Partita Iva fisioterapista: come e quando aprirla, codice Ateco, cassa previdenziale e costi

La Partita Iva per un fisioterapista consente di svolgere la libera professione. Leggi la guida per sapere quando è obbligatorio aprirla, come funziona l’apertura e quali sono i costi da sostenere.

Revisione a cura di Giovanni EmmiDottore CommercialistaSu PartitaIva.it ci impegniamo al massimo per garantire informazioni accurate. Gli articoli vengono costantemente revisionati da professionisti del settore.

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  • Il fisioterapista può lavorare sia come dipendente che come libero professionista. In questo caso, se l’attività professionale è abituale e continuativa è obbligatorio aprire la Partita Iva.
  • Il codice Ateco dei fisioterapisti è 86.90.21 – Fisioterapia.
  • L’apertura della Partita Iva come fisioterapista si può effettuare per via telematica indicando il codice Ateco, il regime contabile e il regime previdenziale.

La figura professionale che si occupa della cura e della riabilitazione delle difficoltà motorie è il fisioterapista. Ma per svolgere questa professione come libero professionista, come vedremo tra poco, è necessario aprire la Partita Iva da fisioterapista.

Secondo le stime, ad oggi in Italia vi sono circa 65mila fisioterapisti, e questa figura professionale è sempre più richiesta tra le figure sanitarie. Aprire la Partita Iva per un fisioterapista significa allargare i propri orizzonti professionali e avere maggiori opportunità di guadagno rispetto al lavoro da dipendente.

Una volta conseguita la laurea in Fisioterapia, il professionista può iniziare a lavorare come libero professionista o come dipendente. Nel primo caso, però, quando l’attività lavorativa è svolta in modo professionale, continuativa e abituale, diventa obbligatorio aprire la Partita Iva.

In questa guida vedremo in cosa consiste la procedura di apertura della Partita Iva, cosa bisogna sapere e i costi che si andranno a sostenere.

Chi è il fisioterapista e di cosa si occupa

Il fisioterapista è quella figura professionale che si occupa della riabilitazione a seguito di difficoltà motorie nei pazienti nel periodo post-operatorio, in caso di infortunio o di particolari problematiche.

La figura professionale del fisioterapista rientra nella categoria delle professioni sanitarie, proprio come la figura dell’infermiere o similari.

Per poter esercitare la professione, il fisioterapista deve aver conseguito la Laurea in Fisioterapia in un corso organizzato dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia, oltre ad aver fatto il tirocinio obbligatorio. La laurea in Fisioterapia è abilitante, di conseguenza non è previsto un ulteriore esame di abilitazione dopo la laurea.

Come stabilisce il Decreto del Ministero della Sanità n°741 del 14/9/1994, il fisioterapista è:

“l’operatore sanitario in possesso del diploma universitario abilitante, che svolge in via autonoma, o in collaborazione con altre figure sanitarie, gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione nelle aree della motricità, delle funzioni corticali superiore, e di quelle viscerali conseguenti a eventi patologici, a varia eziologia, congenita od acquisita”.

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Dove lavora il fisioterapista

Il fisioterapista può svolgere la sua attività in due modi:

  • come dipendente;
  • da libero professionista.

Nel primo caso il fisioterapista può essere assunto da una struttura sanitaria pubblica o privata. Invece, nel secondo caso il professionista lavora in autonomia aprendo il proprio studio oppure a domicilio dal paziente.

Ciò non significa, tuttavia, che il fisioterapista non possa lavorare sia come dipendente che come libero professionista. Ma in tal caso dovrà comunque aprire la Partita Iva.

Ricordiamo che le prestazioni di fisioterapia, facendo parte delle prestazioni sanitarie, sono esenti Iva. Tuttavia, il fisioterapista ha l’obbligo di emettere la fattura. Inoltre, il fisioterapista che apre la Partita Iva è inquadrato come libero professionista e non come ditta individuale.

Come aprire la Partita Iva da fisioterapista

L’apertura della Partita IVA è una procedura semplice e gratuita, che deve essere svolta entro 30 giorni dall’inizio dell’attività.

Per avviare la procedura, il fisioterapista può recarsi presso l’ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate o decidere di aprire la Partita Iva telematicamente. In entrambi i casi bisogna compilare il modello AA9/12.

All’interno del modulo bisogna inserire una serie di informazioni, tra cui:

  • dati anagrafici e fiscali;
  • indirizzo della sede dell’attività;
  • il codice Ateco inerente al tipo di attività;
  • il regime fiscale da adottare.

Il modello può, quindi, essere inviato o consegnato all’Agenzia delle Entrate:

  • tramite raccomandata A/R;
  • in via telematica;
  • presso gli uffici dell’Agenzia.

In poche ore si otterrà il certificato di attribuzione della Partita Iva per svolgere l’attività autonoma.

Codice Ateco fisioterapista

Ogni attività ha un suo codice Ateco, un codice numerico a sei cifre necessario per identificare in modo univoco l’attività economica svolta. Il codice Ateco dei fisioterapisti è: 86.90.21 – Fisioterapia.

Il coefficiente di redditività per il Codice Ateco da Fisioterapista è pari al 78%. Questo dato serve per ottenere la base imponibile su cui calcolare le tasse e i contributi da pagare.

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Partita Iva fisioterapista: il regime fiscale

Come abbiamo visto, per aprire la Partita Iva il fisioterapista deve valutare quale regime contabile adottare. I regimi previsti dal nostro ordinamento sono tre:

In Italia il regime fiscale più conveniente è il regime forfettario, dedicato alle Partite Iva che non superano i 65.000 euro annui di ricavi.

Questo è un regime fiscale agevolato che prevede una tassazione più leggera e una gestione più semplice.

Infatti, al posto del pagamento dell’IRPEF e di altre imposte, il regime forfettario prevede solamente il pagamento della cosiddetta flat tax, o aliquota sostitutiva, pari al 15% calcolato sulla base imponibile.

In più, per le startup, ovvero per le nuove attività che rispettano i requisiti, l’aliquota sostitutiva è del 5% per i primi 5 anni.

Al contrario dei regimi contabili semplificato e ordinario, con il forfettario non è possibile dedurre le spese. Tuttavia, le spese per l’attività professionale stimate, in questo caso pari al 22%, vengono decurtate dal calcolo delle imposte. Infatti, il coefficiente di redditività del codice Ateco dei fisioterapisti è del 78%.

Tra i vantaggi del regime forfettario ci sono:

  • contabilità semplificata senza la tenuta di scritture contabili;
  • tassazione più bassa;
  • fatturazione elettronica obbligatoria a partire dai 25.000 euro annui di ricavato (fino al 1° gennaio 2024).

Una volta superato il fatturato di 65.000 euro il fisioterapista dovrà adottare il regime contabile ordinario o semplificato. Entrambi, tuttavia, prevedono maggiori costi e adempimenti.

L’unico obbligo previsto nel regime forfettario per quanto riguarda le scritture contabili è la conservazione delle fatture emesse in ordine progressivo che serviranno in sede di dichiarazione dei redditi.

Partita Iva fisioterapista: regime contributivo

Ricordiamo che il fisioterapista che lavora in autonomia non figurerà fiscalmente come ditta individuale, ma come libero professionista. Questa puntualizzazione è necessaria per capire a quale cassa previdenziale deve iscriversi il fisioterapista.

Infatti, il fisioterapista, pur rientrando nella categoria delle professioni sanitarie, con un suo Albo, non ha una cassa previdenziale dedicata, al contrario di infermieri e medici. Recentemente è nato tuttavia il nuovo Ordine dei Fisioterapisti, a cui è possibile iscriversi.

Di conseguenza, come tutti i liberi professionisti “senza cassa”, anche il libero professionista dovrà aprire la posizione previdenziale presso la Gestione Separata INPS.

Questa prevede il versamento di contributi variabili, calcolati in proporzione al reddito imponibile. Per il 2022 l’aliquota contributiva della Gestione Separata INPS è del 33%.

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Partita Iva fisioterapista: i costi

Come abbiamo già visto, l’apertura della Partita Iva non prevede costi elevati, se non quelli per il commercialista. Tuttavia, il fisioterapista dovrà sostenere alcuni costi per mantenere aperta la Partita Iva.

Tali costi variano in base al regime contabile adottato. In generale, tra i costi principali da sostenere vi sono:

A tali costi si possono, eventualmente, sommare quelli per i corsi di formazione e di aggiornamento, per le attrezzature e così via; tuttavia, questi non sono costi direttamente imputabili alla Partita Iva.

Quanto guadagna il fisioterapista

Si può fare una stima del guadagno di un fisioterapista su base oraria. Infatti, in media la paga oraria del fisioterapista con Partita Iva può variare da circa 10 a 18 euro l’ora.

Inoltre, lo stipendio mensile può andare da un minimo di 1.100 euro e raggiungere anche i 5.000 euro. Trattandosi di una figura che può lavorare in autonomia, il guadagno è piuttosto variabile.

Mediamente in Italia lo stipendio annuo di un fisioterapista è di €33.000 euro. All’inizio della carriera, in media un fisioterapista guadagna uno stipendio di €21.312 all’anno, mentre i fisioterapisti con maggiore esperienza arrivano a guadagnare in media fino a € 40.000 all’anno.

Partita IVA e lavoro dipendente

All’inizio della guida abbiamo visto che i fisioterapisti possono lavorare come dipendenti o come liberi professionisti, ma possono anche combinare il lavoro dipendente con la Partita IVA nel settore pubblico e privato.

Il fisioterapista, infatti, può decidere di lavorare sia come dipendente che come libero professionista allo stesso tempo, purché:

  • nel contratto di lavoro pubblico sia prevista la possibilità di lavorare autonomamente;
  • nel settore privato non sia presente una specifica clausola di divieto;
  • l’attività svolta come libero professionista non vada in conflitto con quella di dipendete.

Ricordiamo che solamente nel caso in cui l’attività viene svolta in maniera occasionale e non continuativa è possibile lavorare in autonomia senza aprire la Partita Iva.

Partita Iva fisioterapista – Domande frequenti

Quanto paga di tasse un fisioterapista?

Il fisioterapista che apre la Partita Iva con il regime forfettario paga la cosiddetta flat tax, o aliquota sostitutiva, pari al 15% (5% per i primi 5 anni) della base imponibile. Sono, inoltre, previsti i contributi previdenziali della Gestione Separata INPS. Leggi la guida per scoprire tutti i costi.

Quanto guadagna un fisioterapista con partita IVA?

I fisioterapisti titolari di Partita Iva mediamente guadagnano intorno 1.600 euro al mese nei primi anni di attività. Negli anni i guadagni aumentano insieme all’esperienza, arrivando anche a superare i 5.000 euro al mese.

Come iniziare la libera professione da fisioterapista?

Per diventare fisioterapista, dopo aver conseguito il diploma, è necessario conseguire la laurea  triennale in Fisioterapia presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia. Non è, invece, previsto un esame di abilitazione.

Autore
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Ilenia Albanese

Esperta di finanza personale e lavoro digitale

Copywriter specializzata nel settore della finanza personale, con esperienza pluriennale nella creazione di contenuti per aiutare i consumatori e i risparmiatori a gestire le proprie finanze.
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Giovanni Emmi
Dottore Commercialista
Revisione al 25 Ottobre 2022
Commercialista dal 🧗🏾‍♀️secondo millennio, innovatore professionale nel terzo millennio🏃🏾‍♂️. Il futuro della professione del commercialista nel mio ultimo libro "dalla società alla rete tra professionisti".

2 commenti su “Partita Iva fisioterapista: come e quando aprirla, codice Ateco, cassa previdenziale e costi”

  1. I fisioterapisti, diversamente da quanto indicato, ottengono l’abilitazione alla professione attraverso lo svolgimento di un Esame di Stato, contestuale alla laurea!

    Rispondi
    • Buonasera,
      in questi casi si parla di titolo abilitante. Riportiamo quanto scritto sul portale dell’Associazione italiana Fisioterapisti:
      “Il Corso di Laurea in Fisioterapia – abilitante alla professione sanitaria di Fisioterapista – ha lo scopo di formare professionisti sanitari che, ai sensi dell’art. 2 della Legge 10 agosto 2000, n. 251, svolgono con titolarità e autonomia professionale, nei confronti dei singoli individui e della collettività, attività dirette alla prevenzione, alla cura, alla riabilitazione e a procedure di valutazione funzionale, al fine di espletare le competenze proprie previste dal relativo profilo professionale (D.M. del Ministero della Sanità 14 settembre 1994, n. 741 e successive integrazioni e modificazioni).”

      Grazie per averci scritto

      Rispondi

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