Decreto Sicurezza: i nuovi reati, l’inasprimento delle pene e lo stop all’industria della canapa

Il decreto Sicurezza appena approvato in Gazzetta Ufficiale interviene con un inasprimento dei reati e delle pene in diverse situazioni, partendo dal carcere e arrivando fino ai blocchi stradali. Ecco tutti i punti affrontati.

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  • Venerdì 13 aprile 2025 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il nuovo decreto Sicurezza, dopo l’approvazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
  • Il decreto contiene diversi interventi volti a introdurre nuovi reati e a inasprire le pene con attenzione particolare al carcere, al contrasto del terrorismo, alla sicurezza stradale e alla prevenzione dell’occupazione abusiva degli immobili.
  • Il nuovo intervento colpisce la filiera industriale della cannabis light, che diventa di fatto illegale. Con 30.000 lavoratori a rischio licenziamento e 3.000 imprese poste davanti alla chiusura, le associazioni di categoria insorgono.

Di recente approvazione, il decreto Sicurezza pubblicato in Gazzetta Ufficiale1 mira a introdurre nuovi reati e pene più severe per garantire una maggiore sicurezza nel paese, partendo dalle carceri. Tra gli interventi, alcuni puntano a rafforzare le tutele verso le forze dell’ordine, altri a contrastare il terrorismo, altri ancora a prevenire l’occupazione abusiva di immobili.

Una misura in particolare è ampiamente criticata nel mondo imprenditoriale, quella che va a fermare del tutto la produzione e il commercio della canapa, che in Italia conta circa 3.000 aziende. Nonostante in Europa tale industria sia del tutto legale per ciò che concerne la cannabis light, il governo italiano ha deciso per uno stop definitivo.

Chi critica il nuovo decreto vede nelle disposizioni una sostanziale deriva autoritaria, con interventi mirati all’inasprimento di pene già esistenti, che nella pratica saranno poco efficaci a contrastare effettivamente i reati, la criminalità e il terrorismo.

La lotta al terrorismo

Un primo punto affrontato dal decreto riguarda il nuovo reato per chi detiene materiale con finalità di terrorismo. La conseguenza è la reclusione per un periodo variabile tra i 2 e i 6 anni per coloro che detengono materiale con istruzioni per preparare congegni bellici e armi, ma vengono anche chiamate in causa sostanze chimiche o batteriologiche, ovvero tutto ciò che può essere utilizzato per atti di terrorismo.

La pena invece varia da 6 mesi a 4 anni per chi pubblicizza questo genere di materiali, anche utilizzando metodi online come siti web o portali e-commerce. Il decreto interviene inoltre sui benefici per i superstiti delle vittime di criminalità organizzata, per cui vengono specificate le condizioni per l’accesso (come il non essere parenti entro il quarto grado di persone su cui c’è un procedimento penale in corso).

Interventi per la sicurezza nelle carceri

Viene istituito un nuovo reato intorno alle rivolte nelle carceri, per cui si punisce l’organizzazione, la promozione o la partecipazione ad una rivolta condotta da 3 o più persone all’interno degli istituti penitenziari. Il reato si configura sia se vengono compiuti atti di violenza o minacce, sia in caso di tentativi di evasione o resistenza passiva che impediscono il mantenimento dell’ordine.

A questo proposito, vale la pena analizzare qualche dato per comprendere qual è lo stato delle cose nelle carceri italiane. Come confermano le ultime statistiche2, i detenuti in Italia sono 61.852, presso 192 Istituti, ovvero 15 mila persone in più rispetto ai posti effettivamente disponibili.

I Garanti hanno richiesto al governo interventi specifici per risolvere tale condizione di sovraffollamento, che, come è naturale immaginare, contribuisce alle rivolte tra gli stessi detenuti, oltre a incidere pesantemente sulle loro condizioni di vita, che sono talvolta drammatiche.

Di contro, il decreto Sicurezza istituisce un inasprimento delle pene che riguardano le rivolte nelle carceri, ma non istituisce alcuna riforma per prevenire a monte tale problema. A questo proposito l’Unione delle Camere Penali Italiane ha comunicato il proprio dissenso3:

“politiche securitarie e carcerocentriche inutili ed inique, che non incidono in alcun modo sul tenore di sicurezza della collettività, e della responsabilità su di essi incombente per ogni individuo che, in ragione della qualità di detenuto, versi in condizioni carcerarie contrarie al senso di umanità.”

Un intervento aggiuntivo del decreto invece va ad incentivare il lavoro svolto dai detenuti, rafforzando la collaborazione delle carceri con enti senza scopo di lucro.

Tutele aggiuntive per le forze dell’ordine

Il decreto interviene anche con tutele aggiuntive per le forze dell’ordine, per cui viene inasprita la conseguenza per atti di violenza o minaccia verso un agente, con aumento della pena. Si parla della reclusione da 2 a 5 anni per atti di violenza compiuti verso un agente in servizio e conseguenze più incisive nel caso di lesioni gravi.

In più agenti di polizia, vigili del fuoco o agenti delle forze armate potranno beneficiare di un aiuto statale fino a 10.000 euro a copertura delle spese legali su fatti relativi all’attività di servizio.

Le forze di polizia potranno liberamente indossare le bodycam per la videosorveglianza nel momento in cui sono impegnati alla tutela dell’ordine pubblico, anche in treno. Inoltre, viene garantita agli agenti la possibilità di portare con sé armi private anche senza licenza quando non sono in servizio.

Per la tutela dei beni immobili e mobili destinati alle funzioni pubbliche vengono inasprite le pene per chi imbratta o deturpa tali opere, con il carcere da 6 mesi a un anno e mezzo, oltre ad una sanzione in denaro variabile da 1.000 a 3.000 euro, con inasprimento maggiore in caso di recidiva.

Il decreto stabilisce pene più severe per chi non si ferma allo stop imposto dalla polizia stradale, rischiando anche la sospensione della patente. Viene aggiunto un reato per il blocco stradale, ovvero il caso in cui diverse persone impediscono il normale scorrimento dei mezzi su strada.

Viene determinata come pena la reclusione fino a un mese con una multa di 300 euro, ma si sale anche fino a 2 anni di reclusione se tale blocco è portato avanti in forma organizzata da più persone. Questo inasprimento della pena si può vedere come un chiaro riferimento alle proteste degli ambientalisti, che hanno causato la paralisi del traffico in diverse circostanze negli scorsi mesi.

Stop alla coltivazione e al commercio di canapa


Uno dei punti più criticati del decreto a livello imprenditoriale è lo stop alla produzione e al commercio della canapa, che coinvolge moltissime aziende sul territorio italiano. Al momento coltivare la cannabis light è legale in tutta Europa, ma con questo decreto l’operazione sarà del tutto impossibile in Italia.

Questa pianta è diventata illegale nel paese, per cui vengono messe a rischio circa 3.000 imprese oltre a 30.000 posti di lavoro. Nonostante le associazioni di categoria abbiano portato avanti un incessante dialogo con il governo negli scorsi mesi, la cannabis light viene del tutto vietata, in quanto assimilata a sostanza stupefacente.

Bisogna ricordare che la filiera della canapa ha un valore di circa 2 miliardi di euro in Italia, per cui il provvedimento del governo viene considerato dalle associazioni di categoria e dalle imprese come puramente ideologico. Così spiega Canapa Sativa Italia4:

“Il provvedimento in esame non è un atto di sicurezza, ma un’imposizione ideologica e punitiva che, con un semplice colpo di penna, ha trasformato la canapa industriale – coltivata nel pieno rispetto della Legge 242/2016 e con livelli di THC inferiori ai limiti legali (<0,2% / <0,6%) – in un’attività criminale.”

Il decreto quindi non farebbe alcuna distinzione tra la canapa utilizzata come sostanza stupefacente e quella coltivata invece per determinate produzioni, in linea con principi di sostenibilità ambientale. Senza contare che la nuova regola, applicata senza un periodo di transizione, pone nell’illegalità immediata molte aziende, per cui l’opzione principale è quella di spostarsi immediatamente all’estero.

La conseguenza sarà quindi il carcere fino a 6 anni, oltre a sanzioni molto salate fino a 77.000 euro per i trasgressori. Molte imprese si chiedono come poter smaltire i prodotti e dismettere i macchinari dopo questo decreto.

Inasprimento delle pene per occupazione abusiva

Il decreto Sicurezza introduce il reato per chi occupa in modo abusivo un immobile appartenuto ad altri: viene decisa la reclusione da 2 a 7 anni per i trasgressori. Il reato si configura nell’occupazione di un immobile altrui, o di una sua pertinenza, tramite atti di raggiro o truffa.

Questa norma è chiaramente introdotta a seguito del moltiplicarsi degli episodi che hanno coinvolto abitazioni occupate in modo abusivo, che ha visto un boom nel periodo della pandemia. Nella regione Piemonte in particolare tale fenomeno ha raggiunto picchi senza precedenti, con un numero di case occupate che è triplicato in cinque anni.

Altri interventi del decreto Sicurezza

Il decreto va a chiarire nuove disposizioni su altri punti importanti:

  • viene istituita l’ipotesi di truffa aggravata per atti compiuti ai danni degli anziani, con reclusione da 2 a 6 anni e sanzione variabile da 700 a 3 mila euro;
  • aumenta la pena per l’accattonaggio e l’impiego di minori (fino a 16 anni di età);
  • le schede Sim possono essere vendute a migranti extra-Ue se questi presentano un documento di riconoscimento, per cui non è più necessario il permesso di soggiorno.

Va ricordato che questo non è il primo decreto Sicurezza che approda in Italia, per cui periodicamente diversi governi hanno proposto un proprio pacchetto di misure per contrastare la criminalità o per intervenire su specifiche questioni.

Questo decreto ha una veste molto ideologica, per cui in questi giorni è ampiamente criticato soprattutto per la difficile applicazione: gli oppositori al testo sostengono che un inasprimento delle conseguenze di azioni illegali o violente non basterebbe per contrastare o fermare tali azioni. Al contrario, molti chiedono un’applicazione maggiore delle leggi già esistenti, con migliore certezza della pena.

  1. Decreto-legge 11 aprile 2025, n. 48, Gazzetta Ufficiale, gazzettaufficiale.it 
    ↩︎
  2. I Garanti territoriali indicono una giornata di protesta in tutta Italia, garantedetenutilazio.it ↩︎
  3. Decreto sicurezza e situazione carceri: l’Unione delibera l’astensione, Unione delle Camere Penali Italiane, camerepenali.it ↩︎
  4. Comunicato stampa del 4 aprile 2025, Canapa Sativa Italia, canapasativaitalia.org ↩︎
Autore
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Valeria Oggero

Giornalista

Giornalista pubblicista, laureata in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Torino, da sempre sono appassionata di scrittura. Dopo alcune esperienze all'estero, ho deciso di approfondire tematiche inerenti la fiscalità nazionale relativa alle persone fisiche ed alle Partite Iva. La curiosità mi ha portato a collaborare con agenzie web e testate e a conoscere realtà anche diversissime tra loro, lavorando come copywriter e editor freelancer.

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