- L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel mercato del lavoro può favorire la crescita e lo sviluppo delle imprese, ma al contempo creare dipendenza dalle tecnologie.
- Sono ancora poche le piccole e medie imprese che hanno implementato l’AI nei propri processi produttivi a causa della difficoltà di reperimento di lavoratori specializzati.
- Il nuovo Piano Industria 5.0 vuole favorire la crescita delle PMI italiane, sostenere la formazione dei lavoratori e implementare lo sviluppo dell’AI nazionale.
L’avvento dell’intelligenza artificiale all’interno dei processi produttivi aziendali è stata una delle sfide più importanti e innovative degli ultimi anni, ma al tempo stesso è uno dei cambiamenti più difficili da affrontare per le piccole e medie imprese nazionali.
L’AI rappresenta certamente un fattore di crescita, sviluppo e accelerazione di produttività se utilizzata a pieno delle proprie potenzialità e con le giuste conoscenze e competenze nel settore. Proprio la difficoltà nel reperimento di profili specializzati nel settore digitale e IT è l’ostacolo principale che non consente alle PMI di effettuare la loro transizione tecnologica e di accedere agli incentivi previsti a livello nazionale.
AssoSoftware, l’Associazione di Confindustria che rappresenta e tutela gli interessi delle aziende dell’IT, ha realizzato una ricerca sull’impatto dell’AI nel mercato del lavoro, analizzando i punti di forza e di debolezza di questa nuova tecnologia e sottolineando le differenze di accesso agli incentivi nazionali per le piccole e medie imprese rispetto alle grandi aziende.
Indice
L’impatto delle AI nel mercato del lavoro
Secondo la recente indagine effettuata da AssoSoftware1 sulla propria base associativa, le principali preoccupazioni rispetto all’ingresso dell’AI nel mercato del lavoro non riguardano tanto la perdita della propria occupazione (16%), quanto invece la dipendenza da strumenti informatici.
Più della metà degli intervistati (56% su oltre 100 software house) hanno manifestato le proprie preoccupazioni in merito a strumenti informatici quali ChatGPT che si sviluppano e crescono velocemente, ma non sono facilmente governabili. A queste preoccupazioni principali seguono poi le questioni legate alla privacy (50%), alla sicurezza (39%) e all’etica (39%).
L’avvento dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro comporta la nascita di nuove professioni del futuro, maggiormente tecniche e specializzate, applicate soprattutto in alcuni settori. Come ha dimostrato la ricerca, l’assistenza e la formazione saranno i settori maggiormente coinvolti in tal senso.
AI e formazione nelle aziende italiane
Il nostro Paese, secondo una delle indagini effettuate da Unioncamere2, è ancora piuttosto indietro nello sviluppo e nell’implementazione dell’intelligenza artificiale, oltre ad essere carente sul fronte dei profili specializzati nel settore del digitale e dell’IT: basti pensare che meno del 10% delle aziende nazionali utilizzato questa innovazione all’interno dei processi produttivi.
Sono invece circa il 15% le imprese che si dichiarano pronte a investire in questa nuova tecnologia nei prossimi anni, segnale che conferma la difficoltà nel reperire profili specializzati per sfruttare le potenzialità di questo strumento innovativo.
E proprio AssoSoftware, nella ricerca realizzata in collaborazione con il Politecnico di Milano, sottolinea la difficoltà delle piccole e medie imprese di trovare lavoratori con competenze nel digitale: tali difficoltà vanno ad aggravare il processo di implementazione di nuove tecnologie all’interno dei processi produttivi, ostacolando la crescita.
Fanno eccezione, invece, le grandi imprese nazionali che hanno maggiori possibilità di sviluppo grazie al facile accesso agli strumenti disponibili a livello nazionale seguendo un piano di innovazione tecnologica (secondo le iniziative previste in Italia, come il Piano Transizione 4.0 ).
Lo sviluppo delle AI nelle piccole e medie imprese
La vera sfida di oggi, quindi, consiste nel dare supporto e sostegno anche alle piccole e medie imprese (che appresentano il 90% del tessuto produttivo nazionale) nel loro cammino di trasformazione digitale.
In questo senso, il Piano Transizione 5.0 approvato dal Governo potrebbe costituire un valido trampolino di lancio per tutte quelle PMI che hanno intenzione di richiedere un aumento del credito di imposta per le spese relative alla richiesta di certificazioni per l’accesso agli incentivi nazionali.
Il nuovo piano approvato dal Governo, inoltre, prevede l’estensione degli incentivi anche ai software gestionali, che rivestono un ruolo centrale nella transizione tecnologica del nostro Paese. Importante è anche il ruolo della formazione all’interno del nuovo Piano 5.0 che va a semplificare le modalità di accesso alle agevolazioni e amplia la platea di soggetti erogatori.
A tale proposito, AssoSoftware ha stretto negli ultimi anni due accordi per sottolineare l’importanza della formazione dei lavoratori in azienda: il primo accordo con ITS Academy e il secondo con 42 Milano Luiss, che hanno come obiettivo comune quello di facilitare ai giovani e ai professionisti l’acquisizione di nuove competenze e conoscenze nel settore dello sviluppo digitale e del software.
- “AssoSoftware: l’Italia deve sviluppare applicazioni per l’IA nazionali per evitare dipendenza da Paesi terzi“, comunicato stampa AssoSoftware, assosoftware.it ↩︎
- “Intelligenza artificiale: meno del 10% delle imprese la utilizza già“, Unioncamere, unioncamere.gov.it ↩︎
Laura Pellegrini
Giornalista e content editor