La Sicilia nei prossimi anni si troverà ad affrontare una serie di sfide cruciali per il suo futuro. Gli indicatori demografici, economici e sociali dipingono un quadro preoccupante, evidenziando la necessità di un cambiamento di rotta per evitare il rischio di un progressivo sottosviluppo, soprattutto in ambito digitale.
Indice
Il calo demografico
Uno dei problemi più pressanti per la Sicilia è l’emigrazione, soprattutto delle giovani generazioni. Nel decennio 2011-2021, la popolazione siciliana è diminuita del 3,4%1, un calo più marcato rispetto ad un’altra isola importante come la Sardegna (-3,8) e alla media nazionale (-1,4).
Questo fenomeno è principalmente dovuto all’emigrazione verso altre regioni italiane, con conseguenze negative sul tessuto sociale ed economico dell’isola.
Le previsioni demografiche dell’Istat2 indicano che, dal 2022 al 2042, la popolazione siciliana potrebbe subire un ulteriore calo del 12,6%, passando da 4,8 a 4,2 milioni di abitanti. Anche nello scenario più favorevole, la perdita demografica si attesterebbe comunque al 10,9%, con una diminuzione di 530mila residenti.
Famiglie frammentate
Parallelamente all’emigrazione, la Sicilia sta assistendo a un processo di frammentazione delle famiglie. Le proiezioni per il 2042 indicano che la tipologia familiare più diffusa saranno le persone sole (34,4%), mentre le coppie con figli scenderanno al 29,3%. Il numero medio di componenti per nucleo familiare passerà da 2,45 a 2,21.
Questa tendenza riflette non solo l’invecchiamento della popolazione, ma anche la difficoltà per i giovani di formare famiglie stabili a causa delle incertezze economiche e lavorative. Un tessuto imprenditoriale fragile, con una densità imprenditoriale inferiore alla media nazionale e del Mezzogiorno.
Pochi imprenditori digitali
Con 103,1 imprenditori ogni 1.000 abitanti, l’isola si colloca al di sotto sia del dato italiano (143,8) sia di quello del Sud (112,5). Inoltre, solo il 23,9% degli imprenditori siciliani opera in settori ad alto contenuto tecnologico, una percentuale di 7 punti inferiore alla media nazionale.
Sebbene la quota di imprenditrici (28,7%) e di giovani imprenditori sotto i 35 anni (14,4%) sia superiore alle medie italiane, la presenza di imprenditori stranieri è limitata al 4,6%, contro l’8% registrato a livello nazionale.
Una regione di agricoltura e turismo
Questi dati evidenziano un tessuto imprenditoriale in cui prevalgono le attività tradizionali, quali agricoltura e turismo, certamente molto suggestive ma a basso tasso di sviluppo e crescita, con scarsa innovazione e apertura internazionale.
Anche le attività di acquisizione di vigneti o terreni da parte di imprenditori italiani e internazionali, in territorio siciliano, rappresentano un modo per cogliere facili e temporanee opportunità, più che una vera e propria scelta di investire sul territorio nel lungo periodo.
I settori agricolo e turistico, pur essendo importanti, non possono da soli garantire un futuro prospero e sostenibile per l’isola. L’agricoltura siciliana, nonostante le eccellenze enogastronomiche, soffre spesso di arretratezza tecnologica e organizzativa, limitando le potenzialità di crescita e competitività.
Il turismo, d’altra parte, è caratterizzato da una forte stagionalità e da una prevalenza di visitatori italiani (56,5% delle presenze nel 2022). La pressione turistica (3,1 presenze per abitante) e la densità (572 presenze per km2) sono nettamente inferiori alle medie nazionali. Nelle isole minori, addirittura, il 90% delle presenze si concentra tra giugno e settembre.
Questo modello di turismo “mordi e fuggi” non genera un indotto economico stabile e diffuso, lasciando ampie fasce del territorio ai margini dei benefici.
Nomadismo digitale per rilanciare la Sicilia
E se la risposta ai problemi della Sicilia fosse il nomadismo digitale? Per invertire queste tendenze negative e rilanciare lo sviluppo della Sicilia, è necessario puntare su nuovi modelli economici e sociali. In questo contesto, il nomadismo digitale rappresenta un’opportunità da cogliere.
Seguendo esempi virtuosi come la Spagna e soprattutto il Portogallo, la Sicilia potrebbe attrarre professionisti e lavoratori da remoto da tutto il mondo, offrendo loro un ambiente di vita e di lavoro ideale. I nomadi digitali, grazie alla loro capacità di operare ovunque ci sia una connessione internet, possono contribuire a rivitalizzare i territori, generando un indotto economico stabile e destagionalizzato.
L’insediamento di nomadi digitali in Sicilia porterebbe molteplici benefici.
In primo luogo, migliorerebbe la bilancia commerciale del turismo, con soggiorni più lunghi e stabili rispetto al turismo tradizionale. Inoltre, la presenza di questi lavoratori da remoto aiuterebbe a contrastare lo spopolamento, attirando nuovi residenti, spesso giovani e qualificati, che contribuirebbero a ringiovanire il tessuto sociale dell’isola.
Oltre ai vantaggi economici e demografici, il nomadismo digitale favorirebbe la diffusione di una cultura tecnologica e dell’innovazione in Sicilia. La presenza di professionisti digitali stimolerebbe la creazione di ecosistemi innovativi, con ricadute positive su startup, imprese locali e centri di ricerca.
Questo fermento tecnologico potrebbe innescare un circolo virtuoso, attirando investimenti, talenti e opportunità di sviluppo in settori ad alto valore aggiunto.
Servono le misure giuste
Per cogliere appieno le potenzialità del nomadismo digitale, è fondamentale che le istituzioni nazionali e regionali adottino politiche di incentivazione mirate. Con l’ultima legge di bilancio 2024, la scelta di ridurre dal 90% al 50% il vantaggio fiscale per i nomadi digitali che si trasferiscono in Sicilia e nelle altre isole, è stato certamente penalizzante per questo ambito.
Sarebbe auspicabile un cambio di rotta, anche con il sostegno dei politici siciliani, per ripristinare e potenziare questi incentivi, rendendoli strutturali e di lungo periodo. La Sicilia si trova a un bivio:
- continuare a puntare su un modello di sviluppo basato principalmente su agricoltura e turismo stagionale, rischiando di rimanere il fanalino di coda in Italia e in Europa;
- abbracciare con coraggio la sfida dell’innovazione digitale.
Non si tratta di abbandonare le vocazioni tradizionali dell’isola, ma di integrarle con nuove opportunità legate al digitale e all’economia della conoscenza. Attrarre nomadi digitali potrebbe essere la chiave per innescare un processo virtuoso di ripopolamento, scambio di competenze e rinascita economica e sociale.
Un hub mondiale per il lavoro da remoto
La Sicilia ha tutte le carte in regola per diventare un hub internazionale per il lavoro da remoto, offrendo un mix unico di bellezze naturali, patrimonio culturale, qualità della vita e connettività.
Per realizzare questa visione, serve però un impegno congiunto di istituzioni, imprese, università e società civile. Occorre creare le condizioni infrastrutturali, normative e culturali per attrarre e trattenere i nomadi digitali, favorendo al contempo la crescita di un ecosistema dell’innovazione locale.
La Sicilia ha di fronte a sé una sfida epocale, ma anche un’occasione irripetibile per reinventarsi e costruire un futuro più prospero e sostenibile. Una fresca ondata di giovani nomadi digitali può essere una delle chiavi di volta di questo percorso di rinascita, a patto che si agisca con lungimiranza, coraggio e spirito di collaborazione.
Il tempo per scommettere sul digitale è ora: la Sicilia non può più permettersi di restare indietro.
Giovanni Emmi
Dottore Commercialista