- Gli imprenditori non si rivolgono più alle banche e si affidano a capitali propri o di terzi, per garantire liquidità all’azienda.
- La situazione in Italia è poco omogenea sia sul territorio nazionale che su quello europeo.
- L’aumento dei depositi bancari è direttamente proporzionale alla diminuzione dei prestiti.
Voltano le spalle agli istituti di credito per fare affidamento sull’autofinanziamento: gli imprenditori non si rivolgono più alle banche, questo è il trend che la CGIA di Mestre1 ha messo in evidenza con l’ultimo report.
Il rapporto mette al centro l’annoso problema della mancanza di liquidità alle aziende, con focus su quelle che sono oggi le soluzioni più gettonate, da parte degli imprenditori, per ovviare al problema.
La scelta di rivolgersi ad un istituto bancario non è prioritaria: basta pensare che i prestiti sono diminuiti di 329 miliardi nel giro di 13 anni mentre al contrario, crescono i risparmi. La situazione presente sul territorio italiano però non è omogenea: ecco cosa sta accadendo.
Indice
Risparmi e azioni: le alternative agli istituti di credito
La percezione diffusa, negli ultimi 15 anni, è stata quella di una forte contrazione, da parte delle banche, dell’erogazione di prestiti alle imprese. E invece, dati alla mano, la realtà è ben diversa.
Gli imprenditori non si rivolgono più alle banche. Sopperiscono alle necessità di finanziamento dell’azienda ricorrendo a capitali propri o di terzi, in pratica attingendo ai depositi di risparmio oppure al mercato dei capitali o delle azioni.
Canali alternativi al credito sono confermati anche dai dati Istat e della Banca d’Italia sulla ricchezza delle società non finanziarie, dai 5 dipendenti in su. L’azionariato nelle imprese italiane è aumentato di 930 miliardi di euro, tra il 2011 e il 2023, arrivando al 54% delle passività finanziarie, rispetto al precedente 40%. I prestiti invece dal 35% sono scesi al 23%.
Questo scenario mostra un tessuto imprenditoriale che cerca soluzioni alternative rispetto ai servizi e alle opzioni proposte dagli istituti bancari, accedendo più volentieri alle risorse interne.
Prestiti bancari, situazione non omogenea in Italia e Europa
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Stando agli ultimi dati disponibili alla fine del 2024, in un lasso di tempo di circa 13 anni a partire dal 2011, i risparmi delle imprese sono aumentati di 300 miliardi, a fronte di prestiti diminuiti invece di 329 miliardi.
La situazione però non è omogenea sul territorio nazionale e lo stesso vale a livello europeo. Molte attività infatti, non ricorrendo ai prestiti, hanno però potuto contare sui risultati economici positivi ottenuti e quindi attingere ai risparmi per far fronte sia alle spese che agli investimenti.
Altre realtà invece, come le micro imprese, non hanno potuto compensare la contrazione dei prestiti con l’autofinanziamento, scivolando inevitabilmente nell’insolvenza oppure nel mercato del credito illegale.
A livello Europeo invece i prestiti aumentano e vedono toccare punte record in Germania e in Francia, rispettivamente con picco positivo al +46% e al +61,4% (un accesso doppio agli istituti di credito rispetto all’Italia). In contrazione invece, la Spagna (-46,7%) e i Paesi Bassi (-8,1%).
La situazione a livello regionale
Come già abbiamo avuto modo di sottolineare, molte imprese sono andate incontro a un peggioramento economico e finanziario e non hanno potuto fare affidamento sull’autofinanziamento.
In particolare, il calo registrato è significativo nel centro-sud, con una discesa generale di ben 118,1 miliardi, tra il 2011 e il 2024. Fanno eccezione città come Enna, che ha visto aumentare i risparmi delle imprese del 278,9% e di Potenza, con un +257,7%.
Risparmi in crescita invece nel nord-est del Paese, con un incremento dei depositi del 178%. Spicca Cremona, provincia in cui le imprese hanno accumulato gli introiti con un aumento del 298,3%. A seguire Bolzano con un +281,6%.
Ripartizioni | novembre 2011 (mld€) | novembre 2024 (mld€) | variazione assoluta | variazione % |
Nord Ovest | 74,4 | 192,50 | +118,1 | +158,9 |
Nord Est | 49,8 | 138,3 | + 88.6 | +178,0 |
Centro | 44,8 | 102,3 | + 57,5 | +128,3 |
Mezzogiorno | 54,0 | 126,5 | + 72,5 | +134,1 |
ITALIA | 199,9 | 519,8 | +319,90 | + 160,0 |
Gli imprenditori non si rivolgono più alle banche: i motivi
Ai fattori più circoscritti alla realtà territoriale, se ne aggiungono altri di tipo più strutturale, che riguardano la contrazione del credito alle imprese, da parte delle banche.
Il sistema bancario, allineandosi alle direttive della Banca Centrale Europea, ha dovuto introdurre dei parametri molto più stringenti per garantire prestiti e finanziamenti, anche alle imprese, senza contare l’aumento dei tassi di interesse progressivo attuato gli scorsi anni.
Si possono poi citare motivi più generali come: l’inflazione, le dinamiche geopolitiche, la crisi economica riscontrata soprattutto dopo la pandemia, la crisi energetica. Sono tutte componenti che denotano una difficoltà più ampia ad investire in nuovi progetti o espandere le realtà già esistenti, che spesso necessitano proprio di un prestito.
- Gli imprenditori non vanno più in banca. Ora rompono il salvadanaio e si autofinanziano, Ufficio Studi CGIA Mestre, cgiamestre.com ↩︎
Natalia Piemontese
Giornalista