- I numeri della presenza femminile nei ruoli di amministrazione o dirigenza e la leadership delle donne nelle aziende italiane e mondiali sono ancora troppo bassi.
- Nonostante questo, l’Italia supera la media europea per numero di quote femminili nei Cda delle società: quattro poltrone su dieci sono occupate da donne (40,4%).
- Per raggiungere una piena parità di genere è necessario vedere più donne coinvolte nella leadership dell’azienda e soprattutto ai vertici delle società nell’arco dei prossimi anni.
La parità di genere sul lavoro è ancora un obiettivo ambizioso per l’Italia e per la maggior parte dei Paesi del mondo: questo è quanto emerge dalla recente ricerca di Deloitte sulla presenza delle donne nella leadership delle aziende, sui numeri delle quote rosa nei Cda, nei ruoli di amministrazione e nella dirigenza aziendale.
L’Italia supera la media europea per la presenza di donne all’interno dei Cda (40,4%), ma si tratta di quattro poltrone su dieci, ovvero meno della metà dei posti disponibili. Non solo: con il ritmo attuale, la parità di genere nelle aziende potrebbe diventare realtà solo nel 2038, o forse ancora più in là.
L’ultimo rapporto globale di Deloitte “Women in the boardroom: A global perspective“, giunto ormai alla sua ottava edizione, analizza la presenza femminile all’interno dei consigli di amministrazione, nei ruoli di amministrazione e dirigenza delle aziende, oltre a dare una visione completa su donne e leadership in Italia, in Europa e nel resto del mondo.
Indice
Donne e leadership: i dati a livello europeo
Negli ultimi dieci anni sono stati fatti dei passi avanti per quanto riguarda la presenza delle donne nei Cda, i cui numeri sono quasi raddoppiati, ma risultano ancora non soddisfacenti nell’ottica del raggiungimento della parità di genere. A questo ritmo, la parità tra uomini e donne potrebbe diventare realtà solo nel 2038.
Come si evince dai dati relativi alle quote femminili presenti all’interno dei consigli di amministrazione (in percentuale), la Francia e la Norvegia detengono il maggior numero di donne presenti nei Cda, con rispettivamente il 44% e il 43%: il motivo è legato al fatto che questi sono stati i primi Paesi a introdurre una legge che prevede una quota femminile minima all’interno delle aziende.
L’Italia si posiziona comunque al terzo posto con il 40,4% di presenze femminili all’interno dei Cda aziendali, davanti a Belgio (38%) e Nuova Zelanda (36,3%). Il nostro Paese ha superato la media europea che si attesta al 33,8%.
Il ruolo dei governi nella parità di genere
Analizzando la classifica dei Paesi con il maggior numero di donne nella leadership aziendale, notiamo quanto sia importante l’azione del Governo nel favorire la presenza femminile all’interno dei consigli di amministrazione delle aziende.
Cinque dei sei Paesi con il maggior numero di donne nei Cda aziendali, secondo la ricerca, hanno una legislazione che prevede una quota minima obbligatoria di donne all’interno delle aziende: quest’ultima è pari al 33% in Belgio e Paesi Bassi e sale al 40% in Francia, Norvegia e Italia. La Norvegia, d’altronde, è stato il primo Paese a introdurre una legislazione simile in favore delle donne.
Nel Regno Unito le continue azioni governative in favore delle donne stanno dando i loro frutti: ad oggi, secondo il campione considerato, le donne detengono oltre il 40% dei Posti nei consigli di amministrazione FTSE100 e oltre il 34% di tutti i posti nei consigli di amministrazione.
Donne e leadership: il punto in Italia
Nonostante negli ultimi anni siano stati fatti dei passi avanti per quanto riguarda la presenza delle donne all’interno delle aziende (in particolare come membri dei Cda), siamo ancora lontani dal raggiungimento della piena parità di genere e i cambiamenti risultano ancora troppo lenti.
Come evidenziano i dati italiani, sono aumentate le presenze femminili all’interno del consiglio di amministrazione delle aziende (40%), ma tutto ciò non è stato accompagnato a un incremento del numero di donne che ricoprono cariche come amministratore delegato e direttore finanziario.
In Italia, infatti, le percentuali di queste posizioni sono ferme al 3,9% e al 5,7% rispettivamente, e risultano inferiori rispetto alla media europea (del 7,3% e 16,6%).
Quali sono i settori con maggiore presenza femminile
A livello settoriale possiamo stilare una classifica degli ambiti nei quali le donne hanno raggiunto un numero maggiore di posizioni all’interno della leadership aziendale:
- Energy and Resources, passato dal 29,3% del 2018 al 45% del 2023;
- Financial Services, in aumento dal 29,2% al 42,1% sullo stesso intervallo di tempo;
- Technology, Media & Telecommunications, ha raggiunto il 40,9%;
- Manufacturing, supera la soglia del 40% per mezzo punto;
- Consumer Business, che si ferma al momento al 39,4%.
La presenza delle donne nei Cda in Europa
L’ottava edizione del Deloitte Global Boardroom Program ha rilevato che le donne occupano meno di un quarto dei posti nei consigli di amministrazione a livello mondiale (23,3% nel 2023).
In nessun Paese considerato, inoltre, è stata superata la soglia del 45% di donne nei Cda: nonostante questo, hanno ricoperto la maggioranza dei seggi nei comitati o dei presidenti di comitato in Francia e in Italia.
Un dato che dovrebbe farci riflettere riguarda le posizioni nel consiglio di amministrazione: in cinque dei sette Paesi con più donne in carica non è prevista una quota per le donne. L’Italia quindi si presenta qui in vantaggio rispetto agli altri paesi UE.
Presidente e CEO sembrano ruoli irraggiungibili per le donne
Sebbene Francia e Norvegia, che sono stati i primi Paesi a introdurre delle quote minime di partecipazione delle donne nella leadership aziendale, siano vicini al raggiungimento della parità nei consigli di amministrazione, si registra solo il 13% di presenze femminili nel ruolo di presidenza. In Germania e in Svizzera, invece, la quota di donne alla presidenza scende al 5%.
Salendo nella gerarchia aziendale, la rappresentanza delle donne diminuisce: solo il 6% dei CEO nel mondo è composto da donne (in aumento dell’1% rispetto all’edizione precedente).
Nonostante questo, va anche considerato che le organizzazioni complessivamente più diversificate rispetto al genere tendono a sovra-performare rispetto a quelle con minore varietà.
Laura Pellegrini
Giornalista e content editor