- Il Digital Service Act è un regolamento europeo rivolto alle aziende che offrono portali online di intermediazione per la vendita, piattaforme social, motori di ricerca e servizi hosting e di memorizzazione dati.
- Il nuovo regolamento europeo è disposto per tutelare la sicurezza dei consumatori e garantire trasparenza per ciò che riguarda pubblicità e marketing online.
- L’Europa dispone l’applicazione del nuovo regolamento per tutte le imprese coinvolte a partire dal 17 febbraio 2024.
L’Unione Europea si fa sempre più attenta al mondo digitale, ovvero ai diversi rischi che i cittadini corrono nell’utilizzo quotidiano di servizi online, piattaforme social, canali di informazione e raccolta dati. L’online è diventato parte integrante delle abitudini delle persone, sempre più spesso luogo di business o di confronto.
Tuttavia con il Digital Service Act da un lato e con il Data Act dall’altro, l’Europa vuole limitare tutti i rischi collegati all’utilizzo di questi strumenti. Uno dei problemi principali intorno al web oggi è quello della tutela dei dati, ma non è l’unico. Gli utenti si rivolgono sempre più spesso a piattaforme e siti web più disparati per rimanere informati, per fare acquisti, per cercare risposte alle proprie domande.
Il web marketing aggressivo, le fake news, la manipolazione dei dati e la presenza massiccia di pubblicità sui canali online sono alcuni dei punti deboli dell’utilizzo della rete e in particolare di alcune piattaforme sviluppate dai noti colossi del big tech. Vediamo nel dettaglio come le nuove regole europee intendono andare a prevenire nel concreto questi rischi.
Indice
Cos’è il Digital Service Act
Il nuovo regolamento europeo, il Digital Service Act, è stato presentato per la prima volta dall’Europa alla fine del 2020, intorno al commercio elettronico. Le nuove norme sono introdotte per unificare tutte le diverse leggi presenti all’interno di ogni stato dell’UE, tramite un testo unico.
La sfida del regolamento è quella di tutelare i consumatori, ovvero tutti i cittadini del continente che utilizzano le piattaforme online, promuovere allo stesso tempo l’innovazione e limitare i rischi intorno all’utilizzo di questi strumenti.
La trasparenza è un punto fondamentale per il nuovo regolamento: è necessario infatti secondo l’UE un maggiore controllo sul mondo online, in particolare su diverse piattaforme che di fatto hanno conquistato una rilevanza importante nella vita quotidiana dei cittadini. Manipolazione e disinformazione sono i principali problemi su cui si intende agire attraverso il regolamento.
Il Digital Service Act ha piena attuazione a partire dal 17 febbraio 2024 e questo impone a tutte le realtà che lavorano online fornendo servizi di adeguarsi ai nuovi criteri di tutela dei consumatori.
A chi è rivolto il Digital Service Act
Il nuovo regolamento si rivolge a tutti i servizi di intermediazione sul web, che i cittadini europei utilizzano largamente ogni giorno. Si parte quindi dai motori di ricerca più utilizzati, con almeno 45 milioni di utenti UE, ma sono coinvolti anche i servizi di hosting e le piattaforme online che facilitano l’incontro tra consumatori e venditori e i fornitori di accesso alla rete e di dominio.
Sono anche coinvolte le società che si dedicano all’informazione, con l’obiettivo di limitare il più possibile la circolazione di fake news e di informazione non chiara. Anche le operazioni di marketing vengono messe al centro dell’attenzione: la pubblicità deve essere trasparente e il consumatore consapevole di quali operazioni commerciali sono in atto quando naviga su una piattaforma online.
La Commissione Europea ha delineato nello specifico alcune piattaforme di maggiore influenza e impatto sui consumatori, le così dette VLOP e i motori di ricerca maggiormente utilizzati, definiti VLOSE:
- VLOP (Very Online Large Platform): sono indicate realtà come Alibaba, Facebook, Linkedin, Amazon Store, Apple AppStore, Wikipedia, TikTok e così via;
- VLOSE (Very Large Online Search Engines): sono indicate in primis Google e Bing.
Queste piattaforme sono già obbligate a segnalare ogni sei mesi l’aggiornamento sul numero di utenti che le utilizzano o che vi accedono, in linea con le regole di trasparenza UE.
Cosa prevede il testo del nuovo regolamento UE
Il regolamento viene attuato in più fasi: dopo l’approvazione nel 2022, le linee guida sono già attive da agosto 2023 per tutte le grandi piattaforme, ovvero quelle con più di 45 milioni di utenti UE attivi. Si parla quindi principalmente delle piattaforme VLOSE e VLOP viste prima. Già da febbraio dello scorso anno queste realtà sono obbligate a comunicare il numero di utenti attivi.
Dal 17 febbraio 2024 invece il Digital Service Act si estende a tutte le piattaforme indipendentemente dal numero di utenti che vi accedono, andando a rivolgersi ad un’ampia platea di destinatari.
Le norme introducono quindi specifici criteri di trasparenza, sicurezza dei dati e responsabilità per chi detiene piattaforme online di intermediazione o che rientrano negli ambiti visti prima. Il regolamento è specifico in base alla tipologia di piattaforma, applicando un criterio piramidale: si parte dai motori di ricerca e a salire sono coinvolte le piattaforme di intermediazione, memorizzazione e trasmissione di dati.
Una delle disposizioni principali del testo del Digital Service Act 1 prende in considerazione la questione della responsabilità: anche se le piattaforme non sono responsabili dei contenuti pubblicati al loro interno, sono tenute a rimuovere contenuti considerati illegali, limitando in alcuni casi l’eventuale monetizzazione o la pubblicazione. Lo stesso vale per utenti che mettono in atto comportamenti abusivi: si pensi a discriminazioni e controversie di vario tipo.
Vengono introdotti limiti specifici su eventuali azioni compiute dai gestori delle piattaforme che siano ingannevoli per gli utenti, come la creazione di pagine specifiche per portare l’utente a compiere un’azione che possa danneggiarlo.
Viene poi posto un’accento particolare sulla pubblicità online, potenziale fonte di rischio per i consumatori. A questo proposito il regolamento invita le piattaforme a fornire comunicazione chiara circa la presenza di un contenuto con fini promozionali, in modo che l’utente sappia chi sta vendendo un determinato prodotto o servizio, in modo distinto da altri tipi di contenuti.
Intorno all’uso dei dati per la profilazione, il testo va a limitare campagne di disinformazione o discriminazione, che costituiscono rischi elevati nell’uso di alcune piattaforme quotidianamente. A questo proposito l’uso di algoritmi deve essere trasparente, per cui gli utenti devono essere al corrente delle modalità per cui alcune informazioni vengono presentate in modo prioritario rispetto ad altre.
Il testo continua con disposizioni specifiche per la protezione dei minori o persone vulnerabili, sullo svolgimento di accordi e contratti commerciali, con la possibilità per gli organi ufficiali abilitati di accedere in modo trasparente a tutte le pratiche e gli algoritmi utilizzati.
Sanzioni per i gestori delle piattaforme
Le autorità preposte e le apposite Commissioni possono applicare delle sanzioni specifiche nel caso in cui i gestori delle piattaforme non rispettino il nuovo regolamento, attivo per tutti dal 17 febbraio 2024. In particolare possono essere erogate le seguenti multe:
- sanzione al 6% del fatturato annuo: per violazioni degli obblighi;
- sanzioni fino al 5 % del fatturato giornaliero globale per ogni giorno di ritardo nell’osservare eventuali procedure correttive;
- sospensione del servizio se arreca particolari danni agli utenti senza adeguarsi alle norme.
I coordinatori dei servizi digitali
Per l’applicazione delle nuove norme vengono individuati per ogni stato UE dei coordinatori dei servizi digitali specifici, ovvero enti che sono autorizzati a monitorarne l’andamento. Queste autorità possono effettuare controlli e verifiche, intervenire in caso di illeciti e erogare sanzioni.
Per l’Italia la nomina va all’Autorità per le Garanzie delle Comunicazioni, che coopererà con il Centro Europeo per la trasparenza algoritmica. Il nostro paese è stato uno dei primi a siglare gli accordi a questo proposito.
Digital Service Act: cosa cambia per le imprese
Alcune grandi realtà digitali hanno provveduto ad aggiornare i propri termini e le condizioni per gli utenti in linea con il nuovo regolamento europeo. Per fare qualche esempio, Vinted ha stabilito con precisione cosa si può vendere e cosa no all’interno della propria piattaforma, altre piattaforme hanno deciso per l’invio di comunicazioni specifiche che riguardano i pagamenti.
L’e-commerce Wallapop ha aggiornato i propri regolamenti per rendere maggiormente trasparente l’uso della piattaforma, Idealista è intervenuta per limitare comunicazioni discriminatorie tra utenti. Le aziende italiane quindi hanno l’obbligo di adeguarsi al nuovo regolamento, che coinvolge la memorizzazione e il trasporto di dati.
Anche le PMI sono coinvolte dalle nuove norme, limitando soprattutto la pubblicità mirata a minori o specifiche categorie di utenti utilizzando dati sensibili.
Digital Service Act – Domande frequenti
Si tratta di un regolamento europeo che coinvolge da vicino tutte le grandi piattaforme online di vendita, i motori di ricerca, ma anche le PMI. L’obiettivo è quello di proporre un regolamento più stringente per tutelare la sicurezza dei cittadini nell’utilizzo delle piattaforme online. Ecco cosa prevede.
Si parla di sanzioni dal 5% al 6% del fatturato complessivo, per chi non rispetta il nuovo regolamento UE. Scopri qui tutte le nuove norme.
Per le grandi realtà le nuove norme sono entrate in vigore da agosto 2023, mentre per tutte le attività che rientrano tra quelle obbligate, si applicheranno dal 17 febbraio 2024.
- Regolamento UE 2022/2065 del Parlamento Europeo e del Consiglio, 19 ottobre 2022, Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, eur-lex.europa.eu ↩︎
Valeria Oggero
Giornalista