- L’equo compenso è il riconoscimento di un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto dal professionista autonomo.
- Il compenso equo deve essere riconosciuto ai professionisti che spesso si ritrovano in situazioni di squilibrio contrattuale con PA, banche, assicurazioni, imprese con più di 50 dipendenti o con un fatturato superiore a 10 milioni di euro.
- Il disegno di legge che regola l’equo compenso è stato approvato definitivamente il 12 aprile 2023.
Non è una novità che i professionisti che collaborano con i cosiddetti “contraenti forti” si ritrovano a dover accettare compensi insufficienti alla quantità e alla qualità del loro lavoro. Per questo il 2023 diventa l’anno in cui i professionisti hanno a disposizione una nuova forma di tutela: l’equo compenso per professionisti.
La proposta di legge ha iniziato il suo viaggio nel 2021, quando è stata presentata dagli On.li Meloni e Morrone il 13 ottobre e da allora non ha subìto modifiche.
Infatti, il testo era stato approvato dalla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati all’unanimità il 19 gennaio ed è stato approvato il 12 aprile 2023. Ma vediamo quali sono le principali novità e criticità del provvedimento.
Indice
Cos’è l’equo compenso per i professionisti
La legge sull’Equo compenso dei professionisti è arrivata in Senato dopo l’approvazione all’unanimità della Camera dei deputati. La proposta, composta da 15 articoli, vuole rappresentare una forma di tutela per i professionisti contro i contraenti forti, soggetti quindi che possono generare situazioni contrattuali sfavorevoli al professionista.
Il provvedimento ha come oggetto quello di rendere nulle le clausole contrattuali che prevedono una remunerazione inferiore ai parametri di equità nei confronti del professionista.
Infatti, l’equo compenso è la corresponsione di un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto dal professionista, ma anche al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale.
Equo compenso professionisti: a chi è rivolto
Il provvedimento è rivolto a quei professionisti che spesso si ritrovano in condizioni contrattuali di squilibrio con clienti forti.
Per clienti forti si intendono:
- Pubblica Amministrazione;
- istituti bancari;
- società partecipate di cui al D.Lgs. n. 175/2016;
- assicurazioni;
- imprese con più di 50 dipendenti;
- imprese con un fatturato superiore a 10 milioni di euro.
L’applicazione del provvedimento riguarda le prestazioni professionali stabilite dall’articolo 2230 c.c., anche se svolte in forma associata o societaria.
Sono, tuttavia, escluse le prestazioni professionali svolte per agenti della riscossione. L’applicazione dell’equo compenso riguarda, quindi:
- prestazioni professionali;
- accordi preparatori vincolanti.
Quali sono le conseguenze di una violazione
Cosa succede se non vengono rispettati i parametri dell’equo compenso per i professionisti? La violazione di tale disciplina determina la nullità delle clausole del contratto e, di conseguenza, la conservazione delle altre parti.
Il provvedimento, inoltre, renderà nulle le clausole che limitano la possibilità di richiesta di acconti e le clausole che prevedono la gratuità di attività aggiuntive. La nullità di dette clausole contrattuali sarà rilevabile d’ufficio.
Va tenuto in considerazione che si discute ancora sui nuovi parametri che ciascuna categoria di professionisti andrà a seguire per fissare i prezzi. Per cui si attendono conferme definitive per i diversi lavoratori, iscritti oppure no ad un Ordine.
Tutte le professioni che prevedono un Ordine al momento fanno riferimento al decreto ministeriale 140/2012, ma i parametri qui contenuti saranno aggiornati in base alla nuova legge. Sarà il Ministero delle Imprese e del Made in Italy a dover adottare precisi parametri.
Equo compenso per i professionisti: termine e sanzioni
L’esercizio dell’azione di responsabilità professionale, secondo quanto stabilito dalla Legge, decorre dal giorno del compimento della prestazione da parte del professionista.
In più, la Legge prevede l’assegnazione di funzioni a ordini e collegi professionali. Questi, infatti, potranno applicare disposizioni deontologiche per sanzionare il professionista che trasgredisce all’obbligo di stabilire un compenso che sia:
- giusto;
- equo;
- proporzionato alla prestazione richiesta;
- determinato con l’applicazione dei parametri previsti dai decreti ministeriali.
Inoltre, ordini e collegi avranno anche la legittimazione ad adire l’autorità giudiziaria ove verifichi la presenza della violazione dell’equo compenso.
A vigilare sul rispetto della Legge sarà anche l’Osservatorio nazionale dell’equo compenso che verrà istituito presso il Ministero della Giustizia. Quest’organo avrà anche il compito di formulare nuove proposte per intervenire sulla disciplina.
In caso di squilibrio dei rapporti tra cliente e professionista sarà compito del giudice determinare il compenso e condannare il committente al pagamento di un indennizzo a favore del professionista. L’indennizzo può arrivare fino al doppio della differenza tra l’equo compenso e il compenso pattuito.
Il problema dei parametri sull’equo compenso
Anche se in parte questa misura è stata approvata, sorge il problema dell’individuazione dei parametri da cui stabilire l’equo compenso. I parametri sono precise indicazioni fornite da un decreto ministeriale apposito, che costituiscono delle vere e proprie tariffe per i professionisti.
Questi parametri dovrebbero quindi fornire tutte le linee guida per il rispetto dell’equo compenso. Per alcune categorie di professionisti esistono già alcuni parametri di riferimento, come commercialisti, notai, professionisti tecnici e assistenti sociali.
A questo proposito interviene il Dm 140/2012, tuttavia molte professioni ne rimangono escluse, e in ogni caso si tratta di parametri piuttosto vecchi, che non tengono conto dell’inflazione e della situazione economica attuale italiana.
Le principali criticità ruotano quindi intorno a tutti quei professionisti autonomi privi di un Ordine di riferimento, che non verrebbero quindi tutelati dalla nuova legge, ma forti critiche si riscontrano al provvedimento anche per ciò che riguarda le sanzioni previste per gli stessi professionisti e per l’esclusione delle PMI dai committenti per cui si applicheranno le regole sull’equo compenso.
Al momento gli Ordini si ritengono soddisfatti di questa proposta convertita in Legge, tuttavia si attende di conoscere eventuali modifiche o correttivi intorno ai parametri.
Equo compenso professionisti – Domande frequenti
Per equo compenso si intende il riconoscimento di un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto dal professionista.
Il DDL “Equo compenso prestazioni professionali” stabilisce che in caso di violazione saranno rese nulle le clausole contrattuali che non garantiscono un equo compenso. Sarà, poi, il giudice a determinare il compenso e condannare il committente al pagamento di un indennizzo.
Il Ministero della Giustizia istituirà l’Osservatorio nazionale dell’equo compenso che vigilerà sulla corretta applicazione delle disposizioni di legge insieme a ordini e collegi professionali.
Ilenia Albanese
Esperta di finanza personale e lavoro digitale