Quanto si può guadagnare senza Partita Iva: limiti e normativa

Lavorare senza aprire la Partita Iva è possibile se si rispettano i limiti stabiliti dalla legge. Leggi la guida per scoprire quanto si può guadagnare senza la Partita Iva tramite prestazione occasionale, e quando invece è necessario aprirla.

Revisione a cura di Giovanni EmmiDottore CommercialistaSu PartitaIva.it ci impegniamo al massimo per garantire informazioni accurate. Gli articoli vengono costantemente revisionati da professionisti del settore.

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Guadagnare senza Partita Iva
  • I lavoratori autonomi possono lavorare senza aprire la Partita Iva tramite la prestazione occasionale, emettendo la ricevuta.
  • Erroneamente si pensa che superata la soglia dei 5.000 euro scatti l’obbligo di apertura della Partita Iva. Tale limite vale per il versamento obbligatorio dei contributi INPS.
  • È consentito lavorare e guadagnare senza Partita Iva quando l’attività è occasionale e non abituale.

Aprire la Partita Iva è un passo importante, perché comporta una serie di costi e di adempimenti burocratici. In genere, quindi, i lavoratori autonomi, prima di procedere con l’apertura della Partita Iva, lavorano con la prestazione occasionale almeno per iniziare. Ma quanto si può guadagnare in questo modo, senza Partita Iva?

La normativa vigente stabilisce dei limiti al lavoro occasionale, superati i quali diventa necessario aprire la Partita Iva. Possiamo definire prestazione di lavoro autonomo occasionale qualsiasi attività lavorativa caratterizzata dall’assenza di: abitualità, professionalità, continuità, coordinazione.

Tuttavia, sono imposti dei limiti sui guadagni, per cui superati tali limiti sono imposti diversi obblighi e adempimenti. Vediamo, quindi, quanto si può guadagnare senza Partita Iva, lavorando con prestazione occasionale.

Guadagnare senza Partita Iva

Per guadagnare senza Partita Iva, in autonomia, è possibile svolgere un lavoro di tipo occasionale. La prestazione occasionale è un tipo di rapporto di lavoro caratterizzato dall’assenza di un vincolo di subordinazione. Questo tipo di rapporto lavorativo non prevede la sottoscrizione di un contratto, ma è sempre consigliabile sottoscriverlo.

Regolata dall’art. 2222 del C.C., la prestazione occasionale può essere utilizzata solamente se non sussistono i caratteri di continuità e dell’abitualità della prestazione.

Al contrario dei titolari di Partita Iva che emettono fattura, i lavoratori autonomi che emettono la ricevuta di prestazione occasionale non versano direttamente i contributi. Infatti, sarà il committente, in quanto sostituto d’imposta, a versare il 20% del lordo per conto del lavoratore. Quest’ultimo, infatti, percepirà solamente l’importo netto della prestazione.

È bene chiarire, inoltre, che la prestazione occasionale non dà diritto al versamento di un trattamento pensionistico. Infatti, dalla ritenuta d’acconto non viene fatta alcuna detrazione INPS.

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Ricevuta di prestazione occasionale

Il lavoratore occasionale è obbligato a rilasciare al suo committente una quietanza di pagamento per il lavoro che è stato svolto, e per dare certificazione del compenso percepito. I lavoratori autonomi non titolari di Partita Iva, che non possono quindi emettere fattura, emettono la ricevuta di prestazione occasionale in cui applicano la ritenuta d’acconto.

La ritenuta d’acconto è pari al 20% del compenso totale lordo, che viene trattenuto dal committente e versato tramite modello F24 allo Stato entro il 16 del mese successivo. Il compenso netto percepito, e scritto nella ricevuta, andrà inserito nel quadro “redditi diversi” della dichiarazione dei redditi del lavoratore autonomo.

La ritenuta del 20% si applica solamente nel momento in cui il committente sia un sostituto d’imposta. Ne consegue che qualora il committente fosse un soggetto privato, il lavoratore autonomo non dovrà applicare alcuna ritenuta d’acconto, e pagherà le tasse con la dichiarazione dei redditi.

Ricevuta per prestazioni occasionali: come si compila

La ricevuta di prestazione occasionale è un documento molto simile alla classica fattura. Gli elementi da inserire sono i seguenti:

  • dati anagrafici del lavoratore (nome, cognome, data di nascita, codice fiscale);
  • data, luogo e firma del lavoratore;
  • numero progressivo della ricevuta;
  • dati del committente (nome e cognome o ragione sociale, Partita Iva, indirizzo);
  • importo lordo del compenso;
  • importo della ritenuta d’acconto;
  • importo netto percepito al netto della ritenuta;
  • dicitura “Prestazione fuori campo IVA ai sensi dell’art. 5 del DPR 633/72”.
  • marca da bollo da €2 se la ricevuta è maggiore di 77,47€.

Prestazione occasionale senza Partita Iva: requisiti

La prestazione occasionale può essere svolta da soggetti senza Partita Iva, oltre che dai titolari di Partita Iva. Vi sono, tuttavia, soggetti che non possono ricorrere alla prestazione occasionale. Questi sono:

  • titolari di Partita Iva iscritti agli Albi professionali nello svolgimento di attività che rientrano nell’oggetto della professione esercitata;
  • soggetti che abbiano in corso, o cessato da meno di 6 mesi, un rapporto di lavoro subordinato o di collaborazione coordinata e continuativa;
  • titolari di e-commerce (che rappresenta un’attività commerciale svolta in maniera continuativa).

Di conseguenza, il professionista titolare di Partita Iva iscritto all’Albo professionale che svolge un’attività diversa dalla sua, può emettere la ricevuta per prestazione occasionale. La legge stabilisce che non è possibile sottoscrivere un contratto di lavoro occasionale se:

  • l’utilizzatore ha alle sue dipendenze più di 5 lavoratori a tempo indeterminato o li abbia impiegati nel corso del precedente anno solare (per aziende alberghiere e strutture ricettive il limite è di 8 dipendenti);
  • il committente è un’impresa edile o operante in settori affini;
  • il committente è un’impresa che svolge attività di escavazione, lavorazione di materiale lapideo, estrazione all’interno di cave e torbiere;
  • il committente esegue appalti di opere o servizi.
Quanto guadagnare senza P.Iva

Quanto si può guadagnare senza Partita Iva

Sul tema dei limiti del lavoro autonomo occasionale si fa spesso molta confusione. Infatti, quando si parla di limiti al lavoro occasionale generalmente ed erroneamente si pensa che superati i 5.000 euro si debba aprire obbligatoriamente la Partita Iva.

Tuttavia, per l’apertura della Partita Iva non bisogna fare riferimento al volume dei compensi percepiti durante l’anno. Non esistono, quindi, limiti a quanto si può guadagnare senza Partita Iva. Tuttavia, ribadiamo ancora una volta che l’unico criterio da rispettare è quello di svolgere un lavoro occasionale, non continuativo, non abituale e non coordinato.

L’obbligo di apertura della Partita Iva dipende non dal guadagno generato, ma dalla modalità con cui viene svolto il lavoro. Per rispettare il carattere dell’occasionalità la prestazione di lavoro non deve superare i 30 giorni all’anno.

È inoltre prevista una sanzione amministrativa pecuniaria, tra i 500 e i 2.500 euro, nel momento in cui viene violato l’obbligo di comunicazione del contratto di prestazione occasionale o nel caso in cui tale contratto non sia permesso.

Superato il limite dei 5.000 euro si deve aprire Partita Iva?

Superati i famosi 5.000 euro, il lavoratore autonomo non è obbligato quindi ad aprire la Partita Iva. Spesso su questo punto c’è una certa confusione. Tuttavia, superata questa soglia, si è tenuti a pagare i contributi INPS. Di conseguenza, superata la soglia dei 5.000 euro lordi di guadagno, il lavoratore autonomo è obbligato ad iscriversi alla Gestione Separata INPS per versare i contributi.

Puntualizziamo, inoltre, che i contributi da versare saranno calcolati solamente sulla parte eccedente i 5.000 euro, e non sul totale delle prestazioni occasionali.

Nel momento in cui viene superato il limite massimo dei compensi da più committenti nell’arco dello stesso mese, ogni committente dovrà concorrere in misura proporzionale al pagamento dei contributi previdenziali, calcolato in base al compenso e al totale di quelli erogati nel mese.

Per il 2022 l’aliquota INPS per i lavoratori parasubordinati è fissata al 33%. I contributi previdenziali non vengono inseriti nella ricevuta di prestazione occasionale, ma sarà lo stesso lavoratore autonomo occasionale a provvedere al versamento.

Tuttavia, formalmente i contributi sono suddivisi per 2/3 sul committente ed 1/3 sul lavoratore. Con l’iscrizione alla Gestione Separata INPS, il lavoratore autonomo occasionale ha diritto:

  • all’assicurazione per invalidità, contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali;
  • alla pensione di vecchiaia e superstiti.

La legge n.326/2003 stabilisce che per il calcolo dei 5.000 euro percepiti bisogna:

  • considerare solamente le prestazioni occasionali effettivamente svolte;
  • calcolare il totale sommando tutti i singoli compensi ricevuti nel periodo di riferimento;
  • considerare gli importi ricevuti da ogni committente;
  • escludere i redditi appartenenti ad altre categorie come lavoro autonomo o lavoro dipendente.
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Quando è obbligatorio aprire la Partita Iva

La Partita Iva è un codice numerico con cui si identifica in modo univoco il lavoratore autonomo, il libero professionista, la ditta individuale e la società. Questo codice permette inoltre di dichiarare all’Agenzia delle Entrate i guadagni generati e pagare le imposte.

Come abbiamo più volte anticipato, il lavoratore autonomo è tenuto ad aprire la Partita Iva nel momento in cui l’attività è svolta in modo:

  • abituale;
  • continuativo (per più di 30 giorni in un anno);
  • organizzato;
  • professionale.

Tuttavia, anche se non si rispettano questi requisiti, è possibile per un lavoratore autonomo aprire la Partita Iva. L’apertura comporta una serie di obblighi a cui adempiere e di costi da sostenere. Tuttavia, adottando il regime contabile forfettario tali costi e tali obblighi burocratici sono notevolmente ridotti rispetto a quelli previsti dal regime ordinario.

Lavoro occasionale senza Partita Iva in dichiarazione dei redditi

Un altro fattore da considerare a proposito del lavoro occasionale riguarda la dichiarazione dei redditi: è necessario presentare i redditi prodotti da un lavoro di tipo autonomo occasionale, ovvero senza Partita Iva, in dichiarazione?

A questa domanda non c’è una risposta univoca, perché tutto dipende da quanto reddito viene prodotto durante l’anno tramite un lavoro di tipo occasionale. In particolare, è obbligatorio procedere con la dichiarazione se si supera la soglia di 4.800 euro di guadagni annui tramite prestazione occasionale.

Al di sotto di questa soglia quindi non è necessario dichiarare alcun reddito, l’imposta viene azzerata. Tuttavia anche se si guadagna meno del limite visto sopra, può essere vantaggioso presentare i redditi percepiti, specialmente se è presente un sostituto di imposta, recuperando un credito fiscale.

Partita Iva con regime forfettario

Il regime forfettario è un regime sostitutivo dell’IRPEF che prevede una tassazione agevolata del 15%, ridotta al 5% per i primi 5 anni di attività (se si rispettano i requisiti previsti). Si tratta di un regime fiscale molto vantaggioso che si può utilizzare se, dopo alcuni lavori svolti in modo autonomo occasionale, si decide di avviare una vera e propria attività. Per poter aderire a questo regime, il lavoratore autonomo deve rispettare pochi requisiti essenziali:

  • ricavi o compensi inferiori a 65.000 euro in un anno;
  • spese per il personale dipendente inferiori ai 20.000 euro.

Il regime forfettario prevede inoltre:

  • obbligo di fatturazione elettronica se si superano i 25.000 euro di fatturato;
  • nessun obbligo di applicazione dell’Iva in fattura;
  • nessun obbligo di registrazione e tenuta delle scritture contabili (ad esclusione delle fatture).

Quanto si può guadagnare senza Partita Iva – Domande frequenti

Cosa succede se lavori senza Partita Iva?

I lavoratori autonomi senza Partita Iva emettono una ricevuta di prestazione occasionale applicando una ritenuta d’acconto del 20%, che il committente verserà allo Stato entro il 16 del mese successivo. Sono esclusi i versamenti del trattamento pensionistico.

Quanti soldi si possono guadagnare senza aprire la Partita Iva?

Non è previsto un limite di guadagno superato il quale bisogna aprire la Partita Iva. Basta rispettare il carattere dell’occasionalità e non abitualità della prestazione. Leggi nella guida quando è obbligatorio aprire la Partita Iva.

Cosa succede se si superano i 5.000 euro senza Partita Iva?

Quando un lavoratore autonomo senza Partita Iva supera i 5.000 euro è obbligato ad aprire una posizione alla Gestione Separata INPS, per il versamento dei contributi eccedenti ai 5.000 euro lordi percepiti. Scopri come, qui.

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Ilenia Albanese

Esperta di finanza personale e lavoro digitale

Copywriter specializzata nel settore della finanza personale, con esperienza pluriennale nella creazione di contenuti per aiutare i consumatori e i risparmiatori a gestire le proprie finanze.
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Giovanni Emmi
Dottore Commercialista
Revisione al 25 Luglio 2022
Commercialista dal 🧗🏾‍♀️secondo millennio, innovatore professionale nel terzo millennio🏃🏾‍♂️. Il futuro della professione del commercialista nel mio ultimo libro "dalla società alla rete tra professionisti".

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