- Tra le diverse misure di riforma fiscale previste con il governo Meloni, una di queste sta facendo discutere: si tratta degli interpelli a pagamento all’Agenzia delle Entrate.
- Se la proposta verrà confermata, il contribuente dovrà pagare una quota all’Agenzia delle Entrate per poter chiedere un interpello per avere chiarimenti su diverse norme fiscali e la loro interpretazione.
- Si moltiplicano le proteste intorno a questo provvedimento, non solo da parte dei contribuenti, ma anche da parte delle associazioni che tutelano i professionisti commercialisti.
La riforma fiscale potrebbe stravolgere diversi aspetti intorno alla riscossione dei debiti, alle cartelle esattoriali, e a diverse imposte attualmente applicate in Italia sul lavoro.
Al centro della nuova proposta tuttavia ci sono i così detti interpelli, ovvero le possibilità per i contribuenti di presentare una richiesta di chiarimento direttamente all’Agenzia delle Entrate su questioni di interpretazione delle norme.
Con la riforma gli interpelli potrebbero diventare a pagamento, ovvero i contribuenti dovranno pagare una quota all’Agenzia delle Entrate per presentare le varie richieste. La questione ha destato da subito parecchie critiche, e trovato il disaccordo di diverse associazioni di categoria.
Le associazioni che tutelano i Dottori Commercialisti in particolare si sono mossi a proposito della questione ribadendo come le norme relative al fisco siano spesso confuse e con lacune interpretative, e che il fisco dovrebbe garantire ai cittadini tutti i chiarimenti in forma libera.
Indice
Cosa sono gli interpelli all’Agenzia delle Entrate
L’Agenzia delle Entrate attualmente garantisce ai cittadini la possibilità di presentare richieste specifiche su diverse norme e su particolari tributi. La stessa Agenzia delle Entrate offre una definizione di interpello:
“L’interpello è un’istanza che il contribuente rivolge all’Agenzia delle Entrate prima di attuare un comportamento fiscalmente rilevante, per ottenere chiarimenti in relazione a un caso concreto e personale in merito all’interpretazione, all’applicazione o alla disapplicazione di norme di legge di varia natura relative a tributi erariali.”
Secondo l’attuale funzionamento di questo strumento, è possibile individuarne diverse tipologie:
- l’interpello ordinario consente a ogni contribuente di chiedere un parere su disposizioni tributarie di incerta interpretazione riguardo un caso concreto e personale;
- l’interpello probatorio consente al contribuente di chiedere un parere sulle condizioni o l’idoneità degli elementi chiesti dalla legge per accedere a determinati regimi fiscali;
- l’interpello anti-abuso consente di acquisire un parere relativo alla abusività di un’operazione fiscale;
- l’interpello disapplicativo consente di ottenere la disapplicazione di norme che, per contrastare comportamenti elusivi, limitano deduzioni, detrazioni, crediti di imposta, se viene fornita la dimostrazione che detti effetti elusivi non potevano verificarsi;
- l’interpello sui nuovi investimenti consente agli investitori, italiani o stranieri, di chiedere un parere sul trattamento tributario applicabile a importanti investimenti effettuati nel territorio dello Stato.
Un interpello può essere richiesto da parte di persone fisiche, persone giuridiche e amministrazioni, ovvero sia i contribuenti che le imprese al momento possono usufruire di questo strumento.
Riforma fiscale e interpelli a pagamento
Con la riforma fiscale si ipotizza che gli interpelli diventino a pagamento, con un depotenziamento dello strumento. La riforma prevede in questo modo una diminuzione del numero di interpelli presentati, con utilizzo al posto di questi strumenti di FAQ specifiche e provvedimenti interpretativi.
Per il momento non è ancora stato definito un testo definitivo sul provvedimento, che rimane solamente una proposta, tuttavia ha destato le preoccupazioni dei contribuenti, e in particolare di commercialisti e avvocati.
Riassumendo, la riforma vorrebbe intervenire a proposito degli interpelli nei seguenti modi:
- ridurre il numero di interpelli, ponendoli a pagamento;
- non rispondere a interpelli per cui sono già pubblicati documenti di chiarimento;
- sospendere il servizio nei mesi estivi.
L’obiettivo di tale provvedimento è quello di snellire le procedure e diminuire il numero di richieste di interpello, che ad oggi è uno strumento molto utilizzato sia da privati che da parte delle imprese.
Questa modalità quindi perderebbe la sua efficacia, diventando un servizio a pagamento vero e proprio. L’arrivo di questa proposta ha destato parecchie critiche da parte dei professionisti che si occupano di assistenza fiscale.
Le critiche agli interpelli a pagamento
Le associazioni di categoria di Dottori Commercialisti si sono mosse a contrasto del provvedimento, definendo tale ipotesi un grave errore. Si tratta delle seguenti associazioni nazionali:
- ADC, Associazione dei Dottori Commercialisti e degli esperti Contabili;
- AIDC, Associazione Italiana Dottori Commercialisti;
- ANC, Associazione Nazionale Commercialisti;
- ANDOC, Associazione Nazionale Dottori Commercialisti;
- FIDDOC, Federazione Italiana Donne Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili;
- UNAGRACO, Unione Nazionale Commercialisti ed Esperti Contabili;
- SI, Sindacato Italiano Commercialisti;
- UNGDCEC, Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili;
- UNICO, Unione Italiana Commercialisti.
Con un recente comunicato stampa congiunto le associazioni hanno presentato le motivazioni per cui un provvedimento che disponga il pagamento per la presentazione di un interpello sia da considerarsi come un grave errore.
Il comunicato spiega come dietro alla presentazione di un numero così elevato di interpelli ci sia un sistema di legiferazione nel paese complesso, con interpretazioni confuse e disorganiche, per cui contribuenti e imprese hanno la necessità di presentare richieste di chiarimento.
I presidenti delle diverse associazioni ritengono la proposta di porre gli interpelli a pagamento come un’azione inammissibile, ovvero:
“Siamo ad un stravolgimento di ogni logica poiché non è pensabile che una funzione di cui è responsabile lo Stato, com’è quella di assicurare la certezza delle norme per consentire una loro corretta applicazione da parte dei cittadini, possa essere considerata alla stregua di un servizio, per il quale, se richiesto, prevedere il pagamento di una somma.”
Inoltre il comunicato stampa specifica che l’Agenzia delle Entrate non abbia un ruolo di terzialità, ovvero in ambito fiscale sono i commercialisti a fornire chiavi interpretative rispetto alle varie normative fiscali, sulla base di quanto esposto anche dall’Agenzia delle Entrate.
Le associazioni quindi si aspettano un ripensamento a proposito di questo provvedimento, con l’auspicio che sia data maggiore centralità ai commercialisti in questi passaggi. Per il momento il provvedimento ancora non è stato confermato in via definitiva, e si attende l’approvazione della riforma del fisco.
Interpelli a pagamento all’Agenzia delle Entrate – Domande frequenti
Gli interpelli al momento consentono a cittadini e imprese di ottenere chiarimenti sull’interpretazione delle diverse norme fiscali.
Gli interpelli potrebbero diventare a pagamento se la proposta presentata con la bozza della riforma fiscale verrà approvata. Qui tutti i dettagli.
La riforma fiscale vorrebbe limitare il numero degli interpelli, mettendoli a pagamento e stabilendo una sospensione per i mesi estivi.
Valeria Oggero
Giornalista