- Conoscere il costo fisso mensile della tua partita IVA può aiutarti a mantenere in regola i conti e a sapere quanti soldi mettere da parte.
- Un lavoratore autonomo deve sostenere dei costi fissi e dei costi variabili a cadenza annuale o trimestrale in base al tipo di attività che svolge.
- I principali costi fissi che un lavoratore autonomo deve sostenere sono legati alle imposte, agli eventuali contributi minimi e alle spese di gestione.
Aprire la partita IVA permette di avviare un’attività imprenditoriale o di svolgere la professione dei propri sogni in forma autonoma, gestendo in libertà il proprio tempo, l’organizzazione del lavoro e le entrate mensili. Al contempo, però, conoscere il costo fisso mensile di una partita IVA è fondamentale per valutare la convenienza di questa scelta.
Le spese fisse e variabili possono avere cadenza mensile, trimestrale o annuale e cambiano in relazione alla tipologia di attività che si intende avviare: le principali differenze riguardano la ditta individuale, la libera professione e il commercio al dettaglio. I contributi e le tasse sono le voci di spesa più elevate da sostenere quando si svolge un’attività in forma autonoma.
Indice
Quali e quanti sono i costi fissi mensili di una partita IVA
Oltre ai costi di apertura della partita IVA, che si pagano una sola volta all’inizio dell’attività, esistono dei costi fissi mensili e dei costi variabili da sostenere per il mantenimento dell’attività stessa. Queste spese sono diverse in relazione alla tipologia di attività che si svolge (ditta individuale, artigiano o commerciante, libero professionista) e al regime fiscale a cui si intende aderire.
In generale, tra i costi fissi mensili di una partita IVA rientrano le spese di gestione, i contributi minimi e le imposte. Per alcune professioni e ordini, se hai conseguito un fatturato pari a zero nel corso dell’anno, non dovrai sostenere nessuna spesa per i contributi né per le tasse.
Tuttavia, a prescindere dalla tipologia di attività che svolgi in forma autonoma, devi tenere in considerazione i costi legati all’affitto dei locali o degli uffici, il costo della manodopera (stipendi, contributi e tasse, ferie, malattia, TFR, ecc) e la manutenzione dei macchinari o strumenti necessari per svolgere la tua attività.
Infine, devi considerare il costo dell’eventuale commercialista a cui intendi appoggiarti e di tutti i software di fatturazione elettronica, PEC o altri sistemi informatici necessari per la tua attività.
Costi partita IVA in regime forfettario
Le spese di mantenimento della partita IVA forfettaria possono variare in relazione al volume di fatturato, al settore di attività, alla localizzazione geografica e alle normative fiscali vigenti.
Mantenere una partita IVA in regime forfettario è comunque più vantaggioso per la possibilità di godere una tassazione agevolata a parità di ricavi e compensi annuali non superiori a 85.000 euro. Inoltre, in questo regime non è prevista l’applicazione dell’IVA, ma non si possono dedurre spese di alcun tipo.
Infatti, i contribuenti forfettari pagano un’aliquota sostitutiva unica pari al:
- 5% per i primi cinque anni dall’avvio della loro attività;
- 15% a partire dal sesto anno.
Una partita IVA forfettaria ha delle spese fisse e delle spese variabili da sostenere: le tasse, per esempio, variano in relazione ai ricavi conseguiti nel corso dell’anno. Il costo del commercialista, invece, è una spesa fissa da sostenere mensilmente o annualmente. A queste spese si aggiungono i contributi previdenziali, come vedremo tra poco.
Imposta di bollo
I forfettari devono ricordare di inserire una marca da bollo da 2 euro su tutte le fatture cartacee o elettroniche di importo superiore a 77,47 euro. In questo caso si può facilmente prevedere quanto si pagherà ogni anno per questo tipo di imposta.
Costi fissi partita IVA ordinaria
Se i tuoi ricavi o compensi superano gli 85.000 euro all’anno devi aderire al regime ordinario, che prevede la possibilità di scaricare alcune spese legate alla propria attività. Tuttavia, le tasse che si applicano a una partita IVA ordinaria sono più consistenti rispetto a quelle previste per un forfettario.
Non essendoci un’aliquota sostitutiva unica, per calcolare le tasse si utilizzano le aliquote IRPEF 2024:
- al 23% se hai conseguito un reddito fino a 28.000 euro annui;
- al 35% per i redditi compresi tra 28.001 e 50.000 euro annui;
- al 43% per i redditi superiori a 50.000 euro annui.
Considerando che il calcolo viene effettuato sulla base dei compensi annuali, le tasse sono considerate dei costi variabili per le partite IVA.
Tra le imposte che una partita IVA ordinaria deve pagare non esiste soltanto l’IRPEF, ma anche numerose e addizionali regionali e comunali, l’IRAP e l’IVA. Queste tasse si versano in base al reddito imponibile come differenza tra compensi e costi deducibili. Con questo regime fiscale è possibile scaricare diverse spese.
Contributi previdenziali
I contributi previdenziali si possono considerare come una spesa fissa per una partita IVA sia ordinaria che forfettaria, in quanto non varieranno molto di anno in anno e andranno versati periodicamente in base all’attività svolta.
Per il libero professionista forfettario iscritto alla Gestione Separata INPS, i contributi previdenziali vengono calcolati come una percentuale degli incassi, senza quote fisse da versare. Gli autonomi iscritti a un ordine professionale, invece, potrebbero dover versare dei contributi minimi stabiliti dalla relativa cassa previdenziale. Essi devono sostenere anche i costi di iscrizione annuale all’Albo, variabili per ciascuna professione.
Per una ditta individuale, invece, i costi sono maggiori: devi iscriverti alla Gestione INPS Artigiani e Commercianti e versare dei contributi fissi annuali di circa 3.600 euro. Inoltre, devi pagare il diritto camerale di circa 120 euro all’anno. Con questa cassa in regime forfettario puoi accedere allo sgravio dei contributi del 35%.
Partita IVA come libero professionista: costi fissi e annuali
Se sei un libero professionista senza cassa, iscritto alla Gestione Separata INPS, non hai dei costi fissi mensili da sostenere. Infatti, per la tua attività non sono previste imposte fisse e nemmeno contributi minimi da versare. Ciò significa che, se nel corso dell’anno ha conseguito un fatturato pari a zero, non dovrai sostenere alcuna spesa per tasse e contributi previdenziali.
Se invece la tua attività è regolamentata da un Ordine professionale dovrai versare dei contributi minimi alla cassa privata di appartenenza e ogni anno dovrai pagare l’iscrizione all’Albo.
In qualsiasi caso, non devi trascurare le spese di gestione della tua attività come libero professionista: per esempio, le spese di affitto dei locali, le spese relative alle materie prime o merci che intendi vendere, i costi pubblicitari, ecc.
Se la tua professione si svolge da casa potrai risparmiare sull’affitto dei locali, ma dovrai sostenere dei costi variabili per le utenze, la connessione ad Internet e per eventuali strumenti utili per lo svolgimento del lavoro (cancelleria, strumenti tecnologici, ecc).
Costo fisso mensile partita IVA – Domande frequenti
Le partite IVA che vogliono ottenere un fisso mensile possono rivolgersi a un unico committente (a parità di alcune condizioni per non sconfinare nella presunzione di subordinazione), oppure attivare diverse collaborazioni con committenti diversi.
L’assunzione con partita IVA è particolarmente conveniente per le aziende, che possono risparmiare sulle spese relative a tasse, contributi e ferie; mentre per il lavoratore non ci sono le tutele previste per un dipendente. In Italia non è consentito se non in rare situazioni.
Sia che tu abbia 20 anni o 60 anni, i costi e i contributi per l’apertura della partita IVA sono gli stessi. Non ci sono distinzioni di tassazione o contribuzione in base all’età, ma se hai meno di 30 anni puoi godere di più agevolazioni per l’avvio di attività imprenditoriali.
Il costo dipende dal tipo di attività che viene svolta. Bisogna tenere in considerazione le spese come tasse, contributi previdenziali, costi del commercialista, strumenti come PEC e software di contabilità e fatturazione, ma anche i costi per forniture, immobili adibiti ad attività e strumentazione.
Laura Pellegrini
Giornalista e content editor