Per aprire più attività in Sicilia bisogna aggiornare il modello

Sempre meno negozi e attività commerciali in Sicilia, e le prospettive non sono rosee. La soluzione è ripensare il modello tradizionale di business.

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  • Aprire un negozio in Sicilia nel 2023 è stato complicato per tanti motivi, dalla concorrenza al calo di turisti e abitanti.
  • La soluzione: bisogna rassegnarsi a un cambiamento del modello, sviluppare un concept diverso basato sull’unicità del prodotto.
  • Definire requisiti più stringenti per aprire negozi nelle aree turistiche può garantire un prodotto turistico di eccellenza e avvantaggiare tutto il comprensorio.

Nei giorni scorsi, Confesercenti Sicilia ha diffuso le stime sulle aperture di nuove attività in Sicilia nel 2023. Il dato è il peggiore degli ultimi dieci anni: poco più di 20mila nuovi negozi, -8% rispetto all’anno scorso.

L’associazione di categoria l’ha definita “una missione sempre più impossibile“. E ha invocato misure ad hoc per i piccoli esercizi: decontribuzione, regime fiscale vantaggioso, rigenerazione urbana.

L’analisi di Confesercenti

La fotografia scattata da Confesercenti è quella di una Sicilia che non avvia più nuove attività commerciali, e continuerà a farlo sempre di meno. Secondo le proiezioni, nel 2030 potrebbero iscriversi al commercio appena 11mila nuovi negozi l’anno in tutta l’isola.

Il confronto con il 2013 è impietoso, nessun comparto commerciale in sede è stato risparmiato. I negozi di articoli da regalo e per fumatori aperti nel 2023 sono il 91% in meno rispetto a dieci anni fa. Stessa sorte per i distributori di carburante (-80%) e per le edicole (-79%).

Pesanti anche i cali di aperture nel comparto cartolerie, articoli sportivi, gioielli, giochi, profumi e nell’abbigliamento-calzature, tutti sopra il -60%.

Dimezzate infine le nuove attività di intermediazione al commercio, di vendita computer ed elettrodomestici e le librerie (-50% circa).

COMPARTI MERCEOLOGICI20132023*2030*var. %
Intermediari del commercio18.1499.3066.088-48.72
Commercio di carburanti54910838-80.33
Computer, audio/video, elettrodomestici1.023501302-51.03
Tessile, abbigliamento, calzature5.5162.1671.304-60.71
Librerie1327246-45.45
Giornali, riviste e periodici79016551-79.11
Cartolerie844232109-72.51
Articoli sportivi40513655-66.42
Giocattoli2318745-62.34
Profumerie ed erboristerie647249149-61.51
Gioiellerie2659048-66.04
Articoli da regalo e per fumatori1.42012762-91.06
* stime Confesercenti Sicilia

Stesso destino anche per il commercio ambulante, che secondo le stime dovrebbe registrare solo 3.626 nuove attività. Per Confesercenti, quello delle aree pubbliche sarebbe un comparto in costante declino già da un decennio (-9.377 rispetto al 2013) per via delle incertezze innescate dalla direttiva Bolkestein.

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Le cause del crollo di nuove attività siciliane

Esistono dei problemi nell’aprire un negozio in Sicilia, e questi derivano da diversi fatti.

Il calo generalizzato delle attività commerciali è dovuto alla concorrenza della GDO e degli e-commerce, che comportano certamente una riduzione dell’incidenza dei negozi di vicinato classici e quindi una possibilità di riuscire ad incidere sulle dinamiche commerciali.

Secondo dato è il calo di turismo in Sicilia quest’anno. La presenza di persone sull’isola è stata di gran lunga minore rispetto alle aspettative. Non dimentichiamo che all’interno del panorama turistico nazionale, la Sicilia non ha una percentuale così elevata di presenze, checché se ne creda.

E questo a dispetto del grande patrimonio artistico e culturale delle città siciliane.

Un altro passaggio importante correlato al calo della natalità di negozi è sicuramente quello dello spostamento dalle periferie da parte di gran parte della popolazione, anche in Sicilia.

Il che ha comportato naturalmente una riduzione del numero degli esercizi di vicinato, che solitamente sono localizzati all’interno del centro cittadino e che nelle zone di periferia sicuramente hanno un appeal inferiore.

Aprire attività in Sicilia, quali soluzioni?

Quali possono essere le soluzioni per riuscire a invertire questa tendenza?

Anzitutto, bisogna in qualche modo rassegnarsi un po’ a un cambiamento del modello. Il mondo sta vivendo profondi cambiamenti da anni, si va verso un’altra direzione e quindi è inutile insistere sul tradizionale.

Il punto di vista della Confesercenti è comprensibile, ma non sono molto d’accordo.

Insistere nel cercare sgravi contributivi e vantaggi per prolungare un’agonia che comunque è destinata a finire sotto i colpi dell’innovazione e della tecnologia.

È inutile andare contro quello che è un trend ormai consolidato e che non dipende in massima parte né dalla Sicilia né dall’Italia, ma è un fenomeno globale.

Investire nella formazione

Invece, sarebbe più opportuno lavorare sempre sulla formazione e informazione degli operatori commerciali. Occorre cambiare il concept, concepire una nuova proposta commerciale, quella cioè di portare un prodotto unico, di valore, soprattutto nelle aree turistiche.

Un prodotto che deve essere bello, evocativo, che deve attivare il ricordo e magari anche acquistabile via internet.

Un meccanismo esattamente inverso a quello di oggi. La località turistica va utilizzata come vetrina per la commercializzazione di un prodotto unico, che può essere prodotto dalla stessa azienda commerciale che lo vende.

Può essere anche un prodotto o più prodotti reperiti da aziende artigianali del territorio, quindi:

  • prodotti agricoli del territorio;
  • prodotti dell’artigianato locale;
  • attività di nicchia in ogni settore, anche quello dei servizi.

L’esempio di Venezia

Vorrei citare a tal proposito una catena di negozi di Venezia, con diversi punti vendita nella città lagunare, capace di creare un concept preciso legato al territorio, unico e non omologabile con il classico negozio di souvenir

Questi negozi li ha promozionati in un certo modo, non solo sul territorio ma anche online, indicizzando la ricerca dei suoi attraverso i motori di ricerca.

Il turista che va a Venezia entra nel negozio ed acquista un prodotto unico. Qualcosa che non esiste negli altri negozi di souvenir, e lo può fare solo sul posto o tramite il sito web.

Questo crea valore, unicità, rievoca il ricordo della città galleggiante. E se il turista volesse acquistare altro, sa che su quella piattaforma e-commerce può trovare quello che cerca.

Un freno alle licenze

Alcuni centri cittadini della regione sono particolarmente affollati di bar e ristoranti, un fattore che può creare difficoltà a chi vuole aprire un’attività commerciale in aree di interesse.

Per venire incontro ai negozi, restringere la possibilità di aprire nuovi locali nelle aree del centro storico potrebbe essere un’opzione.

Si potrebbe pensare a un maggiore controllo sulle licenze da rilasciare nei centri storici. Anche se da un lato sembrerebbe comprimere la libertà imprenditoriale di aprire un negozio, tuttavia andrebbe a vantaggio dell’offerta di un prodotto turistico di maggiore qualità a vantaggio delle aree turistiche più importanti.

Autore
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Giovanni Emmi

Dottore Commercialista

Commercialista dal 🧗🏾‍♀️secondo millennio, innovatore professionale nel terzo millennio🏃🏾‍♂️. Il futuro della professione del commercialista nel mio ultimo libro "dalla società alla rete tra professionisti".

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