- Con la Legge di Bilancio 2025 si prevedono aumenti lievi sulle pensioni, legati alla rivalutazione dei prezzi al consumo e non ci sarà una vera e propria riforma del sistema pensionistico.
- L’Istat ha indicato una rivalutazione delle pensioni per il 2025 dell’1,6%, numero più basso a confronto con l’anno in corso, dove è del 5,4%.
- Sono confermate Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna anche per il 2025, oltre ad un meccanismo premiale per chi, pur potendo accedere alla pensione, continua a lavorare.
Sulle pensioni non ci sarà alcuna riforma decisiva, con la Legge di Bilancio 2025. Nonostante questo, qualcosa cambierà: anche il prossimo anno verrà messa in campo una rivalutazione degli importi delle pensioni sulla base dell’inflazione. L’Istat ha confermato una rivalutazione per il 2025 al ribasso, all’1,6%.
Si prospettano quindi aumenti contenuti rispetto a quelli visti nel 2024, soprattutto perché l’andamento economico generale attualmente è più favorevole.
Alcune misure specifiche di pensionamento sono confermate anche per il 2025, come Quota 103, l’Ape sociale e Opzione donna, garantendo l’anticipo pensionistico per determinate categorie di lavoratori. Confermati anche gli incentivi per chi decide di continuare a lavorare pur avendo diritto alla pensione.
Indice
Manovra 2025: gli aumenti per le pensioni
Intorno alla manovra 2025 si attende di conoscere come verrà applicata la rivalutazione, già presente quest’anno, per tutte le pensioni che risultano inferiori all’importo minimo stabilito per legge, che è attualmente di 598,61 euro.
Nel 2025 arriveranno comunque degli aumenti sulle pensioni, in base alla rivalutazione annuale portata avanti dall’Istat in riferimento al tasso di inflazione, ma molto ridotti. Questo indice è progressivamente sceso nel corso del 2024 e per il 2025 è confermato all’ 1,6%. In termini concreti, chi percepisce una pensione di circa 1.000 euro vedrà in più circa 16 euro al mese.
Gli incrementi sulle pensioni minime saranno quindi molto contenuti, a differenza di quanto è accaduto negli ultimi anni. Si attende per il momento una conferma sulla possibilità di stabilire un importo minimo di 650 euro mensili.
L’impatto degli aumenti sulle pensioni
In base alle rivalutazioni Istat, verranno incrementate nel totale del tasso di rivalutazione quelle pensioni che non superano 4 volte il trattamento minimo, ovvero inferiori a 2.394,44 euro lordi.
La rivalutazione proseguirà secondo le prime ipotesi al 90% per tutte le pensioni che non superano 5 volte il trattamento minimo, ovvero rientrano nel limite di 2.993,05 euro lordi. Infine la rivalutazione al 75% verrà applicata sugli importi che superano questa cifra.
Manovra 2025: gli interventi confermati per le pensioni
La Legge di Bilancio 2025 va a confermare anche diverse misure di prepensionamento o accesso a determinate indennità rivolte a categorie più svantaggiate di lavoratori. Vi rientrano quindi l’Ape Sociale, Opzione Donna e Quota 103.
L’Ape Sociale sarà riproposta per tutti i lavoratori che svolgono attività di tipo usurante, secondo le tabelle rinnovate recentemente. Questo anticipo pensionistico è raggiungibile con 63 anni e cinque mesi di età, anche da soggetti disoccupati, caregivers e persone che hanno un’invalidità almeno al 74%. Per accedervi è inoltre confermato il requisito del versamento di contributi per almeno 30 anni.
Opzione Donna invece permette l’accesso alla pensione a 61 anni, con limite abbassato a 60 per chi ha un figlio e 59 per chi ne ha due o più, per coloro che hanno versato contributi per almeno 35 anni. Questa misura, seppur molto contestata, sarà riproposta nel 2025 per tutte le lavoratrici donne che rispettano i requisiti di accesso.
L’ultima opzione di prepensionamento prorogata al prossimo anno è Quota 103: l’accesso in questo caso è garantito a chi ha almeno 62 anni di età e ha versato 41 anni di contributi. Introdotta in modo sperimentale nel 2023 e riconfermata per il 2024, questa soluzione tornerà anche successivamente.
Questo tipo di misura però potrà essere accessibile solamente tramite un ricalcolo contributivo, per cui gli importi potranno essere molto svantaggiosi per chi ha iniziato a lavorare prima del 1995, che invece utilizzava un sistema di conteggio misto.
Non ci sarà una Quota 41 per tutti, come invece era stato proposto da alcune parti di governo: questa ipotesi prevedeva l’accesso alla pensione dopo aver versato 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età. Per il momento la proposta è stata scartata.
Confermato per il 2025 il Bonus Maroni
Una conferma arrivata con il documento programmatico di bilancio riguarda la presenza nel 2025 di misure specifiche per favorire la permanenza al lavoro nel momento in cui sono raggiunti i requisiti di età per accedere alla pensione.
Si parla del così detto Bonus Maroni, che incentiva coloro che hanno raggiunto l’età per la pensione a proseguire con il proprio impiego. I contribuenti che accettano questa opzione potranno percepire in busta paga un aumento del 9,19%, che corrisponde alla quota di contributi normalmente versata dal lavoratore all’INPS.
Saranno coinvolti coloro che potranno accedere alla pensione in anticipo con 62 anni di età e 41 anni di contributi versati, ma decidono di proseguire con il lavoro.
Valeria Oggero
Giornalista