- Fino ad ora i lavoratori impatriati che hanno perso il lavoro all’estero e che tornano in Italia hanno avuto diritto ad una disoccupazione apposita, ma questa scomparirà con la manovra 2025.
- Di fatto non si avrà più accesso alla disoccupazione per tutti i casi di rimpatrio a partire dal 1 gennaio 2025.
- Con questa novità il governo intende limitare situazioni di abuso di accesso a questa indennità, soprattutto nei casi di lavori svolti all’estero per un breve periodo o a livello stagionale.
L’INPS fino ad ora ha messo a disposizione dei lavoratori impatriati che hanno perso il lavoro svolto precedentemente all’estero una indennità di disoccupazione molto simile alla Naspi.
Con questo sostegno gli italiani, dopo aver svolto un periodo di lavoro in un altro paese, hanno la possibilità di richiedere un supporto economico una volta tornati in Italia, anche dopo essere stati impiegati per periodi brevi o lavori stagionali.
Il governo ha deciso di limitare questa possibilità inserendo nella Legge di Bilancio 2025 un intervento volto a eliminare l’indennità per i soggetti impatriati. L’obiettivo è quello di mettere un freno a questo aiuto soprattutto se a perdere il lavoro all’estero sono lavoratori stagionali. Vediamo come funziona attualmente l’indennità e da quando non sarà più possibile richiederla.
Indice
Cos’è la disoccupazione per lavoratori impatriati
L’indennità prevista attualmente per i lavoratori impatriati è gestita ed erogata dall’INPS1, che propone un servizio specifico per tutti coloro che sono andati all’estero per lavoro per poi tornare in Italia dopo averlo perso. Il funzionamento è molto simile a quello previsto per la Naspi, ovvero è una prestazione economica rivolta a chi è rimasto senza lavoro a causa del mancato rinnovo del contratto.
Per il momento la misura è attiva ed è disponibile a coloro che sono rimpatriati successivamente al 1 novembre 1974. Prevede una prestazione economica con applicazione per un massimo di 180 giorni, a partire dal momento del rimpatrio o da quello in cui il lavoratore comunica la sua disponibilità al lavoro.
Gli importi dell’erogazione sono stabiliti in base alle retribuzioni convenzionali stabilite da apposite tabelle, per cui le somme variano in base al settore di riferimento. L’INPS si occupa dell’erogazione tramite pagamento su conto corrente bancario o postale o con altri strumenti come il libretto postale.
Questo tipo di disoccupazione al momento può essere richiesta per chi torna in Italia entro 180 giorni dal momento in cui ha perso il lavoro all’estero e si presenta al Centro per l’Impiego entro 30 giorni dal rientro, rendendosi disponibile ad un nuovo impiego.
Una delle caratteristiche contestate attualmente dal governo della misura è la possibilità di accesso anche nel caso di brevi lavori svolti all’estero, come quelli di tipo stagionale.
Addio disoccupazione per lavoratori impatriati dal 2025
I lavoratori che rientrano in Italia dopo aver perso il lavoro all’estero non potranno più chiedere l’indennità di disoccupazione a partire dal 1 gennaio 2025. Questo è quanto deciso in sede di Legge di Bilancio 2025, per cui si attende ancora la conferma definitiva del testo.
La decisione è stata presa per limitare utilizzi continui di questa indennità da parte di lavoratori stagionali o di coloro che trascorrono un breve periodo all’estero per poi rientrare in Italia a conclusione del contratto.
Va evidenziato che questo intervento non andrà invece ad intaccare sulla Naspi, l’indennità di disoccupazione principale presente nel nostro paese e rivolta a chi perde il lavoro in modo involontario. Al momento si attende comunque di sapere se ci saranno ulteriori novità.
Stop alle agevolazioni fiscali per gli stranieri
Questo non è l’unico taglio previsto dal governo con la manovra 2025, perché va a limitare anche altri tipi di agevolazioni presenti attualmente, in particolare per i familiari a carico dei lavoratori stranieri in Italia.
Dal 1 gennaio 2025 quindi non potranno più accedere alle detrazioni per i parenti a carico (che si trovano all’estero) tutti i cittadini extra UE, mentre questo sarà ancora possibile per chi proviene da uno Stato europeo o in cui è presente una convenzione con l’Italia. Questa esclusione dalle agevolazioni include anche i figli a carico, se si trovano ancora nel paese di origine del lavoratore.
Si aggiungono invece tasse specifiche intorno ai contenziosi per l’acquisizione della cittadinanza italiana: oltre all’attuale spesa per la marca da bollo, bisognerà pagare una cifra fissa di 600 euro per tutti i casi di controversia.
Intorno alla manovra 2025 si ipotizzavano già da settimane diversi tagli su agevolazioni e detrazioni, dato il vasto numero di sostegni presenti nel paese. Secondo quanto voluto dal governo, le risorse aggiuntive provenienti da queste riduzioni dei sostegni andranno a beneficio di nuovi interventi per le famiglie, come il bonus bebé e a riconfermare le attuali aliquote Irpef ridotte.
Valeria Oggero
Giornalista