Direttiva DAC7 Italia: cos’è e cosa prevede per le piattaforme digitali

Con la direttiva DAC7 le piattaforme online dovranno collaborare con l’Agenzia delle Entrate nel comunicare una serie di dati fiscali. Scopri quali sono le novità e cosa comportano per le vendite sul web.

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Direttiva DAC7
  • La direttiva DAC7 prevede l’obbligo da parte delle piattaforme digitali di comunicare una serie di dati fiscali all’Agenzia delle Entrate.
  • Gli obiettivi della direttiva sono quelli di semplificare l’accesso alle informazioni fiscali provenienti dalle piatteforme online, contrastando l’evasione e permettendo una maggiore trasparenza tra i singoli Stati Membri.
  • Il venditore privato o con partita IVA è obbligato, come utente della piattaforma, alla compilazione del modulo KYC al fine di permettere la comunicazione delle relative informazioni fiscali.

L’incremento delle vendite online sulle piattaforme digitali nella Comunità europea, con operazioni da parte di privati o di soggetti con partita IVA, ha portato alla necessità di integrare alcuni aspetti fiscali e amministrativi.

In questo contesto si colloca la creazione del Regolamento europeo 2021/514 DAC7, comunemente conosciuto solo come direttiva DAC7, attraverso cui si obbligano i gestori delle piattaforme digitali online a collaborare con gli enti fiscali dei singoli Paesi nel comunicare una serie di informazioni economiche.

Il fine è di contrastare l’evasione fiscale e migliorare la comunicazione tra i diversi enti di controllo. A chi si rivolge la direttiva? Quali sono le informazioni che devono essere comunicate? E cosa comporta se vendi online prodotti o servizi? Nella nostra guida scoprirai tutto quello che c’è da sapere sulla direttiva DAC7.

Cos’è la direttiva DAC7 sulle piattaforme digitali

Il termine DAC7 identifica la disciplina europea finalizzata a migliorare la cooperazione amministrativa in ambito fiscale, semplificando lo scambio delle informazioni tra gestori delle piattaforme e gli enti fiscali dei singoli Paesi della UE, ma anche la comunicazione tra le singole autorità competenti.

Quindi, i giganti del web come Vinted, Ebay, Booking e Airbnb diventano una sorta di collaboratori fiscali. Gli obiettivi della DAC7 sono:

  • ottenere dalle piattaforme il trasferimento dei dati fiscali;
  • semplificare l’individuazione dei redditi percepiti attraverso le attività online e prevedere il rispetto dei relativi obblighi fiscali dei venditori;
  • velocizzare la comunicazione e il trasferimento delle informazioni tra i singoli enti fiscali degli Stati Membri.

Nella tabella seguente abbiamo indicato le caratteristiche della direttiva DAC7.

DirettivaDAC7
Decreto attuativoDlgs 32/2023
Pubblicazione in Gazzetta Ufficiale25 marzo 2023
EsecuzioneDal 1° gennaio 2023
A chi si rivolgePiattaforme digitali
Cosa prevedeComunicazione dati fiscali e monitoraggio

Con la direttiva DAC7 si è posta attenzione a contrastare la mancata dichiarazione delle attività online che possono generare reddito, sia se vendi come privato, tramite operazioni sul web saltuarie, sia se hai aperto una partita IVA come e-commerce. Questa è una disciplina necessaria, a causa dell’aumento di attività in rete accessibili a una vasta categoria di soggetti.

Direttiva DAC7: decreto legislativo

La direttiva DAC7 è entrata in vigore il 1° luglio 2021, ma è stata ampliata con una serie di integrazioni pubblicate in Gazzetta ufficiale il 25 marzo 2023, e messa in atto attraverso il Dlgs 32/2023.

In realtà può essere considerata come la sesta integrazione apportata alla norma originaria del Regolamento europeo 2011/16/UE del 15 febbraio 2011 sulla cooperazione fiscale e amministrativa: il DAC1.

Con la nuova direttiva si sono voluti rafforzare quei principi che erano stati ribaditi nel 2015 dall’OCSE, con il cosiddetto Mandatory Disclosure Rules, al fine di una trasparenza fiscale internazionale e di una diretta comunicazione tra i vari enti di controllo. Questo è considerato come unico strumento valido per contrastare l’evasione e la concorrenza non leale in attività commerciali.

direttiva DAC7 e decreto legge

A chi si rivolge il DAC7

Con l’integrazione del DAC7 acquisiscono un ruolo determinate le piattaforme digitali. Con questo termine si identificano quegli strumenti messi a disposizione da società che svolgono la funzione di intermediazione tra un venditore e gli acquirenti. Saranno soggette all’obbligo sia quelle che hanno sede nella UE, sia quelle che si trovano all’estero.

Nel primo caso, come previsto dai regolamenti comunitari, la comunicazione dei dati economici e fiscali dovrà avvenire a un singolo Stato membro in cui è svolta prevalentemente l’attività di vendita.

Invece, per quelle piattaforme che hanno sede al di fuori della UE viene richiesto di registrarsi, ai fini fiscali, presso uno degli Stati membri e fornire a quest’ultimo le relative informazioni. Rientrano nel DAC7 le seguenti attività svolte sul web:

  • locazioni di beni immobili;
  • erogazioni di servizi personali;
  • vendita di beni;
  • utilizzo a titolo oneroso di qualunque mezzo di trasporto.

Quindi il DAC7 si rivolge a piattaforme come Airbnb, Vinted, Booking, Shopify ed Ebay o altri gestori digitali che saranno tenuti a trasferire in maniera attiva le informazioni alle autorità competenti.

Infine, a essere interessate sono anche le singole autorità di controllo degli Stati Membri, le quali saranno obbligate a scambiare in modo automatico e veloce le informazioni ricevute al fine di adempire al monitoraggio e alle verifiche fiscali.

Come funziona la direttiva DAC7 in Italia

Con la DAC7 i gestori digitali dovranno fornire obbligatoriamente una serie di dati fiscali, in base alla natura del soggetto venditore. Infatti, per le persone fisiche dovranno comunicare:

  • nome e cognome;
  • indirizzo di residenza;
  • data di nascita e CF;
  • luogo di nascita del venditore;
  • numero di partita IVA se presente.

Invece, se svolgi l’attività di vendita come partita IVA individuale o società sono richiesti:

  • ragione sociale;
  • indirizzo della sede legale;
  • partita IVA o codice fiscale;
  • numero di registrazione dell’attività presso la Camera di Commercio competente;
  • indicazione sulla presenza di una stabile organizzazione in uno dei Paesi UE.

Inoltre, per ambedue le tipologie di soggetti, deve essere comunicato il totale dell’importo generato dalla vendita, con riferimento al fatturato dell’anno di imposta. Il trasferimento delle informazioni dovrà avvenire solo se:

  • l’attività privata o quella di vendita tramite partita IVA, ha generato più di 30 operazioni annue;
  • gli incassi ottenuti sono superiori al valore di 2.000€.

Al di sotto di questa soglia non è previsto l’obbligo di comunicazione. Il trasferimento delle informazioni deve essere eseguito entro il 31 dicembre di ogni anno. L’unica eccezione è quella prevista per il 2023, dato che la direttiva è entrata in vigore il 1° gennaio di quest’anno. In questo caso, la comunicazione è stata slittata al 31 gennaio 2024.

Obblighi del DAC7

Direttiva DAC7 in Italia: cosa comporta per le attività online

L’introduzione della direttiva ha portato a dei cambiamenti sostanziali per chi si registra a una piattaforma o possiede già un account, sia per il monitoraggio, sia per la determinazione degli obblighi fiscali.

Infatti, dal punto di vista pratico, in quanto obbligo di legge, l’applicazione del DAC7 avviene in maniera unilaterale da parte del gestore, inserendo una clausola unilaterale all’interno dei termini contrattuali, che dovrai accettare al momento della registrazione.

La comunicazione dei dati richiede la compilazione del modello KYC (Know Your Customer), da parte del venditore, già utilizzato in ambito bancario al fine di verificare l’identità del cliente.

Se hai registrato un profilo, su una delle piattaforme digitali, prima del 1° gennaio 2023, ti verrà inviata un’e-mail da parte del gestore, richiedendoti la compilazione del modello KYC al fine di adeguarti al DAC7.

Tuttavia, ciò avverrà solo nel caso in cui la tua attività online superi i limiti delle 30 operazioni e del fatturato annuo di 2.000€. Dato che è un obbligo, in caso di mancato trasferimento delle informazioni, potrai subire il blocco dell’attività di vendita.

Invece, per l’apertura dei nuovi account venditori sulle piattaforme digitali, troverai la clausola del DAC7 già presente nel contratto, con la compilazione, al momento della registrazione, del modulo KYC. Anche in questo caso, la comunicazione dei tuoi dati all’Agenzia delle Entrate avverrà solo se la tua attività supera i limiti previsti per il monitoraggio fiscale.
Leggi anche la nostra guida su: “Nuove regole redditi online“.

Effetti fiscali

Dal punto di vista fiscale, i dati forniti da un gestore digitale saranno utilizzati dall’Agenzia delle Entrate al fine di verificare le attività digitali che possono generare reddito imponibile.

In particolare, si semplifica quel processo di monitoraggio fiscale sia per quelle attività che avvengono saltuariamente, sia per quelle strutturate e professionali.

L’effetto è quello di rendere più veloci e accurati gli accertamenti con un confronto diretto dei dati, dichiarati dal singolo contribuente a fine anno nel Modello Redditi PF o per le società di capitali.

Inoltre, il sistema di maggiore trasparenza e comunicazione tra gli enti di controllo dei singoli Paesi, ha il fine di incentivare una concorrenza leale nel commercio, andando a penalizzare quelle attività che non si adeguano ai regimi fiscali previsti all’interno dei singoli Stati membri.

Direttiva DAC7: sanzioni

In caso di omessa comunicazione dei dati entro il 31 dicembre di ogni anno, il gestore digitale sarà soggetto a una pena che va dai 3.000€ fino a un massimo di 31.500€. Inoltre, nel caso di informazioni incomplete o non veritiere, la sanzione viene ridotta e può variare dai 1.000€ ai 10.500€.

Infine, se come venditore non fornisci i dati previsti entro i 30 giorni dalla comunicazione della piattaforma, avrai un ulteriore proroga di 30 giorni al fine di regolarizzare la tua posizione.

Una volta scaduti i termini, il tuo profilo verrà temporaneamente bloccato, fino alla regolarizzazione. Invece, nel caso di inserimento di dati non corretti o inesatti, il gestore online, avrà la possibilità di chiudere il tuo profilo.

Direttiva DAC7 – Domande frequenti

Cosa significa il termine DAC7?

La parola DAC7 si riferisce alla sesta direttiva di integrazione del regolamento europeo n° 2011/16/UE, con il quale si inserisce una serie di obblighi di comunicazione dei dati fiscali alle piattaforme digitali. Ecco come funziona nel dettaglio.

Cosa prevede il DAC7?

Con la direttiva DAC7 le piattaforme digitali con sede in UE o fuori della Comunità europea sono tenute a collaborare con le autorità fiscali, comunicando alcuni informazioni riguardanti le attività dei venditori sul web.

Quando è entrata in vigore la direttiva DAC7?

La direttiva DAC7 è stata ampliata con il Dlgs 32/2023, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 25 marzo 2023, e prevede l’applicazione dal 1° gennaio 2023.

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Gennaro Ottaviano

Esperto di economia aziendale e gestionale

Laurea in Economia Aziendale presso il Politecnico di Lugano, appassionato di borse, mercati e investimenti finanziari. Ho competenze di diritto e gestione societaria, con esperienze amministrative. Scrivo di diritto, economia, finanza, marketing e gestione delle imprese.

125 commenti su “Direttiva DAC7 Italia: cos’è e cosa prevede per le piattaforme digitali”

  1. A me pare una assurdita’ che vengano considerati alla stessa stregua dei “profitti” i semplici ricavi derivanti dalla vendita di oggetti personali che uno ha accumulato nel corso degli anni, per i quali e’ gia’ stata pagata l’IVA e ogni altra tassa, e che nel momento in cui vengono rivenduti, per definizione vengono rivenduti in perdita, dato che nessuno puo’ recuperare cio’ che ha speso inizialmente. Davvero nessuno ci ha pensato in UE ?

    Rispondi
  2. Buongiorno, per 30 vendite annue su Vinted si intendono 30 transazioni oppure 30 articoli? Se una persona acquista dal mio account in una volta sola 5 articoli, questa viene calcolata come una vendita o come 5 vendite? Grazie!

    Rispondi
  3. Salve, ho una domanda. Ho generato attraverso la piattaforma twitch un guadagno di circa 90euro. Sono comunque tenuto a compilare il form dac7?

    Rispondi
    • Buongiorno,
      la comunicazione DAC7 dovrebbe essere effettuata dalla piattaforma a certe condizioni. Per una vendita di 90 euro in un anno non ci sarà alcuna comunicazione da parte di twitch.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  4. Buongiorno, sono un venditore privato su ebay, avendo vuotato appartamenti di genitori e fratelli, mi ritrovo con tantissima merce, supero abbondamente le 30 transazioni e i 2000 euro da qualche anno, finora non ho mai dichiarato i compensi nel 730, non mi ero reso conto della nuova normativa DAC7, ora che devo fare, dichiarare le somme nel 730, attendere la verifica dell’agenzia entrate, chiudere l’ account e non vendere piu?, sono nel panico, chiedo informazioni grazie

    Rispondi
    • Buongiorno,
      dovrebbe regolarizzare la sua posizione con ravvedimento operoso, non è una situazione irrimediabile, probabilmente potrebbe avere qualche costo aggiuntivo, ma ancora è in tempo, rivolgendosi a un commercialista che potrà assisterla in questa attività.
      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  5. Superate le 30 transazioni e i 2000 euro, mettiamo il caso si arrivasse a 2600 euro, va dichiarata la differenza, cioè 600 euro o deve essere dichiarato l’importo totale di 2600 euro???

    Rispondi
    • Buongiorno,
      sopra i 2.000 euro scatta la segnalazione alla agenzia delle entrate. La dichiarazione o meno delle cifre richiede una ulteriore valutazione.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  6. Buongiorno
    Acquisto e vendo molto sulle varie piattaforme di vendita (subito/vinted/ebay ecc…).
    Se ad esempio effettuo vendite per 10mila euro in cosa andrò in contro? dovrò aprire partita iva? Per evitare di aprirla, sortto quale soglia dovrò mantenermi?

    Rispondi
    • Buongiorno,
      se vende in modo abituale e continuativo merce su piattaforme online, probabilmente dovrebbe aprire partita iva, a prescindere dagli importi.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  7. Buongiorno,

    vorrei rispondere al commento di Martina per quanto riguarda la tassazione dei compensi online provenienti da OnlyFans, dato che anche io sono una creator.

    Se leggi questo commento, contattami alla mia email [email protected]

    Rispondi
  8. Salve, nell’anno 2023 ho iniziato a lavorare con Onlyfans ( inizialmente senza partita iva perché non sapevo se sarebbe andata o meno ) a fine anno 2023 ho percepito un reddito superiore al 5.000 ( onlyfans mi ha invitata a compilare il modulo per la dac7)

    A inizio 2024 ho aperto la partita iva perché vorrei continuare a lavorare. La mia domanda è la seguente: i redditi percepiti nel 2023 li devo dichiarare nel modulo 730 il 30 novembre 2024 nella colonna altri redditi?
    Quello che non capisco è se la scadenza 31 gennaio 2024 – 29 febbraio riguarda noi che dobbiamo dichiarare questi redditi oppure alle piattaforme per inviare i dati all’agenzia delle entrate.

    I redditi in caso vanno dichiarati nelle solite tempistiche del 30 novembre ?

    Rispondi
    • Buonasera,
      i redditi sono da dichiarare nella dichiarazione dei redditi (unico o 730) con i tempi previsti dalle nuove istruzioni sui modelli di dichiarazione dei redditi per il 2023 (ossia 30/09/2024).

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  9. Inoltre in tal caso, come dovrei fare per mettermi in una giusta posizione con le nuove direttive dell’ agenzia delle entrate..Mi spiego meglio, cosa dovrei presentare al momento dell’ effettuazione del 730, che documenti dovrei inserire? Bastano le relative bolle di vendita che invia la relativa Piattaforma di vendita?

    Rispondi
    • Buonasera,
      dovrebbe inserire in dichiarazione dei redditi gli eventuali profitti, anche occasionali, della sua attività online.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  10. Buongiorno, sono un venditore catawiki privato,ho superato abbondantemente le transazioni di vendita , ho ricevuto un importo superiore alle 4000 euro, volevo solo chiederle una cosa, ho venduto oggetti di una mia collezione privata, e di regali ricevuti , mi chiedo il xchè dovrei pagare le tasse su oggetti che ho già pagato le tasse al momento dell’ acquisto.

    Rispondi
    • Buonasera,
      non è detto che debba pagare imposte su queste vendite. E’ certo che l’amministrazione sarà in possesso delle informazioni e sarà suo onere dimostrare che non ha avuto alcun reddito da queste transazioni.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  11. Buondi , Vi scrivo perche’ non ho ancora ben capito come funziona la DAC 7 .
    Vi spiego meglio, io vendo dischi usati su una piattaforma molto famosa la mia domanda e’ : con codice fiscale devo portare in dichiarazione i miei incassi , oppure necessariamente devo aprire partita iva? (ho superato i 5000 euro di incasso )
    Grazie mille e Buon Anno a Tutti Voi !!!

    Rispondi
    • Buonasera,
      dipende se l’attività è abituale o occasionale. Art. 4 DPR 633/1972 “Per esercizio di imprese si intende l’esercizio per professione abituale, ancorché non esclusiva, delle attività commerciali o agricole di cui agli articoli 2135 e 2195 del codice civile, anche se non organizzate in forma di impresa, nonché l’esercizio di attività, organizzate in forma d’impresa, dirette alla prestazione di servizi che non rientrano nell’articolo 2195 del codice civile”.

      Nel suo caso sarebbe da valutare in concreto. Potrebbe essere necessario aprire la partita iva.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  12. Buongiorno,
    Una domanda: ho effettuato 34 vendite sul sito Cardmarket.com per un totale di 300€ di guadagni riusati quasi completamente sulla piattaforma stessa. (Incassati circa 60€). Saró segnalato ? Le condizioni 30 vendite e i 2k di guadagni, devono verificarsi contemporaneamente affinchè si venga segnalati, o è sufficiente che si verifichi una delle 2?

    Grazie mille per un chiarimento
    Saluti

    Rispondi
  13. Buonasera dottori,
    innanzitutto grazie per l’ articolo.
    A quanto pare, l’ Agenzia delle Entrate, sta dando per scontato che chi vende su queste piattaforme, stia producendo un guadagno.
    Ecco la mia domanda:
    Come privato, nel corso degli anni, ho acquistato 30 oggetti per circa 3.000 eur in totale, li ho venduti IN PERDITA, per circa 2.100 eur totali.
    In base alla direttiva DAC 7, la piattaforma su cui ho venduto, comunicherà i miei dati all’ ADE.
    Dovrei pagare delle tasse?
    Su cosa, su una PERDITA?
    Io ho incassato 2.100 eur, NON ho guadagnato 2.100 eur, la differenza è abissale.
    Quando si vendono oggetti personali usati, la maggior parte delle volte si vende in perdita.
    Quindi un privato cittadino cosa dovrebbe fare in tale caso?
    Neanche il mio commercialista ha saputo darmi una risposta.
    Grazie per la risposta.

    Rispondi
    • Buongiorno,
      la segnalazione non determina necessariamente un obbligo di dichiarazione. La dichiarazione dei redditi è una dichiarazione di scienza di ogni individuo. In caso di verifica fiscale, dato per certo l’importo che ha incassato, sarà suo onere dimostrare di non aver avuto un guadagno.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
      • Ma scusate …. se uno vende oggetti personali usati accumulati nel corso degli anni (per poter recuperare qualcosa) e’ ovvio che non puo’ aver avuto alcun guadagno (il che presupporrebbe una vendita ad un prezzo maggiore di quello di acquisto) ….. che cosa si dovrebbe dimostrare ? e come? …… con gli scontrini o le fatture di roba magari acquistata negli anni 80 ?
        Ma andiamo su …….
        Ho vissuto in Scandinavia per parecchi anni e li, prima di questa direttiva vessatoria, vigeva la regola per cui sugli oggetti usati personali fino a 5000euro nessuno aveva obbligo di dichiarare niente. Mi pare che fosse una regola di assoluto buon senso.

        Rispondi
        • Buongiorno,
          sono situazioni da verificare caso per caso in concreto. In astratto tutte le attività con intenti speculativi sono oggetto di tassazione. Se la sua attività non è speculativa non dovrebbe avere rilievo fiscale l’attività di vendita di beni propri.
          Team partitaiva.it

          Rispondi
  14. Buongiorno
    Sapete perché le piattaforme di affitti turistici chiedono ai loro clienti i dati catastali degli alloggi?
    Pare stiano arrivando e-mail con questa richiesta, da parte di queste piattaforme ma non riesco a trovarci attinenza con la DAC 7.
    Potere illuminarmi per favore
    Grazie

    Rispondi
    • Buonasera,
      confermiamo che stanno arrivando le mail di richiesta, per censire i dati catastali di tutti gli iscritti alle piattaforme di affitti turistici.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  15. Buonasera,
    Grazie dell’articolo.
    Vorrei sapere dove trovo sulla visura catastale il codice univoco da inserire sulla piattaforma air b&b.
    Di seguito la richiesta di air b&b
    Ringrazio sin d’ora per il supporto
    “ I numeri di registrazione catastale sono codici univoci assegnati alle proprietà nell’UE. Di solito puoi trovare questi numeri presso l’ufficio del catasto della tua zona”
    Grazie

    Rispondi
    • Buonasera,
      in Italia gli immobili sono individuati catastalmente con Foglio e Particella, dovrebbe trattarsi di queste informazioni.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  16. Non mi è chiara una cosa, o meglio: se ho una mia attività, produco qualcosa e vendo il prodotto online, ok, chiarissimo. Idem se faccio lo stesso occasionalmente e senza partita IVA, è giusto che la cosa venga monitorata, oppure se faccio compravendita di qualcosa ecc ecc.
    Ma se ad esempio sono un normalissimo privato che per far spazio in casa, o per cambio hobby vende oggetti usati, regolarmente acquistati in qualità di privato da negozi magari 10 anni prima, cosa/perché dovrebbero eventualmente tassarmi? Non sto portando avanti qualche tipo di attività, sto semplicemente vendendo oggetti che non uso più.
    Ergo come si fa a distinguere chi fa questo da chi vende per attività/guadagno?

    Rispondi
    • Buonasera,
      è molto complicato distinguere le due soluzioni. La risposta potrebbe essere nei volumi e nella continuità della attività.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  17. Salve, volevo porre una domanda.
    Sono un privato cittadino che ha venduto nel corso dell’anno su due piattaforme online, su Vinted e su un altro gestore online per la vendita (CardMarket.com).
    Sulla prima piattaforma non ho superato i limiti previsti dalla normativa, mentre sulla seconda piattaforma ho raggiunto il limite di 30 transazioni (leggendo dal vostro sommario della direttiva DAC7 si presume che il limite preveda andare oltre le 30 transazioni) ma non la quota di E. 2.000.
    La domanda sorge spontanea, i limiti delle due piattaforme andranno conteggiati in maniera disgiunta o i dati delle transazioni delle due piattaforme conteranno per il raggiungimento del limite?
    Inoltre, il limite per numero di transazioni è a partire dalla 30esima, ma la 30esima transazione è inclusa o esclusa?
    Grazie mille per la pazienza.

    Rispondi
    • Buongiorno,
      riportiamo la parte dove si trova la risposta: Inoltre, per ambedue le tipologie di soggetti, deve essere comunicato il totale dell’importo generato dalla vendita, con riferimento al fatturato dell’anno di imposta. Il trasferimento delle informazioni dovrà avvenire solo se:

      l’attività privata o quella di vendita tramite partita IVA, ha generato più di 30 operazioni annue;

      gli incassi ottenuti sono superiori al valore di 2.000€.

      Al di sotto di questa soglia non è previsto l’obbligo di comunicazione. Il trasferimento delle informazioni deve essere eseguito entro il 31 dicembre di ogni anno. L’unica eccezione è quella prevista per il 2023, dato che la direttiva è entrata in vigore il 1° gennaio di quest’anno. In questo caso, la comunicazione è stata slittata al 31 gennaio 2024.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  18. Buongiorno Dottore. Ho bisogno di un chiarimento in merito al numero delle transazioni e importo di guadagno incassato. Per quanto riguarda il limite di euro 2.000,00 si fa riferimento a quanto incassato dalla piattaforma? Mi spiego meglio. La piattaforma Vestiaire applica delle commissioni su ogni transazione e paga, con accredito del netto. Nel caso specifico: per 19 transazioni concluse nel 2023, un importo pagato e accreditato di E. 1.758,00 euro (generato da vendite per E. 2.146,00, incassati da Vestiaire) genera l’obbligo della DAC 7 o no perché il guadagno incassato, pari alla somma dei pagamenti fatti dalla piattaforma, è inferiore a 2.000 euro? La normativa fa riferimento a pagamenti ricevuti, accrediti avuti, guadagno … cosa bisogna considerare? Per altre piattaforme come Vinted, il problema non si pone dato che i pagamenti della piattaforma sono equivalenti agli importi delle vendite, nel caso di Vestiaire invece no dato che paga un importo ottenuto dalla differenza tra il prezzo che la piattaforma incassa dall’acquirente e la commissione che decurta in automatico per ogni transazione. Trattasi di 19 transazioni occasionali e relative ad alcuni capi di abbigliamento e accessori non più utilizzati. Grazie

    Rispondi
    • Buongiorno,
      per avere certezza le consiglio di interpellare la piattaforma che è responsabile della trasmissione dei dati.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  19. Ritengo veramente una vergogna che l’Europa non sia stata in grado di partorire una norma che fosse quantomeno scritta da chi avesse almeno un po’ di cervello. Non è la solita sparata contro l’Europa, ma alla luce del casino che ha combinato viene da pensare: Perdonali perché non sanno quello che fanno.

    Il problema dei finti privati sulle piattaforme di vendita online è vecchio come il cucco. Il miglior sistema per dirimere la questione sarebbe stato introdurre una nuova forma di impresa familiare con regole nuove e applicabili anche a chi rivende oggetti personali oppure recuperati un po’ qua e un po’ là.

    Come si può pensare di dover pagare tasse su oggetti PERSONALI già pagati, con iva pagata, il cui valore non potrà superare il costo iniziale escludendo di fatto anche l’eventuale plus valenza? Può capitare che un libro pagato 10 euro possa essere rivenduto a 30 euro dopo molti anni, e quindi? Il libro è mio quindi? Anche le prime case acquistate e rivendute a cifre superiori dopo 5 anni non subiscono alcuna plus valenza.

    Esempio: colleziono jeans e negli anni ne raccolgo almeno 100 paia. Un giorno decido di volermene liberare. La raccolta è iniziata magari 20 anni fa. Dovrei tenere tutti gli scontrini?
    I jeans si vedono che sono usati e datati (anche perché non si trovano più). Li metto in vendita a 30 euro l’uno. Li vendo tutti quindi raccolgo 3000 €. Ai tempi gli stessi jeans mi erano costati almeno 60€ l’uno (quindi 6000€). Perciò ho una perdita netta di 3000€, ma secondo questa genialata potrei essere considerato un venditore professionista. Figuriamoci se per caso dovessi essere ordinato e fare delle belle foto da sembrare pure strutturato. Sarei certamente considerato una azienda mascherata da privato.

    E se invece di 100 jeans ne avessi acquistati 1000 in 20 anni? Che differenza farebbe? Sarebbero oggetti per cui ho già PAGATO tutto. Saranno un po’ fatti miei se un giorno vorrò recuperare una parte di quella somma o no? Per l’Europa no, non posso.

    Molte vendite di prodotti personali in questi anni si sono rese necessarie per cercare altri soldi nelle ormai tasche bucate, grazie alle “ottime” soluzioni adottate da Europa e Governi (succeduti) durante la pandemia e per frenare l’inflazione. Con questa nuova norma avremo presto un mondo migliore e verrà sconfitta la povertà grazie ai proventi derivanti dalla povertà stessa. I poveri spariranno e con loro la povertà!

    Un giorno qualcuno dovrà spiegare alle nuove generazioni come solo delle menti malate abbiano potuto partorire l’idea di applicare una tassa su un importo già tassato in precedenza. La tassa sulla tassa. E sì perché poi se il compratore dei jeans volesse rivenderli si ritroverebbe nella esatta situazione e dovrebbe compilare a sua volta il questionario Dac7.

    In ultimo pensate a chi possiede un bene acquistato in negozio che nel mercato usato vale già 3000€… lo vende e poi che fa compila il modulo? L’Europa è morta, evvia l’Europa!

    Rispondi
  20. Salve,
    Come in molti ho bloccato ogni vendita su Vinted (modalità vacanza) avendo raggiunto 32 vendite per poco più di 900 euro, e dopo che lo stesso Vinted mi ha esortato a completare il DAC7 con il codice fiscale da trasmettere all’Agenzia delle Entrate. Ora resto in attesa di eventuali loro comunicazioni.
    Quello che vorrei chiedere è: questa comunicazione DAC7 è per l’anno 2023? Se così dal primo gennaio 2024 posso riprendere a vendere partendo da zero, giusto?
    Vi ringrazio io e mia sorella (lei perché vendendo i comics nell’armadio le libero spazio per i suoi vestiti ed accessori) anticipatamente.
    Antonio

    Rispondi
    • Buongiorno,
      in linea di principio ogni anno è soggetto a uno specifico calcolo e comunicazione, tuttavia si consiglia di valutare con un commercialista se ci sono i presupposti per la apertura di una partita iva.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  21. Buon pomeriggio, io attualmente ho effettuato 46 vendite nel corso del 2023 per un guadagno complessivo di 408 Euro, il 95% delle cose messe in vendita sono mie,di mia madre o mio fratello, altre di colleghi o amici,per non buttare abiti e accessori ho provato a venderli. Ho ancora una 50ena di articoli che sono appesi su vinted che non riesco a vendere ma fanno parte sempre di abiti/accessori inutilizzati o rovinati. Ultimanente stavo provando ad acquistare e rivendere dei diorami da collezione per vedere se hanno mercato in quanto mi piace collezionarli e sto facendo un tentativo per vedere se hanno mercato perchè nel corso del 2024 vorrei provare a fare un salto di qualità. Il concetto è : se io mi tengo al di sotto dei 2000 euro annuali non c’e bisogno di dichiarare nulla anche se supero le 30 vendite. Ma se nel corso del 2024 mettiamo caso effettuo senza partita iva 100 vendite per 2500 euro, devo compilare il DAC7 ed essendo lavoratore dipendente il DAC7 si somma al reddito complessivo? ad esempio se guadagno da reddito dipendente 22000 euro annui e con vinted guadagno 2500 e alla dichiarazione dei redditi ne dichiaro 24500 è corretto? non capisco il concetto della partita iva in quanto se uno guadagna 2500 e magari è un prodotto che in passato hai già acquistato (pagando le tasse) e lo rivendi per inutilizzo tra partita iva, tasse etc va a finire che di 2500 bisogna dargli anche la differenza all’agenzia delle entrate, mi sembra assurdo come concetto. In sintesi penso che la cosa migliore è non superare i 2000 euro annui, anche perchè sono talmente pochi che un cristiano in questi tempi di sicuro non ci diventa ricco.

    Rispondi
  22. guardi voglio porle una domanda a bruciapelo in merito a Vine ed avendo letto le risposte precedenti , nel termini e condizioni il quale è stato incollato qui da un utente non vi è mai scritto che i beni sono frutto di un servizio fornito dai privati verso amazon , o che essi siano un pagamento che ne deriva dall’aver fatto recensioni , ma un contratto simile, definito termini e condizioni non và in contrasto con quanto dichiarato da amazon ossia che il privato eroga servizi?
    la non presenza di fattura da parte di amazon in merito alla merce ricevuta ne fà dedurre che sono a conoscenza che prestando un servizio dovrebbe emetterla chi riceve il bene? o è una supposizione errata quest’ ultima ?.

    vi prego di approfondire la situazione Vine, leggendo online comprendo che in tutta Europa, specie in Italia si stanno scaldando gli animi su questo argomento e data la vostra competenza sarebbe qualcosa di davvero importante se riusciste a darci una risposta poiché il più dei partecipanti a vien non sono professionisti e non hanno mai fatto una dichiarazione dei redditi molti sono ragazzi , altri madri ed altri disoccupati , che non saprebbero davvero dove sbattere la testa e l’unico modo per capire qualcosa sono siti come questo .

    Rispondi
  23. Buonasera,

    ancora DAC7 & Vine.

    Vorrei affrontare un punto che non mi pare sia stato affrontato, ma che credo non sia infrequente, ossia l’appropriatezza delle risposte da fornire ad Amazon nel questionario fiscale, nel caso particolare di:

    o) di detentore di partita IVA
    o) ATECO non riconducibile alle “recensioni di prodotti in cambio di corrispettivi in natura”

    Dalle informazioni che sono riuscito a raccogliere al momento, sembrerebbe che la casella “Partita IVA” vada lasciata non compilata.
    Sarebbe, infatti scorretto indicare una “Partita IVA” con ATECO inutilizzabile per quel tipo di dichiarazione dei redditi.

    Supponendo però di superare le famose soglie di transazioni e incasso “in natura”, qual’è il plausibile comportamento che bisogna aspettarsi dall’AdE?

    Mi spiego.

    L’AdE potrebbe essere interessata a conoscere il numero di P.IVA solo se questo ha appunto attinenza con l’attività su Vine.
    In tal caso, non comunicarlo sarebbe corretto, e comunicarlo sarebbe errato, anche se non riesco a immaginare le conseguenze dell’errore.

    Oppure, l’AdE potrebbe essere interessata a conoscere il numero di P.IVA a prescindere, come informazione, per così dire, anagrafica.
    In tal caso, comunicarlo sarebbe corretto, e non comunicarlo sarebbe errato, e anche in questo caso non riesco a immaginare le conseguenze dell’errore.

    Riepilogando e sintentizzando, un numero di Partita IVA “inappropriato” va inserito o non va inserito nel questionario fiscale? Quali sono le conseguenze che ci si può aspettare in caso di dato errato (non andava inserito ma è stato inserito oppure andava inserito comunque ma è stato omesso)?

    Ringrazio anticipatamente per le eventuali risposte e per l’attenzione.

    Rispondi
    • Buongiorno,
      il caso è molto sentito in queste ultime settimana. Abbiamo risposto in principio nei commenti precedenti. Suggerirei la presentazione di un interpello per avere un riferimento specifico di prassi da parte della Agenzia delle Entrate.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  24. Un nuovo modo per spaventare, stanare e tassare i morti di fame, che cercano di sbarcare il lunario quotidiano…chiaramente questa norma non si rivolge ai ricchi, ma a quei poveri cristi che hanno provato a sopravvivere negli ultimi anni, tra covid, disoccupazione, inflazione etc etc….

    Rispondi
    • Esattamente.
      Un modo per terrorizzare i poveracci ed impedirli di arrangiarsi per raggiungere un minimo di autonomia e non crepare di fame.

      Rispondi
  25. Buonasera a tutti,
    mi accodo per la questione Amazon Vine. Mi permetto di fare alcune considerazioni.

    Leggo che alcuni lo definiscono “compenso in natura”, ma il compenso in natura è una forma di retribuzione diversa per i dipendenti.
    I recensori Amazon Vine sono in primis clienti ai quali è stata offerta una opportunità di testare dei prodotti nuovi e a volte non ancora presenti nel portale. Perciò sono tutto fuorché dipendenti e collaboratori.

    Il pagamento in natura avviene nelle aziende dove vengono forniti beni materiali al posto di retribuzione o in aggiunta. Quindi non può considerarsi un compenso in natura un oggetto fornito come strumento per redigere una recensione, tra l’altro libera, non vincolata, al punto che si potrebbe anche non farla (incorrendo eventualmente nell’espulsione dal servizio Vine tenendosi i prodotti). Dico espulsione e non licenziamento poiché nulla è stato firmato per partecipare e non sono mai stati richiesti dati fiscali del recensore. Chiunque compri su Amazon può recensire un prodotto, quindi se le recensioni Vine fossero un servizio (fantasie di Amazon) lo sarebbero anche quelle di tutti i Clienti poiché molti sono anche venditori mascherati da clienti e per i quali Amazon non fa NULLA. La recensione è una forma di statistica che nel caso di Vine diventa più specifica, ma nulla toglie che nessun cliente chiede al Viner di scrivere la recensione per un dato prodotto che vorrebbe conoscere meglio. Non c’è interazione con la clientela anche perché sarebbe vietato, come non c’è interazione con chi mette a disposizione i prodotti da testare. Chi lo fa paga a suo rischio e pericolo perché potrebbe ricevere critiche e non potrebbero nemmeno ribattere.

    Tutte le recensioni Vine sono contrassegnate e quindi i clienti le evitano pure poiché pensano siano prezzolate o finte. Questo solo per dire che non può essere un servizio alla clientela come sostiene Amazon che scarica sui partecipanti (si badi bene alla parola partecipanti), a posteriori, eventuali rogne fiscali.

    Amazon, come è già stato detto, è padrona del bene per 6 mesi. Quindi il valore dell’oggetto è indeterminato. L’oggetto viene fornito visto e piaciuto. Non viene data alcuna garanzia. Se è rotto resta rotto. Se si spacca nessuno lo ripara. Già queste regole dovrebbero allontare dubbi sul fatto che non sia un prodotto test fine a se stesso. Un prodotto che serve per valutare anche la statistica dei problemi con quel prodotto. Ne “donano” 10, tre non funzionano, quindi si dovrebbero pagare imposte su un prodotto dato in comodato per 6 mesi, non soggetto al codice del consumo, con valore iniziale pompato senza criterio, e che dopo 6 mesi potrebbe essere gettato (da regolamento), richiamato indietro o comunque non cedibile o vendibile? Non è mai stato chiarito se la vendita fosse libera o no dopo i 6 mesi. Quindi è un prodotto vincolato che non può valere quanto stabilito da Amazon. Un po’ come un appartamento venduto con dentro un inquilino moroso. Il suo valore non è come quello di uno libero subito.

    Tra l’altro Amazon sta continuamente modificando le regole di compilazione del Dac7 perché, avendo paura di ricevere multe dall’Europa, ha deliberatamente considerato i recensori Vine come venditori di servizi che non hanno alcun ricavo tangibile o determinabile.

    I regolamenti Vine sono mutati più volte. Un contratto di lavoro non può continuamente cambiare le regole e se cambiassero dovrebbero fare in modo che gli utenti siano adeguatamente informati. I dati fiscali sarebbero dovuti essere richiesti subito, ma non essendo una collaborazione professionale non è stato fatto. Chissà come mai…

    Quello che è certo è che si è alzato un polverone per un problema che di fatto ha creato Amazon considerando gli utenti Vine come prestatori di servizi per i clienti, ritenendo che questa attività gratuita e libera fosse riconducibile a quella di influencer. Normalmente l’influencer riceve un compenso per spingere prodotti e parlarne bene. Il compenso è giusto che venga tassato, ma con un compenso pari a 0 € (ricevute prodotti Vine) e i numerosi vincoli sopra riportati quali tasse dovrebbe pagare l’utente Vine?

    Invece di continuare con questo circo dovrebbero intervenire l’AGCM e l’AdE per verificare che non ci siano delle responsabilità oggettive della piattaforma Amazon Italia. Se fosse veramente un lavoro allora dovrebbero sanzionare Amazon per aver fatto lavorare delle persone in maniera continuativa senza versare un euro di contributi. Se invece fosse un lavoro indipendente allora avrebbero dovuto richiedere da subito la partita iva ai recensori definendo da subito i doni come un pagamento in natura (previo firma di un contratto di collaborazione con tutti i crismi e non proporre ai clienti di partecipare con una e-mail.

    Rispondi
  26. Buongiorno, per quanto riguarda i B&B i dati trasmessi riguarderanno l’incasso generato (trimestralmente, ho letto), ma anche il totale delle notti vendute e degli ospiti ricevuti? Grazie

    Rispondi
    • Buongiorno,
      le informazioni sulle notti vendute e gli ospiti non crediamo siano oggetto di trasmissione, tanto più che sono informazioni già note in questura.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  27. Buongiorno,
    Mi scuso per il disturbo, vorrei chieder un supporto su un problema che, come sta notando qui tra i messaggi, sta affliggendo molti di noi.
    Io sono utente Amazon Vine (è una piattaforma che, sotto invito esclusivo di Amazon, si ha la possibilità di richiedere prodotti gratuitamente in cambio di una recensione approfondita ed onesta), negli ultimi giorni ci è stato chiesto di compilare con dati personali per via della DAC7 appunto, ora a tutti noi stanno affliggendo problemi non da poco, perchè non capiamo se Amazon dovrà dare o meno il valore degli oggetti che ci manda in cambio di recensione, e per cui eventualmente noi dovremmo pagar delle tasse, ma il problema è che, noi non ci guadagniamo nulla, è completamente vietata la vendita o anche il ceder il prodotto a terzi anche a titolo gratuito.
    Quando scegliamo uno di questi prodotti, viene automaticamente effettuato un ordine con importo totale del prodotto uguale a 0.
    Quando siamo entrati nel programma abbiamo accettato le condizioni che sono le seguenti:
    “”
    Contratto di partecipazione Voci Vine Amazon
    Il programma Vine (il “Programma”) offre a clienti selezionati (definiti come “Voci Vine”) accesso senza costi ad eventi e prodotti selezionati per generare recensioni indipendenti dei clienti su Amazon.it e siti affiliati, per dare feedback dei clienti ai fornitori dei prodotti e per aiutare a generare interesse online sul prodotto. La tua partecipazione al Programma è soggetta ai termini ed alle condizioni del presente Contratto (il “Contratto”). REGISTRANDOTI PER PARTECIPARE AL PROGRAMMA, ACCETTI I SEGUENTI TERMINI E CONDIZIONI. Il Programma è gestito da Amazon EU Sà rl (“Amazon”). I dipendenti di Amazon o le sue affiliate non possono partecipare.
    Fornitura di prodotti e promozione di eventi
    I Prodotti registrati nel Programma o resi disponibili attraverso eventi collegati (“Prodotti Vine”) possono essere forniti da soggetti terzi e messi a tua disposizione tramite il Programma (“Prodotti di Terzi”) o essere realizzati da o per conto di Amazon o le sue affiliate (“Prodotti Amazon”). Riconosci ed accetti che tutti i Prodotti Vine:

    non ti sono venduti, ma offerti per generare recensioni clienti indipendenti su Amazon.it, e
    che ti vengono messi a disposizione con la formula “senza garanzia”– Amazon non garantisce alcun prodotto e non accetta alcuna responsabilità per resi, riparazioni, rimborsi e sostituzioni. Amazon consegnerà unicamente i Prodotti Vine da te selezionati all’indirizzo principale di consegna italiano associato al tuo account cliente. Il tuo diritto di partecipare al Programma e la tua idoneità a ricevere i Prodotti Vine sono sottoposti all’esclusiva discrezione di Amazon.
    Gli eventi Vine possono essere opportunità per provare Prodotti Vine o eventi che ti permettono di recensire prodotti media prima che gli stessi siano disponibili sul sito di Amazon.it (ad es., la proiezione di un film prima che sia disponibile il DVD). Ove fossi invitato ad un evento Vine potresti essere soggetto a condizioni aggiuntive relative a quell’evento specifico. Tali condizioni possono essere rese disponibili prima dell’evento, o in certi casi all’evento. Devi attenerti a tali condizioni e in caso di inosservanza potresti risultare non idoneo a partecipare all’evento.

    Confidenzialità e Restrizioni
    In cambio dell’opportunità di partecipare al Programma sei incoraggiato a scrivere personalmente e pubblicare recensioni indipendenti e imparziali su Amazon.it, che riflettano la tua vera opinione (a prescindere dal fatto che sia positiva o negativa) sui Prodotti Vine e non richiedere né recensire alcun prodotto in relazione al quale tu abbia un conflitto di interessi. Accetti di:

    prendere tutte le misure necessarie ad assicurare che ogni informazione non di pubblico dominio che ti sia resa disponibile in relazione ai Prodotti Vine o al Programma sia mantenuta riservata;
    utilizzare tali informazioni unicamente ai fini della tua partecipazione al Programma;
    contattare i fornitori di Prodotti di Terzi unicamente al fine di ottenere gli ordinari servizi di supporto clienti e non identificarti come Voce Vine quando contatti i fornitori per il supporto clienti;
    restituire, nei sei mesi successivi alla tua recensione di Prodotti di Terzi, su richiesta e senza ritardo ad Amazon qualunque Prodotto di Terzi ed ogni informazione relativa;
    non vendere o comunque cedere alcun Prodotto Vine a terzi, né delegare a qualcun altro l’opportunità di scrivere o inviare una recensione Vine;
    non inviare alcuna recensione di un Prodotto Vine ad altro canale, online o offline, che promuove o offre il Prodotto Vine in vendita, a meno che questo non venga fatto sotto forma di link ad un sito operato da Amazon o le sue affiliate;
    svolgere tutte le attività connesse al Programma da fuori gli Stati Uniti, inclusa la ricezione del Prodotto Vine, la loro valutazione, e la scrittura ed invio della tua recensione sul Prodotto Vine. Se porti a termine qualsiasi delle suddette attività mentre sei negli Stati Uniti, informerai immediatamente Amazon inviando una e-mail all’indirizzo [email protected], con oggetto “Vine Voice: Service Location in the United States”.
    Smaltimento dei Prodotti Vine

    Il fornitore del prodotto manterrà la proprietà, nonché tutti i diritti ed interessi connessi ad un Prodotto di Terzi, fino ai sei mesi successivi alla data della tua recensione del Prodotto, trascorsi i quali potrai, a tua discrezione, tenere o distruggere il Prodotto di Terzi, ma non potrai cederlo.
    La proprietà nonché tutti i diritti ed interessi connessi ai Prodotti Amazon, passeranno a te nel momento in cui gli stessi sono affidati al corriere affinché te li consegni. Potrai tenere o distruggere il Prodotto Amazon a tua discrezione ed in ogni momento, ma non potrai cederlo.
    Privacy
    Prendi visione della nostra Informativa sulla Privacy. Amazon non condivide la tua identità o i tuoi recapiti con alcun fornitore di prodotti che partecipa al Programma.

    Revisioni
    Amazon si riserva il diritto di apportare cambiamenti in ogni momento al proprio sito, alle proprie politiche ed al presente Contratto.
    “”
    Questo è quanto, può aiutarci a capire meglio cosa possiamo fare? tanti di noi son preoccupati perchè ovviamente in tantissimi hanno preso prodotti anche un pochino a caso giusto per testarli perchè appunto è previsto dal programma che anzi, se non si fanno un minimo di 100 recensioni ogni 6 mesi ti esclude dal programma.

    So che è un messaggio molto lungo ma sarebbe fantastico aver una delucidazione in merito.
    Grazie mille
    Fabio

    Rispondi
  28. Chiedo qui, mi è appena arrivata da Vinted la richiesta della compilazione del modulo DAC7 perché ho effettuato 30 vendite in un anno, sono un privato e vendo oggetti che oramai non utilizzo più, in che modo la direttiva adesso mi coinvolgerà?

    Rispondi
    • Buongiorno,
      l’informazione sarà trasmessa alla agenzia delle entrate, si consiglia di verificare con il suo commercialista come dichiarare i proventi per evitare sorprese.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  29. Salve, mi accodo all’ultimo commento sempre per avere maggiori delucidazioni sullo status fiscale di chi fa le recensioni per Amazon nell’ambito del programma vine.
    Da un paio di giorni è apparso nelle FAQ di Amazon dedicate a questo programma, una parte relativa al DAC7. Fra le varie si dice:
    “le recensioni su prodotti gratuiti ordinati tramite Voce Vine costituiscono un servizio ai privati. Pertanto, Amazon è tenuta a raccogliere, verificare e comunicare determinati dati di Voce Vine ed è obbligata a chiedere di compilare un questionario fiscale con i dati richiesti.”
    Inoltre ” Per soddisfare i requisiti legali del DAC7, Amazon deve:
    (…)
    c. comunicare alle autorità fiscali UE l’importo del corrispettivo ricevuto da Voce Vine (ossia il valore dei prodotti ordinati e ricevuti gratuitamente tramite Vine) insieme ai dati di dovuta diligenza (due diligence).

    Sembrerebbe a tutti gli effetti che nell’interpretazione di Amazon il prezzo del prodotto sia un guadagno per il recensore. Il problema è che il “servizio a privati” costituito dalla recensione comporta, per la sua realizzazione, l’utilizzo del prodotto che è quindi uno strumento più che un guadagno. Inoltre per contratto con Amazon il recensore non può vendere o cedere il prodotto per 6 mesi dalla data di acquisto quindi anche questo eventuale “guadagno” sarebbe disponibile dopo 6 mesi.
    Alla luce di quanto sopra, come pensate possa essere configurata questa attività? E come comportarsi in sede di dichiarazione visto che nella pagina degli ordini Amazon il valore di ogni ordine è zero e il prezzo del prodotto è ovviamente variabile nel tempo. Come faccio a sapere quanto dichiarare? E che aliquota dovrei applicare?
    Scusate la lunghezza del messaggio, ma capirete che è un caso abbastanza border line
    Grazie
    Saluti

    Rispondi
    • Buongiorno,
      evidenziamo la stessa criticità che evidenzia Amazon. Sul tema dei compensi in natura abbiamo scritto in altri commenti. Certamente è un caso da approfondire con una attività specifica di consulenza.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  30. Buonasera, sono un privato e ho venduto online nel 2023 oggetti ( per più di 2000 euro) collezionati per decenni e comprati anche in mercatini o regalatimi in occasione di festività. Su cosa pago le tasse e come si evince il guadagno, che spesso non c’è stato ? C’è la possibilità di una aliquota forfettaria ?

    Rispondi
    • Buongiorno,
      nonostante l’esiguità delle somme, si tratta di un argomento molto complesso. In ogni caso i redditi percepiti nello svolgimento di attività commerciali, anche occasionali, devono essere dichiarati. Se ha acquistato un bene 100 euro e lo rivende per euro 300, il guadagno netto sarà pari a 200 (serve la documentazione a supportoI. Sulle modalità di dichiarazione le consigliamo di rivolgersi a un commercialista.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  31. Buondì le pongo un quesito che mi sta davvero facendo uscire di testa .

    Sono all interno del progetto vine di Amazon dove Amazon ci regala un bene e noi lo recensiamo e ci hanno comunicato che la cosa vale come servizio che noi facciamo a loro ,di conseguenza nonostante lo riceviamo a zero euro loro vogliono farci riempire il modulo dac7.

    Il problema che si è posto è il seguente : loro comunicheranno il valore delle merci all’agenzia delle entrate ( in media abbiamo 500 spedizioni annue per un valore beni superiori ad euro trentamila 30000)

    Queste merci anche se non vendute da noi su piattaforme varranno come reddito ?dovrò dichiararle in qualche modo ?, mi scusi questa domanda ma siamo diverse centinaia di persone in Italia che fanno parte di questo progetto di Amazon che brancolano nel buio dove neanche i commercialisti sanno risponderci o sanno cosa sia la dac7

    Rispondi
    • Buonasera,
      sembra avere tutte le connotazioni del compenso in natura, in questo caso il ricavo corrisponde al valore normale del bene.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
      • Mi unisco alla domanda di cui sopra, io sono un privato che non percepisce nessun reddito ma effettua recensioni vine. I beni in prova vine non possono essere ceduti ad altri ne’ venduti e possono essere richiesti entro 6 mesi, come fanno a configurarsi come reddito tali beni?
        Mi ritrovero’ quindi a dover pagare delle tasse su un reddito con un reddito…che non ho?

        Rispondi
        • Buongiorno,
          se si tratta di un regalo non è soggetto a tassazione. Sembra di capire che vi sia un obbligo di fare e il pagamento di un corrispettivo in natura. In questo caso il bene ricevuto sarebbe da classificare come compenso tassabile. Si consiglia di approfondire con un commercialista.

          Grazie per averci scritto

          Rispondi
          • Salve,
            per noi è semplicemente un oggetto necessario e non un “compenso”. Come può esserci compenso senza un contratto di lavoro ed una busta paga?

            Non è possibile inoltre recensire un set di lenzuola se non ci vengono mandate in quanto vanno aperte e messe sul letto, toccate, lavate e misurate. Su questi oggetti c’è una clausola di non restituzione, quindi Amazon non li esige indietro se non tramite richiesta specifica, dopo 6 mesi che gli oggetti non sono stati richiesti da Amazon. In questi sei mesi, infatti, è specificatamente scritto che non è possibile neanche cederli a terzi a titolo gratuito.

            E’ come se ad un operatore edile, che almeno ha il contratto di lavoro con l’azienda con tanto di contributi versati, l’azienda affidasse un martello e questi non glielo richiedessero indietro. Era uno strumento di lavoro, non certo fonte di reddito.

          • Buongiorno,
            se è uno strumento di lavoro, quale è il lavoro e qual è il compenso? Da un punto di vista fisale, l’obbligo contrattuale di “fare” una cosa verso corrispettivo qualifica un reddito “diverso”. Il corrispettivo può essere stabilito in natura e il valore sarà quello normale. L’analisi del caso porta a dare una risposta nel senso di un reddito assoggettato a tassazione, nel caso Vine Amazon. Per essere certi si consiglia di approfondire il caso con un commercialista.

            Grazie per averci scritto

      • Buonasera,
        vorrei dare ulteriori informazioni per ricevere magari risposte più precise.

        Per il programma Vine non c’è nessun rapporto di lavoro/assunzione. E’ semplicemente un programma su invito esclusivo di Amazon, scelgono loro quindi chi può farne parte, dove l’oggetto non è un “regalo” o un compenso in senso stretto ma uno strumento di lavoro che l’utente può tenere: che sia funzionante o meno, sta a lui poi smaltirlo.

        Si sceglie da una lista di oggetti disponibili, sempre variabili (e di importo variabile), e viene ricevuto l’oggetto che il membro deve recensire. Questo oggetto può essere anche malfunzionante o totalmente non idoneo all’utilizzo (si tratta insomma di veri e propri test da effettuare) ma in ogni caso non è possibile rimandarlo indietro o annullare la “transazione” e quindi rinunciare all’oggetto. Una volta scelto resta del recensore. Se gli oggetti sono stati buttati, a carico del ricevente, come possono realizzare reddito? Se io magari ho ricevuto 30000 euro di valore degli oggetti stando al prezzo di vendita, se devo buttarne la metà perché non funzionante è ancora un compenso?

        Inoltre, e questo può essere un fatto rilevante, ogni oggetto ottenuto in questo modo viene attualmente concesso con un ordine che segnala l’importo di 0.00 euro anche se questo, magari, costa 1000 euro per dire. La lista degli ordini, quindi, risulta piena di ordini dove totale e subtotale sono pari a 0 euro. L’oggetto passa proprio a 0 euro, e non 1000 euro meno 1000 euro di sconto per dire. Se passa a 0 euro come può realmente avere un valore e, nel caso Amazon lo comunicasse diverso da zero, ci sarebbero poi i presupposti per un ricorso? Chi recensisce ha sempre letto 0.00 negli ordini fino a ora, sarebbe un po’ una presa in giro in questo caso e potrebbe creare un bel buco nelle tasche di qualche povero privato che magari si ritroverebbe a pagare tasse astronomiche anche per articoli finiti bellamente nell’immondizia.

        Grazie molte.

        Rispondi
        • Buongiorno,
          è un caso border line, che deve essere necessariamente approfondito con un commercialista, per evitare di incorrere in qualche spiacevole sorpresa. Per la definizione di compenso in natura, può leggere i commenti precedenti.

          Grazie per averci scritto

          Rispondi
          • Buonasera. Mi accodo alle presenti domande, poiché faccio parte dello stesso servizio, per fare una precisazione. Nell’unico accordo sottoscritto da tutti con Amazon Vine cito testualmente:
            1) “i beni non ti sono venduti ma offerti gratuitamente per generare recensioni” (il bene ci è dato per fare la recensione, ad amazon costerebbe riprenderselo e tenerlo nei magazzini);
            2) “in cambio dell’opportunità di partecipare al programma sei incoraggiato a scrivere recensioni” (non siamo obbligati, possiamo anche ordinare gli oggetti e non recensirli mai, al massimo ci estromettono da Vine, ma non abbiamo alcun obbligo verso chi ci fornisce gli omaggi); nel contratto l’unico termine usato da Amazon è SEI INCORAGGIATO. Infatti per restare dentro a Vine non è richiesto di recensire il 100% degli oggetti ma un minimo, semplicemente per dimostrare che non ci accaparriamo oggetti gratis tanto per. Possiamo anche ordinare 10 prodotti di un unico venditore e non recensirgliene nessuno, non può in alcun modo obbligarci né sapere chi di noi li ha ricevuti.
            3) “non vendere o cedere alcun prodotto a terzi” (non possiamo vendere o cedere nessuno dei prodotti, nè nei primi sei mesi nè dopo. Dopo 6 mesi in cui siamo obbligati a tenerli in casa, funzionanti o meno che siano, possiamo semplicemente buttarli perché non possono più decidere di richiederli)

            Si tratta comunque di compenso in natura, se non possiamo disporre mai liberamente del bene e se non siamo obbligati neppure a recensirlo? Se ci arrivano 10 prodotti rotti, l’unico obbligo che abbiamo è di tenerli in casa per 6 mesi prima di buttarli, anche perchè è specificato che sono messi a disposizione senza “garanzia”, non abbiamo diritto al reso, alla riparazione o alla sostituzione. Se un prodotto dopo 1 mese smette di funzionare, dobbiamo tenerlo così come è, chiedere la sostituzione direttamente al venditore di Amazon è vietato perché dovremmo qualificarci come Viners e da contratto non possiamo farlo. Hanno un valore dei beni che possono essere rotti fin dal momento in cui li riceviamo, possono rompersi subito dopo e non possiamo riaverli nuovi o farli aggiustare?

            Grazie mille.

          • Buongiorno,
            il caso è molto complesso, nei commenti abbiamo esposto un ragionamento di principio, nell’attesa di chiarimenti di prassi. Nelle more si potrebbe presentare un interpello alla agenzia delle entrate.

            Grazie per averci scritto

  32. Buonasera, ho ricevuto la notifica da parte della piattaforma Etsy per la conferma dei dati DA7 delle 30 vendite o per l’importo di €2.000 che devo confermare entro 10 giorni… avendo superato 30 vendite per un importo totale di vendita di €500 di prodotti digitali, non pensando avrei ottenuto questi risultati nel giro di pochi mesi… adesso vorrei capire cosa fare, intanto devo confermare alla piattaforma, poi cosa dovrei fare per regolamentare la mia situazione !? Premetto che sono impiegato a tempo indeterminato e non ho una P.I.

    Rispondi
    • Buongiorno,
      se non ha specifici motivi per “non confermare”, dovrebbe comunicare la sua posizione effettiva, evitando omissioni. Sulle conseguenze potenziali da un punto di vista fiscale, dovrebbe consultare un commercialista.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  33. Buongiorno, vorrei sapere per favore come mi devo comportare visto che le mie vendite superano i 3000€, però ho una partita Iva come venditore.
    Grazie mille per l’ attenzione.

    Rispondi
  34. Buon giorno
    dato che tutto si raggira su somme così esigue – 2000 euro o 30 transazione – vorrei capire se quanto la piattaforma invia la somma incassata in un anno, tiene conto anche delle spese di spedizione (è molto importante perché 30 transazioni media di 20 euro ognuna siamo giù a quasi un quarto dell’incasso). Quando il portale paga è inclusa pure la spedizione che certe volte è alta almeno quanto l’oggetto. Questa non è incasso. Altrimenti ci sarebbero delle discrepanze da chiarificare meglio.
    Cordialità

    Rispondi
    • Buongiorno,
      la comunicazione dovrebbe avvenire sulle somme incassate tramite marketplace, per avere maggiori ragguagli potrebbe scrivere al gestore della piattaforma.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  35. salve, ho una domanda, ma le 30 vendite o le 2000 euro da non superare sono da considerare per ogni piattaforma digitale che si utilizza oppure in generale?
    mi spiego meglio se io vendo su vinted ma anche su ebay devo fare complessiamente 30 vendite e non superare 2000 euro, o posso fare 30 vendite su vinted e 30 vendite su ebay?
    grazie

    Rispondi
    • Buongiorno,
      la piattaforma dovrebbe inviare la comunicazione solo al superamento sulla piattaforma stessa di questo limite, non ha informazioni su quanto avviene in altre piattaforme.
      Ogni contribuente, tuttavia, dovrebbe valutare attentamente la propria posizione, soprattutto se non in possesso di partita iva.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
    • Buongiorno,
      la apertura o meno della partita iva dipende non dal fatturato, bensì dalla abitualità e professionalità dell’attività.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  36. Salve.cortemente vorrei conferma sul fatto che fino a 3000 euro di guadagno annuale,non si deve fare la dichiarazione dei redditi. ( come da articolo riportato sul portale dell’ agenzia delle entrate).
    Grazie in anticipo per la risposta.
    Cordiali saluti.

    Rispondi
    • Buongiorno,
      l’esclusione dalla presentazione della dichiarazione dei redditi necessità una valutazione complessiva della posizione del soggetto contribuente, non è possibile dare una risposta esaustiva senza aver valutato attentamente la posizione, anche patrimoniale (immobili, patrimonio mobiliare, ecc.).

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
      • Nel diritto penale vale il principio di Tassativita’: la legge deve essere formulata in modo chiaro tassativo ed inequivocabile affinche’ ogni cittadino sappia preventivamente cosa e’ consentito fare e cosa non lo e’, per potersi regolare di conseguenza.
        Una legge poco chiara o soggetta alle piu’ varie interpretazioni sarebbe incostituzionale proprio per questo motivo. Come e’ possibile che in ambito fiscale valga esattamente il principio opposto?
        Non sarebbe poi cosi’ complicato fare una distinzione tra ricavi , guadagni, perdite, oggetti personali e non, stabilire dei limiti precisi da non oltrepassare (con un minimo di buon senso pero’ : cosa fai , obblighi qualcuno ad aprire partita IVA e a pagare minimi contributivi (minimo 4000 euro l’anno) per ricavi di 2000/3000 euro ? Pare una cosa di buon senso ?
        arebbe cosi’ semplice dettare dei criteri quantitativi chiari e precisi, invece si tende a rendere tutto vago, poco chiaro proprio per terrorizzare le persone. Questo tipo di regole vessatorie dovrebbero essere dichiarate illegittime nelle opportune sedi.

        Rispondi
  37. buon giorno per quanto riguarda i content creator per esempio su twitch questo documento fa si che anche guadagni molto al di sotto dei 4000 euro vengano dichiarati? e come vengono tassati?

    Rispondi
    • Buongiorno,
      saranno tassati in dichiarazione dei redditi all’interno della specifica categoria dei redditi occasionali o dei redditi da impresa o minimi.
      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  38. Salve vorrei sapere a quale anno si riferiscono i guadagni percepiti,che vengono inviati all’agenzia delle entrate.all’ anno 2022 oppure all’anno 2023? La ringrazio in anticipo per la risposta.

    Rispondi
    • Buongiorno,
      l’applicazione della direttiva è dal 01.01.2023, tuttavia è meglio verificare con la piattaforma quali dati sono stati inviati ed a quale periodo si riferiscono.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  39. Salve vorrei chiedere se questa direttiva è retroattiva? Cioè le piattaforme devono comunicare all’agenzia delle entrate le vendite “SOLO” a partire dal 1° Gennaio 2023 o anche del 2022, 2021 2020 e cos’ì via? Grazie

    Rispondi
  40. buonasera,avrei una domanda in merito, avendo dei gestori come deliveroo,glovo ecc,al momento della consegna del bene al fattorino si emette regolare scontrino fiscale.
    con l’entrata in vigore di questa normativa,non dovremo più farlo poichè i dati saranno passati direttamente all’agenzia delle entrate?

    Rispondi
    • Buonasera,
      l’obbligo di scontrino cartaceo era stato già eliminato con l’introduzione dell’obbligo di scontrino telematico.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
    • Buongiorno volevo sapere se per esempio ho effettuato vendite per un introito di 5.500 euro superando le 30 vendite nei redditi diversi andranno inseriti 3.500 euro (eccedenza dei 2.000 consentiti). Chiedevo inoltre se le spese di spedizione sostenute vanno sottratte dalla somma introitata e se si quale documenti bisogna allegare. Grazie mille per la disponibilità

      Rispondi
  41. Buonasera avvocato,
    io avrei una domanda:
    Io ho fatto delle vendite (sopra ai 30) fino al 30 Dicembre 2022, ma per colpa de sito in soggetto e dei suoi ritardi, i pagamenti mi sono arrivati dopo Gennaio 2023 (oltre i 2000€), ho comunque l’obbligo fiscale ?

    Rispondi
    • Buongiorno,
      dipende dal portale dove ha effettuato le vendite. Sarebbe importante capire quale è stato il periodo di imposta per la comunicazione, se il 2022 o il 2023. A quanto pare il limite, per l’uno o per l’altro periodo è stato comunque superato.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  42. Come sempre in Italia le cose non sono mai chiare
    Si vendono articoli di seconda mano per i quali sono già state pagate le tasse al momento dell’acquisto. Perché dovrei pagare le nuovamente? Poi 30 operazioni e/o 2.000€.
    Se vendo 30 articoli da 2 € ciascuno per un totale di 600 € vengo segnalata? O le 30 vendite devono superare i 2000,00€ ?
    Non poteva essere semplicemente indicata una cifra sopra la quale era necessario comunicare i dati all’agenzia delle entrate?
    Penso che questa legge debba essere assolutamente chiarita. La caccia agli evasori e su queste piattaforme ce ne sono sicuramente tanti va fatta in un modo decisamente più importante. Chi vuole evadere sa bene come fare. Avranno sicuramente più accaunt intestati a persone diverse con iban diversi. Legge inutile che colpisce come al solito le persone normali che magari cercano solo di recuperare 5€ sui vestiti dei figli che crescono, i pensionati che liberano gli armadi degli articoli che per età o taglia non indosseranno mai più. Ritengo tutto ciò abbastanza ridicolo.

    Rispondi
  43. Buongiorno,
    dove posso trovare delle informazioni riguardanti al regime di tassazione a cui un privato verrà sottoposto superata la soglia delle 30 vendite/2000€ annui?
    Vi ringrazio in anticipo.

    Rispondi
    • Buongiorno,
      in linea di principio è così, tuttavia ogni situazione dovrebbe essere approfondita e verificata.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
    • Buongiorno,
      dipende da diversi fattori e dalla possibilità fornite dalla piattaforma. Si consiglia di approfondire la questione con un commercialista.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  44. Buongiorno, ho una attività che collabora con Deliveroo per consegne a domicilio, a cosa vado incontro se non fornisco i dati? Loro sanno tutto di me e mi fatturano tutto.
    Grazie

    Rispondi
    • Buonasera,
      il rischio è quello di ricevere delle sanzioni che dipendono dalle somme evase.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
      • Buongiorno mi scusi io per motivi personali mi devo trasferire ed ho venduto tante cose mie su Vinted. Ho superato abbondantemente le 30 transazioni ma non i 2000 euro perché ogni transazione era di uno o due euro tanto per capirsi. E io che dovrebbe veste? Pagarci le tasse per questi 4 spicci? Io il 730 non li faccio perché sono disoccupata quindi? Apro partita iva con quali soldi? Che poi devo dare per forza i contributi inps che seppur ridotti sono 700 euro a rata? Cioè ma che follia è. Comunque se io mi fermo, sono due mesi che mi sono liberata della MIA roba posso anche non farla la DAC7? Che fa l’agenzia delle entrate? Tanto li vede i movimenti anche quando faccio ISEE i movimenti bancari

        Rispondi
  45. Buongiorno io compro e vendo parecchio su vinted, non mi è chiaro se viene calcolata solo la somma trasferita sul conto corrente o la somma delle vendite fatte? Perché io la maggior parte dei soldi delle vendite li uso per comprare altra roba.
    Grazie

    Rispondi
    • Buonasera,
      le somme incassate e le somme spese devono essere tenute distinte ai fini del calcolo. Da approfondire con un commercialista.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  46. Ma i controlli sono retroattivi ? Io vendo dischi usati dalla mia collezione privata. Ed ora ho congelato i miei articoli. Francamente ho un po’ di timore. Ho una partita iva ma legata ad altra attività. La potrei legare ?

    Rispondi
    • Buongiorno,
      se ha una partita iva potrebbe utilizzarla anche per attività ulteriori rispetto a quella principale. In questo caso dovrebbe verificare i requisiti burocratici e pubblicitari.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  47. Buonasera, quindi il dirimente per sapere quali piattaforme mi segnalano sta nella lettura attenta del contratto (se iscrizione recente) oppure nella consapevolezza di aver compilato un modulo KYC. So di aver fornito i miei dati ad Airbnb e PayPal ed alla luce di recenti approfondimenti non ritengo sia un problema (inserirò i dati esatti al centesimo nella dichiarazione dei redditi). C’è modo di sapere/controllare quali piattaforme comunicheranno informazioni che mi riguardano all’ADE?
    Oppure troverò questi dati nel mio Cassetto fiscale? Non ho partita IVA.
    Grazie e cordiali saluti.

    Rispondi
    • Buongiorno,
      probabilmente i dati saranno visionabili dal cassetto fiscale del contribuente. Non abbiamo ancora uno storico sull’argomento.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  48. Buongiorno,
    a quale regime di tassazione si sarà soggetti?
    Lo stesso del reddito lavorativo?
    E soprattuto il reddito è considerato al netto anche degli acquisti?
    Non capisco come si possa applicare la tassazione su una cosa che alla fine non è un vero guadagno.
    Grazie mille

    Rispondi
    • Buongiorno,
      il regime di tassazione dipenderà dall’inquadramento dell’attività svolta, potrebbero esserci diverse interpretazioni in merito. In ogni caso la tassazione avverrà su un guadagno reale secondo le regole del diritto tributario italiano.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  49. Buongiorno Avvocato,

    mi perdoni ma non mi è chiaro un concetto Essenziale, che ipotizzo aiuterà Me quanto tanti altri Utenti che sono sulle Piattaforme on line e potrebbero farsi questa Domanda.

    Nello Specifico faccio riferimento alla Piattaforma di Vinted.

    Le due condizioni 30 vendite – € 2.000,00 guadagno, sono l’una disgiunta dall’altra o si devono verificare in contemporanea?

    Sarò più chiara, nel caso numericamente ci sono 30 vendite ma con un importo totale di
    guadagnato di € 350,00 ipotizziamo, il Formulario della Direttiva DAC7 scatta?

    Grazie resto in attesa di una Sua Gentile Risposta al fine di fare chiarezza.

    Cordiali saluti.
    Engy

    Rispondi
    • Buongiorno,
      “il venditore escluso e’ un venditore per il quale il gestore di piattaforma ha facilitato meno di trenta attivita’ pertinenti mediante la vendita di beni e l’importo totale del relativo corrispettivo versato o accreditato non era superiore a 2.000 euro durante il periodo oggetto di comunicazione” è questo il testo della norma. Ancora c’è molta incertezza e leggiamo diverse interpretazioni della norma che, comunque, distingue i casi. Sul portale vinted pare esserci un diverso punto di vista, in ogni caso l’obbligo è posto a carico della piattaforma e non dell’utente.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
    • Buongiorno,
      scatta l’obbligo di comunicazione per la piattaforma. L’agenzia delle entrate inserirà l’informazione nel data base e verificherà in automatico se il contribuente ha dichiarato il reddito oppure se ha superato complessivamente i limiti per l’apertura della partita iva.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  50. Salve ma quindi se un normale utente ha fatto 2.500€ di ricavi distribuiti su 26 vendite deve pagare le tasse o no? Il confine tra provvedimento per scovare gli evasori e sistema per prendere ancora soldi dai contribuenti è molto labile…

    Rispondi
    • Buongiorno,
      il venditore escluso e’ un venditore per il quale il gestore di piattaforma ha facilitato meno di trenta attivita’ pertinenti mediante la vendita di beni e l’importo totale del relativo corrispettivo versato o accreditato non era superiore a 2.000 euro durante il periodo oggetto di comunicazione.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
      • Scusate ma che cosa vuoldire “facilitare piu’ di 30 attivita’ pertinenti”.
        30 vendite ????? oppure 32 oggetti messi in vendita ma vendite concluse15 o 16 ????
        Come mai non c’e’ niente di chiaro in queste cavolo di regole ?
        Lo fanno apposta ?

        Rispondi
        • Buongiorno,
          sembrerebbe che il termine “facilitare più di 30 attività pertinenti” si riferisca generalmente al numero di transazioni o attività che una piattaforma digitale ha facilitato, non necessariamente solo alle vendite concluse.
          Consigliamo di consultare un commercialista per chiarimenti.

          Redazione

          Rispondi
          • Quindi se un tizio mette in vendita 16 oggetti su una piattaforma, non riesce a venderne nemmeno uno, alla scadenza li rimette tutti in vendita, ed anche la seconda volta non riesce a venderne nemmeno uno , dovra’ aprire una partita IVA e pagare i minimi contributivi avendo in realta’ incassato ZERO ? Suvvia, non scherziamo………………………………e’ evidente che per ragioni puramente logiche si debba riferirsi esclusivamente alle vendite effettivamente avvenute ed incassate.

  51. Buongiorno, nell’articolo leggo “se hai registrato un profilo, su una delle piattaforme digitali, prima del 1° gennaio 2023, ti verrà inviata un’e-mail da parte del gestore, richiedendoti la compilazione del modello KYC al fine di adeguarti al DAC7. Tuttavia, ciò avverrà solo nel caso in cui la tua attività online superi i limiti delle 30 operazioni e del fatturato annuo di 2.000€. ” Da qualche parte leggo 30 operazioni o più di 2000€, mentre qualcun altro dice che entrambe le soglie debbano essere superate per la segnalazione.
    Vorrei che mi chiariste questo dubbio: sono un privato, se avrò fatto 18 operazioni nel corso del 2023 ed un volume di € 2.350 su Vinted, sarò segnalato all’ADE? In caso positivo, dovrò inserire tale importo nella casella redditi diversi della mia dichiarazione dei redditi? Grazie anticipatamente per la risposta.

    Rispondi
    • Buongiorno,

      il venditore escluso è un venditore per il quale il gestore di piattaforma ha facilitato meno di trenta attività pertinenti mediante la vendita di beni e l’importo totale del relativo corrispettivo versato o accreditato non era superiore a 2.000 euro durante il periodo oggetto di comunicazione.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
    • È evidente che se il risultato è che un disoccupato, non percettore di sussidi ne altre entrate, che cerchi di non morire di stenti e riesce a raccimolare €166 al mese, deve pagarvi sopra pure delle tasse o essere segnalato, la “lotta all’evasione fiscale” non c’entra nulla. Pergiunta in un’area economica dove l’autorità monetaria è centrale (BCE) e controlla al millimetro l’emissione, tale espressione è meramente fittizia. Per meglio comprendere è opportuno smetterla di credere che il legislatore non sia capace di legiferare bene. Le leggi sono la chiara e precisa traduzione della volontà che le genera. In un periodo di riduzione della forza lavoro a causa di plurimi fattori, non oggetto di esame ora, l’impulso desiderato è evidentemente quello di ricondurre l’indocile manodopera autonoma sotto il comando del capitale organizzato.

      Rispondi
      • Credo che abbia perfettamente ragione. Si vuole impedire alle persone senza mezzi (i poveracci) di potersi in qualche modo arrangiare per sbarcare il lunario. Una volonta’ politica malvagia. L’evasione fiscale non c’entra niente. E’ sorprendente notare come NESSUNO tra i cosidetti “esperti” faccia notare la cosa o proponga miglioramenti a questa assurda regola per ricondurla a buon senso e giustizia. A questi esperti ormai si puo’ imporre qualsiasi regola assurda …. si limiteranno a spiegartela nei dettagli.

        Rispondi

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