- Il Decreto Superbonus è stato approvato in via definitiva, stabilendo alcuni limiti e possibilità specifiche per chi ha avuto accesso al sostegno l’anno scorso: la conseguenza è una forte penalizzazione per professionisti e istituti bancari.
- La percentuale del 110% è rimasta invariata solamente per i lavori svolti entro la fine di dicembre 2023 con sconto in fattura e cessione del credito, mentre per il 2024 è scesa al 70%.
- La stretta sul superbonus ha come prima conseguenza negativa un freno agli incassi su lavori svolti da parte dei professionisti, destando preoccupazione.
Arrivano nel 2024 alcune importanti novità, con la conferma definitiva del governo del Decreto Superbonus dell’anno scorso e con gli ultimi interventi. Vengono formulate alcune modifiche alle regole su questo sostegno, ricordando che negli ultimi mesi del 2023 è arrivato lo stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura.
In breve, da quest’anno la percentuale è scesa al 70% secondo le normative già stabilite in precedenza. Una delle prime conseguenze di questo cambiamento e dei tagli a sconto in fattura e cessione del credito è una forte penalizzazione per i professionisti che hanno già svolto dei lavori, come indica l’Oice, l’Associazione delle Organizzazioni di ingegneria, di architettura e di consulenza tecnico-economica.
Indice
Decreto Superbonus: l’agevolazione scende al 70% nel 2024
Il primo fattore da considerare riguarda la nuova percentuale di agevolazione per chi accede al superbonus. La vantaggiosa aliquota al 110% scende per quest’anno al 70%, in base alle normative già delineate l’anno scorso dal governo.
Nella pratica, dal primo giorno di gennaio 2024 i lavori di efficientamento energetico ed edilizi che rientrano nel sostegno possono essere agevolati solamente per il 70% delle spese ammesse. Niente proroghe aggiuntive quindi per il superbonus al 110%, il sostegno che è stato ampliamente utilizzato l’anno scorso da imprese e famiglie.
Rimane solamente per chi ha avuto accesso allo sconto in fattura o alla cessione del credito con lavori certificati entro la fine del 2023.
Le motivazioni di questo stop sono semplici: il superbonus, così come è stato applicato, ha causato ingenti spese per le casse dello Stato, oltre ad una serie di problematiche collaterali come frodi e blocco dei crediti. Rimarrà attivo quindi, ma con agevolazione molto inferiore rispetto a quella iniziale.
Decreto Superbonus: la penalizzazione per i professionisti
Secondo le recenti dichiarazioni Oice, l’addio al superbonus al 110% va a penalizzare soprattutto i professionisti che hanno svolto i lavori. L’Associazione delle Organizzazioni di ingegneria, di architettura e di consulenza tecnico-economica ha infatti rilevato che il 30% di questi lavoratori non incasserà quanto dovuto a fronte dei lavori effettuati.
Questa sarebbe una diretta conseguenza del taglio al sostegno portato avanti dal governo, per cui almeno il 20-25% delle attività potrebbe trovarsi in una situazione di instabilità finanziaria ed economica causata proprio dagli incassi mancati. Fabio Tonelli, coordinatore del gruppo di lavoro Oice sul superbonus, ha infatti descritto uno scenario di forte penalizzazione per le attività, che saranno poste davanti a blocchi non facilmente superabili.
Va evidenziato che molte imprese hanno fatto ricorso a prestiti di diversa natura per portare avanti i lavori, anticipando le spese in vista del rientro delle somme grazie al credito del superbonus, che tuttavia non arriverà. Purtroppo in alcune zone d’Italia questa penalizzazione coinvolge anche i lavori su immobili danneggiati da eventi naturali o da ricostruire.
Superbonus per redditi bassi 2024
Una particolare applicazione del superbonus viene confermata dall’apposito decreto e riguarda le famiglie italiane (ne sono escluse quindi le imprese). Per coloro che hanno portato avanti dei lavori ma senza riuscire a terminarli entro il 2023 arriva infatti un sostegno specifico.
Si tratta dei nuclei familiari che hanno un ISEE inferiore a 15.000 euro e per cui i lavori sono arrivati almeno a compimento per il 60% entro la fine dell’anno scorso. Questa possibilità è introdotta per sostenere le persone con una situazione economica più svantaggiata, che si sono trovati in difficoltà per proseguire con la conclusione dei lavori.
Si parla quindi di un contributo specifico che viene garantito in questi casi accedendo ad un fondo dedicato di 16 milioni di euro, per le spese che queste famiglie sosterranno fino al 31 ottobre 2024, a partire da gennaio di quest’anno.
Il governo ha anche previsto una sanatoria particolare per chi non riesce a portare a termine i lavori per poter accedere al superbonus al 110% entro la fine del 2023, ovvero non andranno restituite in alcun modo le cifre già erogate.
Decreto Superbonus e cessione del credito
Recentemente il governo ha dato lo stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura, ritenuti particolarmente dispendiosi per lo Stato, anche a seguito delle numerose frodi intorno a questi sistemi. Per i bonus dell’edilizia sono rimaste attive solamente le modalità tradizionali per poter assorbire il credito, tramite ad esempio erogazione dilazionata in 10 anni.
Il governo ha interpellato anche le imprese, riguardo agli aggiustamenti di questo provvedimento, in particolare le associazioni di categoria, come Confindustria. Lo sconto in fattura e la cessione del credito erano rimasti attivi alla fine del 2023, ma solamente per alcuni lavori.
Si trattava di lavori effettuati per l’eliminazione delle barriere architettoniche, ma anche per i seguenti immobili:
- istituti per le case popolari (Iacp);
- onlus;
- per il terzo settore;
- immobili colpiti da eventi sismici;
- immobili colpiti dall’alluvione nelle marche.
Per tutti gli altri lavori, è rimasto solamente il credito di imposta erogato ogni anno per un certo periodo di tempo. Il Consiglio dei Ministri del 26 marzo 2024 va quindi a limitare ulteriormente i bonus edilizi, eliminando sconto in fattura e cessione del credito per tutti i sostegni che ancora li prevedevano.
Decreto Superbonus e imprese
Per le imprese il Decreto Superbonus aveva già introdotto alcune novità nel 2023. Si è allargato lo scudo alla responsabilità in solido per chi decide di acquistare i crediti del superbonus, inclusi i cessionari che comprano i crediti da una banca.
Inoltre per le banche e le imprese che acquistano crediti si estende la fruizione degli stessi da 4 a 10 anni di tempo. La stessa misura viene applicata ai contribuenti che non hanno sufficiente capacità fiscale per assorbire il credito in minor tempo.
La questione aveva infatti scaturito diverse polemiche, perché i contribuenti con capacità fiscale inferiore rischiavano di perdere di fatto una grande parte dei crediti.
Norme sul bonus barriere architettoniche
Insieme alle modifiche al Superbonus, arrivano anche alcune importanti regole sul bonus barriere architettoniche, a cui si può accedere per la rimozione di ostacoli e barriere alla mobilità. La detrazione Irpef in questo caso è del 75% sulle spese ammesse, tuttavia recentemente è stata ridotta la platea di beneficiari.
Il sostegno è infatti applicabile per i lavori strettamente connessi alla rimozione delle barriere, come quelli su scale, rampe, ascensori e similari. Non rientrano in questo sostegno invece gli interventi su infissi o altri servizi, ipotizzati invece in un primo momento.
Superbonus 2023: tutti i provvedimenti
Ricordiamo quali erano le regole per il superbonus applicate l’anno scorso. Alcuni emendamenti sul superbonus erano stati approvati già all’inizio del 2023. Uno dei principali provvedimenti coinvolgeva le villette, per cui è stata istituita una specifica proroga del superbonus.
La proroga tuttavia era possibile rispettando alcuni requisiti: con una scadenza posticipata al 30 settembre 2023 purché entro il 30 settembre 2022 fossero stati effettuati lavori sull’edificio almeno per il 30%. In questi termini era stato dato più tempo per concludere i lavori e sostenere la spesa tramite l’agevolazione.
Un’altra novità importante, introdotta proprio con il Decreto Superbonus, riguardava le comunicazioni all’Agenzia delle Entrate a proposito del bonus. Era stata data la possibilità di sanare situazioni di mancata comunicazione tramite lo strumento della “remissione in bonis”.
Questa possibilità è andata incontro a chi, per distrazione o dimenticanza, non ha comunicato correttamente le informazioni, relative al bonus, a Enea o all’Agenzia delle Entrate.
Per farlo era necessario provvedere al pagamento di una sanzione di 250 euro, entro il 30 novembre. Tale possibilità era garantita a chi non aveva terminato il contratto di cessione entro il 30 marzo 2023. Il versamento in caso di remissione in bonis andava effettuato generalmente tramite F24 Elide con appositi codici tributo.
Questo strumento viene utilizzato anche per altri tipi di mancanze, ad esempio per la cedolare secca negli affitti, oppure per il 5 per mille. Tuttavia non va confuso con il ravvedimento operoso, che invece si utilizza per rimediare ad errori nelle dichiarazioni fiscali o nel caso di omessi versamenti di alcune imposte, entro certi termini.
Quali sono i controlli sul superbonus
Intorno alla richiesta di accesso al superbonus spesso si teme l’arrivo di particolari controlli da parte del fisco. Tuttavia se la procedura e i documenti per la richiesta sono presentati nel modo corretto, non si incorre in sanzioni o blocchi del credito.
Ma in caso di accesso alla detrazione, come si applicano i controlli dell’Agenzia delle Entrate? Vediamo come funzionano nel dettaglio. Per prima cosa gli enti preposti eseguono verifiche di tipo formale sulle dichiarazioni dei redditi, a proposito delle detrazioni spettanti.
L’Agenzia può poi proseguire a controllare la correttezza e la sussistenza di tutti i documenti necessari per legge ad accedere al sostegno, secondo specifiche direttive.
Il fisco ha tempo per effettuare queste verifiche fino alla fine del quinto anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione dei redditi con la specifica detrazione per il bonus. Questo periodo diventa di 8 anni se il beneficiario ha chiesto la cessione del credito o lo sconto in fattura.
Visto di conformità e asseverazione sono i principali documenti per poter beneficiare del superbonus, tuttavia è necessario conservare tutta la documentazione, per ulteriori controlli, che riguarda:
- fatture o ricevute che comprovano che il soggetto beneficiario abbia sostenuto le spese per la messa in opera dei lavori;
- ricevuta del bonifico postale o bancario relativo al pagamento;
- autorizzazione del proprietario effettivo se i lavori sono stati svolti da un altro soggetto che ha un diritto sull’immobile;
- delibera dell’assemblea condominiale se i lavori sono stati svolti su parti comuni degli edifici;
- asseverazione che è stata trasmessa all’ENEA, per miglioramento energetico o per interventi antisismici.
Avere tutta la documentazione, con delle copie disponibili anche successivamente alla presentazione della dichiarazione dei redditi, è consigliato per poter rispondere ad ulteriori controlli da parte del fisco.
Oltre all’Agenzia delle Entrate, anche l’ENEA può decidere di svolgere dei controlli mirati, sulle asseverazioni relative ai lavori. In questo caso l’ente può verificare che le opere siano conformi rispetto al progetto, che rispettino gli obiettivi per cui viene richiesto il bonus e che le spese siano congrue agli interventi.
Decreto Superbonus – Domande frequenti
Con il Decreto Superbonus sono arrivate alcune proroghe all’accesso al sostegno per il 2023, mentre nel 2024 l’agevolazione scende al 70%.
Il Decreto Superbonus contiene diversi interventi che riguardano il superbonus: dal bonus specifico per le famiglie con ISEE inferiore a 15.000 euro alla nuova percentuale al 70%.
Il superbonus al 110% è terminato lo scorso anno, senza possibilità di proroghe per il 2024 con questa percentuale.
Valeria Oggero
Giornalista