- L’intelligenza artificiale, se adottata nella pubblica amministrazione, può essere un valido strumento, ma anche un rischio per i lavoratori: aggiornare le proprie competenze è fondamentale.
- L’AI potrebbe essere un utile mezzo di modernizzazione delle PA del nostro paese, verso un’organizzazione più vicina a quella di altri paesi europei.
- Sviluppare nuove competenze tramite formazione sarà indispensabile non solo nel privato, ma anche nel pubblico impiego per rimanere al passo con l’evoluzione tecnologica.
L’avvento dell’intelligenza artificiale sta ridisegnando in modo profondo e irreversibile il panorama del lavoro pubblico in Italia, aprendo scenari inediti carichi sia di straordinarie opportunità che di rischi significativi.
Secondo una ricerca condotta da FPA e presentata al FORUM PA 20241, ben 1,8 milioni di dipendenti pubblici, pari al 57% del totale, sono altamente esposti all’impatto dell’IA nello svolgimento delle proprie mansioni quotidiane.
Questa vasta platea comprende figure professionali eterogenee: dirigenti, tecnici, ricercatori, insegnanti, legali, architetti, ingegneri, professionisti sanitari e assistenti amministrativi.
Indice
Pubblico impiego: lavoratori a rischio con l’AI
Se da un lato l’IA promette di arricchire e migliorare l’attività lavorativa di molti dipendenti pubblici, liberandoli da compiti ripetitivi e a basso valore aggiunto per concentrarsi su attività più strategiche e creative, dall’altro comporta anche rischi significativi in termini occupazionali.
Tra gli 1,8 milioni di lavoratori altamente esposti, l’80% (circa 1,5 milioni) potrà beneficiare di una profonda sinergia tra le proprie competenze e le capacità offerte dagli algoritmi, ma solo a condizione di essere adeguatamente formato e inserito in un contesto organizzativo capace di abilitare e valorizzare questa collaborazione uomo-macchina.
Al contrario, ben 218mila persone, il 12% del totale, sono a rischio sostituzione, soprattutto chi svolge professioni poco specializzate e mansioni ripetitive facilmente automatizzabili.
Come cambia il pubblico impiego con l’AI
L’introduzione dell’IA non è un semplice aggiornamento tecnologico, ma una vera e propria rivoluzione che impone un ripensamento complessivo del modello organizzativo della Pubblica Amministrazione (PA).
Questa “terza ondata” di trasformazione della PA, dopo la spending review introdotta dal governo Renzi e lo shock pandemico, richiede cambiamenti strutturali profondi e coraggiosi. Non si tratta solo di adottare nuove tecnologie, ma di ridisegnare processi, strutture e culture organizzative.
Occorre ripensare radicalmente i processi formativi, puntando sullo sviluppo di competenze trasversali come creatività, flessibilità, pensiero critico e soft skill, veri fattori abilitanti per lavorare in modo sinergico con l’IA.
Bisogna abbandonare logiche verticistiche e burocratiche per abbracciare modelli organizzativi più agili e orizzontali, capaci di adattarsi al cambiamento. Le nuove competenze richieste ai dipendenti pubblici non sono più solo tecniche, ma devono includere capacità di problem solving, gestione del cambiamento e collaborazione inter-funzionale.
Anche i politici italiani impegnati in Europa dovranno adoperarsi per definire norme premiali per le amministrazioni che si distingueranno nell’adozione di tecnologie innovative e nella promozione della trasformazione digitale. Queste norme dovrebbero incentivare le best practice, incoraggiare l’adozione di soluzioni avanzate di IA e promuovere la collaborazione tra enti pubblici e privati per creare un ecosistema favorevole all’innovazione.
Lavoro giovanile e intelligenza artificiale
In questo contesto di cambiamento dirompente, le prospettive occupazionali nella PA per i giovani, soprattutto nel Mezzogiorno, appaiono in netto calo. Diventa quindi cruciale e urgente un cambio di paradigma culturale, che orienti le nuove generazioni verso il mondo produttivo e dell’impresa anziché verso il “porto sicuro” del pubblico impiego.
Università, istituti tecnici, ITS e agenzie educative devono farsi promotori di una nuova narrazione che valorizzi l’imprenditorialità, l’assunzione del rischio e l’innovazione come leve di realizzazione personale e professionale.
Questo significa sviluppare programmi educativi che mettano l’accento sulle competenze digitali, la creatività e la capacità di adattamento, creando partnership con aziende e startup per offrire esperienze pratiche e stage che preparino i giovani al mondo del lavoro moderno.
Parallelamente, la PA deve aprirsi sempre più alla collaborazione con il mondo delle startup e delle PMI innovative, facendosi volano di un nuovo ecosistema capace di creare occupazione di qualità per i giovani.
Ciò può avvenire attraverso la creazione di incubatori e acceleratori all’interno delle strutture pubbliche, il sostegno a progetti di co-innovazione e la facilitazione di accesso a finanziamenti e bandi per l’innovazione. La sinergia tra pubblico e privato può portare a soluzioni innovative per problemi complessi, migliorare l’efficienza dei servizi pubblici e stimolare la crescita economica.
Intelligenza artificiale nella PA: la formazione
Al tempo stesso, per gli attuali dipendenti pubblici ultraquarantenni e ultracinquantenni, spesso confinati in mansioni ripetitive e poco qualificate, sarà fondamentale un massiccio investimento in riqualificazione e aggiornamento delle competenze.
Questo sforzo dovrà mirare non solo ad aumentare la produttività sia in termini quantitativi che qualitativi, ma anche a ridurre i tempi di lavorazione delle pratiche e migliorare la qualità e la quantità dei servizi offerti ai cittadini. Sarà cruciale il ruolo della formazione continua, che dovrà diventare una costante della vita lavorativa anziché un episodio sporadico e scarsamente incisivo.
La formazione dovrà essere supportata da politiche aziendali e governative che ne facilitino l’accesso e ne riconoscano l’importanza. Programmi personalizzati, corsi di aggiornamento tecnologico, workshop su soft skill e competenze trasversali saranno essenziali per mantenere alta la motivazione e l’efficacia del personale.
Inoltre, sarà importante incentivare la cultura dell’apprendimento permanente, promuovendo iniziative che rendano la formazione una componente integrata e valorizzata del percorso professionale di ogni dipendente.
In questo scenario di profonda trasformazione, gli amministratori locali più lungimiranti saranno quelli che, anziché puntare su nuove assunzioni (peraltro difficili da sostenere finanziariamente in un contesto di risorse calanti), sapranno investire massicciamente sulla formazione e l’aggiornamento del personale esistente, creando così vantaggi competitivi sostenibili per i loro enti.
Serviranno politiche regionali e nazionali a supporto di questo sforzo, con incentivi e premialità per gli enti virtuosi capaci di conseguire risultati misurabili in termini di upskilling o reskilling del personale e incremento della produttività.
Intelligenza artificiale nel Mezzogiorno del paese
L’adozione di sistemi formativi avanzati e l’implementazione di nuove competenze legate all’IA saranno cruciali, soprattutto nel Mezzogiorno dove l’inefficienza e l’arretratezza della PA raggiungono livelli record nel confronto europeo.
In questo contesto, diventa essenziale l’utilizzo di ingenti risorse comunitarie, come quelle del FSE+, per finanziare piani straordinari di riqualificazione del capitale umano pubblico in chiave 4.0. Tali piani dovranno prevedere programmi di formazione continua, corsi di aggiornamento tecnologico e così via.
Innescare questo circolo virtuoso attraverso il miglioramento delle performance della pubblica amministrazione significa creare i presupposti per lo sviluppo di nuove opportunità anche per le imprese emergenti.
Queste imprese saranno chiamate ad assorbire anche i giovani talenti. Solo una PA efficiente, veloce e orientata all’utente può diventare un volano di crescita e competitività per il Paese, facilitando un ambiente favorevole all’innovazione e all’imprenditorialità.
La sfida dell’IA nel pubblico impiego è complessa e sfaccettata e richiede visione strategica, coraggio e capacità di gestione dei processi di innovazione a tutti i livelli istituzionali. Non bastano le dichiarazioni d’intenti o i piani sulla carta: servono azioni concrete, investimenti mirati, metriche di risultato verificabili. Solo così l’intelligenza artificiale potrà diventare un potente alleato per una PA al servizio di cittadini e imprese, anziché l’ennesima minaccia.
Intelligenza artificiale e modernizzazione delle PA
La posta in gioco è altissima: modernizzare il Paese partendo dalla sua spina dorsale amministrativa per cogliere appieno le opportunità odierne. Un obiettivo ambizioso ma non più rinviabile, che richiede uno sforzo collettivo e inclusivo, coinvolgendo tutti gli attori in campo: politica, istituzioni, parti sociali, università, centri di ricerca, imprese.
Solo facendo sistema e condividendo una visione di lungo periodo, l’Italia potrà vincere la sfida dell’IA e trasformarla in un volano di sviluppo equo e sostenibile. Il tempo per agire è adesso, il futuro non aspetta. Cogliamo l’attimo o saremo costretti a inseguire, ancora una volta, i Paesi più dinamici e innovativi. Diamo all’intelligenza artificiale un volto umano, al servizio delle persone e del bene comune.
Questo cambiamento non può essere lasciato al caso. È necessario un piano strategico dettagliato e coordinato, che includa non solo investimenti finanziari, ma anche un cambio di mentalità e cultura all’interno delle amministrazioni pubbliche.
Bisogna incentivare la cultura dell’innovazione, premiando i progetti e le iniziative che portano a miglioramenti tangibili nella qualità dei servizi offerti ai cittadini. È essenziale che ogni livello della pubblica amministrazione, dalle istituzioni centrali a quelle locali, sia coinvolto in questo processo di trasformazione.
La partecipazione attiva delle università e dei centri di ricerca sarà cruciale per garantire che le competenze necessarie siano adeguatamente trasferite ai dipendenti pubblici.
Inoltre, la collaborazione con il settore privato, in particolare con le startup tecnologiche e le PMI innovative, potrà fornire soluzioni avanzate e nuovi modelli di lavoro. Le partnership pubblico-privato dovranno essere incoraggiate attraverso politiche mirate e incentivi specifici.
l’Italia ha di fronte a sé un’opportunità storica per trasformare radicalmente la propria pubblica amministrazione e renderla un modello di efficienza, innovazione e supporto al cittadino.
Questo richiede un impegno deciso e continuativo da parte di tutti i soggetti coinvolti, ma i benefici a lungo termine giustificano ampiamente lo sforzo. L’intelligenza artificiale può diventare il catalizzatore di una PA più moderna e inclusiva, capace di rispondere in modo efficace alle sfide del futuro e di contribuire in modo significativo allo sviluppo sostenibile del Paese.
Giovanni Emmi
Dottore Commercialista