intorno a sé come hub tecnologico, attirando professionisti del settore IT, fintech, gaming e blockchain, che godono di agevolazioni e incentivi fiscali.

2.Portogallo

Il Portogallo ha sempre agevolato i propri lavoratori con una tassazione bassa, che negli scorsi anni prevedeva una flat tax del 20% per tutti i residenti non abituali.

Le novità nella legge di Bilancio 20255 si legano essenzialmente alle modifiche dello Irs Jovem, che in sostanza apre le porte del paese ai giovani fino a 35 anni. Che si tratti di dipendente o lavoratore autonomo, la misura introduce delle esenzioni, sui redditi da lavoro.

Per il primo anno, l’esenzione è totale, poi man mano decresce, arrivando al 75% dal secondo al quarto anno, al 50% al quinto, sesto e settimo anno, per poi diminuire al 25% dall’ottavo al decimo anno.

In totale sono 10 anni di incentivi, di cui è possibile beneficiare fino a 35 anni e senza completamento degli studi accademici, come invece previsto in passato. Il limite massimo per le esenzioni è di circa 28 mila euro. Se in un anno o più di uno non si lavora, allora non si paga nulla ed è possibile ricominciare a usufruire del beneficio in seguito, per un totale di 10 anni complessivi di agevolazione fiscale.

3.Irlanda e Paesi Bassi

I Paesi Bassi e l’Irlanda sono paradisi del lavoro da remoto. In questi paesi, così come in Finlandia e in Germania, la maggior parte dei lavoratori è autorizzata a lavorare da casa in tutto o in parte, con percentuali vicine o superiori al 70%.

Assumere dipendenti in Irlanda può risultare molto vantaggioso, vista la tassazione al 12,5%6. Basti pensare che è questo il paese delle sedi Facebook o di Google, ad esempio. Il sistema di tassazione per i redditi da lavoro è progressivo e fissato al 20% per i redditi fino a 42.000 euro, mentre sale al 40% per importi superiori.

Nei Paesi Bassi, la fine dello stato di emergenza non ha coinciso con la fine dello smart working. In Olanda e nelle altre 12 province, una legge del 2024 ha ufficialmente trasformato il lavoro da casa in diritto legale.

L’aliquota ordinaria IVA è del 21%, mentre è prevista una ridotta al 9% per cibo, medicine, trasporti e pubblicazioni elettroniche. Per le esportazioni e le cessioni intracomunitarie l’aliquota è pari allo 0%.

4.Svizzera

Da sempre nota per le agevolazioni fiscali previste (soprattutto per i redditi elevati), la Svizzera ha previsto, con la legge di Bilancio 2025, che i lavoratori frontalieri possano continuare a svolgere fino al 25% di smart working nello stato di residenza7, senza perdere i benefici fiscali. In Svizzera, le imposte rappresentano circa l’11,6% del reddito medio lordo delle famiglie.

5.Paesi dell’Est Europa

Alcune città dell’est si sono guadagnate il titolo di migliori posti in Europa per lavorare da remoto e la Romania è una di queste. In particolare, Timisoara (la piccola Vienna) offre spazi di coworking e una realtà molto avanzata, dal punto di vista tecnologico. L’aliquota unica è al 10% sulle persone fisiche e al 16% per quelle giuridiche.

Budapest, capitale dell’Ungheria, è invece definita la Parigi dell’Est. Come Timisoara, oltre alla bellezza architettonica della città, offre numerosi spazi di coworking e uno stile di vita molto simile a quello dell’Europa occidentale, con costi decisamente più bassi. L’Ungheria offre una tassazione sui redditi tra le più basse in Europa (società al 9%, persone fisiche 15%).

Bansko è in Bulgaria ed è annoverata tra le migliori località sciistiche europee. La fama della città come hub di nomadi digitali è crescente, la connessione internet veloce e affidabile, gli spazi di coworking a disposizione sono numerosi. Anche Sofia è ormai nota come meta per i nomadi digitali. Questo è lo stato dell’Unione europea con la pressione fiscale più bassa, con una flat tax al 10% di imposte dirette sia sulle persone fisiche che sulle società.

Praga, nella repubblica Ceca, oltre a essere una città accogliente e di grande bellezza, presenta un’aliquota unica del 15% come imposta sul reddito delle persone fisiche, applicabile sia ai dipendenti che ai lavoratori autonomi.

Varsavia in Polonia, offre diversi vantaggi fiscali, sia per le imprese che per i lavoratori in smart working, tra cui i principali sono:

  • nessuna gestione separata inps;
  • corporate tax 19% (con esenzione per 5 anni se si investe nelle aree ZES);
  • né Irpef né Irap;
  • IVA al 23% (con transazioni nella UE con IVA allo 0%);
  • detrazioni fiscali fino al 55%;
  • ammortamento costi fino al 100%.

6.Croazia

Questo è il luogo ideale per chi è amante del mare, dal momento che la Croazia non solo offre scorci panoramici inimitabili, ma è anche un paese vantaggioso, dal punto di vista economico.

Non sono in pochi ad aver scelto di cambiare vita e luogo di lavoro, trasferendosi per almeno una parte dell’anno in una delle belle città croate. Tanto è che il parlamento ha emanato una legge che concede la residenza temporanea (al massimo un anno) a coloro che dimostrano il trasferimento per lavoro e hanno un reddito minimo disponibile e certificabile.

Il progetto a cui far riferimento è Croatia your new office8. Si stima che in media il costo della vita in questo paese sia di circa il 10% inferiore a quello dell’Italia.

7.Grecia

La bellezza di questa terra attrae ogni anno centinaia di turisti sulle sue coste, ma sono tanti i lavoratori in smart working che l’hanno scelta come meta per stabilirvi la loro residenza fiscale. Senza dubbio è Atene il centro nevralgico a cui far riferimento, se si è alla ricerca di un coworking nonché per avere una connessione stabile e veloce, così come Salonicco.

Per quanto riguarda le isole (Corfù è la più economica) il periodo ideale da sfruttare per viverci è tra maggio e settembre, dal momento che il bel tempo garantisce di poter rientrare sulla terraferma senza problemi, in ogni momento.

Il paese ellenico offre un innegabile vantaggio a chi decide di trasferire la propria residenza fiscale all’interno dei confini nazionali. La legge n. 4758/2020 stabilisce infatti che per i primi sette anni di attività, si pagano le tasse solo sul 50% di quanto fatturato nell’anno.

  1. Legge 22 maggio 2017, n. 81, Gazzetta Ufficiale, gazzettaufficiale.it
    ↩︎
  2. Lo Smart Working non si ferma: 3,55 milioni di lavoratori nel 2024, Osservatorio del Politecnico di Milano, osservatori.net ↩︎
  3. Circolare n.25/E del 2023, Agenzia delle Entrate, agenziaentrate.gov.it ↩︎
  4. Il sistema fiscale a Malta, Ambasciata d’Italia a Malta, amblavalletta.esteri.it ↩︎
  5. New model for the Youth IRS in 2025, gov.pt ↩︎
  6. Irlanda, congiuntura economica e commercio estero, ambdublino.esteri.it ↩︎
  7. Telelavoro frontalieri, ocst.ch ↩︎
  8. Croatia, your new office, croazia.hr ↩︎

Autore
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Natalia Piemontese

Giornalista

Giornalista pubblicista, sono laureata con Master in selezione e gestione delle Risorse Umane e specializzata in ricerca attiva del lavoro. Fondatrice dell'Academy di Mamma Che Brand, per l'empowerment femminile e la valorizzazione delle soft skills in particolare dopo la maternità, insegno le competenze digitali che servono per lavorare online.

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