- Con la manovra 2023 del governo, sono state tagliate le tasse sulle mance ai camerieri.
- In Italia la norma prevedeva che le mance ai camerieri venissero tassate secondo le aliquote ordinarie Irpef.
- Dal 2023 le mance invece sono detassate con aliquota ridotta al 5%, ma solo entro il 25% del reddito conseguito dal lavoratore dipendente.
Con la manovra del governo 2023 sono arrivate alcune importanti novità a tema fiscale, tra cui delle misure specifiche di riduzione delle imposte. Oltre al taglio delle tasse previsto per le Partite Iva e per i lavoratori dipendenti, una novità ha coinvolto anche le tasse calcolate sulle mance dei camerieri e nel settore turistico.
Prima del 2023 la regola prevedeva che tutte le mance corrisposte ai lavoratori nel settore della ristorazione, a camerieri e baristi, ma anche ad autisti e facchini, fossero tassate in base alle aliquote IRPEF. Ovvero questi importi di denaro dovevano essere trattati dal datore di lavoro allo stesso modo rispetto al normale stipendio erogato mensilmente.
Tuttavia con il governo Meloni le cose sono cambiate, perché le mance sono attualmente soggette ad una tassazione ridotta al 5% grazie ad un’imposta sostitutiva. Vediamo nell’articolo cosa sapere sulla tassazione in questi casi.
Indice
Mance ai camerieri detassate: l’imposta sostitutiva
La manovra Meloni è intervenuta nel 2023 sulla questione delle mance, prendendo in considerazione la possibilità di tagliare le tasse, precedentemente calcolate sulla base dell’IRPEF, con un’aliquota ridotta al 5%.
Il comparto della ristorazione aveva infatti richiesto maggiore chiarezza e regole sull’imposizione fiscale di queste somme, dato anche che, precedentemente, i contratti collettivi nazionali di questo settore di fatto vietavano le mance. Tuttavia, proprio in questi ambiti, le mance vengono lasciate più spesso ai lavoratori.
L’intervento ha previsto una detassazione di queste somme con una aliquota unica al 5% con l’obiettivo di introdurre maggiori regole su questo comparto e di incentivare maggiore trasparenza dal punto di vista fiscale, riducendo l’evasione intorno al denaro nero.
Anche per il 2024 la regola vuole che questa particolare tassazione agevolata si applichi, ma solamente entro il limite del 25% di tutti i redditi da lavoro dipendente percepiti dal lavoratore, tenendo presente che nel calcolo del reddito rientrano anche le mance stesse. Oltre questa soglia, si applicano le regole precedenti, ovvero la normale tassazione IRPEF.
Inoltre, il limite massimo del reddito del lavoratore, entro cui si può applicare questa tassazione agevolata, è di 50.000 euro: superata questa soglia si utilizzano le normali imposte sui redditi.
Mance ai camerieri: come venivano tassate
Vediamo come venivano trattate a livello fiscale in Italia le mance erogate ai camerieri prima dello scorso anno, comprendendo anche quelle degli autisti, facchini e altri lavoratori. Secondo la regola precedente, queste somme di denaro, anche se corrisposte da clienti e soggetti terzi, rientravano tutte nel calcolo dell’IRPEF.
Per questo motivo anche le mance dovevano essere trattate a livello fiscale come le tasse sul reddito che il datore di lavoro, come sostituto di imposta, versa per il lavoratore.
Attualmente la normativa prevede che le imposte vengano applicate seguendo le regole degli scaglioni IRPEF solamente una volta che si supera la soglia del 25% di reddito.
Gli scaglioni IRPEF fa considerare quest’anno oltre questa soglia sono:
- redditi fino a 28.000 euro: Irpef al 23%;
- redditi da 28.000 a 50.000 euro: Irpef al 35%;
- redditi superiori a 50.000 euro: Irpef al 43%.
Anche se al momento non si applicano più le aliquote per tutte le mance, perché c’è l’imposta sostitutiva, intorno a questo tipo di redditi è molto diffuso il denaro nero.
Le norme sulle mance in Italia
A confermare la sussistenza di imposte sulle mance era intervenuta in primis la Corte di Cassazione, prendendo in considerazione una vicenda in cui un lavoratore aveva cumulato redditi molto alti derivati esclusivamente dalle mance.
La questione ha riguardato un dipendente che, presso un hotel di lusso, era riuscito a cumulare solamente in mance un reddito di 84.000 euro, in un solo anno.
L’Agenzia delle Entrate si era espressa a proposito dell’evasione fiscale considerevole intorno a questo tipo di reddito, nonostante un’altra normativa prevedesse un esonero alle tasse per ciò che riguarda le donazioni.
Tuttavia la Corte di Cassazione aveva confermato che tali redditi devono essere sottoposti a tassazione alla pari dello stipendio e su di essi devono anche essere considerati i contributi a fini previdenziali.
Successivamente a spiegare maggiormente il funzionamento delle tasse su questi ricavi è intervenuta l’Agenzia delle Entrate con la circolare n.26/E del 29 agosto 20231, chiarendo ogni aspetto dell’imposta sostitutiva introdotta al 5% sulle mance. Questa tassa di fatto si applica al posto dell’IRPEF, dell’addizionale comunale e quella regionale.
Vengono chiariti gli aspetti che riguardano sia la soglia massima di reddito di 50.000 euro, sia il limite delle mance del 25% di reddito, che garantiscono un’area ben delimitata entro cui si può utilizzare la tassazione agevolata.
Adempimenti a carico del datore di lavoro
La circolare dell’Agenzia delle Entrate è andata anche a specificare quali sono gli adempimenti a carico dei datori di lavoro (oltre a quelli dei dipendenti) per l’imposta sostitutiva al 5% sulle mance. Ad applicare questa particolare tassa è il sostituto di imposta, tramite i codici tributo specifici.
Quindi è il datore di lavoro che deve verificare il limite di reddito di 50.000 euro per applicare la tassa, sulla base del periodo di imposta precedente e includendo anche i ricavi che il lavoratore ha percepito da altri tipi di lavori nel corso dell’anno. Il titolare deve considerare sia le mance erogate in formato elettronico che quelle in contanti.
Il datore deve poi indicare all’interno della Certificazione Unica quali sono le mance tassate nel metodo ordinario e quali per cui si applica l’imposta sostitutiva, in modo separato. Il titolare può comunque scegliere, informando il lavoratore, di applicare la tassazione ordinaria se questa è più vantaggiosa nel calcolo complessivo.
I lavoratori invece devono dichiarare al datore il superamento del limite di 50.000 euro annui, se questo sussiste, se sono attive altre forme di lavoro. Inoltre può comunicare al titolare anche la scelta di rinuncia del regime sostitutivo.
Mance ai camerieri – Domande frequenti
Nel 2024 le mance ai camerieri vengono tassate secondo un’aliquota sostitutiva al 5% fino alla soglia massima di 25% di ricavi in mance, con il limite di 50.000 euro di reddito del lavoratore.
Con la manovra 2023, le mance erogate ai camerieri sono state detassate, con l’imposizione di una unica aliquota fiscale al 5% entro determinati limiti di guadagno.
- Circolare n.26/E del 29 agosto 2023, Agenzia delle Entrate ↩︎
Valeria Oggero
Giornalista