- Gli Stati membri dell’Unione Europea hanno dato il via libera definitivo alla direttiva sui diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali, come i rider.
- La nuova norma Ue renderà più trasparente l’uso degli algoritmi nella gestione delle risorse umane e contribuirà alla tutela dei diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali.
- Gli Stati membri dell’unione avranno due anni di tempo per adeguare il diritto interno alle nuove norme comunitarie.
Il Consiglio Ue Ambiente di Lussemburgo ha confermato l’accordo raggiunto dagli Stati membri lo scorso marzo sulle nuove norme per migliorare le condizioni di lavoro delle persone che lavorano sulle piattaforme online, come i rider, ma anche i tassisti e i lavoratori a domicilio, regolando per la prima volta l’utilizzo degli algoritmi nella gestione delle risorse umane e tutelando un comparto che occupa circa 28 milioni di persone nell’Ue.
La direttiva verrà ora firmata dal Consiglio e dal Parlamento europeo ed entrerà in vigore dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale: da quel momento, gli Stati membri dell’Unione avranno tempo due anni per recepirla e adeguare le normative interne alle nuove regole comunitarie.
Dagli algoritmi più trasparenti alla tutela dei diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali, fino al riconoscimento della loro posizione lavorativa: scopriamo cosa prevede la direttiva sui rider e che cosa cambia a livello europeo.
Direttiva europea sui rider: cosa prevede
Dopo un accordo già raggiunto in primavera, recentemente il Parlamento ha adottato il testo definitivo della nuova direttiva UE1 che tutela i diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali, come ad esempio i rider o i tassisti. Solo la Germania si è astenuta dal voto.
Sono tante le novità che introduce questa direttiva, a partire dall’utilizzo più trasparenti degli algoritmi nella gestione delle risorse umane: questi sistemi verranno controllati da personale qualificato e i lavoratori potranno contestare le decisioni prese dagli algoritmi.
Viene poi garantita una maggiore e migliore protezione dei dati personali dei lavoratori delle piattaforme digitali, che non potranno in alcun modo essere elaborati o conservati.Â
Con questo accordo si vuole poi definire con maggiore chiarezza e correttezza la classificazione della posizione lavorativa di questi soggetti, spesso erroneamente considerati come autonomi anziché subordinati.
Questo riconoscimento permetterà ai lavoratori di godere di tutti i diritti previsti dai contratti collettivi nazionali. Più in generale, la direttiva mira a riconoscere condizioni di lavoro dignitose per tutti, a prescindere dalla forma contrattuale.
La normativa adottata dagli stati membri dell’Unione Europea non riguarda soltanto i rider, ma più in generale tutti i lavoratori delle piattaforme digitali che operano nei diversi settori economici e produttivi.
Lavoratori delle piattaforme digitali: quanti sono in UE
Secondo una recente analisi della Commissione europea del 2021, esistono più di 500 piattaforme di lavoro digitali attive che danno lavoro a oltre 28 milioni di persone. Una cifra che potrebbe raggiungere i 43 milioni entro il 2025. La maggior parte di questi lavoratori è autonoma, ma esistono circa 5,5 milioni di persone potrebbero essere erroneamente classificate come tali.
Oltre ai rider, ci sono tantissime altre tipologie di lavoratoti che in realtà sono subordinati o para-subordinati: pensiamo, per esempio, ai tassisti, ai lavoratori a domicilio, ma anche a babysitter, operatori socio sanitari, badanti e molti altri ancora.Â
La nuova direttiva UE, quindi, mira a introdurre una presunzione di rapporto di lavoro subordinato (rispetto al lavoro autonomo) quando sono presenti fatti che indicano il controllo e la direzione.
Come cambia il lavoro dei rider dopo l’approvazione della direttiva
La parte centrale e fondamentale della direttiva riguarda la cosiddetta presunzione legale di rapporto di lavoro, ma che cosa significa?
Nei casi in cui la piattaforma tratterà , di fatto, il rider come dipendente (dandogli cioè controllo e direzione nel lavoro), il lavoratore verrà considerato dipendente a tutti gli effetti e dunque avrà diritto a tutte le tutele previste per la categoria (ferie, malattia, congedi, ecc.). Verrà quindi eliminata la presunzione di collaborazione autonoma utilizzata per eludere queste tutele.
Dunque, da questo momento, i rider non potranno essere trattati come dei lavoratori autonomi che collaborano con l’azienda: se ci sono delle dinamiche che riconoscono la piattaforma come datore di lavoro, la legge dovrà attivarsi per riconoscere i riders come dipendenti.
Inoltre, la direttiva introduce l’obbligo di monitoraggio umano sulle decisioni prese dagli algoritmi, che quindi non potranno più procedere con licenziamenti o altre comunicazioni in automatico, ma dovranno essere supervisionati da persone fisiche. In questo modo si vogliono evitare situazioni spiacevoli, come il licenziamento del rider deceduto in un incidente dopo aver effettuato una consegna.
- DIRETTIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO relativa al miglioramento delle condizioni di lavoro nel lavoro mediante piattaforme digitali, Parlamento Europeo, data.consilium.europa.eu ↩︎
Laura Pellegrini
Giornalista e content editor