- L’isopensione permette ai lavoratori del settore privato, in aziende con oltre 15 dipendenti, di andare in pensione sette anni prima rispetto al canonico requisito anagrafico.
- Tramite l’isopensione, l’azienda può gestire le situazioni di esubero pensionando i dipendenti senior, senza dover ricorrere a licenziamenti.
- L’assegno pensionistico e i contributi previdenziali vengono foraggiati dall’azienda tramite una fideiussione bancaria, ma i pagamenti vengono effettuati direttamente dall’INPS.
Introdotta nel 2012 con la Legge n°92 dell’esecutivo Monti, anche nota come Legge Fornero, la misura dell’isopensione è diventata negli anni uno degli strumenti di flessibilità più apprezzati dalle aziende in situazione di esubero del personale, poiché offre la possibilità di pensionare anticipatamente i dipendenti più anziani senza dover ricorrere al licenziamento.
Uno strumento che risulta certamente vantaggioso per i lavoratori uscenti, che possono ritirarsi dal lavoro con anni di anticipo, ma anche e soprattutto per le aziende. In questo articolo, daremo una breve infarinatura su cos’è e come funziona l’isopensione, nonché i requisiti per accedervi, per poi approfondire i benefici che essa offre ai datori di lavoro.
Indice
Cos’è l’isopensione e come funziona
Prima di esaminare i vantaggi dell’isopensione per le imprese, dunque, è utile fare una breve introduzione su cosa sia e come funzioni. Parliamo di una misura di flessibilità pensionistica che permette ai dipendenti del settore privato, prossimi all’età pensionabile, di lasciare il lavoro anticipatamente.
Un’alternativa decisamente meno drastica rispetto al licenziamento, nel rispetto del lavoratore, ma anche delle casse aziendali. Tuttavia, non tutte le imprese possono accedervi. L’isopensione è infatti destinata ai lavoratori:
- impiegati in un’azienda con più di 15 dipendenti;
- impiegati in un’azienda in situazione di esubero del personale;
- con un contratto diverso dall’apprendistato e il reinserimento;
- a cui mancano al massimo 7 anni dalla maturazione dei requisiti anagrafici richiesi per il pensionamento (nel 2024, almeno 67 anni).
Le aziende che scelgono di ricorrere all’isopensione ed hanno tutti i requisiti per farlo, stringono accordi con le organizzazioni sindacali e l’INPS e si impegnano a sostenere economicamente i dipendenti in uscita fino al raggiungimento dell’età idonea per la pensione. Questo perché è l’azienda a farsi carico del pagamento:
- dell’assegno pensionistico previsto, inferiore allo stipendio mensile;
- dei contributi previdenziali utili al raggiungimento dei requisiti per la pensione.
Trattandosi di una transizione delicata, il datore di lavoro dovrà stipulare una fideiussione bancaria pari all’importo totale dell’assegno dell’ex dipendente fino al raggiungimento dell’età pensionabile, così da garantire all’INPS, che si occupa direttamente del pagamento, i fondi necessari per erogare l’importo mensilmente.
Isopensione: i vantaggi per le aziende
Va da sé dunque che si tratti di una soluzione strategica per molte aziende che desiderano ridimensionare il proprio organico nel modo più efficiente e vantaggioso per il lavoratore, pagandogli certo ancora una quota fissa mensile, ma non lo stipendio nella sua interezza.
Uno dei principali benefici dell’isopensione per le aziende è dunque la possibilità di ridurre i costi legati al personale senior, una voce di spesa onerosa, sia per i livelli retributivi raggiunti sia per i contributi previdenziali. Una forza lavoro anziana che non è solo costosa, ma limita anche le opportunità per inserire nuove risorse più giovani e dinamiche.
Nel caso di esuberi, dunque, il pensionamento anticipato è una scelta etica ed economicamente sostenibile, che permette al datore di lavoro di mantenere la reputazione dell’azienda ed evitare eventuali contenziosi con i sindacati: l’azienda riconosce ancora il valore del proprio dipendente ormai anziano e non è costretta a licenziarlo, con scarse prospettive di trovare un nuovo impiego.
I costi aziendali del pensionamento anticipato
Sebbene l’isopensione offra alle aziende inequivocabili vantaggi in termini di riduzione dei costi del personale senior e gestione del ricambio generazionale, è importante considerare anche i costi che essa comporta.
L’azienda, infatti, non solo si fa carico dell’assegno pensionistico per i dipendenti in uscita, ma deve anche continuare a versare i contributi previdenziali per tutto il periodo di anticipo rispetto all’età pensionabile, parliamo dunque di 13 mensilità all’anno.
Per garantire la sostenibilità, le aziende sono tenute a stipulare una fideiussione bancaria, a garanzia degli importi destinati ai dipendenti che scelgono di accedere a questa misura, fondamentale per tutelare i lavoratori nel caso in cui non il datore di lavoro non fosse in grado di onorare i propri obblighi.
Qualora dovessero verificarsi difficoltà di pagamento oltre i 180 giorni, infatti, l’INPS può rivalersi sulla fideiussione e provvedere direttamente all’erogazione dell’assegno.
Francesca Di Feo
Redattrice Partitaiva.it